Foreste che muoiono: È anche un vostro problema!
SIETE bravi a risolvere gli indovinelli? Provate con questo. Sono nata secoli prima di voi ma ora rischio di morire prematuramente. Pur essendo una sola, sono formata di molti che, purtroppo, sono sempre meno. E benché sia verde, mi chiamano nera. Cosa sono?
Se dite la Selva Nera della Germania, avete indovinato. È un peccato che gli abeti rossi, che un tempo ricoprivano fittamente le pendici dei suoi monti e dal cui colore cupo essa prende nome, vengano abbattuti da un assassino silenzioso. Ma un momento! La cosa non finisce qui.
“Dall’Italia alla Danimarca, sì, in tutta Europa, le foreste stanno morendo”, disse nel 1983 il prof. Peter Schütt, esperto in materia forestale dell’Università di Monaco. Da allora, sulla base di prove inequivocabili secondo cui questo problema si è esteso ulteriormente a nord, interessando la Scandinavia, le sue parole hanno assunto un tono di maggiore urgenza.
Questo problema esiste anche nell’America del Nord, particolarmente in Canada, ma in nessun luogo ha assunto proporzioni così allarmanti come in Europa. E dal momento che le foreste hanno avuto un ruolo così importante nella storia e nella mitologia della Germania — coprono il 29 per cento della superficie del paese — c’è una parola tedesca, Waldsterben, che è stata largamente usata per descrivere il problema della “morte delle foreste”.
In che modo questo problema influisce su di voi
Vi piace fare ogni tanto una passeggiata nel bosco? Vi rallegrate vedendo l’entusiasmo dei bambini alla vista di cervi e di altri animali selvatici nel loro ambiente naturale? Ricordate: senza foreste, niente più passeggiate, niente più fauna selvatica, niente più aria di bosco da respirare a pieni polmoni.
E se le foreste continuassero a morire, pensate a come questo si ripercuoterebbe sulle economie di paesi produttori di legname come Canada e Svezia. In effetti, ne soffrirebbe l’economia del mondo intero. Calcolate, se vi riesce, quanto potrebbero diventare costosi il legno e i prodotti del legno, inclusa la carta.
Inoltre, l’assenza del manto arboreo nelle regioni montuose può avere effetti disastrosi. Uno studio pubblicato di recente a Monaco dice che metà dei villaggi dell’Altopiano Bavarese è messa in pericolo da “caduta di massi, valanghe e alluvioni” che potrebbero rendere “impraticabili le strade fra i villaggi”. A quanto si dice, in altre regioni alpine la situazione è analoga.
La minaccia più grande, comunque, è il fatto che se non si interviene subito, come avverte il prof. Schütt, “entro i prossimi dieci o vent’anni gli ecosistemi delle nostre foreste saranno sconvolti”. Questo farebbe diminuire il numero delle specie vegetali e animali. Influirebbe sul clima, modificando le temperature in tutto il mondo. Cambierebbe anche l’andamento delle precipitazioni, mettendo in pericolo le riserve idriche e i raccolti.
E che dire della salute? Possiamo aspettarci che le persone siano in buona salute dal momento che respirano la stessa aria inquinata che evidentemente uccide gli alberi? Secondo uno studio condotto in Germania, è stata scoperta una correlazione fra la diffusione e la portata del Waldsterben e il grado e la portata delle malattie dell’apparato respiratorio dell’uomo. Un medico dell’Università della California avrebbe detto ‘che se non si trova un rimedio contro il cancro entro i prossimi 75 anni, molti ne soffriranno, ma se non si trova il modo di salvare la natura entro i prossimi 15 anni, ne soffriranno tutti’.
Il dott. Albert Hofmann, della Svizzera, dice che “se non esiste differenza sostanziale nel modo in cui gli alberi della foresta e gli alberi da frutto o altre piante eduli, cereali, ecc., assimilano l’anidride carbonica” — ed è evidente che tale differenza non esiste — “allora bisogna considerare una possibilità reale il fatto che nel futuro prevedibile anche le piante usate dall’uomo come cibo cominceranno a morire”. Concludendo, egli dice: “Con la morte delle foreste viene messa seriamente in pericolo la base di ogni forma di vita terrestre”.
Vista la gravità della situazione, non è certo un’esagerazione dire che la morte delle foreste, come afferma il libro Unser Wald Muss Leben (La nostra foresta deve vivere), costituisce “la più grande sfida del nostro tempo”.
Non senza ragione è stato detto: “Prima muoiono le foreste, poi le persone”. Si può fare qualcosa?
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Non è solo un problema tedesco
Svizzera: Secondo uno studio ultimato di recente, si calcola che in quel paese il numero degli alberi malati sia salito al 46 per cento, un aumento del 10 per cento rispetto all’anno scorso.
Austria: Il direttore dell’Istituto di Selvicoltura presso l’Università di Agraria di Vienna dice che metà degli alberi del paese manifestano visibili segni di malattia. Egli afferma: “Non c’è un solo albero in tutta l’Austria che non sia stato potenzialmente danneggiato”.
Iugoslavia: I sintomi della malattia sono visibili negli abeti.
Francia: Che ci fossero foreste che stavano morendo fu negato fino al 1983, ma i segni che gli alberi sono malati sono ora evidenti.
Lussemburgo: Nel 1984 si parlò per la prima volta di foreste compromesse.
Cecoslovacchia: Sui Monti Metalliferi, che segnano il confine fra la Repubblica Democratica Tedesca e la Cecoslovacchia, oltre 50.000 ettari di foresta sarebbero già morti.
Belgio: Circa il 70 per cento del manto forestale nella parte orientale del paese sarebbe malato.
Inghilterra e Scozia: La Commissione per le Foreste del Regno Unito riferì nel 1984 che i danni riportati dagli alberi nella Scozia meridionale e occidentale e nell’Inghilterra nordoccidentale erano un fenomeno “nuovo e piuttosto diffuso tra varie specie”.