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  • g82 8/11 pp. 25-26
  • Un tragico incidente ha cambiato la mia vita

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  • Un tragico incidente ha cambiato la mia vita
  • Svegliatevi! 1982
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Improvvisa tragedia
  • Un raggio di speranza
  • Una terribile prova
  • Un altro ostacolo
  • Luminose prospettive
  • Vi occorre una gamba nuova?
    Svegliatevi! 1974
  • Felice anche se handicappato
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1980
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  • Visita a un’officina ortopedica
    Svegliatevi! 2006
Altro
Svegliatevi! 1982
g82 8/11 pp. 25-26

Un tragico incidente ha cambiato la mia vita

IL COMPLESSO pop di cui facevo parte qui in Nuova Zelanda stava diventando sempre più famoso. Inoltre avevo un secondo lavoro ben remunerato: facevo il camionista. Queste due attività mi rendevano parecchio. Ma ne avevo bisogno poiché, a parte le normali spese, mi occorrevano molti soldi per procurarmi la marijuana e l’LSD.

Mi ero recentemente separato da mia moglie e attendevo il divorzio. Intanto convivevo con un’altra donna e intendevo sposarla appena ottenuto il divorzio.

Improvvisa tragedia

Un giorno stavo tornando a casa con il camion carico e scendevo da un ripido colle sedici chilometri a nord-est di Rotorua. Superata una curva, mi trovai davanti del bestiame, macchine provenienti dalla direzione opposta e un autocarro che mi si era fermato proprio davanti. Schiacciai immediatamente il pedale del freno, ma a vuoto: i freni non funzionavano! Andai a sbattere contro l’autocarro e nell’urto ebbi le gambe schiacciate.

I pompieri corsero sul luogo dell’incidente e impiegarono un’ora per tirarmi fuori dai rottami del veicolo. Fui portato d’urgenza all’ospedale di Rotorua, mi fecero parecchie trasfusioni di sangue e mi amputarono tutt’e due le gambe sopra il ginocchio.

Un paio di settimane dopo mi tolsero la morfina e mi trascinai per giorni intontito dal dolore. Ricordo che in quel periodo una guaritrice venne a imporre le mani su di me, dicendo che il dolore sarebbe sparito. Non ricordo molto di lei, ma ricordo bene che il dolore non diminuì!

Trassi qualche sollievo quando i miei amici riuscirono a farmi avere di nascosto un po’ di marijuana. In quelle occasioni aprivo la finestra, accendevo il ventilatore e tiravo boccate di fumo soddisfatto. Ma in realtà il futuro del mio complesso pop era molto incerto; anzi, pareva non esserci nessuna prospettiva per il futuro.

Fui infine dimesso dall’ospedale. Lo considerai un giorno felice perché ora nessuno mi avrebbe impedito di drogarmi. Ma ero molto depresso. Fintantoché avevo la droga non mi preoccupavo d’altro.

Un raggio di speranza

Quando un testimone di Geova venne un giorno alla mia porta a Rotorua, mostrai solo un lieve interesse. In effetti, i Testimoni mi incuriosivano un po’, perché una mia parente lo era diventata. Mi chiedevo cos’avesse indotto una bella ragazza come lei a “diventare religiosa”.

Ad ogni modo il Testimone mi mostrò con la Bibbia che potevo trarre sollievo dalle mie menomazioni qui sulla terra come uomo. (Rivelazione 21:3, 4; Salmo 37:9-11, 29) Era una cosa completamente nuova per me, poiché pensavo che si potesse sperare nella vita eterna, nella pace e nella felicità, solo in cielo. Una cosa tira l’altra e prima di accorgermene facevo regolari studi biblici.

Ero ancora un forte consumatore di droga, che a volte mi metteva in situazioni piuttosto imbarazzanti. Capitava che il “giorno dello studio” mi drogavo fortemente, e poi mi ricordavo che giorno era. Secondo quant’ero “su di giri”, o facevo una telefonata per rimandare lo studio con qualche debole scusa, oppure, se ero proprio partito, mi mettevo in contatto con un amico perché mi portasse fuori di casa quel pomeriggio. Ma il Testimone perseverò e, nonostante alcuni altri alti e bassi, lo studio finì per piacermi veramente.

Ben presto il Testimone e sua moglie mi conducevano alle adunanze nella Sala del Regno. Anche se ero molto nervoso al pensiero di stare in mezzo alla gente, l’atmosfera amichevole mi fece sentire a mio agio. Forse la vita aveva ancora in serbo qualcosa per me, pensavo.

Una terribile prova

Sembrava che tutto andasse bene. Ma poi la mia ragazza mi mise davanti a una scelta: O lei o quella religione. Ne fui sconvolto; supponevo più o meno che avrebbe accettato le verità della Bibbia che stavo imparando. Quella sera stessa se ne andò. Solo nella mia sedia a rotelle, non mi ero mai sentito più depresso. Allora non me ne resi conto, ma lo spirito di Geova mi diede la forza di superare ciò che ora so non avrei mai potuto superare da solo.

Intervennero i Testimoni e fui circondato di nuovi amici che presero il posto di quelli che avevo perduto. Non mi fu molto difficile smettere di fumare o di prendere la droga, poiché vedevo che quello che avevo da guadagnare superava di gran lunga il piacere temporaneo procuratomi da queste cose. Tuttavia non volli mettermi alla prova; feci attenzione a non frequentare più quelli che si drogavano. Cercavo invece la compagnia dei testimoni di Geova, una perenne fonte di incoraggiamento.

Un altro ostacolo

A questo punto ero sulla sedia a rotelle da un anno e si potevano ormai applicare gambe artificiali ai miei moncherini. Ero stretto nella morsa della paura, soprattutto della paura di fallire. Così decisi di restare sulla sedia a rotelle.

I Testimoni vennero di nuovo in mio aiuto, esortandomi a provare le gambe artificiali. Mi aiutarono a capire che potevo essere quasi completamente indipendente, e che avrei reso a Geova un servizio molto maggiore. E allora provai. Era un’esperienza terribile essere così in alto dopo essere stato per tanto tempo quasi a livello del suolo, e com’era duro il suolo quando cadevo, il che succedeva spesso!

Le gambe sono in se stesse una meraviglia dell’ingegneria umana. Non ho più i ginocchi, così li dovettero costruire appositamente per me. Ciascun ginocchio è stato fatto in modo diverso per consentire movimento ed equilibrio.

In principio ero molto confuso, e invariabilmente mettevo “avanti il piede sbagliato” e sembrava che passassi quasi tutto il mio tempo ad alzarmi da terra. Ma la mia perseveranza e la mia tenacia sono state premiate e ora riesco a spostarmi molto bene.

Le gambe artificiali inoltre sono “attaccate” ai moncherini in modo diverso l’una dall’altra. Un moncherino arriva al ginocchio e la gamba artificiale è stata attentamente modellata per inserirsi perfettamente attorno al leggero gonfiore all’estremità del moncherino.

L’altro moncherino è troppo corto per applicarvi una gamba nello stesso modo, così si deve usare un altro metodo. Infilo il moncherino nella gamba con l’aiuto di una calza elastica. Il vuoto d’aria che si crea fa aderire il moncherino alla gamba. Quando voglio togliermela, non faccio altro che tirare un tappetto, l’aria entra e la gamba si stacca.

Luminose prospettive

Cercai lavoro come intagliatore di giada, qualcosa di completamente nuovo per me. È un’attività affascinante che mi piace molto. Mi permette di sostenere me e la mia famiglia. Ai tradizionali disegni maori ho dato un tocco di modernità, e così faccio dei ciondoli molto graziosi.

La mia situazione ora è veramente cambiata. Nel dicembre del 1975 divenni un battezzato testimone di Geova e sono circondato da amici e amiche della stessa fede: e con una di queste ultime sono felicemente sposato. Sì, non vedo l’ora di poter fare nuovamente buon uso delle mie gambe: nel nuovo ordine che Dio stabilirà. (Isaia 35:6) — Da un collaboratore.

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