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  • g71 8/1 pp. 9-13
  • I capolavori australiani del Creatore

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  • I capolavori australiani del Creatore
  • Svegliatevi! 1971
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    Svegliatevi! 1991
Altro
Svegliatevi! 1971
g71 8/1 pp. 9-13

I capolavori australiani del Creatore

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Australia

IMMAGINATE d’essere nella foresta australiana. Mentre vi guardate intorno, notate per terra un’impronta che somiglia al numero undici. Che cosa state guardando? Solo una delle molte caratteristiche della creazione animale australiana che la differenziano da quella di altri paesi. State osservando le tracce lasciate dall’animale che salta invece di correre, il canguro.

Supponete di seguire per un tratto le impronte. Notate che qua e là è aggiunto un terzo colpo alle due impronte, sotto e fra di esse. Lì si è riposato, sedendosi sulla grossa coda e forse battendola per terra per inviare segnali ad altri del branco.

State in silenzio e guardate soltanto. Ecco, avete visto quelle “foglie” appuntite spuntare da dietro quel boschetto? Anch’esso ci ha visto. Notate con quali graziosi salti il canguro supera gli ostacoli mentre si mette in salvo!

Il suo modo di muoversi è solo una delle numerose cose che distinguono il canguro. Il cangurino ha la maggior parte delle differenze. Cominciano prima che nasca.

Il canguro è ciò che si chiama “marsupiale”, il che significa che ha una tasca o marsupio in cui trasporta i piccoli. Ma in effetti il termine “marsupiale” ha un significato più profondo di questo soltanto.

La straordinaria nascita del cangurino

Gli animali che non sono marsupiali (o “monotremi”, come vedremo più avanti) sono detti “placentali”, il che significa che la madre ha un utero in cui l’embrione viene nutrito e a cui è unito per mezzo della “placenta”. La madre del piccolo canguro non ha utero. Invece, esso comincia a crescere subito dopo il concepimento in un sacco vitellino in cui l’embrione è nutrito finché, da otto a quaranta giorni dopo, secondo la specie, il sacco si rompe e il cangurino nasce.

Diciamo “nasce”, ma sarebbe meglio dire “è prodotto”. Perché quando lascia la madre è ancora in uno stato semi–embrionale, senza che occhi od orecchi siano sviluppati e con il solo senso dell’odorato. All’apparenza somiglia a un pezzo di gomma sagomata quasi trasparente. Ora preparatevi per qualche cosa di realmente sorprendente. Questa creaturina allo stato embrionale, grossa quanto un fagiolo, si arrampica palmo per palmo su per i peli della madre, guidata, si crede, dal senso dell’odorato, alla ricerca del marsupio: viaggio che richiede circa tre minuti. Trovatolo, se lo trova, vi si lascia cadere dentro, per completarvi il processo della nascita, che richiede parecchi mesi.

Ma supponiamo che non trovi il marsupio: che accade? Peccato! Potrebbe continuare a vagare per circa mezz’ora, e se ancora non lo trova, la sua vita finisce prematuramente. E che cosa fa mamma canguro in tutto ciò? Proprio niente. Non si preoccupa. A questo punto con tutta probabilità ha già concepito un’altra volta mentre il cangurino era nelle vie genitali. Ma il nuovo embrione non svilupperà più di cento cellule. A questo stadio il suo sviluppo è arrestato in ciò che si chiama “blastocisti” in vista di una situazione d’emergenza come questa. E in questo stadio arrestato dello sviluppo rimarrà finché il marsupio non sia vuoto e solo allora ricomincerà a crescere.

Ma il nostro cangurino ce l’ha fatta. È arrivato a destinazione senza nessuna assistenza. Mamma canguro ha fatto scarsissimi preparativi, semplicemente pulendo il marsupio con una leccatina e quindi sedendosi con la coda in avanti e appoggiandosi a un albero per non cadere da questa instabile posizione. Una volta dentro il marsupio, il cangurino si attacca a un capezzolo e questo si gonfia immediatamente e lo blocca lì, e la madre, servendosi dei muscoli, schizza il latte nella sua piccola gola. Da questo momento potete staccare il cangurino solo spaccandogli la bocca.

Così incredibile è tutto ciò che i primi esploratori e naturalisti pensarono che il piccolo canguro nascesse nel marsupio, “come mele sul ramo”, secondo la descrizione di uno. Molti anni dopo allo zoo di Londra si assistette per la prima volta alla nascita dell’embrione e anche allora si pensò che la madre trasferisse il piccolo nel marsupio con le sue labbra. Solo nel 1932 si seppe che esso raggiungeva il marsupio da solo.

Possiamo omettere il periodo che il cangurino passa nel marsupio, tranne che per notare che lì cresce dalla grandezza di un fagiolo, meno di un grammo, a qualche chilo. Solo dopo otto mesi e quando è stato svezzato esso si stacca e comincia a uscire dal marsupio per brevi periodi. Anche in tal caso, gli piace ancora fare colazione a letto, cosa che gli riesce facile sporgendosi dal letto e mordicchiando di passaggio l’erba mentre la madre pascola.

Correndo (saltando) ora insieme a un gruppo da sei a cinquanta canguri, il piccolo diventa adulto. Se è della varietà rossa può raggiungere l’altezza di un metro e mezzo o un metro e ottanta centimetri, pesare fino a 90 chili, fare salti alti tre metri e muoversi con salti di sei metri, quasi cinquanta chilometri all’ora.

È una creatura docile o perfino timida se non è in difficoltà e non combatte per la propria vita. Allora, col dorso contro un albero e seduto sulla coda, assesta colpi con le zampe anteriori e posteriori e gli artigli affilati, tenendo testa a parecchi cani. E se si accorge d’avere la peggio, si allontana saltellando fino a un “bilabong” o pozza d’acqua. Lì, in piedi con l’acqua fino alla vita, sommergerà un cane dopo l’altro mentre nuotano verso di lui, tenendoli sotto la coda o le zampe finché affogano. Ora basta col canguro.

Il koala

Ci sono altri marsupiali, oltre al canguro. Vi sorprende? Alcuni sono sorpresi, ma chi non ha visto una fotografia dell’affettuoso koala? È un marsupiale, e le femmine hanno il marsupio. Il suo nome, nella lingua degli aborigeni, significa “Io non bevo”. E in effetti non beve. Ma quanto mangia! Fino a 1.350 grammi di foglie dell’albero della gomma al giorno. Questo spiega perché, se vivete fuori dell’Australia, non avete il koala nello zoo locale. Il governo australiano ne proibisce l’esportazione. Nessun altro paese può alimentarlo. È schizzinoso nel mangiare. Di oltre cento specie di alberi della gomma, mangia le foglie di sei soltanto, e, giacché esse non si trovano in abbondanza fuori dell’Australia, morirebbe.

Si dice che le foglie dell’albero della gomma abbiano un effetto narcotizzante, il che spiega forse la sonnolenta, docile natura del koala. Ma attenzione! Non vi fate ingannare dalla sua amichevolezza e mitezza. Un soldato americano fece questo sbaglio dopo averne accarezzato uno nello zoo. Trovandone uno più tardi nella foresta, pensò di prenderlo per mostrarlo alla sua ragazza che era nell’automobile. Il koala la pensava diversamente. L’ignoranza del soldato gli costò una nuova uniforme e sei settimane d’ospedale.

Altri marsupiali

Tra gli altri marsupiali ve ne sono molti così somiglianti d’aspetto e d’abitudini ai loro “sosia” placentali che si potrebbero facilmente scambiare. Topi, ratti, gatti, talpe, formichieri e lupi marsupiali sono come i placentali sotto certi aspetti, tuttavia molto diversi in altri modi.

Per esempio, c’è un topo che può fare salti di quasi due metri e acchiappare un insetto per l’ala individuandolo col sonar; un gatto che partorisce venti gattini ma ha solo sei capezzoli e un lupo che può aprire la bocca di 180 gradi.

C’è il peramele che può scavare più in fretta che un uomo con la vanga e il cui marsupio si apre saggiamente all’indietro così che non si riempie di terra. C’è un canguro con la coda prensile che è arboricolo ed è un notevole acrobata. C’è il numbat marsupiale (formichiere gigante) che non ha marsupio, e un piccolo topo marsupiale che abita nelle crepe del fango secco e ha un cranio di soli tre millimetri dalla cima al collo.

In Australia e nella Nuova Guinea esistono oggi un totale di 175 specie di marsupiali, di cui 104 sono vegetariani e 71 carnivori. Si dice che i marsupiali estinti includano il diprotodonte, grande quanto un rinoceronte, e un canguro alto tre metri, il procoptodonte.

Vi meravigliate che i primi esploratori e colonizzatori d’Australia rimanessero sconcertati dagli animali selvatici così diversi da tutto ciò che avevano conosciuto prima? Eccetto due delle Americhe, i marsupiali non sono nativi di nessun altro luogo della terra.

I monotremi

Ci sono migliaia di specie di placentali, 175 di marsupiali, come abbiamo notato, ma solo due monotremi. Si trovano entrambi solo in Australia.

La parola “monotremi” viene dal greco e significa “un buco”. Ciò si riferisce al fatto che nel corpo dei monotremi c’è solo un’apertura, detta “cloaca”. Da questo unico passaggio escono sterco, urina e l’uovo. Sì, l’UOVO! Le due specie di monotremi sono gli unici mammiferi conosciuti che depongano le uova.

La maggioranza conosce già bene l’ornitorinco. Come se non s’accontentasse d’essere un mammifero che depone le uova, l’ornitorinco aggiunge una stranezza all’altra tanto che sembra lo scherzo di un tassidermista. E così apparve a coloro che lo videro per la prima volta. Infatti, quando ne fu inviata una descrizione ai naturalisti inglesi, essi rifiutarono semplicemente di credere al resoconto. Anche quando fu loro mandata una pelle essiccata decisero che era una frode. Perché tutta questa incredulità? Vediamo.

Oltre a deporre le uova, l’ornitorinco ha le seguenti svariate caratteristiche: pelliccia, canali per il latte, becco d’anatra, piedi palmati, pesante coda simile a quella del castoro, artigli velenosi alle zampe e una tasca facciale simile a quella delle scimmie per conservare il cibo. Potete immaginare l’impressione che fece l’ornitorinco su quei primi naturalisti?

Tuttavia, a motivo di questo miscuglio di caratteristiche, l’ornitorinco rispecchia la saggia abilità del Creatore, che lo fece mirabilmente adatto al suo ambiente, così che prosperò fino all’avvento dell’uomo e del fucile. Con gli artigli per scavare e la pelliccia per mantenersi caldo, si trova a suo agio sulla terra, benché il suo vero ambiente sia l’acqua. Ma la cosa più meravigliosa è il becco.

Non è un organo corneo e senza vita come quello dell’anatra. È molto sensibile, una massa di terminazioni nervose. Quando s’immerge e si muove per mezzo della poderosa coda e dei piedi palmati, occhi e orecchi si chiudono ermeticamente ed entra in funzione il becco. Sondando il limo, succhia fango, sabbia e vermi! Vermi e gamberetti e larve! Ora il becco è occupato a scegliere la carne dal fango, mettendo l’una nella tasca facciale e sputando fuori l’altro fin quando sale in superficie a respirare e a consumare la preda. Si dà da fare, giustamente, perché mangia ogni giorno tanti vermi quanto la metà del suo peso. Ciò spiega perché in cattività è più costoso da mantenere di un elefante.

Oltre a fungere da orecchi, da occhi e da naso quando nuota, il suo becco diventa un radar incorporato quando scava. Life Nature Library dice quanto segue: “Il becco dell’ornitorinco è una massa di nervi che trasmettono sensazioni tattili . . . Si dice che l’ornitorinco, quando scava, si renda misteriosamente conto delle cavità nel terreno davanti a sé, ciò che gli permette di evitar di finire in adiacenti tane di conigli, buche di ratti o tane di altri ornitorinchi”. Similmente, avverte la presenza di radici di alberi e rocce davanti a sé e devia prima di arrivarci. Non siete d’accordo che l’ornitorinco è meravigliosamente adatto al suo ambiente?

Può dirsi la medesima cosa dell’altro rappresentante della famiglia dei monotremi, l’echidna. Quale unico altro mammifero che depone le uova ci si potrebbe aspettare che somigli all’ornitorinco. Ma a parte il deporre le uova, esso somiglia all’altro solo in due modi: Entrambi allattano i piccoli ed entrambi hanno una sola apertura nel corpo o cloaca.

In effetti somiglia moltissimo a un’istrice, eccetto che i suoi aculei sono più corti, più grossi e assai aguzzi. Le brevi, poderose zampe sono mirabilmente dotate per scavare in formicai duri come il ferro dove trova il suo cibo preferito, la termite.

Anche l’echidna ha il marsupio. O, per essere più esatti, ne può produrre uno a piacere. Quando il piccolo è uscito dall’uovo, la femmina, mediante contrazione muscolare, forma un marsupio intorno alle ghiandole del latte e il piccolo, non sappiamo con quale mezzo, vien messo dentro di esso. Lì rimane, leccando la superficie impregnata di latte per nutrirsi, finché cominciano a formarsi i suoi aculei e non è più un pacifico occupante della culla di carne della madre. Allora fuori!

Oltre a queste, l’echidna ha altre singolari caratteristiche. Una di esse è la sua prodigiosa forza, nonostante sia lunga solo mezzo metro e pesi appena da 900 a 1.300 grammi. Un naturalista ne fece l’esperienza quando ne tenne una nel suo soggiorno per una notte per motivi di sicurezza. La mattina, l’echidna, nel tentativo di trovare una via d’uscita, aveva spostato dal muro ogni pesante mobile! Solo con una stufa di ferro non c’era riuscita: era attaccata al muro!

Un altro interessante attributo è la capacità della sig.ra Echidna di scavare in senso verticale, e con che velocità! Il muso e le zampe collaborano per sollevare anche dura ghiaia dal di sotto dell’animale per gettarla di lato e in alto a una velocità tale che in circa un minuto scompare, lasciando spesso aguzzi aculei in vista per qualsiasi naso o artiglio curioso. In ultimo, c’è la sua capacità di appiattirsi e strisciare attraverso un’apertura alta solo due centimetri e mezzo.

Che ne pensate? Potete vedere in tutta questa grande varietà la mano di un saggio Creatore? Sì, possiamo essere grati di aver dato nella nostra ricerca un fugace sguardo ai capolavori australiani del Creatore.

[Immagine a pagina 9]

Solo dopo otto mesi il piccolo canguro lascia per brevi periodi il marsupio materno

[Immagine a pagina 11]

Il koala si nutre di foglie dell’albero della gomma

[Immagine a pagina 12]

L’ornitorinco è un mammifero che depone le uova e dotato di un sorprendente becco d’anatra

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