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  • Mantengono l’integrità nella Polonia comunista

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  • Mantengono l’integrità nella Polonia comunista
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
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  • INIZIA LA PERSECUZIONE
  • NELLE MANI DEGLI AGENTI DI PUBBLICA SICUREZZA POLACCHI
  • MARTIRI FEDELI
  • TREGUA PER I TESTIMONI
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
w58 15/5 pp. 297-301

Mantengono l’integrità nella Polonia comunista

I fatti qui esposti sono tratti da due documenti presentati al procuratore generale della Polonia dal ministro ufficiale dei testimoni di Geova in quella nazione.

“IL REGIME sovietico non conosce né libertà né giustizia. È edificato coscientemente sulla distruzione di ogni volontà individuale, sulla sottomissione incondizionata. Ma i padroni siamo noi. La repressione è stata affidata a noi. L’estrema durezza è il nostro dovere. E nell’adempimento di questo dovere l’estrema crudeltà significa il più alto merito”. — Lenin.

Questo potrebbe essere il linguaggio solo di chi avesse lo spirito del Diavolo stesso. Naturalmente Lenin, il capo della rivoluzione russa del 1917, non credeva nelle potenze sovrumane, sia buone che cattive. Era ateo, come tutti i veri comunisti. Per tali uomini la teoria dell’evoluzione di Darwin è stata ed è ancora la più accettata spiegazione dell’esistenza della vita e dell’uomo, secondo cui non è necessario dare alcun credito ad un onnipotente e onnisapiente Creatore. La concezione comunista dell’uomo come prodotto di evoluzione spiega perché l’uomo viene così poco considerato. Per loro l’uomo non è che un animale che ha raggiunto un livello superiore d’evoluzione rispetto agli altri animali e che può essere trattato come gli interessi della causa comunista richiedono.

La prova di ciò si può trovare nella storia dell’Unione Sovietica nei passati quarant’anni, nei milioni di persone condannate ai lavori forzati in centinaia di campi e nelle numerose altre perite miseramente. Si può pure vedere da quanto è accaduto e sta accadendo in Ungheria, e si può vedere dalla persecuzione che i testimoni di Geova hanno sofferto sotto il regime comunista sin dalla fine della seconda guerra mondiale, per esempio in Polonia.

INIZIA LA PERSECUZIONE

Nell’autunno del 1905 un ministro cristiano dedicato, uno “studente biblico”, si trasferì dalla Svizzera a Varsavia, dove divenne direttore di una fabbrica di merletti. Come fanno tutti i ministri cristiani, egli fece conoscere ad altri la sua speranza riguardo al regno di Dio, dovendo far questo dapprima per mezzo di un interprete. Alcuni udirono, credettero, si dedicarono anch’essi a servire Geova e cominciarono ad annunciare la buona notizia ad altri. Da quel piccolo inizio più di cinquant’anni fa, l’opera dei testimoni di Geova in Polonia è cresciuta fino a diventare un albero bello, forte e imponente capace di resistere a tutte le tempeste che si abbattono su di esso, comprese due guerre mondiali e le dittature nazista e comunista.

Alla fine della seconda guerra mondiale i testimoni di Geova ottennero la libertà di predicare, ma non per molto tempo. A poco a poco cominciò a manifestarsi l’opposizione comunista tanto che nel 1948 divenne impossibile tenere le assemblee annuali e semestrali conosciute come assemblee di distretto e di circoscrizione. In un campo di concentramento nazista alcuni testimoni di Geova erano stati compagni di prigionia di Josef Cyrankiewicz, che fu primo ministro dal 1947 al 1952 e di nuovo dal 19 marzo 1954 in poi. Essi avevano condiviso il loro cibo con lui, l’avevano aiutato in molti altri modi e la loro condotta esemplare era stata per lui un’ispirazione. Egli aveva detto loro che se avesse mai occupato dopo la guerra un’alta carica in Polonia e i testimoni si trovassero nei guai, essi avrebbero dovuto rivolgersi a lui. Quando nel 1948 la situazione divenne difficile per i testimoni una loro delegazione si recò da lui. Egli li ricevette prontamente, disse loro che era al corrente di quello che succedeva ma che non era in grado di fare qualche cosa al riguardo.

Tuttavia, già prima di allora, nel febbraio 1946, il commissariato di pubblica sicurezza del distretto di Lodz aveva arrestato alcuni dei principali membri della filiale della Società in quella città. A uno di essi fu detto: “Devi seguire la corrente, altrimenti non sarai rilasciato”. Quando chiese che cosa si intendesse con questa espressione un funzionario gli disse:

“Devi collaborare con noi. Devi firmare una dichiarazione che metteremo in una cassaforte. Ti sarà dato uno pseudonimo e i rapporti firmati con questo nome li consegnerai a quest’ufficio o alla mia abitazione privata o qualcuno dell’ufficio verrà a prendere i rapporti al tuo indirizzo. Organizzerai i testimoni di Geova in modo che assistano a tutte le funzioni cattoliche romane e ascoltino attentamente i sermoni dei preti. Essi prenderanno nota di tutte le dichiarazioni rivolte contro il dominio del popolo o che potrebbero danneggiare lo stato”.

Il testimone rifiutò, dicendo che i testimoni combattono i loro nemici solo con la verità biblica e che amano il loro prossimo. I testimoni arrestati furono poi rilasciati in seguito a una protesta consegnata all’ambasciatore polacco a Berna in Svizzera.

Nel giugno 1946 il commissario di Lodz venne alla filiale e chiese la collaborazione dei testimoni. Minacciò terribili conseguenze in caso di rifiuto e promise le migliori sale in varie città per le adunanze dei testimoni di Geova se collaboravano. “Nessuno può fermarci”, fu detto al testimone. Il testimone rimase fermo e perciò l’agente comunista se ne andò furibondo. Il giorno dopo il testimone fu rapito con tanta abilità che nessuno se ne accorse. Tuttavia, quando comparì dinanzi al pubblico ministero fu rilasciato.

Il 21 aprile 1950, alle 22,30, agenti di pubblica sicurezza piombarono alla filiale e arrestarono i responsabili dell’opera. Non era stato emanato alcun mandato di cattura, dimostrando così che il sequestro fu compiuto all’insaputa del pubblico ministero. Poco dopo tutti quelli che lavoravano alla filiale furono arrestati e l’opera fu ufficialmente messa al bando in tutta la Polonia.

NELLE MANI DEGLI AGENTI DI PUBBLICA SICUREZZA POLACCHI

Quale trattamento fu riservato ai testimoni arrestati? Vengono qui presentati dei casi tipici. Fra l’altro, è interessante notare che l’attuale governo polacco con a capo Wladyslaw Gomulka ha condannato le violazioni della “legalità socialista” da parte degli stalinisti ed ha deciso di chiamare i funzionari del precedente Ministero di Pubblica Sicurezza a render conto delle loro cattive azioni.

I testimoni furono portati al commissariato di pubblica sicurezza di Lodz e furono sottoposti immediatamente al “terzo grado” o metodo inquisitorio. Il Testimone A fu interrogato e maltrattato per otto giorni e otto notti senza interruzione. Il Testimone B subì un trattamento simile per sei giorni.

Il Testimone A fu percosso fino ad essere coperto di lividi. Ripetutamente gli venne detto che la violenza sarebbe cessata se avesse confessato di essere una spia. I suoi tormentatori richiedevano pure che firmasse una dichiarazione comprovante che egli aveva ordinata la costruzione di una stazione radio per mezzo della quale venivano trasmesse informazioni che tradivano gli interessi della Polonia. Quando chiese come avrebbe potuto firmare una dichiarazione del tutto ridicola gli fu detto: “Ridicola o no, firma o non otterrai la tua libertà”.

Allorché svenne a causa delle percosse, gli fu versata addosso acqua fredda finché rinvenne e finché tutto il sangue fu lavato dai suoi abiti. Una volta fu costretto a stare inginocchiato per settantadue ore. Dopo di ciò fu inviato al Ministero di Pubblica Sicurezza a Varsavia, poiché la tortura di Lodz non era riuscita a piegarlo. Questi maltrattamenti gli rovinarono la salute per tutta la vita. Ma si noti che la sua integrità non ne soffrì; anzi rifulse sempre più luminosa!

Al Testimone C fu negato il cibo per tre giorni. Fu bastonato perché rifiutava di firmare una dichiarazione che accusava falsamente altri testimoni. Minacciarono di impiccarlo ma la minaccia non ebbe effetto! Fu buttato a terra, battuto e calpestato dagli agenti e le piante dei suoi piedi furono percosse con manganelli di gomma. Gli furono infranti i timpani e rotte le costole. Tutto insieme per trentadue giorni subì tale trattamento.

A Varsavia, il Testimone A fu introdotto nudo in una piccola cavità oscura dove non poteva né sedere, né sdraiarsi, né stare eretto. Vi rimase per ventiquattro giorni. Ripetutamente i suoi tormentatori gli chiesero di cedere, e infine minacciarono di uccidere sua moglie e sua figlia e di ridurlo ad uno straccio. Egli disse loro che non poteva essere infedele a Dio nonostante quello che avrebbero fatto a lui o a loro.

Attuando le loro minacce, arrestarono sua moglie e sua figlia. Maltrattarono talmente la moglie che ella soffrì di emorragie per cinque anni. La figlia fu trattata anche peggio, tanto che la sua mente fu lesa. Nella cella vicina alla sua misero una ragazzina che aveva una voce uguale a quella di sua figlia, che continuava a piangere e supplicare: “Lasciateli perché sono innocenti! Lasciatemi andare da mia madre!”, ecc. Tutto il tempo il Testimone A pensò che fosse la voce di sua figlia.

Una volta gli fu detto che le sue sofferenze, come pure quelle di sua moglie e di sua figlia, sarebbero cessate se avesse lavorato per i comunisti; gli vennero dati tre giorni di tempo per pensarci. Egli rispose: “Non sono mai stato una spia o un delatore e non lo sarò mai. Non avrò nessun’altra risposta fra tre giorni. Questa è la mia risposta definitiva anche a costo della mia vita e della vita di mia moglie e mia figlia”. Fu trasferito a Mokotow, che è ritenuta una prigione ancora peggiore.

Come poteva essere ancora peggiore la prigione di Mokotow? È vero che la tortura non poteva esser stata molto peggiore, benché il Testimone A ricevesse colpi tali al torace che per anni lo fecero soffrire ad ogni respiro profondo. Invece, qui i comunisti erano particolarmente esperti nel formulare le domande in modo da confondere le loro vittime. Essi torcevano ciò che dicevano le vittime e quando queste comparivano dinanzi alla corte la sentenza era pronunciata in base a tale testimonianza.

Il Testimone B ricevette un trattamento simile. Oltre a dargli una scarica di pugni sulla testa e allo stomaco gli strapparono i legamenti della mascella tanto che non poté mangiare per giorni. Gli fu detto: “Benché tu abbia trascorso quasi cinque anni in un campo di concentramento tedesco per la tua opposizione a Hitler, se vogliamo, possiamo far di te un agente della Gestapo di prim’ordine”. Il Testimone D ricevette un trattamento molto simile a quello di A, essendo messo nella stessa piccola cavità, oltre alle percosse, e ripetutamente si tentò di costringerlo a confessare di essere una spia, cosa che egli rifiutò risolutamente di fare.

MARTIRI FEDELI

Questi fedeli testimoni e molti che soffrirono come loro sopravvissero per raccontare le dure sofferenze subite, ma altri no. Infatti, il 2 agosto 1950 fu chiesto al Testimone F di presentarsi al commissariato di Pubblica Sicurezza di Cieszyn. Avendo rifiutato di servire i comunisti e di lavorare contro i suoi conservi testimoni un funzionario gli sparò due volte. Trasportato all’ospedale, vi morì un’ora più tardi. Prima di morire disse al medico di guardia: “Mi ha sparato un funzionario del Ministero di Pubblica Sicurezza perché servivo fedelmente Geova”. Veramente un testimone fedele fino alla morte.

Il 15 agosto 1950, la Pubblica Sicurezza di Kolbuszow arrestò il Testimone G, cittadino americano. Egli fu percosso alla testa e quindi gli agenti calpestarono la sua spina dorsale con i tacchi. La sua mente rimase lesa e in sei giorni morì.

Il Testimone H fu arrestato il 12 gennaio 1953 dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Piczow. Si sentì un agente dire ad un altro: “Digli di dire addio a sua moglie perché non ritornerà”. Otto giorni dopo era morto.

La P.S. di Rybnik arrestò il Testimone I il 10 agosto 1950. Il 12 settembre 1950 sua moglie fu informata che era stato giustiziato come spia. La sua domanda di vedere il cadavere fu respinta, come pure quella di aprire la cassa al momento del funerale. Richieste del genere furono respinte anche ai parenti del Testimone M di Lublino, che morì dopo circa quattro mesi di reclusione. Si asseriva che egli si fosse impiccato.

Il 20 giugno 1950 agenti di Bialystok arrestarono il Testimone L. Egli fu così torturato da non essere in grado di camminare. Fu letteralmente battuto a morte circa cinque settimane dopo il suo arresto. Ma non fu che un anno e mezzo più tardi, nel febbraio 1952, che sua madre venne informata di ciò che gli era accaduto.

La notte del 19 giugno 1950, agenti di Hrubieszow arrestarono il Testimone N. Il terzo giorno del suo interrogatorio gli venne chiesto di fare un commento su una scrittura biblica stampata e mentre faceva questo gli spararono uccidendolo. Si riscontrò che il suo corpo era livido e contuso per i maltrattamenti subìti.

Lo stesso giorno il Testimone O fu arrestato dagli agenti di P.S. di Sandomierz e deferito alla P.S. di Kielce. Durante l’interrogatorio fu gettato a terra preso a calci e calpestato. I suoi polmoni e reni ebbero delle lacerazioni e il sangue sgorgò dalla sua bocca e dal retto finché morì.

Il Testimone  fu arrestato a Staw vicino a Kalisz il 17 gennaio 1951. Sei giorni di maltrattamenti bastarono ad ucciderlo. Ricevette il tipico trattamento riservato ai testimoni in quel luogo: Fu costretto a sedere su uno sgabello a un solo piede che aveva una punta acuminata che penetrava nel retto. Corrente elettrica gli venne applicata ai piedi e al mento. Restò così appeso finché svenne, poi fu gettato in una vasca d’acqua. Dopo che rinvenne le torture ricominciarono. I suoi tormentatori asserivano che avesse confessato di essere una spia.

Il 25 gennaio sua moglie chiese di vedere il corpo del marito ma le fu rifiutato. Tuttavia, la sera fu avvertita per telefono di prendere il corpo per seppellirlo. Il procuratore le permise di entrare nell’obitorio. Benché il Testimone P avesse solo ventotto anni e fosse sano e robusto sei giorni prima, ora sembrava uno scheletro. Dalla testa ai piedi il suo corpo recava i segni dei maltrattamenti, con macchie rosse e gonfie. Anche i genitali erano contusi e gonfi, ecc.

La P.S. di Stettino arrestò il Testimone Q il 20 maggio 1952 e lo deferì ad una prigione di Varsavia e alcuni mesi dopo ad una di Lodz. Dopo due anni circa sua moglie seppe che era in un ospedale e infine ebbe il permesso di vederlo. Era talmente scheletrito che ella non lo riconobbe. Un avvocato le consigliò di richiedere il rilascio del marito dallo “stato di interrogatorio”, ciò che infine le fu concesso ed ella fu in grado di farlo portare a casa il 3 settembre 1954. Egli ebbe la gioia di rivedere la sua casa e suo figlio ma otto giorni dopo morì. Duemila persone parteciparono al funerale e protestarono contro i sadici metodi della polizia comunista, oggi comunemente chiamati “berianismo”.

TREGUA PER I TESTIMONI

Altri testimoni persero la vista in seguito ai maltrattamenti, altri persero tutti i denti, e molti sono storpi per la vita e incapaci di guadagnarsi da vivere. Dopo il Ventesimo Congresso del partito comunista a Mosca, che segnò l’inizio del programma di “destalinizzazione”, l’accusa di spionaggio fu ritirata. Il berianismo è cosa del passato per la Polonia, almeno per adesso. Uomini di stato polacchi hanno detto che la magistratura farà tutto il possibile per riparare gli errori commessi contro migliaia di innocenti, inclusi i testimoni di Geova.

A proposito qui è il seguente estratto dall’Annuario dei testimoni di Geova (inglese) del 1957: “Un eminente funzionario del governo affermò: ‘Sono entusiasta della vostra fermezza’. Egli proseguì dicendo che c’erano tre ragioni principali per cui la situazione dei testimoni di Geova è stata ripresa in esame dal governo polacco, ed erano queste: (1) Gli insegnamenti dei testimoni di Geova non sono cambiati nonostante il bando di sei anni. (2) Nonostante gli arresti e molte altre difficoltà essi continuano coraggiosamente e intrepidamente a praticare la loro religione. (3) Durante l’intero periodo del bando il loro numero è quadruplicato”.

Veramente i testimoni di Geova in Polonia hanno mantenuto l’integrità nonostante tutto quello che fecero i capi comunisti. Hanno mostrato lo stesso spirito di Giobbe che dichiarò: “Anche se mi facesse morire spererò in Lui”. — Giob. 13:15, Ti.

I testimoni di Geova come anche tutti coloro che amano la giustizia in tutto il mondo possono rallegrarsi ed essere incoraggiati dalla condotta d’integrità dei testimoni di Geova in Polonia. Essi vedono in ciò un adempimento delle parole del profeta: “Nessun’arma fabbricata contro di te riuscirà; e ogni lingua che sorgerà in giudizio contro di te, tu la condannerai. Tal è l’eredità dei servi dell’Eterno, e la giusta ricompensa che verrà loro da me, dice l’Eterno”. — Isa. 54:17, VR.

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