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  • g76 22/7 pp. 21-24
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  • Terrorismo: Perché?
  • Svegliatevi! 1976
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  • La strada che porta alla violenza
  • L’ingerenza del clero
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Svegliatevi! 1976
g76 22/7 pp. 21-24

Terrorismo: Perché?

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nella Germania Occidentale

UN VISO familiare appariva su centinaia di manifesti elettorali sparsi in tutta la città. Peter Lorenz si presentava candidato alla carica di sindaco di Berlino, e fra i problemi da risolvere c’era quello della sicurezza. “Misure più energiche per garantire la sicurezza”, dicevano i manifesti. “I Berlinesi vivono nel pericolo . . . i delitti sono in aumento”, dicevano i volantini distribuiti dal partito di Lorenz.

Ma poco prima del giorno delle elezioni si poteva vedere lo stesso viso familiare su migliaia di giornali in tutta la città; ora però appariva stanco, aveva lo sguardo fisso del drogato ed era senza occhiali. “Peter Lorenz: prigioniero del Movimento 2 Giugno”, diceva con sfida il cartello postogli davanti; era stato vittima proprio del terrorismo contro cui si era scagliato nella sua campagna! Fu liberato solo dopo che il governo tedesco ebbe soddisfatto tutte le richieste dei rapitori.

Il terrorismo e la violenza politica si sono ultimamente estesi a tutta la terra, come una piaga mortale. Infatti, proprio durante la settimana in cui Lorenz fu tenuto in ostaggio, i giornali tedeschi riportarono pure altri estesi atti di violenza politica:

Argentina: “Ucciso da estremisti il console americano John Patrick Egan che avevano rapito”.

Francia Meridionale: “Estesi danni alle cose causati domenica notte in una serie di sei attentati dinamitardi”.

Roma: “In un [sanguinoso] scontro per la strada . . . tra giovani estremisti di destra e di sinistra, un dimostrante è rimasto gravemente ferito”.

Irlanda del Nord: “Malgrado la tregua, la notte scorsa a Belfast due persone sono rimaste uccise e altre due ferite”.

Israele: Nelle prime ore di giovedì un attentato terroristico contro un albergo di Tel Aviv si è concluso in un bagno di sangue . . . quattordici morti”.

Tutto questo solo in una settimana! Nulla di strano se ci si chiedeva: “Dove andremo a finire?” e: “Non si può fare nulla?” Tuttavia, il cancelliere tedesco Helmut Schmidt avvertì il Parlamento di Bonn: “Lo stato costituzionale non può offrire nessuna garanzia contro il terrorismo e la violenza anarchica . . . Neppure le dittature militari e poliziesche sono in grado di offrire protezione assoluta”. Il quotidiano berlinese Tagesspiegel chiese in merito alle possibili soluzioni:

“Cos’è accaduto a organizzazioni mondiali come le NU o alla solidarietà internazionale fra i paesi interessati che non chiedono l’estradizione o almeno di perseguire legalmente coloro che commettono omicidi per scopi politici, i rapitori e i dirottatori? È un male che non si può sradicare se non si va alla radice del problema”.

Ma qual è la radice del problema? Sarà sufficiente perseguire legalmente i terroristi per arrivare alla radice del male ed estirparla? Considerando i motivi che li portano a commettere atti di violenza comprendiamo che le radici sono molto più profonde.

La strada che porta alla violenza

Ai giovani idealisti non occorre dire che nella società in cui vivono c’è qualcosa che non va. Il bisogno di un cambiamento appare evidente. Ma spesso la loro voce da sola ha avuto poco effetto sui sistemi ben stabiliti. L’ondata di proteste che si levarono nelle nazioni occidentali industrializzate a partire dagli anni cinquanta, per esempio, fu dapprima pacifica. Molti ricordano ancora lo slogan “Al bando la bomba” di coloro che fecero la marcia da Aldermaston, in Inghilterra. Ma la bomba non fu messa al bando. Anzi, ora le riserve nucleari aumentano più in fretta di prima.

La guerra del Vietnam, i diritti civili e altri problemi diedero luogo a delusioni simili che prepararono il terreno a forme di protesta più intense. L’apparente successo della violenza rivoluzionaria, come in Cina e a Cuba, rafforzò sempre più la convinzione di molti che il cambiamento si poteva ottenere solo usando la violenza per rovesciare quelli al potere.

“Distruggi quello che distrugge te” fu lo slogan rivoluzionario degli studenti berlinesi durante le proteste degli anni sessanta. Il loro ragionamento era questo: Poiché lo stato costituito non ha risolto i problemi dell’umanità si deve togliere di mezzo e sostituire, se necessario con mezzi violenti. Il gruppo che rapì il candidato alla carica di sindaco, Lorenz, si espresse così: “Per togliere il marcio che c’è in questo paese le parole e le richieste non servono a nulla . . . Solo la violenza e le armi possono togliere di mezzo il fascismo”.

Il famoso giornalista tedesco Fritz René Allemann spiega così la loro strategia: “Il terrorismo — impiegato talora nel modo più brutale e più crudo, talora molto raffinato e messo in atto con scaltrezza — deve provocare le classi elevate e scuotere le classi lavoratrici dal letargo e dalla fatalistica rassegnazione, dimostrando loro che i governi e i governanti non sono irraggiungibili”.

Pertanto i metodi impiegati nel conflitto religioso dell’Irlanda del Nord e nei “movimenti di liberazione” delle minoranze in altri paesi si sono estesi ai paesi prosperi dell’Occidente. La “guerriglia urbana” viene condotta nelle città moderne, simili a giungle, i cui immensi caseggiati e le strade impersonali offrono rifugio e protezione. Attacchi fulminei, tra cui rapine alle banche, lanci di bombe, “esecuzioni” di uomini politici impopolari e rapimenti di personalità in vista per ottenere il rilascio di compagni in prigione sono all’ordine del giorno.

Intanto, un altro fattore spesso trascurato ha contribuito notevolmente a questo clima di violenza. Quale?

L’ingerenza del clero

La persona religiosa potrebbe chiedersi in tutta onestà perché la religione non sia riuscita maggiormente a moderare la violenza politica. Il cristianesimo non è forse contrario alla violenza e all’impiego della forza? Non incoraggia invece l’amore del prossimo?

Heinrich Albertz, ex sindaco di Berlino, ministro ordinato della Chiesa Evangelica (Luterana) e membro del suo sinodo, ci aiuta a capire la risposta. In un’intervista trasmessa alla televisione alla fine del 1974, egli ammise: “La colpa è di tutti se le cose sono andate così, poiché dopo tutto sono i nostri figli e le nostre figlie”. Le sue parole sono sottolineate dal fatto che tra i quattro presunti cervelli della famosa organizzazione terroristica tedesca Baader-Meinhof, su cui pendono cinque capi d’imputazione per omicidio e numerosi capi d’imputazione per tentato omicidio, rapine a banche, incendio doloso, lanci di bombe, reato di falso e furto aggravato, c’è la figlia di un ministro religioso protestante!

È vero che la maggioranza degli ecclesiastici cattolici e protestanti non direbbe apertamente di essere a favore della violenza e del terrorismo. Ma per stabilire se gli ecclesiastici hanno contribuito al terrorismo bisogna badare più alle loro azioni che alle loro parole. Sono molto simili al genitore che dice al figlio di non fumare, ma non lo aiuta a capire bene il perché, mentre nel medesimo tempo egli stesso continua a fumare, incoraggiandolo così a seguire la strada sbagliata. Quindi, anche se gli ecclesiastici condannano le azioni dei terroristi, essi stessi hanno coltivato il suolo in cui i semi del terrorismo e della violenza hanno messo radice e sono germogliati. Come?

Considerate i metodi impiegati dai capi religiosi nei secoli del medio evo quando erano abbastanza forti da imporre allo stato la loro volontà. Le sanguinose crociate, le spaventose inquisizioni, i roghi per gli “eretici”, la caccia alle streghe, le “conversioni” sotto la minaccia della violenza, e altre tattiche violente non riempiono forse le pagine della storia comprovando che quando tornò loro il conto non mostrarono nessuna avversione per il terrorismo e la violenza? Questo tacito consenso alla violenza è forse cambiato col passare del tempo?

La storia di due guerre mondiali combattute nel cuore della cristianità risponde di No! I fatti mostrano che i capi politici da ambo le parti, in entrambi i conflitti, poterono contare sul più fervido appoggio delle chiese quando mandarono i loro giovani a commettere violenza. Il generale di brigata inglese Frank P. Cozier disse: “Le chiese cristiane sono abilissime a suscitare sete di sangue, e ce ne siamo liberamente serviti”. Gli attentati terroristici commessi al presente per motivi religiosi nell’Irlanda del Nord mostrano questa inclinazione alla violenza tra le persone della cristianità, indipendentemente dalle parole di pace che escono dalla bocca degli ecclesiastici.

Quindi per alcuni ecclesiastici il passo è stato breve dal sostenere la violenza bellica per “Dio e la patria”, all’incoraggiare la violenza in favore di ideali politici da alcuni ritenuti “giusti”. A conferma di questo fatto, Henry W. Malcolm, pastore dell’Università presbiteriana, durante il periodo della rivolta studentesca radicale contro la guerra del Vietnam, scrisse:

“Chi deplora l’ingerenza del clero in questioni pubbliche come politica, economia, povertà, guerra e pace non capisce in effetti la storia del ministero. . . . è [il clero] a dare la prova visibile degli insegnamenti più fondamentali della propria fede. E questo fatto non passa inosservato agli studenti radicali di tutta la nazione”.

E mostrando fino a che punto gli ecclesiastici possono essere coinvolti nei movimenti politici indipendentemente da quello che dicono, Malcolm afferma:

“Se ciò significa che si deve agire in un certo modo per trasformare la società organizzata in una società più libera, anche questo si deve tentare. Dopo tutto, è per questo che il pastore dell’università si trova coinvolto con gli studenti radicali”.

Numerose notizie indicano che gli ecclesiastici sono coinvolti in movimenti di “liberazione” in ogni parte del globo. Molti non solo sostengono a parole di rovesciare quelli che definiscono sistemi “oppressivi”, ma in effetti partecipano anche agli atti di violenza. In tal modo conferiscono un’aria di rispettabilità morale alla violenza, come se fosse volontà di Dio. Ne sono un esempio le parole del sacerdote cattolico Camillo Torres della Colombia, morto qualche tempo fa sotto una gragnuola di proiettili sparati dai soldati:

“La rivoluzione comporta l’insediamento di un governo che dia da mangiare agli affamati, vesta gli ignudi e istruisca gli ignoranti, in breve, che eserciti amore . . . Questa è la ragione per cui la rivoluzione è non solo lecita ai cristiani, ma, anzi, è un dovere se è l’unico mezzo efficace per mostrare a tutti questo amore”.

Potete biasimare i giovani d’oggi se sono stati indotti a credere che è possibile ottenere una società giusta mediante i loro sforzi, che agiscono in armonia con la volontà di Dio, il quale non vuole o non può agire? William F. Starr, consulente protestante presso la Columbia University, rilevò che, secondo il defunto teologo protestante tedesco Dietrich Bonhoeffer, “è il mondo stesso, l’uomo stesso che vive nel mondo, ad appagare i bisogni e a risolvere i problemi, non Dio”. Al che Starr aggiunge: “Prestando ascolto a Bonhoeffer, facciamo eco alla sua richiesta di non chiedere più a Dio di fare ciò che gli uomini possono fare per sé e gli uni per gli altri”.

Pertanto, se l’uomo è solo, allora “distruggi quello che distrugge te!” A molti questo sembra il mezzo legittimo per sottrarsi alla delusione causata dal fallimento dei governi umani. Ma lo è?

Il vero rimedio

Sarebbe da ingenui credere che i terroristi abbiano torto in tutto. Anziché ignorare la realtà, riconoscono che gli attuali sistemi non sono riusciti a risolvere i problemi politici, economici, razziali e ambientali. Ma la soluzione che essi propongono — il ricorso alla violenza per sostituire gli attuali sistemi con un altro di loro scelta — è quella giusta? O si tratterebbe solo di scambiare una forma di oppressione da parte di uomini imperfetti con un’altra?

D’altra parte, quelli che sostengono di collaborare con il sistema quali risultati possono additare? Per quanto parlino e si impegnino, si può dire almeno che la situazione mondiale vada nella direzione giusta? L’esistenza di sempre più persone povere, disoccupate, analfabete, affamate e senza tetto — e ora di un maggior numero di profughi — mostra di no!

Non hanno gli uomini imperfetti dimostrato oltre ogni dire di non essere in grado di portare i cambiamenti mondiali necessari per recare pace e felicità a tutta l’umanità? Ma che dire se il cambiamento venisse dal di fuori del reame dell’uomo, da una fonte che ha il potere di togliere di mezzo tutti gli odierni governanti egoisti, nazionalisti e in lotta fra loro, e di sostituirli con un governo universale che servirà davvero negli interessi dell’umanità in generale? La profezia biblica risponde che questo è proprio quanto il Creatore si propose di fare per la famiglia umana:

“Ai giorni di quei re l’Iddio del cielo stabilirà un regno [governo] che non sarà mai ridotto in rovina. E il regno stesso non passerà ad alcun altro popolo. Esso stritolerà tutti questi regni e porrà loro fine, ed esso stesso starà a tempi indefiniti”. — Dan. 2:44.

La Bibbia mostra pure che allora ci sarà un ordine completamente nuovo basato sulla pace, sull’uguaglianza e sull’amore fraterno, cose tanto desiderate da molti che vogliono cambiare l’attuale sistema. — Vedere 2 Pietro 3:13; Rivelazione 21:1-5.

Gli ecclesiastici non hanno fatto capire ai giovani d’oggi che questo è il proposito di Dio. Perciò devono addossarsi gran parte della responsabilità d’avere fuorviato i radicali, inducendoli a ricorrere al terrorismo e alla violenza. Avrebbero potuto fare molto per impedire il sorgere del terrorismo se solo avessero adempiuto la loro missione di insegnare ai giovani i meravigliosi propositi di Dio, anziché indirizzarli verso soluzioni ideate dall’uomo. Coloro che non tengono conto dei propositi di Dio possono solo mietere ciò che mieté l’antico popolo d’Israele quando non tenne conto di Dio:

“C’era speranza di pace, ma non venne nessun bene; e di un tempo di guarigione, ed ecco, il terrore!” — Ger. 14:19.

Perché dunque non abbandonare saggiamente le limitate soluzioni ideate da uomini imperfetti per accettare la soluzione che Dio attuerà per mezzo del suo regno e che influirà su tutto il mondo? Solo allora l’ambìto tempo di pace, giustizia e rettitudine, che anche molti terroristi sognano sinceramente, diverrà realtà.

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