Localizzano i furiosi tifoni
DAL CORRISPONDENTE DI “SVEGLIATEVI!” NELLE HAWAII
“TIFONE!” Questa parola semina il terrore fra Cinesi, Giapponesi, Filippini, abitanti di Guam e della Micronesia. È una parola di origine cinese usata a ovest del 180º meridiano per descrivere un uragano i cui venti possono soffiare a 120 chilometri orari o più. A est di quell’immaginaria linea di divisione longitudinale sono detti uragani (hurricanes).
Ogni anno decine di queste ululanti tempeste di vento spazzano l’area degli oceani Pacifico e Indiano. Ogni tanto i tifoni si spostano sulla Cina continentale causando grande distruzione di vite e cose. A volte, il Giappone è investito contemporaneamente da due tifoni, e inondazioni e frane provocano molte vittime.
Durante un tifone, o un uragano, vengono liberate enormi quantità di energia. “Si calcola”, rileva l’Encyclopædia Britannica (edizione del 1974), “che un uragano vero e proprio può spostare più di 3.500.000.000 di tonnellate d’aria all’ora”.
Come si originano questi forti uragani? Cosa si prova a trovarcisi in mezzo? Si possono localizzare abbastanza in anticipo per consentire alle popolazioni di sfuggire alla loro furia devastatrice?
L’ITCZ
Avete mai sentito parlare della “zona di convergenza intertropicale”? Nota anche con le iniziali ITCZ, è una fascia che circonda la terra, vicino all’equatore, dove gli alisei e l’aria ascendente si incontrano. Questa zona è un vivaio di tempeste tropicali, poiché qui il calore del sole riscalda l’aria e l’acqua più che in qualsiasi altra parte della terra. Con quale effetto?
Dalla superficie dell’oceano l’acqua evapora continuamente e si solleva insieme all’aria calda per formare le nubi. Nelle giuste condizioni, varie correnti ascendenti di aria calda si uniscono producendo l’effetto di un camino. Mentre il camino si espande, gira a motivo della rotazione terrestre. Alla base del camino la pressione cala rapidamente, aspirando altra aria e umidità dall’esterno della colonna rotante. Avviene la stessa cosa quando si aspira acqua con una cannuccia. L’aria calda e umida si alza fino a novemila, diecimila metri di altezza, dove incontra uno strato d’aria fredda. Allora si espande; l’umidità si condensa e comincia a cadere sotto forma di pioggia, girando sempre più vorticosamente insieme ai venti mentre l’uragano prende forma.
L’acqua contenuta nell’“occhio” di tale uragano può essere tre o quattro metri più in alto rispetto al circostante oceano. Un tifone o uragano di grandi proporzioni può sollevare onde da quindici a trenta metri di altezza. Potete immaginare la forza distruttiva di tali enormi cavalloni? In certi casi la furia dei venti di un tifone o di un uragano ha fatto passare delle schegge attraverso grossi alberi, spinto a riva grandi navi e causato disastri ferroviari.
Per citare un esempio della furia di un tifone, il 7 ottobre 1737 onde di circa dodici metri provocate da un uragano investirono Calcutta, in India, uccidendo 300.000 persone. Il lunedì 16 agosto 1971, il tifone Rose si abbatté sull’isola di Hong Kong con piogge e venti che spiravano a 190 chilometri orari. Il violento tifone strappò dagli ormeggi una quarantina di navi di lungo corso disseminandole sul litorale roccioso di Hong Kong. Dell’uragano Fifi, che nel settembre del 1975 colpì Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala e Belize, un articolo del Reader’s Digest riferì:
“Fifi si accanì soprattutto su Choloma e su altre città da ambo i lati della Sierra Merendòn. Un uragano che si sposta lentamente può riversare da dodici a venticinque centimetri di pioggia su una zona pianeggiante. In una zona montuosa la precipitazione può essere cinque volte tanto. A Choloma la stazione della Texaco gestita da Manuel Becerra è situata a circa un metro più in alto del terreno circostante. ‘Man mano che l’acqua saliva, cominciò ad arrivare gente dalle zone basse’, disse. ‘A mezzanotte c’erano almeno 800 persone accalcate attorno alla stazione di servizio’.
“Poi cominciò il diluvio. ‘Anche quando piove forte si possono vedere le singole gocce’, disse. ‘Ma all’improvviso dal cielo si rovesciò una densa cortina d’acqua’.
“La pioggia torrenziale continuò per quattro ore. La terra satura degli erti pendii di Merendón non poteva più assorbirne. All’improvviso, migliaia di tonnellate di terra, roccia e alberi franarono. A Ocotillo, Arcadio Gámez udì il fragore. Corse fuori, sparando in aria con la pistola per avvertire i vicini. Una quarantina di essi lo seguirono su un punto più alto della montagna. Con orrore videro ogni casa del villaggio sparire nel burrone. ‘Pareva che la montagna galleggiasse’, disse Gámez. Trentuno sfortunati abitanti di Ocotillo furono inghiottiti dal corridoio della morte e sparirono in un vorticoso impasto di terra, case, macigni, bestiame e grossi alberi”.
Prima di calmare la sua furia, l’uragano Fifi fece da 7.000 a 8.000 vittime, lasciando centinaia di migliaia di persone senza tetto in mezzo alle inondazioni e alle frane che ne seguirono. Si afferma che nella città di Choloma, menzionata sopra, dei 5.000 abitanti 2.700 perirono.
È possibile evitare tali spaventose conseguenze? Si possono prevedere tifoni e uragani abbastanza in anticipo da poter salvare un gran numero di vite?
Come individuare la nascita di un uragano
A causa degli scarsi mezzi di comunicazione, negli anni passati la rapida diminuzione della pressione atmosferica registrata dal barometro era pressoché il solo avvertimento anticipato che si poteva ricevere. Tuttavia, questo avveniva spesso troppo tardi per poter sfuggire alla furia di un uragano. In seguito, con la diffusione delle comunicazioni radio, osservatori volontari dislocati sulle isole poterono avvertire con un anticipo di alcune ore che si stava preparando un uragano.
Poi venne il radar con la capacità di individuare la formazione nuvolosa a spirale di un tifone. Tuttavia, poiché i segnali del radar viaggiano in linea retta, mentre la terra è rotonda, il radar permette di localizzare i tifoni solo quando essi si trovano in un raggio di circa trecentoventi chilometri.
Il mezzo di gran lunga più utile per localizzare i tifoni sono i satelliti meteorologici. Uno di essi, che gira intorno alla terra in direzione nord-sud, scruta ogni quattro minuti e mezzo una superficie di 3.200 chilometri per 3.200. Quello che il satellite “vede” viene registrato su un nastro magnetico che sarà letto presso due stazioni di comando negli Stati Uniti, una a Fairbanks, in Alasca, e l’altra a Wallops Island, in Virginia.
Le attrezzature di questo satellite permettono alle stazioni meteorologiche di Guam, Wake Island e Honolulu, nonché di molte altre località, di conoscere le condizioni atmosferiche in un raggio di parecchie centinaia di chilometri. Gli uffici delle previsioni meteorologiche di Honolulu e Guam esaminano le immagini ricevute delle formazioni nuvolose per vedere se esiste l’andamento tipico di un ciclone tropicale o tifone.
Un altro satellite meteorologico ha una velocità orbitale regolata in modo tale da rimanere in una posizione fissa in un punto del Pacifico equatoriale. In questo modo ogni ventidue minuti le stazioni meteorologiche possono ricevere fotografie della maggior parte del bacino del Pacifico. Un satellite simile è in servizio sull’oceano Atlantico.
Quando si avvicina un tifone
Cosa accade quando l’immagine inviata da un satellite meteorologico rivela che si prepara un tifone? In tal caso vengono avvertite tutte le stazioni meteorologiche della zona. Si prendono provvedimenti per proteggere le vite e, nel limite del possibile, per ridurre i danni alle cose. Ma questo non è tutto.
Le stazioni meteorologiche mandano su grandi palloni con apparecchi trasmittenti. Speciali apparecchi riceventi registrano le informazioni trasmesse da questi strumenti su temperatura, umidità, velocità e direzione del vento, dalla superficie dell’uragano fino a un’altezza di circa ventisette chilometri. Inoltre, speciali aerei partono da Guam o dalle Filippine per seguire l’evoluzione di un uragano e per trasmettere via radio le informazioni sulla velocità dei venti in vari punti dal limite estremo dell’uragano al suo centro, oltre alle condizioni del mare. Un testimone oculare narra l’esperienza fatta a bordo di un tale aereo:
“Era buio come a mezzanotte. Nell’incessante turbolenza il nostro aereo di oltre 50 tonnellate era sballottato come un sughero su una rapida. . . . Immaginate, se vi è possibile, un vano grande pressappoco quanto una stanza da bagno, insieme a due tonnellate di apparecchiature elettroniche, termos, attrezzature di soccorso e l’equipaggio, e poi agitate per bene il tutto”.
È della massima importanza localizzare i tifoni sin dalla loro origine. Ad esempio, gli atolli corallini su cui abitano molti Micronesiani sono particolarmente vulnerabili, poiché queste isole non sono in media a più di sei metri sopra il livello del mare, quindi le onde sollevate dagli uragani possono provocare gravi danni. Anche le navi in mare apprezzano gli avvertimenti relativi agli uragani, poiché danno loro il tempo sufficiente di mettersi al riparo.
Si è fatto davvero molto progresso nel campo della previsione dei violenti tifoni o cicloni. Purtroppo però molte vite sono perdute perché tali avvertimenti vengono ignorati. Data la forza distruttiva liberata da tali violente tempeste tropicali, è saggio allontanarsi dal loro percorso il più presto possibile.