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  • Il più grande privilegio che abbia avuto nell’aiutare qualcuno
  • Svegliatevi! 1980
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Svegliatevi! 1980
g80 8/12 pp. 16-20

Il più grande privilegio che abbia avuto nell’aiutare qualcuno

Narrato da Vicki Johnson a un nostro redattore.

Tante volte è difficile aiutare chi ha gli orecchi e gli occhi sani ad ascoltare e comprendere le verità inerenti al regno di Dio. Ora dovevo impegnarmi nell’insegnarle a una giovane sorda e cieca dalla nascita!

MIO marito ed io abitiamo accanto al Centro Nazionale Helen Keller per Sordi e Ciechi, situato a Sands Point, Long Island (U.S.A.). Osservando l’edificio che stava per essere ultimato pensavamo alle persone cieche e sorde, alcune sin dalla nascita. Non hanno mai visto le bellezze della terra, né hanno udito i suoi piacevoli suoni! Il semplice pensiero ci opprimeva; era impossibile immaginare la vita nelle tenebre e nel silenzio totali! Conosciamo la promessa di Geova secondo cui nella terra paradisiaca sotto il dominio del suo regno saranno restituiti la vista ai ciechi e l’udito ai sordi, ma come potevamo comunicare questa speranza a coloro che sarebbero diventati presto i nostri vicini? Pregammo che ce ne fosse data l’opportunità.

Nel settembre del 1977 fu aperta la strada. La nostra congregazione di testimoni di Geova ricevette una lettera da Georgine Dilts di Seattle, nello stato di Washington. Essa aveva tenuto uno studio biblico in Braille con Debbie Curry, una giovane di 25 anni sorda e cieca dalla nascita. Il primo a parlare con Debbie era stato Dallas Talley, un Testimone cieco, che aveva studiato con lei, conducendola alle adunanze. Infine l’aveva presentata a Georgine Dilts, che conosceva il linguaggio mimico per i sordi. Ora Georgine ci informava che Debbie sarebbe stata mandata al Centro Helen Keller accanto a casa nostra, e chiedeva alla congregazione di mandare qualcuno a continuare lo studio biblico con lei. E lo chiesero proprio a me! Come avrei fatto? Il mio mondo era pieno di immagini e di suoni. Vedere e udire erano cose scontate per me. Come potevo farmi capire da Debbie nel suo mondo buio e silenzioso? Come potevo comunicare con lei? Non conoscevo la dattilologia, o linguaggio delle dita, e anche se l’avessi conosciuta non poteva vederla!

Quando incontrai Debbie all’istituto i miei timori diminuirono, anche se non scomparvero del tutto. Non avevo bisogno del linguaggio delle dita per parlare con lei. Parlavo normalmente, e lei usava le mani come orecchi. Mentre io parlavo lei appoggiava il pollice sulle mie labbra e le altre dita sulla mia mascella e la mia gola. Sentendo i movimenti delle mie labbra e della mia mascella e le vibrazioni della mia gola, sapeva cosa stavo dicendo! Si chiama metodo Tadoma. Questa parola non si trova ancora nei dizionari. È formata dall’unione di Tad e Oma, i nomi di battesimo dei primi due sordi e ciechi addestrati a usare il metodo, un fratello e una sorella. Debbie mi parlava con la sua voce, e sebbene dapprima avessi qualche difficoltà a capire quello che diceva, ha una straordinaria capacità di esprimersi vocalmente se si pensa che non ha mai sentito pronunciare una parola!

La sua prima domanda fu: “Quando posso venire alla Sala del Regno?” Quella stessa settimana venne con me a uno studio di libro della congregazione, e io disposi di tenere uno studio biblico a domicilio con lei. Cominciò anche ad assistere a certe adunanze settimanali nella Sala del Regno. La prima è una scuola in cui impariamo a predicare e la seconda ci aiuta a compiere l’opera di predicazione in modo organizzato.

Passi compiuti per aiutare Debbie

Nei primi tempi portavo con me delle pubblicazioni in Braille per fargliele leggere durante le adunanze, ma feci questo solo per qualche tempo. Io e un’altra donna della congregazione facemmo corsi di dattilologia e linguaggio mimico, e nel giro di poche settimane interpretavamo a turno le adunanze per Debbie. Teneva delicatamente la nostra mano nelle sue mentre le comunicavamo con le dita o con segni quello che veniva detto. Era felice di sentirsi partecipe di quello che si faceva. In seguito dovevo pronunciare un discorso di esercitazione nella scuola. Debbie volle prendervi parte. Preparai la mia presentazione in modo che potesse dire anche lei alcune parole, e questo la entusiasmò moltissimo. Essa fa commenti anche allo studio di libro di congregazione.

La Watchtower Society conosce i bisogni degli handicappati. Essa ha alcuni libri sulla Bibbia in Braille, molti dei quali sono stati prestati a Debbie. Nel suo reparto Braille, la Società prepara molte delle sue pubblicazioni (in inglese) per i lettori ciechi. Nello studio biblico personale di Debbie abbiamo usato il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna. Essa ha il libro in Braille, legge ogni paragrafo con la rispettiva domanda ad alta voce, e poi dà la risposta. Gli articoli di studio della rivista Torre di Guardia sono pubblicati in Braille ogni due numeri. Per questo Debbie è ansiosa di assistere all’adunanza domenicale nella Sala del Regno quando si studia questa rivista.

Debbie dovette ottenere il permesso dal Centro Helen Keller dove vive per andare all’adunanza. Il Centro non ha nulla contro i testimoni di Geova, ma si preoccupa molto dei suoi protetti. Jack, un volontario, accompagnava Debbie alla chiesa cattolica la domenica mattina. Era molto gentile con lei, la portava a nuotare, al ristorante e in altri posti. Al Centro pensavano che questa fosse una buona disposizione ed erano riluttanti a cambiarla. Pertanto il Centro voleva che Debbie dividesse il suo tempo fra noi, venendo alla Sala del Regno con me durante la settimana e andando alla chiesa cattolica con Jack la domenica.

Tuttavia Debbie continuava a chiedere di andare alla Sala del Regno la domenica. L’assistente sociale acconsentì infine a questo cambiamento, purché l’avesse detto lei stessa a Jack. Questo le era difficile. Gli voleva molto bene. Jack era stato molto buono con lei. Debbie voleva inoltre che lui venisse a conoscenza del paradiso terrestre che Geova porterà.

Così invitò Jack ad assistere al suo studio biblico personale. Egli è un fervente cattolico, ma non poté dire di no a Debbie. Così assisté a ciò che pensava fosse qualcosa di simile a un raduno del Ku Klux Klan. Al Centro avevano parlato di ‘questa gente che porta Debbie a diverse adunanze religiose la settimana’, pensando che un’adunanza la settimana fosse più che sufficiente, per cui ‘questa gente dev’essere ben strana’. Jack ce lo disse, ma aggiunse: “Siete gente del tutto normale e ospitale e vi interessate veramente di Debbie”. Tornato al Centro raccomandò di permettere a Debbie di stare con noi tutte le volte che volevamo. E lei cominciò subito ad assistere allo studio Torre di Guardia la domenica.

“Non ho problemi”

Una lezione della Torre di Guardia trattava il ‘gettare i propri pesi su Geova’. Successivamente ripassai alcuni punti con Debbie.

“Quando abbiamo problemi”, dissi, “possiamo sempre rivolgerci a Geova Dio in preghiera e parlargliene. Non dovremmo mai esitare a menzionargli qualsiasi problema sorga nella nostra vita”.

Questa giovane donna che ha trascorso 28 anni della sua vita nelle tenebre e nel silenzio assoluti rispose: “Non ho problemi”. In paragone a lei, sono io quella che non ha problemi!

Una volta sorse un piccolo problema. Tenevo uno studio biblico con Denise, un’adolescente che pure viene alle adunanze nella Sala del Regno. Era in programma per pronunciare un discorso di esercitazione e stavo ripassando i suoi appunti con lei. Debbie mise la mano sugli appunti. La allontanai, ma ripeté il gesto. La terza volta che accadde spinsi via la sua mano trattenendola brevemente. Debbie mi girò le spalle. Quando ebbi finito con Denise mi volsi verso Debbie. Tirò fuori dalla borsetta una vecchia lettera della nonna e me la porse perché gliela leggessi; gliel’avevo già letta parecchie volte. Quando arrivai al punto dove la nonna le diceva che non aveva bisogno di battezzarsi di nuovo perché era stata battezzata nella chiesa pentecostale di Betania quando era una bambina, Debbie mi prese la lettera. Stava dicendomi qualcosa.

“Allora non vuoi essere battezzata come testimone di Geova?” chiesi.

“No”.

“Prima avevi detto di sì. Ora non più?”

“No”.

“Quando hai cambiato idea?” Non rispose.

“Vuoi essere pentecostale o testimone di Geova?”

“Pentecostale”.

“Vuoi ancora studiare la Bibbia con me?”

“No”.

“Vuoi che venga a prenderti giovedì per andare alla Sala del Regno?”

Esitò, ma infine disse: “Sì”.

Compresi qual era il problema. Era gelosa perché avevo dedicato tempo a Denise. Voleva ferire me respingendo i Testimoni. Lasciai cadere il discorso, ma all’adunanza successiva lo ripresi. Non voleva parlarne.

“L’ultima volta che abbiamo parlato”, dissi, “hai detto di non voler diventare una testimone di Geova. Dicevi sul serio?”

“No”.

“Eri arrabbiata”.

“No!” Non cedeva. Non voleva farmi pensare che era arrabbiata.

“Sì”, dissi, “eri arrabbiata. È comprensibile. Volevi che ti prestassi attenzione. Ma era il turno di Denise. Il fatto che io dedichi del tempo a Denise non significa che non ti voglia bene. Lo capisci?”

Non rispose, e così continuai:

“Succede la stessa cosa quando una madre ha più di un figlio. Lei ama tutti i suoi figli, ma presta loro attenzione in diversi momenti. L’altro giorno era il momento di Denise. Questo è il tuo momento. Se ti arrabbi, arrabbiati con me, ma non ti arrabbiare mai con Geova o con la verità. A volte mi arrabbio anch’io. È una debolezza umana, ma cerchiamo di vincerla”.

Debbie capì il punto. Da allora non è mai più stata gelosa. Ho visto personalmente ciò che sua nonna mi ha scritto in una lettera dallo stato di Washington: “È una ragazza molto allegra come avrà già scoperto e raramente perde la calma”. La nonna di Debbie mi fornì anche alcune interessanti informazioni:

“Il film ‘Un giorno con Debbie’ è nella biblioteca del Congresso. È un film educativo che è stato girato per aiutare altri handicappati. A quell’epoca aveva otto o nove anni. Ha partecipato a programmi televisivi, a lezioni nelle università e a molti altri programmi in gruppo. Lo scopo era di far capire ai genitori che un figlio handicappato deve avere l’opportunità di farsi un’istruzione e partecipare anche alle attività della comunità”.

La lettera della nonna termina con parole molto gentili: “Voglio nuovamente ringraziare lei, suo marito e i vostri amici per essere stati così buoni e amorevoli con la nostra Debbie”. Ho apprezzato molto questa lettera. La nonna si interessa del bene di Debbie. Quando cominciai lo studio con Debbie la nonna chiese informazioni al Centro. L’assistente sociale le assicurò che era un bene per Debbie, che i testimoni di Geova sono “un gruppo molto compatto, e si interessano veramente di quelli con cui studiano”.

Gioie divise con Debbie

Non appena conobbi Debbie volli che si sentisse a suo agio con me e le dissi: “Voglio che tu ti senta libera con me. Non esitare a farmi domande di qualsiasi genere”. Con mio divertimento e piacere rispose immediatamente: “Possiamo andare a mangiare una pizza?” Le piace andare al ristorante, e se non è per la pizza, è per un hamburger e patatine fritte. Mi ha chiesto di portarla a nuotare. Fa le sue richieste con molta grazia. Invece di chiedere subito cosa vuole, di solito dice: “Cosa fai sabato mattina? Nel pomeriggio? Sabato sera? Domenica pomeriggio?” Qualche volta va a ballare, ha un vibratore sul braccio che registra le vibrazioni, e in questo modo sente la musica.

Un’altra gioia che abbiamo insieme è quella di parlare ad altri del regno di Geova. Studiava la Bibbia da alcuni mesi quando disse che voleva venire con me a dare testimonianza di porta in porta. Preparai una breve testimonianza scritta da farle presentare ai padroni di casa. In essa dice loro che non vede e non sente, ma vorrebbe che considerassero questa scrittura; poi io leggo la scrittura e ne segue una conversazione. Debbie sa che è importante far conoscere ad altri queste cose e vuole fare la sua parte. Dopo essere andata di casa in casa con me per la prima volta disse: “Quando potrò fare uno studio biblico con qualcuno? Voglio insegnare la Bibbia alle persone”. Grazie a Debbie e al suo assistente sociale tutti al Centro Nazionale Helen Keller conoscono l’opera dei testimoni di Geova.

Quando mio marito ed io la portammo a visitare la sede centrale della Watchtower Society a Brooklyn volle toccare gli oggetti. Generalmente cerchiamo di farle toccare gli oggetti, pensando che questo l’aiuti a conoscerli. Ma, stranamente, è riluttante a farlo. Tuttavia, quando facemmo il giro dello stabilimento tipografico volle toccare tutto: carta, stoffa, colla, macchinari. Sotto attenta sorveglianza sentì anche le vibrazioni delle grandi rotative che sfornano migliaia di libri e riviste.

La più grande gioia che Debbie ci ha dato è stata al Congresso Internazionale “Fede Vittoriosa” tenuto nel luglio del 1978 al Shea Stadium di New York. Lì, davanti a 55.000 congressisti, Debbie, insieme a 486 altri, simboleggiò la sua dedicazione a Geova Dio con l’immersione in acqua! L’avvenimento fu trasmesso nel notiziario televisivo di quella sera.

La sublime gioia che l’attende

Debbie attende con ansia il tempo in cui Geova trasformerà la terra in un paradiso, quando potrà vedere e udire come tutti gli altri. Immaginate la sua emozione quando, aprendo gli occhi, vedrà i monti e le foreste, i fiumi impetuosi e gli oceani spumeggianti, i fiori e gli uccelli e graziosi animali, gli uomini e le donne, e se stessa! Spero d’avere il privilegio d’esserci per vedere tutto questo, e per osservare la sua meraviglia e il suo stupore quando udrà il canto degli uccelli, il rumore del vento, il ronzio degli insetti, il rombo di una cascata e la voce umana, inclusa la sua! Noi abbiamo la tendenza a prendere tutte queste cose per scontate! Non sarà così per Debbie. Apprezziamo veramente gli occhi e gli orecchi? Debbie Curry li apprezzerà.

A volte è faticoso lavorare per ore con Debbie, ma mi basta sentirla dire: “La notte scorsa ho pregato Geova di darmi forza”, o vederla sorridere e fremere letteralmente di gioia per qualche piccola cosa, o vederla interrompersi nel bel mezzo dello studio biblico per abbracciarmi e dire: “Amo lo studio della Bibbia”, e mi sento più che largamente ricompensata. Veramente, nei quarant’anni da che sono Testimone, questo è stato il più grande privilegio che abbia avuto nell’aiutare qualcuno!

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