Che cosa accade alle prigioni?
IN TUTTA la storia un diritto riconosciuto dalle società è stato quello di punire i delitti. Oggi, il modo in cui quasi tutti i paesi trattano quelli che commettono gravi delitti è quello di chiuderli nelle prigioni. Alcuni vi rimangono per il resto della loro vita.
Quanti sono quelli che ogni anno vedono in questo modo l’interno di una prigione? Solo negli Stati Uniti circa 2.500.000 persone. In un qualsiasi determinato giorno, circa 1.250.000 persone sono in attesa di giudizio o stanno scontando condanne in prigioni, riformatori, campi di lavoro e cliniche, o sono sulla parola o in libertà vigilata. Circa 120.000 persone si occupano di loro. A quale costo per il contribuente? Circa 585 miliardi di lire all’anno.
In anni recenti, le prigioni di molti paesi sono state portate all’attenzione del pubblico a causa di tumulti e spargimenti di sangue in grandi proporzioni. Questo è avvenuto particolarmente negli Stati Uniti, dove le prigioni si trovano in crisi. Nel settembre del 1971 quella crisi esplose nel più sanguinoso scontro avvenuto in questo secolo in una prigione.
Il luogo fu l’Attica State Correctional Facility di New York, dove 1.200 detenuti ribelli tennero prigionieri 38 agenti di custodia e dipendenti. Dopo quattro giorni, oltre 1.000 uomini delle truppe dello stato e della guardia nazionale presero d’assalto la prigione. La sparatoria che ne seguì fece in tutto queste vittime: 32 detenuti e 10 agenti di custodia e dipendenti tenuti in ostaggio furono uccisi e oltre 200 detenuti rimasero feriti. Nove ostaggi furono uccisi involontariamente dalle pallottole dei tutori della legge che avevano invaso il carcere.
Giacché in molti luoghi le prigioni sono in difficoltà, è opportuno fare le seguenti domande: Come ebbero origine le moderne prigioni? Conseguono gli scopi per cui furono istituite? La vita della prigione è d’aiuto per riformare i criminali? Che dire delle vittime dei delitti: chi le risarcisce? C’è un modo migliore per punire i delitti contro la società? Verrà mai il tempo in cui le prigioni non saranno più necessarie?
Come ebbero origine?
Vi sorprenderete apprendendo che le prigioni, così come esistono oggi, sono di origine relativamente recente. Nei tempi antichi c’erano pochissime prigioni. Prima del 1700 l’imprigionamento non era di solito impiegato come punizione per un delitto. Solo chi commetteva uno speciale reato veniva punito con la prigione, essendovi forse messo in catene, o essendo costretto ai lavori forzati nell’isolamento, o essendo maltrattato in altri modi mentre era detenuto.
Nei tempi antichi, le prigioni generalmente erano semplici luoghi di detenzione per tenervi gli imputati di reato non ancora processati. Dopo il processo, se trovati colpevoli venivano condannati a una punizione. Ma, salvo poche eccezioni, quella punizione non era una condanna alla prigione. O venivano giustiziati, di solito mediante decapitazione o impiccagione, o ricevevano una punizione corporale, cioè una punizione fisica, che poteva includere fustigazione, marchio a fuoco o mutilazione, e poi venivano messi in libertà.
Alcuni criminali venivano puniti essendo messi nei ceppi, che consistevano di un telaio di legno con buchi per le caviglie e talvolta per i polsi. In questo modo, seduto, il colpevole era esposto al pubblico ludibrio per un certo periodo di tempo, e poi veniva messo in libertà. La gogna era simile, e consisteva di un telaio di legno posto in cima a un palo, con buchi per la testa e le mani del delinquente, che stava in piedi. Anch’esso veniva usato per esporlo al pubblico ludibrio per un breve periodo, dopo di che veniva liberato. A volte i criminali erano condannati a divenire schiavi, spesso sulle galere. Queste erano navi spinte da file di remi. Il delinquente, di solito incatenato, doveva scontare un certo tempo ai remi.
Negli Stati Uniti e in Inghilterra ai primi del 1700 la punizione capitale (la pena di morte) veniva impiegata per oltre duecento separati delitti. Per i reati minori i delinquenti ricevevano la punizione corporale, come fustigazione, mutilazione o essendo messi nei ceppi. Ma poi erano liberati. Pochissimi scontavano ciò che oggi si conosce come condanna alla prigione.
Nell’antico Israele, la legge data da Dio per mezzo di Mosè non prevedeva affatto le prigioni. L’unica volta in cui le persone venivano tenute temporaneamente in custodia era quando una causa era particolarmente difficile e doveva attendere d’essere chiarita. (Lev. 24:12; Num. 15:34) Ma nessuno scontò mai una condanna alla prigione nella primitiva storia dell’antico Israele.
Questi antichi metodi di trattare i criminali significavano che pochissimo denaro pubblico veniva speso per i trasgressori. C’erano poche prigioni o secondini da mantenere.
Il concetto della punizione cambia
Nel diciottesimo e nel diciannovesimo secolo, i movimenti di riforma cominciarono a cambiare il metodo di trattare i trasgressori della legge. Queste riforme eliminarono gradualmente la pena di morte per molti delitti. In anni recenti, in molti paesi la pena di morte è stata completamente abolita. Pure la punizione fisica fu gradualmente eliminata. Vennero invece adottate le condanne alla prigione in sostituzione della pena di morte e della punizione corporale.
Questo significò che le prigioni avrebbero dovuto ora contenere molte persone, alcune per lunghi periodi di tempo. Pertanto, si dovette costruire un gran numero di prigioni per accogliervi questi delinquenti. Alcune prigioni costruite negli Stati Uniti vennero chiamate “penitenziari”, perché si pensava che in essi il criminale si pentisse. Si sperava che avrebbe trovato il tempo di meditare sul suo delitto e di rammaricarsene, così che non volesse commettere un altro delitto dopo essere stato rimesso in libertà.
Tuttavia, queste prime prigioni furono spesso camere degli orrori. Dapprima, sia i condannati che quelli in attesa di giudizio (inclusi gli innocenti), uomini e donne, vecchi e giovani, sani e malati, imputati di primo reato e incalliti criminali, venivano messi insieme. Le prigioni erano di solito infestate da parassiti, sudicie e sovraffollate. Divennero presto centri di degradazione fisica e morale. Di una tipica prigione dell’Inghilterra, The Gentleman’s Magazine del 1759 disse:
“È divenuta un vivaio di malvagità in tutti i suoi rami. Il pigro novizio, non appena è messo nella casa di correzione, si associa a banditi, scassinatori, borsaioli e prostitute vagabonde, testimone della più orrenda empietà e della più depravata impudicizia e generalmente perde qualsiasi buona qualità avesse quando è entrato, insieme alla salute”.
Nel 1834, un funzionario si recò nell’isola di Norfolk, colonia penale situata circa 1.500 chilometri a nord-est di Sydney, in Australia. Fu mandato lì a confortare alcuni uomini che stavano per essere giustiziati. Della sua esperienza scrisse:
“Un fatto rimarchevole è che quando facevo i nomi degli uomini che stavano per morire, l’uno dopo l’altro, mentre venivano pronunciati i loro nomi, caddero in ginocchio e ringraziarono Dio perché stavano per essere liberati da quell’orribile posto [essendo giustiziati] mentre gli altri, quelli la cui pena doveva essere commutata [non essendo giustiziati], rimasero muti e in lacrime. Fu la più orribile scena cui avessi mai assistito”.
Solo in questo ventesimo secolo, le condizioni nelle prigioni erano spesso abominevoli perfino negli Stati Uniti. Dopo l’ispezione in una prigione al principio degli anni venti, un funzionario fu così inorridito per il trattamento dei detenuti che dichiarò: “Eravamo di fronte ad atrocità”.
Invece d’essere luoghi di detenzione in attesa del processo, per la maggior parte degli scorsi pochi secoli le prigioni divennero sempre più luoghi di punizione. L’isolamento, le condizioni, gli atteggiamenti verso i detenuti, erano tutte cose che rappresentavano una terribile prova. Ma la maggioranza parve accettarlo come il modo migliore per scoraggiare altri dal commettere delitti, e anche per scoraggiare chi aveva scontato una condanna dal commettere ulteriori reati. Si pensava che non avrebbe sicuramente voluto subire di nuovo tale prova. Ma furono fatti pochi tentativi se non nessuno per correggere i trasgressori e farne una parte più utile della società.
Giunti a questa fase del trattamento dei trasgressori della legge, le prigioni vennero considerate un male deplorevole ma necessario. Quando alcuni compiangevano i detenuti per le avversità che subivano, in risposta si udiva il frequente commento: “Dovevano cercare di starne fuori”.
Tuttavia, in base a questo concetto, furono le prigioni un migliore mezzo di prevenzione contro il delitto? Furono esse superiori ai precedenti metodi della pena capitale e corporale?
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400.000 persone in media sono ogni giorno dietro le sbarre
Ciascun detenuto costa L. 1.460.000 all’anno
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Gogna (a sinistra); ceppi (a destra)