Lezione 50
Michea e Nahum
IL PRIMO versetto della profezia di Michea ne costituisce la breve introduzione: “La parola dell’Eterno che fu rivolta a Michea, il Morashtita, ai giorni di Jothan, di Achaz e di Ezechia, re di Giuda, e ch’egli ebbe in visione intorno a Samaria e a Gerusalemme”. Sappiamo così in poche parole fin dall’inizio che la profezia è ispirata da Geova, che fu pronunciata per mezzo di Michea (il cui nome significa “chi è simile a Jah?”), il quale era del paese di Moresheth-Gath (1:14), che profetizzò durante i regni di Jothan, Achaz ed Ezechia (774-716 a.C.), e che il suo messaggio si riferiva ad entrambi i regni d’Israele e di Giuda. Il riferimento al profeta come a un Morashtita non solo rivela il suo paese natìo, ma serve anche per distinguerlo dal “Micaiah, figliuolo d’Imla”, il quale visse un secolo e mezzo prima ed ebbe il medesimo nome ebraico. (1 Re 22:8) “Michea” è un’abbreviazione del nome intero “Micaiah”. Michea il Morashtita fu contemporaneo dei profeti Osea e Isaia.
Col secondo versetto comincia la profezia vera e propria che continua per sette capitoli. Tre parti cominciano col rimarchevole invito “Ascoltate”; e queste, così suddivise, costituiscono tre naturali ripartizioni della profezia. Ciascuna di esse comincia con rimproveri e minacce e termina con una promessa o un messaggio di speranza. La prima parte (1:2–2:13) descrive la venuta di Geova contro il suo popolo con ardente indignazione a causa delle trasgressioni di esso. Samaria diverrà come un mucchio di pietre nella campagna; essa verrà rasa fino alle sue stesse fondamenta. La sua ferita sarà incurabile. Sulla Samaria letterale l’adempimento di queste calamitose predizioni si avverò con la cattività assira nel 740 a.C. Inoltre, la minaccia assira si appressò anche alle porte di Gerusalemme, al tempo di Ezechia. Gli adempimenti maggiori si verificano sulla idolatra “Cristianità” in questo ventesimo secolo dopo Cristo. Le iniquità del popolo di Dio sono discusse nella seconda parte di questa sezione con maggiori particolari, e i versetti finali promettono il radunamento e ripristino di un rimanente d’Israele.
Col capitolo 3 ha inizio la seconda parte, che finisce con l’ultimo versetto del capitolo 5. Vengono specificamente invitati ad ‘ascoltare’ i principi e i capi del popolo, che dovrebbero conoscere il retto giudizio, ma che pervertono la giustizia e perseguitano i veri adoratori. I falsi profeti che infestano il paese sono accusati di traviare il popolo; perciò su di loro si abbatterà un’oscurità totale e non avranno nessuna risposta da Dio per il popolo. Le denunce di Michea raggiungono il culmine mettendo in risalto che i capi del popolo giudicano per ricevere regali, i sacerdoti insegnano per un salario e i profeti fanno predizioni per denaro, mentre pretendono che Geova sia con loro. Quindi “Sion sarà arata come un campo, Gerusalemme diventerà un mucchio di rovine”.
Ma ora le terribili predizioni lasciano posto a una gloriosa profezia di restaurazione. Con splendide frasi di rara bellezza il profeta dipinge un quadro della ristabilita casa di Dio e dei popoli e nazioni che vi accorrono. Totale smobilitazione, pace eterna, nessun insegnamento di guerra, ma libertà dalla paura, libertà dall’idolatria mediante la giusta adorazione: queste sono alcune delle benedizioni del tempo in cui verrà “l’antico dominio, il regno”. Un fedele rimanente tornerà dalla cattività babilonese e quelli che si rallegrano nell’attesa della contaminazione di Sion saranno prima delusi e poi battuti dalla “figliuola di Sion”. I successi dei crudeli Assiri saranno solo temporanei, essi saranno messi in rotta e il loro stesso paese verrà devastato. Poiché il rimanente di Giacobbe è cibato dal Giusto Governatore, essi saranno a loro volta come rinfrescante rugiada e fitta pioggia per molti popoli. Quando Geova avrà purificato questo rimanente dalla falsa religione, egli riverserà contro le nazioni inaudita ira e vendetta, e la falsa religione perirà coi religionisti. Speciale menzione è qui rivolta al primo versetto del capitolo 5, che predice il luogo di nascita del bambino Gesù, cioè Betleem di Giuda. — Matt. 2:4-6.
La terza parte da principio è molto drammatica. Servendosi di una superba figura poetica Geova invita tutta la terra ad ascoltare pubblicamente la Sua controversia col sedicente suo popolo. La forma dialogica usata nel capitolo 6 rende il quadro più vivido. Geova ricorda la giustizia delle sue azioni verso il suo popolo. In cambio, non richiede niente di straordinario, ma le semplici e comprensibili esigenze di Geova sono che “tu pratichi ciò ch’è giusto, che tu ami la misericordia, e cammini umilmente col tuo Dio”. (6:8) Ma al contrario, la loro violenza, le loro menzogne, i loro inganni e le loro frodi sono perpetrati con una formalistica osservanza dei loro riti cerimoniali e insieme a un’aperta adorazione demonica. L’ultimo capitolo di questa parte e del libro deplora come sono rari i giusti, e che tutto l’Israele idolatra ha le mani pronte al male. Non si può confidare in nessuno; sì, “i nemici d’ognuno son la sua gente di casa”. Perciò, quelli che hanno una retta disposizione si rivolgano a Geova. La persecutrice organizzazione nemica, Babilonia, è ammonita di non rallegrarsi quando il fedele rimanente riceve una correzione divina perché il misericordioso Geova perdonerà i suoi fedeli, ma scatenerà la vendetta sopra tutti i confusi nemici. Così Geova rivendicherà per il suo popolo eletto la sua misericordiosa parola di verità.
NAHUM
Il significato del nome Nahum è “consolazione” o “conforto”, ma il messaggio che egli pronunciò e scrisse fu tutt’altro che una consolazione o un conforto per quelli ai quali principalmente si riferiva. Anzi, è definito un carico, il “carico di Ninive”. (Tintori) È una dichiarazione di condanna contro i crudeli Assiri per aver tiranneggiato Israele. Il furore di Geova irrompe, e il profeta con un bel linguaggio figurativo rappresenta la Sua venuta per eseguire la vendetta. Per esempio, Geova degli eserciti “cammina nel turbine e nella tempesta;” “le nuvole son la polvere de’ suoi piedi”, il mare e i fiumi si prosciugano al suo rimprovero, alla sua venuta la vegetazione langue, i monti tremano, i colli si struggono e la terra si solleva. Chi sulla terra può dunque sostenere la sua indignazione e resistere alla sua terribile ira? Certo nessun nemico! Ma, “egli conosce quelli che si rifugiano in lui”. (1:1-7) È solo per loro quindi che il messaggio della sua venuta per la vendetta costituisce una consolazione e un conforto.
Una rincuorante affermazione inerente alla venuta di Geova per distruggere i suoi nemici una volta per sempre è quella che dice: “Egli farà una distruzione totale; la distretta non sorgerà due volte”. Non sarà più permesso agli Assiri assetati di potere di opprimere il popolo di Dio dalla loro capitale Ninive, perché Geova romperà il giogo dell’Assiro di dosso al suo popolo e preparerà la tomba per il vile oppressore. Come saranno belli allora i suoi fedeli proclamatori nel loro ripristinato servizio divino! (1:8-15) Geova ha restaurato l’eccellenza del suo popolo ed ora viene per sterminare letteralmente i predoni nemici che lo hanno saccheggiato. Con lui avanza la sua organizzazione cinta per la battaglia “nel giorno della sua preparazione”. — 2:1-3, Ti.
Al quarto versetto del secondo capitolo si presenta agli occhi del lettore la scena che si svolge entro le mura di Ninive. Quivi i carri di guerra rumoreggiano all’intorno con confusione selvaggia. Numerosi scontri sconvolgono il traffico nelle larghe vie e strade. I prodi sono radunati per la battaglia e sono avviati frettolosamente alla difesa delle mura della città. Invano. La città di Ninive è saccheggiata e devastata. Domande di scherno chiedono dei leonini conquistatori che un tempo non ebbero paura e che lacerarono, sbranarono e distrussero: dove sono ora l’avido re assiro e le sue intrepide orde? Ora ci sono solo cuori che si struggono, ginocchia che tremano e volti che impallidiscono; e questi presto cadono nell’oblio dinanzi alla spada esecutrice di Geova degli eserciti. — 2:4-13.
Il terzo ed ultimo capitolo di Nahum descrive ulteriormente la vergogna e la rovina che si abbatteranno sulla sanguinaria Ninive. Nella sua condizione non ci sarà nessuno che farà lamento su di lei, nessuno che la conforterà o aiuterà. Il profeta la paragona quindi, al versetto 8, a “No-Amon” o Tebe d’Egitto. L’Etiopia e l’Egitto erano stati i soccorritori di No-Amon, eppure essa fu portata in cattività. Una sorte simile attende l’Assiria. Chiunque cerca di prestarle aiuto sarà a sua volta consumato. A causa della grande malvagità e prepotenza di Ninive, l’allegrezza che accoglierà la sua caduta sarà ugualmente grande.
Un adempimento letterale benché su piccola scala della profezia di Nahum si verificò sopra Ninive. Nel 625 a.C. essa fu presa dai Babilonesi al comando di Nabucodonosor, di cui Geova parla come del “mio servitore”. Relativamente a Nahum 1:8; 2:6, 8, che dice: “Ma con una irrompente inondazione egli farà una totale distruzione del luogo ov’è Ninive, . . . Le porte de’ fiumi s’aprono, e il palazzo crolla. Essa è stata come un serbatoio pieno d’acqua”, esiste un interessante racconto storico. Si narra che il fiume Tigri in piena fece una breccia nelle mura della città e l’allagò, e che il re assiro eresse un grande rogo funebre nel palazzo, sul quale lui e molti servitori e concubine morirono quando fu appiccato il fuoco. Quindi i Babilonesi assedianti entrarono attraverso la breccia delle mura e presero Ninive in parte inondata e in parte incendiata. Le acque straripanti, tuttavia, potrebbero essere state un quadro figurativo delle impetuose forze di Nabucodonosor. Si veda il Prologo di Nebuchadnezzar di G. R. Tabouis, 1931.
Si deve ancora rispondere a una domanda: quando profetizzò Nahum? È una domanda alla quale non si può rispondere con precisione. È certo che egli pronunciò e scrisse la sua profezia prima della caduta di Ninive, nel 625 a.C., perché predisse tale calamità. È anche certo che scrisse dopo la caduta di No-Amon, nel 664 a.C. circa, perché egli si riferì a quel disastro per dare a Ninive la certezza di una sorte simile. (3:8-10) Perciò il libro di Nahum fu scritto fra il 664 e il 625 a.C.
[Domande per lo studio]
1. Che cosa rivela Michea 1:1?
2. Come è divisa la profezia?
3. Qual è il contenuto di (a) La prima parte? (b) La seconda parte? (c) La terza parte?
4. Per chi è appropriato il significato del nome “Nahum”? e per chi non è appropriato?
5. Quale incoraggiante verità è rivelata da questo profeta?
6. Quale scena entro le mura di Ninive si presenta agli occhi del lettore?
7. Quale precedente avvenimento storico indica che non ci sarà nessun aiuto per l’Assiria?
8. Quale adempimento su piccola scala della profezia di Nahum si verificò sulla Ninive letterale?
9. Quando profetizzò Nahum?