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  • Ringrazio Geova dei miei cinque figli
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Svegliatevi! 1999
g99 22/3 pp. 20-23

Ringrazio Geova dei miei cinque figli

NARRATO DA HELEN SAULSBERY

Il 2 marzo 1997 è stato uno dei giorni più tristi della mia vita. Circa 600 amici e parenti erano venuti a Wilmington (Delaware, USA) per il funerale del mio caro marito, Dean. Era un anziano cristiano e il sorvegliante che presiede di una congregazione dei testimoni di Geova. Quando penso ai nostri felici 40 anni di matrimonio, ho veramente tanto di cui essere riconoscente. So che Dean è protetto nel luogo più sicuro, nella memoria dell’Iddio Onnipotente, Geova, e che in futuro lo rivedremo.

NEL 1950, dopo aver finito le scuole superiori, Dean si arruolò nell’aeronautica. Non era religioso e non sembrava d’accordo con le dottrine della Chiesa Cattolica a cui allora ero molto attaccata. Ma convenimmo di dare un’educazione cattolica ai nostri figli. Ogni sera ci inginocchiavamo e pregavamo in silenzio. Io ripetevo le mie preghiere cattoliche e Dean diceva quello che aveva in cuore. Negli anni seguenti nacquero i nostri cinque figli: Bill, Jim, Dean jr., Joe e Charlie.

Andavo regolarmente in chiesa e portavo sempre i bambini con me. Ma rimasi delusa dalla chiesa, particolarmente per il suo impegno nella guerra del Vietnam. Il defunto cardinale Spellman disse a chi poteva mettere in dubbio la legittimità della causa degli Stati Uniti: “Il mio paese, a ragione o a torto”. Non potevo approvare che i miei figli andassero in guerra, anche se vi era coinvolta la mia chiesa. Eppure pregavo che almeno uno di loro diventasse sacerdote e che mio marito diventasse cattolico.

Cambio idea

Un sabato sera ero in compagnia di alcune amiche cattoliche e di un sacerdote locale. Stavamo bevendo e chiacchierando quando una di noi chiese al sacerdote: “Padre, è davvero un peccato mortale se dopo una serata come questa l’indomani mattina non ce la facciamo ad alzarci per andare a Messa?”

“No, no”, rispose. “Va bene. Martedì sera diciamo una Messa in canonica. Così potete venire e fare il vostro dovere”.

Sin da bambina mi era stato insegnato che si deve andare a Messa la domenica a qualunque costo. Quando dissi che non ero d’accordo con lui, imprecò e soggiunse con rabbia che una donna non deve correggere un sacerdote.

Pensai fra me: ‘È questo che prego che diventino i miei figli?’ Anche se sapevo che non tutti i sacerdoti erano così, ciò mi rese perplessa.

A metà degli anni ’60 i testimoni di Geova vennero da noi a Filadelfia, in Pennsylvania, e poi a Newark, nel Delaware. Ammiravo il loro zelo cristiano, ma dicevo sempre: “Mi dispiace. Non mi interessa: sono cattolica”.

Poi, nel 1970, una fredda mattina di novembre i Testimoni tornarono. Fecero una domanda riguardo alla Bibbia e lessero Salmo 119:105: “La tua parola è una lampada al mio piede, e una luce al mio cammino”. Quelle parole mi colpirono. Ricordo di aver pensato fra me: ‘La Bibbia! Forse questa è la soluzione, ma non ce l’ho neanche’. Mi era stato insegnato che i cattolici non hanno bisogno della Bibbia, che ci confonderebbe e che solo i sacerdoti possono leggerla e spiegarla. Pensavo che non avendola ero una cattolica leale.

Quel giorno accettai dai Testimoni un manuale di studio biblico, La Verità che conduce alla Vita Eterna. Lo lessi quella settimana e capii che avevo trovato la verità! I Testimoni tornarono con due Bibbie, una delle quali era una traduzione cattolica. Rimasi sorpresa vedendo che i versetti citati in quel manuale erano proprio lì nella Bibbia cattolica. A quel punto fu iniziato con me uno studio biblico a domicilio e nell’agosto 1972 mi battezzai insieme a mia sorella Sally, che aveva cominciato anche lei a studiare la Bibbia.

Mio marito Dean non mi ostacolò mai, ma era sorpreso che mi interessassi di qualcosa che non fosse la religione cattolica. Ascoltava e osservava continuamente. Prima gridavo sempre per farmi ascoltare dai bambini. Ma imparai che la Bibbia mette in guardia contro “ira e clamore e parola ingiuriosa”. (Efesini 4:31, 32) Oltretutto i figli non si educano strillando. Una volta sentii mio marito dire a sua madre a proposito dei testimoni di Geova: “Mamma, quella gente fa quello che dice!” Poco dopo accettò uno studio biblico. Nel gennaio 1975 Dean diventò un Testimone battezzato.

L’educazione dei nostri cinque figli

Quando iniziai ad andare alla Sala del Regno, pensavo che le adunanze fossero piuttosto lunghe per i miei figli. Perciò li lasciavo a casa con il padre. Era piacevole e rilassante andare da sola. Ma poi all’adunanza, parlando della durata delle adunanze cristiane, un oratore chiese: “Avete mai pensato a quanto tempo i vostri figli possono stare seduti davanti al televisore?” I miei bambini erano proprio lì in quel momento! Perciò pensai: ‘Basta! Verranno con me!’ Mio marito acconsentì che i bambini venissero con me e col tempo cominciò a venire anche lui.

La partecipazione regolare alle adunanze diede ordine e stabilità alla nostra vita familiare. Ma non era tutto. Dean e io abbiamo sempre cercato di migliorare come genitori, ammettendo i nostri errori e mettendo in pratica per primi le norme bibliche. Non abbiamo mai avuto due pesi e due misure. Quello che andava bene per mio marito e me andava bene per i nostri figli. La regolarità nell’opera di predicazione pubblica era indispensabile.

In quanto allo svago, non erano consentiti film violenti, immorali. Ci è sempre piaciuto fare le cose insieme come famiglia: pattinare, giocare al bowling e al minigolf, andare al luna park, fare picnic e mangiarci una pizza il venerdì sera. E Dean era l’amorevole capo della nostra famiglia. Siamo sempre stati convinti che la vita familiare deve essere così. — Efesini 5:22, 23.

Quando cominciai a studiare con i testimoni di Geova nel 1970 Billy aveva 12 anni, Jimmy 11, Dean jr. 9, Joe 7 e Charlie 2. Erano già stati abituati ad andare in chiesa, ma adesso stavano imparando la Bibbia. Era entusiasmante per noi. Io dicevo: “Guardate! Guardate questo! Venite qui!” E loro venivano e parlavamo con entusiasmo di qualcosa che ci era nuovo. Grazie allo studio della Bibbia, la fonte più autorevole sulla terra, i bambini imparavano ad amare Geova e a sentire che dovevano rendere conto a lui, loro Dio e Creatore, non solo al padre e alla madre.

Prima di imparare le verità bibliche avevamo fatto molti debiti. Per pagare alcune cambiali vendemmo la nostra casa e ne affittammo un’altra. Vendemmo anche l’automobile nuova e ne comprammo una usata. Cercammo di semplificare al massimo la nostra vita. Questo mi permise di stare a casa con i bambini invece di andare a lavorare fuori. Sentivamo che i bambini avevano bisogno della mamma a casa. Questo inoltre mi permise di dedicare più tempo al ministero cristiano mentre erano a scuola. Finalmente, nel settembre 1983, riuscii a iniziare il servizio di pioniere (ministro a tempo pieno). È vero, non sempre i nostri figli hanno avuto le cose migliori in senso materiale, ma non è mai mancato loro il necessario. Tutti hanno frequentato un istituto tecnico superiore e hanno imparato un mestiere: orticoltore, falegname, meccanico o grafico. Così erano preparati per guadagnarsi da vivere.

Pensavo spesso alla nostra vita familiare e mi dicevo: ‘Suppongo che siamo una delle famiglie più felici su questa terra, anche se materialmente abbiamo poco’. Presto Dean cominciò ad avere responsabilità nella congregazione e anche i ragazzi. Nel 1982 Dean ricevette la nomina di anziano cristiano. Otto anni dopo, nel 1990, fu nominato anziano il nostro figlio maggiore, Bill. Quindi Joe fu nominato lo stesso anno, Dean jr. nel 1991, Charlie nel 1992 e Jim nel 1993.

So che come genitori abbiamo fatto delle cose sbagliate e non è sempre facile ricordare quelle giuste. Un amico ha chiesto ai miei figli cosa ricordano dei loro primi anni come cristiani e specialmente quali princìpi biblici imparati nell’infanzia li hanno aiutati a divenire idonei come anziani cristiani. Le loro parole mi scaldano il cuore.

Cosa dicono i miei figli

Bill: “Ho chiaro in mente quello che abbiamo imparato da Romani 12:9-12, che in parte dice: ‘Con amore fraterno abbiate tenero affetto gli uni per gli altri. Nel mostrare onore gli uni agli altri prevenitevi. . . . Siate ferventi nello spirito. . . . Rallegratevi nella speranza’. I miei genitori hanno saputo dimostrare cosa significa amare il prossimo. Si vedeva che mostrare amore agli altri li rendeva felici. L’atmosfera amorevole che regnava in casa ha fatto sì che le verità bibliche diventassero parte del nostro modo di pensare. È quello che ci ha fatto rimanere nella verità. I miei genitori amavano profondamente la verità della Bibbia. Perciò non mi è mai stato difficile amare la verità e tenerla stretta”.

Jim: “Uno dei primi princìpi che mi viene in mente è Matteo 5:37: ‘La vostra parola Sì significhi Sì, il vostro No, No; poiché il di più è dal malvagio’. I miei fratelli e io sapevamo sempre quello che i genitori si aspettavano da noi, e vedevamo in loro l’esempio vivente di ciò che i cristiani devono essere. Loro due erano sempre d’accordo. Non discutevano mai. Se erano di parere diverso su qualche cosa, noi bambini non l’abbiamo mai saputo. Erano uniti e questo certo ha fatto una profonda impressione su tutti noi. Non volevamo deludere mamma e papà e, soprattutto, Geova”.

Dean: “Proverbi 15:1 dice: ‘La risposta, quando è mite, allontana il furore, ma la parola che causa pena fa sorgere l’ira’. Papà era di indole mite. Non ricordo di avere mai avuto una discussione con lui, neanche quando ero adolescente. Era sempre molto mite, anche quando era arrabbiato. Qualche volta mi ha mandato nella mia stanza o mi ha tolto qualche privilegio, ma non abbiamo mai litigato. Non era solo nostro padre. Era anche nostro amico e non volevamo deluderlo”.

Joe: “In 2 Corinti 10:5 la Bibbia dice di ‘condurre prigioniero ogni pensiero per renderlo ubbidiente al Cristo’. In casa nostra ci è stato insegnato a essere ubbidienti alle norme e agli insegnamenti di Geova. La verità era la nostra vita. Assistere alle adunanze era un modo di vivere. Tuttora l’idea di fare qualche altra cosa la sera che c’è un’adunanza non mi passa neanche per la testa. Anche il ministero cristiano faceva parte della nostra vita, non era mai lasciato al caso. Trovavamo i nostri amici alla Sala del Regno. Non avevamo bisogno di cercarli altrove. Cosa può fare di più un padre per i suoi figli che metterli sulla via della vita!”

Charlie: “Ho chiaro in mente Proverbi 1:7, che dice: ‘Il timore di Geova è il principio della conoscenza. I semplici stolti hanno disprezzato la sapienza e la disciplina’. I nostri genitori ci hanno aiutato a capire che Geova è una persona reale e a capire l’importanza di provare timore e amore per lui. Ragionavano con noi, dicendo: ‘Non fatelo perché ve lo diciamo noi. Voi cosa ne pensate? Secondo voi cosa prova Geova quando lo vede? Secondo voi cosa prova Satana?’

“Questo ci riconduceva al vero problema. Papà e mamma non potevano essere sempre con noi. Non potevano fare più di tanto per inculcarci le verità bibliche nel cuore e nella mente. A scuola, al lavoro e con gli amici dovevamo cavarcela da soli. Quel salutare timore di Geova è stato molto importante per noi, e lo è tuttora.

“Inoltre la mamma non faceva che parlare del ministero di pioniere e delle belle esperienze che aveva. Ne parlava sempre in modo molto positivo, e questo ha avuto un ottimo effetto su di noi. Abbiamo imparato ad amare il prossimo come lei e abbiamo finito per riconoscere che l’attività di porta in porta può essere assai piacevole”.

Un motivo per essere grata

Ormai i miei figli sono sposati e ho cinque nuore deliziose, che servono tutte Geova fedelmente. Ho anche la gioia di avere altri cinque maschi, sì cinque nipoti! A tutti viene insegnato ad amare Geova e a tenere solidamente il suo Regno al primo posto nella vita. Preghiamo che un giorno diventino anziani, come lo sono i loro padri e come lo era il nonno.

Non molto tempo dopo la morte di Dean, uno dei miei figli ha scritto: “Papà mi mancherà molto, ora che dorme in pace e non prova più dolore. Non soffre più. Niente più interventi chirurgici, aghi e sonde per l’alimentazione. Non ho potuto vederlo prima che morisse. Le cose non sempre vanno come previsto. Posso solo dire che sono deciso a vivere la mia vita in modo da dargli il benvenuto quando tornerà!”

Ringrazio Geova di avermi dato un amorevole marito e la sicura speranza della risurrezione! (Giovanni 5:28, 29) E lo ringrazio dei miei cinque figli!

[Immagine a pagina 23]

Helen Saulsbery con la sua famiglia oggi

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