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  • g89 8/1 pp. 29-30
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  • Uno sguardo al mondo
  • Svegliatevi! 1989
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  • La disubbidienza dei fedeli
  • Un lago che desta preoccupazioni
  • La sindrome del musicista
  • Dormire per star bene
  • Decessi durante i voli
  • Un’occupazione molto pericolosa
  • In alto mare
  • Telefonate costose
  • L’effetto della musica ad alto volume
  • Il Canada si scusa
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Svegliatevi! 1989
g89 8/1 pp. 29-30

Uno sguardo al mondo

La disubbidienza dei fedeli

Secondo un’indagine effettuata dal National Catholic Reporter, molti cattolici credono che non sia necessario attenersi agli insegnamenti ufficiali della chiesa per essere buoni cattolici. Per esempio, il 70 per cento degli intervistati credeva che si potesse essere buoni cattolici senza andare in chiesa la domenica. Il 66 per cento riteneva che l’essere un buon cattolico non obbligasse a ubbidire all’insegnamento della chiesa sul controllo delle nascite, e il 57 per cento riteneva che l’ubbidienza in materia di divorzio e di seconde nozze non fosse richiesta. Sebbene il 55 per cento abbia asserito che non lascerebbe mai la chiesa, solo il 13 per cento degli intervistati ha detto che era l’aspetto più importante della loro vita.

Un lago che desta preoccupazioni

Gli scienziati sovietici hanno comunicato che il Lago d’Aral, un tempo il quarto del mondo per grandezza, si sta rimpicciolendo a un ritmo allarmante perché le acque dei suoi tributari vengono deviate per scopi d’irrigazione. Secondo i dati attuali, il lago è sceso di 13 metri negli scorsi ventotto anni. Quasi metà dei 70.400 chilometri quadrati di questa distesa d’acqua è scomparsa. Di conseguenza ora è al sesto posto fra i laghi del mondo. Secondo National Geographic, “venti specie di pesci . . . sono state uccise” dal grado di salinità nettamente più elevato dell’acqua, e l’industria della pesca che dava lavoro fino a 60.000 persone è andata distrutta. Sebbene si stiano considerando vari modi per invertire l’attuale tendenza, si prevede che nel prossimo secolo la situazione peggiorerà.

La sindrome del musicista

Un’indagine condotta su otto grandi orchestre di tre continenti ha rivelato che oltre il 50 per cento dei musicisti soffriva di quella che è stata chiamata sindrome del musicista. Il disturbo consiste in forti dolori ai muscoli e alle articolazioni degli arti superiori di chi suona strumenti a corda, e al palato molle o ai muscoli della gola dei suonatori di strumenti a fiato. Il sintomo più marcato è il dolore che può essere così intenso da svegliare il musicista di notte. Altri sintomi includono pesantezza, rigidità e debolezza dell’arto o la sensazione di punture di spillo. La sindrome causa una sostanziale perdita di agilità, velocità e precisione e ne consegue spesso una certa depressione mentale. Secondo il periodico medico italiano Doctor del 15 aprile 1988, la cura consisterebbe nella riduzione dello sforzo necessario per usare lo strumento mediante una tecnica ben coordinata.

Dormire per star bene

È vero che l’abbondante riposo aiuta l’organismo a combattere le malattie? Gli scienziati dicono di sì! Hanno scoperto un preciso legame tra la risposta immunitaria dell’organismo e il sonno profondo. Secondo la rivista American Health, essi hanno riscontrato che certi peptidi, minuscole proteine, favoriscono il più riposante tipo di sonno, profondo ed esente da sogni, e “danno il via alla produzione di interleuchina 1, un componente chiave del sistema di difesa dell’organismo”. Il dott. James M. Krueger, ricercatore, crede che “il sonno possa avere una parte nel processo di ricupero, sia che si tratti di riprendersi dall’attività di una giornata o da una malattia”.

Decessi durante i voli

Sebbene siano spesso fornite le cifre delle vittime di sciagure aeree, si parla pochissimo dei decessi che avvengono durante i voli. Un articolo pubblicato dal JAMA (il periodico dell’Ordine dei Medici Americani) indica che in un periodo di otto anni, 42 linee aeree internazionali hanno registrato il decesso di 577 passeggeri durante i voli. Questo vuol dire circa 72 all’anno, una media di un morto ogni tre milioni di passeggeri. Pare che la causa più frequente siano gli attacchi cardiaci. Il 66 per cento dei deceduti era costituito da uomini. Nella maggioranza dei casi (il 77 per cento), quelli che sono morti in volo non avevano accusato nessun disturbo prima del viaggio. “Se si tiene conto che centinaia di milioni di passeggeri prendono l’aereo ogni anno, la media di 72 decessi all’anno”, fa rilevare il succitato periodico, “è molto bassa”.

Un’occupazione molto pericolosa

Negli ultimi anni l’agricoltura è diventata l’occupazione più pericolosa negli Stati Uniti, superando l’edilizia e il lavoro nelle miniere, scrive il New York Times. Le informazioni fornite dal National Safety Council, l’ente americano che si occupa della sicurezza, mostrano che nel 1987 sono periti circa 1.600 adulti, essendo rimasti impigliati negli ingranaggi di macchine agricole, schiacciati sotto trattori o coinvolti in altri incidenti simili. L’ente ha detto che questo tipo di incidenti ha reso disabili ben 160.000 persone impiegate presso fattorie. Tuttavia, secondo il Times, queste cifre non includono “i 300 ragazzi al di sotto dei 16 anni morti per infortuni avvenuti in fattorie o i 23.000 che sono rimasti feriti usando attrezzature agricole o giocando vicino ad esse”.

In alto mare

Nel 1988 le onde hanno spinto sulle rive del Mare del Nord i corpi di ben 7.000 foche malate. La causa della morte era un virus che produce sintomi analoghi a quelli della polmonite. È l’uomo il colpevole? Questa è la domanda sollevata da alcuni scienziati i quali osservano che l’uomo riversa ogni anno nel Mare del Nord milioni di tonnellate di rifiuti industriali, pesticidi, petrolio e liquami di fogna. Di conseguenza, “le sostanze chimiche industriali che restano imprigionate nell’abbondante grasso delle foche possono indebolire il loro sistema immunitario, rendendole inermi contro l’invasione di un virus”, scrive l’Economist. I PCB (bifenili policlorurati), sebbene siano vietati da oltre un decennio, sono stati trovati nell’acqua e nel grasso delle foche. Ma finché gli scienziati non saranno in grado di stabilire un legame diretto tra la morte delle foche e le migliaia di sostanze chimiche che inquinano il mare, la verità rimarrà “in alto mare”, osserva l’Economist.

Telefonate costose

Decantate come un mezzo per “avvicinare le persone e guarirle dalla solitudine o come un invito ad appuntamenti ‘alla cieca’”, le “party line” stanno adescando gli utenti del telefono, benché la cosa non sia certo a buon mercato. Ogni giorno migliaia di persone negli Stati Uniti formano speciali numeri telefonici che le mettono in linea con altre persone il cui unico desiderio è parlare. Ne vale la pena? “Un uomo ha ricevuto una bolletta telefonica di 95.000 dollari”, scrive il Daily News. Ma è stato superato da un diciottenne di Brooklyn la cui bolletta del telefono ammontava a 152.000 dollari! A quanto si dice, certuni che si servono delle “party line” sono rimasti al telefono per oltre 23 ore di seguito, parlando con altri maratoneti delle “party line”.

L’effetto della musica ad alto volume

Mentre prima erano i genitori che spesso si preoccupavano perché i loro figli ascoltavano musica ad alto volume, ora i giovani ricevono avvertimenti da un’altra fonte: i musicisti stessi. La ragione? “Sempre più musicisti scoprono di avere l’udito permanentemente leso”, scrive la rivista Time. Il problema comincia quando le ciglia acustiche situate nell’orecchio interno vengono regolarmente esposte a un rumore superiore ai 100 decibel, e i concerti rock si aggirano spesso sui 120 decibel. Quindi, “i ripetuti assalti di rock ad elevato numero di decibel”, spiega Time, fanno appiattire queste ciglia le quali “perdono definitivamente la loro elasticità”. Un audiologo ha detto che ascoltare per ore musica ad alto volume con una cuffia stereofonica era come “infilare l’ugello di una manichetta antincendio nel condotto uditivo”.

Il Canada si scusa

Il governo canadese ha ammesso l’esistenza di una pagina vergognosa nella storia del Canada. Nel pieno della seconda guerra mondiale, 21.000 canadesi di origine giapponese furono falsamente accusati di tradimento e rinchiusi in campi di lavoro, e per sei o sette anni non poterono tornare alle proprie case. Un editoriale del Toronto Star fa notare che “case, fattorie, mobili, barche da pesca, auto e altri beni [di loro proprietà furono] confiscati e venduti per una minima parte del loro valore, e i proventi furono usati per pagare la loro prigionia”. Dopo la seconda guerra mondiale, le ingiustizie continuarono. Nel 1946 circa 2.000 canadesi furono deportati semplicemente perché erano di origine giapponese. Il primo ministro Mulroney ha dichiarato che per “riparare il torto”, il Parlamento canadese si è pubblicamente scusato per queste ingiustizie e pagherà a ciascun cittadino superstite 21.000 dollari di risarcimento.

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