Uno sguardo al mondo
Una replica?
● “Gli odierni avvenimenti mondiali rispecchiano quelli di 70 anni fa, alla vigilia della prima guerra mondiale”, afferma un articolo del Toronto Star, del Canada. “I capi di oggi sono in grado di fare i passi per sventare un altro cataclisma?” Citando le condizioni allora esistenti che sfociarono nella prima guerra mondiale, l’articolo dice ulteriormente: “Tutti gli elementi che formavano la situazione anteriore al 1914 sono oggi presenti. A dire il vero, la portata è più minacciosa di 70 anni fa. La politica internazionale è giunta a un punto morto; le armi moderne potrebbero uccidere non solo milioni di giovani, ma spazzare via intere nazioni; e ci sono punti esplosivi in ogni parte del mondo”.
Parlando dell’atteggiamento ostinato delle superpotenze in ogni contestazione fra Est e Ovest, l’articolo afferma: “Se questo stato di cose perdura, prima o poi una disputa — come accadde nel 1914 — sfocerà in un conflitto di grandi proporzioni. Solo che questa volta le luci non si spegneranno solo in Europa [facendo riferimento al commento di Grey, segretario degli Esteri inglese, al principio della prima guerra mondiale]; ci saranno tenebre nucleari su tutta la terra”.
“Un anno di terremoti”
● In tutto il mondo sono state più di 2.300 le vittime dei terremoti durante il 1983, afferma il supplemento a La Stampa del 21 marzo 1984. Almeno settanta sono stati i sismi che gli studiosi considerano “di una certa entità”. Secondo il Centro americano di Studi Geologici, i due più violenti, di 7,7 gradi della scala Richter, si sono verificati in Giappone e nell’Oceano Indiano. Tuttavia non sono stati questi i terremoti che hanno causato il maggior numero di vittime l’anno scorso. Infatti, “la maggior parte dei morti, circa 1347 persone, si sono avuti nel sisma che ha colpito il 30 ottobre 1983 il nord della Turchia”. Questo nonostante l’intensità sia stata inferiore a quella dei due menzionati sopra.
“L’allume papale”
● L’allume è stato considerato un minerale importante e utile fin dall’antichità. Tuttora viene impiegato nell’industria tessile, in medicina, nella produzione della carta e nella depurazione delle acque. Ma nel XV secolo, quando lo stato pontificio era un grande produttore di allume, questa industria fu al centro di una vertenza di carattere religioso. Secondo quanto scrive il prof. Giorgio Nebbia nel Messaggero dell’11 febbraio 1984, “il papa Paolo II, succeduto a Pio II, nell’aprile 1465 promulgò un anatema ‘merceologico’ che imponeva ai cristiani di tutta Europa, pena la scomunica, di usare soltanto l’allume papale. La scusa”, prosegue lo studioso, “era costituita dal fatto che i proventi delle imposte sull’allume erano destinati a finanziare una grande crociata contro i Turchi”. Per un certo periodo l’unica concorrenza importante fu quella del Regno di Napoli che estraeva l’allume a Pozzuoli, ma “più tardi i Papi ottennero la chiusura delle miniere di Pozzuoli per operare . . . in condizioni di monopolio assoluto”. Quanto era diverso il modo di operare di allora nel campo economico rispetto a quello odierno? “Con quest’imposta sulle esportazioni di una materia prima ottenuta in condizioni di monopolio i Papi si procuravano soldi più o meno con la stessa logica con cui operano oggi i paesi esportatori di petrolio”.
Un futuro “arido”
● Nonostante i ripetuti sforzi per vincere la siccità e per ricuperare il suolo agricolo inaridito, da questa lotta l’uomo esce “storicamente sconfitto”, afferma il Mondo Economico del 9 febbraio 1984. Anche nel 1983, secondo i dati resi noti, la siccità ha vinto le sue battaglie contro l’umanità. Soltanto nei paesi in cui le stime si sono potute effettuare con una certa accuratezza il costo economico dei danni è stato di quasi 15 miliardi di dollari. L’uomo si trova sempre più circondato da terre aride o semiaride e, secondo gli esperti, “la responsabilità di questo fenomeno, oltre che alla siccità, è soprattutto imputabile all’uomo” stesso. È l’uomo infatti che è intervenuto sui delicati sistemi ambientali e agricoli in modo ‘sconvolgente’. “Il maggior pericolo è costituito . . . dalla rapida riduzione delle foreste che accompagna simmetricamente l’avanzata dei deserti. L’uomo ha già abbattuto un terzo delle foreste originarie e continua a ritmi suicidi”.
La minaccia della denutrizione causata dalla carestia è “incombente”, avverte il direttore della FAO, l’organismo dell’ONU che si preoccupa della situazione alimentare nel mondo. Oggi inoltre gli effetti di questa “incombente” siccità non sono più “il nemico numero uno” soltanto dei paesi in via di sviluppo, ma si fanno sentire in misura crescente anche nel mondo industrializzato. Nel 1983 “anche l’Italia non ha fatto eccezione: nelle regioni meridionali, in particolare Puglia e Basilicata, il danno ai raccolti, soprattutto di grano, ammonta ad almeno 400 miliardi di lire, mentre per varie settimane nell’autunno scorso a Genova l’acqua è stata razionata per una mancanza di piogge durata oltre un semestre”. “Negli anni ’80, non a caso proclamati dall’Onu ‘decennio dell’acqua’, la spesa per fornire entro il 1990 ad ogni essere umano una quantità minima vitale di acqua potabile è stimata in 90 miliardi di dollari. Un costo medio giornaliero ingentissimo, pari a ben 25 milioni di dollari ai prezzi del 1980, che diventa però ragionevole, anzi quasi trascurabile, se paragonato a 240 milioni di dollari spesi per il fumo o a 1,4 miliardi in sistemi bellici”.
Uccelli e aerei
● Ogni anno, solo negli Stati Uniti, si registrano circa 1.500 collisioni fra uccelli e aerei che causano milioni di dollari di danni ai motori dei velivoli. Talora li fanno precipitare e ci sono anche perdite di vite. Perché tanti incidenti del genere? Perché gli uccelli che si posano vicino alle piste degli aeroporti diventano sordi, dice il prof. Allen Counter della Harvard University, per cui non sentono l’aereo né le grida di avvertimento degli uccelli che vedono l’aereo. Studiando i gabbiani che volano nelle vicinanze dell’aeroporto internazionale Logan di Boston, è giunto alla conclusione che il rumore a cui sono esposti — 90-100 decibel ogni 40 secondi — “altera il loro cervello . . . inondando il loro apparato uditivo” per cui “il cervello non è più in grado di reagire”.
“Panico fra gli omosessuali”
● “Il considerevole rischio di contrarre varie malattie trasmesse sessualmente ed in particolare la possibilità di ammalarsi di AIDS stanno producendo ondate di panico fra gli omosessuali”, secondo l’edizione italiana del Medical Tribune del 24 marzo 1984. Il panico sembra destinato ad aumentare man mano che gli scienziati scoprono nuovi legami tra omosessualità e altre gravissime malattie. Ci sono sempre più prove che confermano come il vivere in maniera moralmente dissoluta sia deleterio anche dal punto di vista fisico. Uno studio clinico condotto in Olanda, per esempio, indica che “l’attività omosessuale porta ad un aumentato rischio di contrarre l’epatite A”. Sono stati messi a confronto i dati relativi a due gruppi di uomini, uno di omosessuali e l’altro di eterosessuali, ed è stato evidenziato che il 42 per cento degli omosessuali aveva contratto in precedenza il virus dell’epatite A contro il 16 per cento degli appartenenti all’altro gruppo. Un ulteriore 14 per cento ha sviluppato l’infezione nei due anni successivi alla prima raccolta di dati.
Resistere agli stupratori
● “Più strategie si impiegano maggiori probabilità ci sono di evitare lo stupro”, afferma la sociologa Pauline Bart dopo avere condotto studi su donne che hanno evitato lo stupro. “Poche donne sono riuscite a evitare lo stupro con un’unica strategia”. Come riferiva l’Edmonton Journal del Canada, i suoi studi mostrano che è meglio usare diverse tattiche, come gridare, fuggire o anche ricorrere alla forza fisica. “Rispondendo all’attacco, la donna accresce sensibilmente la probabilità di evitare lo stupro”, ha detto la Bart. “Il non opporre resistenza non garantisce un trattamento umano”. Inoltre: “Le donne violentate che hanno cercato di resistere fisicamente”, ha detto, “erano meno soggette alla depressione delle donne violentate che non avevano opposto resistenza fisica ai loro assalitori”.
Alimenti “colpevoli”
● È possibile che i forti mal di testa di cui soffrono alcuni bambini siano provocati da alimenti ai quali sono allergici? Secondo le ricerche di un gruppo di scienziati inglesi, sembra proprio che ci siano almeno 55 sostanze alimentari di questo genere. Gli stessi ricercatori hanno cercato di trovare un modo per curare questo problema sottoponendo un gruppo di 88 piccoli pazienti a un particolare regime dietetico. Il quotidiano La Sicilia del 22 aprile 1984 riferisce che “il regime comprendeva un solo tipo di carne (agnello o pollo), un solo carboidrato (riso o patate), un solo tipo di frutta (banane o mele), un tipo di verdura, acqua e vitamine”. Di quel gruppo, 82 bambini hanno risposto positivamente alla dieta. Per poter poi scoprire qual era la sostanza “colpevole” dei mal di testa di ciascun piccolo, gli altri alimenti sono stati reintrodotti progressivamente nei singoli regimi alimentari, controllandone gli effetti. La maggior parte dei bambini si sono rivelati allergici a più sostanze, alcuni addirittura a 24. L’alimento responsabile di più casi di emicrania sembra essere il latte vaccino, seguito da uova, cioccolato, arance e frumento.
“Effetto tossico sul feto”
● Fino a che punto il fatto che una gestante fumi influisce sul nascituro? I risultati di uno studio effettuato da due ricercatori americani indicano che c’è “certezza di danni al feto” quando una donna incinta fuma. Questo avviene, secondo quanto riferisce il Corriere Medico del 21 marzo 1984, perché “il fumo di sigaretta durante la gravidanza ha un effetto tossico sul feto, che si traduce in un ritardo della sua crescita”. La ricerca è stata condotta su due gruppi di gestanti. Un gruppo è stato incoraggiato a ridurre in parte o del tutto il consumo di tabacco e l’altro no, mentre non si è fatto nessun tentativo di influire sulle altre abitudini delle donne. In che misura il fumo ha influito sui piccoli? “Il peso alla nascita dei neonati è risultato essere superiore, in media di 92 grammi, nelle donne che avevano ridotto il fumo di sigaretta, così come l’altezza dei neonati, che è risultata maggiore di 0,6 cm”.
“Bambini brutalizzati”
● “Una ventata imprevedibile di scelleratezza” ha fatto assumere proporzioni impressionanti alla violenza commessa contro i bambini in Italia. Le ‘allarmanti’ cifre riportate dall’Espresso del 13 maggio 1984 mostrano che, in media, gli atti di brutalità nei confronti di bimbi sono “quindicimila l’anno fra cui 600 abusi sessuali”. Ma, secondo un giudice del Tribunale dei minori di Roma, “ci dicono così poco le statistiche sul fenomeno che noi le chiamiamo ‘il numero oscuro’, oscuro perché nasconde una realtà assai più complessa e diffusa”.
Quali sono le circostanze che spingono tanti genitori di tutte le classi sociali a brutalizzare i figli? “Oltre alla miseria e alla degradazione, tra le cause più frequenti delle esplosioni di violenza ci sono lo stress e la solitudine”. Altri motivi ancora: “Prima di tutto il cattivo rapporto di coppia; poi la difficoltà di vivere il ruolo di genitore. . . . Si picchia perché il bambino piange di notte, . . . si picchia perché il bambino non corrisponde all’immagine che ci si era fatta di lui. . . . Si picchia per disperazione, ferocia, follia, rabbia e vendetta”.