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  • Il grazioso chimono sopravvivrà?
  • Svegliatevi! 1991
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  • L’abito tradizionale
  • Come si indossa il chimono
  • Tessuto e tessitura
  • I tempi cambiano
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Svegliatevi! 1991
g91 8/2 pp. 23-25

Il grazioso chimono sopravvivrà?

Dal corrispondente di Svegliatevi! in Giappone

OGGI è un giorno speciale per la giovane Kyoko. Indosserà per la prima volta il suo nuovo chimono di seta. È rosa con disegni floreali rosso acceso.

Le maniche ampie, dette furisode, arrivano quasi all’orlo. Ha i capelli tirati su, legati con nastri rossi intonati al colore del chimono. Porta sandali rivestiti di broccato rosso, gli zori, e avanza a piccoli passi: è la grazia personificata.

“Quando indosso il chimono mi sento una signora”, dice Kyoko. E ha davvero un aspetto elegante.

L’abito tradizionale

Il chimono è l’abito tradizionale del Giappone, sia per le donne che per gli uomini. Il termine significa semplicemente “indumento”.

Per i giapponesi, comunque, il chimono non è solo un bell’abito. Rappresenta un modo di vivere e fa parte della loro cultura. Insieme alla tradizionale arte di disporre i fiori e alla cerimonia del tè, il chimono personifica nella vita di ogni giorno le qualità di bellezza, amore, cortesia e armonia.

Il chimono è un abito aderente. Viene legato stretto in vita con una fascia larga e rigida detta obi. Le maniche, però, sono ampie e ricche, e quando si aprono le braccia fanno pensare a un paio di ali. L’abito stesso è stretto e lungo, arrivando alle caviglie, e non ha spacchi. Non è strano che quando indossano il chimono le ragazze si muovano con tanta delicatezza!

Il colore e la fantasia dei chimono sono stabiliti per tradizione in base all’età delle donne che li indossano. I colori vivaci, le fantasie estrose e le maniche lunghe e ampie si addicono all’esuberanza delle ragazze. Man mano che gli anni passano, si può fare candeggiare e ritingere la stoffa per renderla adatta all’età. Le donne sui 20 e 30 anni portano di solito un chimono dai colori pastello con fantasie delicate. Alle donne sposate più in là con gli anni si addice di più il chimono nero con l’obi di colore contrastante e disegni vivaci nella gonna.

Sebbene pochi portino ancora il chimono tutti i giorni, ci sono varie occasioni durante l’anno in cui alcuni lo tirano fuori. Una di esse è il 15 gennaio, detto Seijin no Hi, o Giorno dell’adulto, per quelli che compiono i 20 anni entro l’anno. Le cerimonie per la consegna dei diplomi e il Capodanno, o Shogatsu, sono altre occasioni per indossare il chimono. Sì, in qualsiasi parte del mondo le signore sono felici di avere un’occasione per vestirsi a festa!

Anche nelle occasioni formali, come nozze e funerali, può essere usato il chimono adatto. In altre circostanze pure gli uomini indossano a volte il chimono con un mantello lungo tre quarti detto haori. Il chimono da uomo è generalmente di colore spento o scuro, come grigio, blu o marrone. Come abito da cerimonia, insieme all’haori si porta una gonna separata, detta hakama.

I bambini cominciano a indossare il chimono alla festa di Shichi-go-san (sette-cinque-tre), una festa che si tiene in novembre. Quel giorno vedrete maschietti e femminucce di sette, cinque e tre anni che indossano il loro primo chimono. Il colore predominante è il rosso, ma il fondo può essere azzurro o viola, con i tipici disegni giapponesi di fiori, uccelli, ventagli chiusi o tamburi. Osservate il ragazzino che si trascina sugli zori, sentendosi elegante con un hakama blu marino a righe bianche e haori intonato. Certo si sentiva molto più a suo agio ieri in jeans, maglietta e scarpe da ginnastica! Ma quando più tardi vedrà le foto della festa, ne sarà probabilmente molto felice.

Ovviamente, anche se alcuni preferiscono indossare il chimono nelle occasioni che considerano speciali, esso non è affatto obbligatorio. A motivo delle loro convinzioni, o della loro coscienza, alcuni potrebbero decidere di non indossarlo in queste ‘occasioni speciali’ e di mettere invece abiti che dal loro punto di vista sono appropriati.

Come si indossa il chimono

Vi piacerebbe provarne uno? Non è così facile come si può pensare. Cominciamo con la lunga sottoveste detta nagajuban. Dev’essere sistemata nel modo corretto, altrimenti il chimono non starà bene. Il colletto incrociato di questa veste è rigido e tiene ferma la parte alta del chimono. Accertatevi che dietro il colletto stia ben distante dal collo.

Le donne occidentali chiuderebbero probabilmente l’abito sovrapponendolo sul lato sinistro, come si fa con una camicetta o col cappotto. “No! No!”, esclama la nostra amica giapponese. “Da noi, solo ai morti viene sovrapposto sul lato sinistro!” Quindi sovrapponete il nagajuban sul lato destro, poi fermatelo con una fascia stretta.

Ora siete pronte per il chimono vero e proprio. Pensate sia troppo lungo? “Nessun problema”, dice la nostra amica, “siamo solo agli inizi”. Avvolgetevi nel chimono, ricordando di sovrapporlo sul lato destro, e legatelo con una fascia. Ora regolatene la lunghezza tirando fuori della fascia la stoffa in più finché l’orlo sfiori appena il pavimento. Sistemate il collo e lisciate il busto. La stoffa in più piegatela verso il basso e fermatela con un’altra fascia.

Ora viene il difficile: l’obi. Fatta di stoffa rigida, la fascia è larga circa 30 centimetri e lunga 4 metri, e ci sono letteralmente centinaia di modi per fermare il fiocco dietro. È senz’altro un’impresa mettere questa fascia senza un po’ di aiuto, ma la nostra amica giapponese è lieta di darvi una mano. Ogni passo per sistemare l’obi richiede un cordone o un laccio per tenerlo fermo. L’ultimo con cui viene tenuto fermo il fiocco è legato con cura sul davanti.

Che effetto fa indossare per la prima volta un chimono? ‘È davvero elegante, ma mi fa sentire un po’ legata’, direte senz’altro.

Tessuto e tessitura

Il tessuto più adatto per il chimono è sempre stato la seta pura. Non c’è nulla di meglio per morbidezza, splendore e durata. Varie regioni sono note per il loro particolare sistema di tessitura e processo di tintura.

Per esempio, un processo di tintura senza uguali utilizzato nell’isola di Amami Ōshima, situata a sud di Kyūshū, impiega la corteccia dell’albero techi e il fango ricco di ferro dell’isola, ed è stato definito dal governo “Bene Culturale Immateriale” della nazione.

Un disegno, detto bingata, viene dall’isola di Okinawa. Bin vuol dire rosso, ma nelle linee fluide di fiori, uccelli, fiumi e alberi vengono combinati altri colori vivaci. Anche Kyōto, la vecchia capitale del Giappone, è famosa per la stoffa dei chimono.

Sebbene oggi la tessitura si faccia soprattutto a macchina, i disegni tipo tappezzeria si eseguono ancora a mano. Dopo avere riportato il disegno sulla stoffa mediante stampini, esso viene colorato a mano con tutta l’attenzione che si metterebbe nel dipingere un quadro di squisita fattura. Possono essere aggiunti ritocchi in oro e argento, e alcune parti del disegno possono dover essere ricamate a mano. Il risultato è una vera opera d’arte.

I tempi cambiano

Negli ultimi anni, comunque, la richiesta di chimono è diminuita. Un’indagine condotta dal giornale Yomiuri indica che mentre il 64 per cento degli intervistati indossa il chimono a Capodanno, solo il 3 per cento lo indossa regolarmente. Pure indicativa è la foto di un giornale dove si vedono operai “che fracassano i macchinari usati per tessere eleganti stoffe di seta perché la domanda di chimono è paurosamente calata”.

A cosa è dovuto questo calo? In parte alla popolarità e alla comodità del modo di vestire occidentale e in parte al costo molto elevato dei chimono di seta di buona qualità. Mediamente possono costare mezzo milione di yen (qualche milione di lire), e un obi intonato circa la metà di questa cifra. Se vi si aggiunge la spesa degli zori, del tabi (il calzino con un solo dito che si porta con gli zori), della borsetta e degli ornamenti per i capelli, si può capire perché portare un chimono di seta è un vero lusso.

Alcune famiglie aprono un conto di deposito fruttifero quando nasce una femmina affinché possa avere un chimono veramente bello quando crescerà. E un chimono simile viene spesso tramandato di generazione in generazione.

Ma c’è dell’altro. Norio Yamanaka, presidente della Sodo Kimono Academy, ha osservato: “La vita di ogni giorno è troppo intensa. . . . Nel dopoguerra i giapponesi, specie gli uomini, erano troppo occupati a guadagnare il pane. Erano troppo indaffarati per permettersi il chimono”. Il ritmo frenetico della società moderna lascia loro poco spazio per simili tradizioni tramandate dai loro lontani antenati.

Solo il tempo dirà se il grazioso chimono resisterà alle pressioni della società moderna. Ma questo pittoresco abito tradizionale del Giappone ha senz’altro accresciuto l’affascinante varietà dei modi di vestire che troviamo nelle diverse parti del mondo.

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