Difendiamo la nostra salute
Secondo il libro intitolato The Patient’s Advocate (L’avvocato del paziente), è necessario che ognuno si assuma più responsabilità nella difesa della propria salute. L’autrice, Barbara Huttmann, scrive sulla base di trentacinque anni di esperienza come paziente e infermiera. Essa crede fermamente che tutti coloro che vengono ricoverati in ospedale dovrebbero avere un “avvocato”, cioè un coniuge, un intimo amico, qualcuno che faccia domande intelligenti e difenda i diritti del paziente quando questi è troppo malato per farlo.
Essa spiega che le infermiere non possono sempre difendere i pazienti dagli errori nella terapia, poiché le statistiche mostrano che cinquantasette dipendenti ospedalieri entrano ogni giorno nella stanza di un paziente. Di conseguenza, “la legge delle probabilità assicura che il paziente sarà soggetto all’errore umano”. Che specie di errori? Farmaci errati, diagnosi errata, cura del paziente sbagliato perché i risultati di un esame di laboratorio sono stati riportati sulla cartella clinica della persona sbagliata.
“Avevamo una paziente di cinquantacinque anni a cui il medico disse che aveva la sifilide”, narra l’infermiera. “La paziente fu presa da un attacco isterico. Era sposata da trentacinque anni con lo stesso uomo. Non correva la cavallina e, per quello che ne sapeva, era l’unica donna nella vita del marito. Era successo che il laboratorio aveva riportato sulla sua cartella i risultati dell’esame di qualcun altro. Nel frattempo la pratica di divorzio dal marito era a buon punto”.
Cosa raccomanda questa infermiera a chi è ricoverato in ospedale? Essa ribadisce che se qualcosa non sembra logico al paziente o a chi ne difende i diritti, si dovrebbero subito fare domande. “Ma”, essa aggiunge, “lo facciamo di rado: per qualche motivo, riteniamo non ci sia permesso fare domande”.
In difesa dei medici essa scrive che la maggioranza delle persone non sono disposte ad assumersi la responsabilità della propria salute. Spesso mangiano troppo, fumano e bevono molto e poi si aspettano che il medico faccia miracoli col loro corpo malato. “Il medico è messo pertanto nella posizione d’avere poteri divini, secondo le nostre aspettative, e spesso, se lui è disposto a rispondere, noi non siamo disposti ad ascoltare”, essa spiega. “Vogliamo semplicemente andare da lui, come dei bambini, e dirgli di ‘riparare il danno’”. Il punto che si vuole sottolineare è che la maggioranza dei pazienti deve sentirsi maggiormente responsabile della difesa della propria salute.