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  • g90 22/9 pp. 11-14
  • Parte IV: Il governo del popolo

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  • Parte IV: Il governo del popolo
  • Svegliatevi! 1990
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  • La democrazia lascia la culla
  • Repubbliche
  • Migliore solo in confronto ad altri?
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Altro
Svegliatevi! 1990
g90 22/9 pp. 11-14

Il dominio dell’uomo pesato sulla bilancia

Parte IV: Il governo del popolo

Democrazia: Governo in cui il potere è esercitato dal popolo direttamente o attraverso rappresentanti eletti.

“NOI POPOLO degli Stati Uniti . . . promulghiamo questa Costituzione”. Le parole iniziali del preambolo della Costituzione americana sono appropriate, visto che i padri fondatori volevano che gli Stati Uniti fossero una democrazia. Termine di origine greca, “democrazia” significa “dominio del popolo” o, per usare la definizione di Abraham Lincoln, 16º presidente degli Stati Uniti, “governo del popolo, da parte del popolo, per il popolo”.

Il vanto dell’antica Grecia, definita spesso la culla della democrazia, era che le sue città-stato, particolarmente Atene, avevano un regime democratico, e questo già a partire dal V secolo a.E.V. Ma la democrazia d’allora non era come quella d’oggi. Anzitutto i cittadini greci erano coinvolti più direttamente nel processo di governo. Ogni cittadino maschio apparteneva a un’assemblea che si riuniva durante l’anno per discutere i problemi esistenti. Con un semplice voto di maggioranza l’assemblea decideva la politica della città-stato o polis.

Donne, schiavi e stranieri residenti, però, non godevano dei diritti politici. Pertanto la democrazia ateniese era una forma di democrazia aristocratica, per soli pochi privilegiati. Da metà ai quattro quinti della popolazione non avevano probabilmente nessuna voce in capitolo nelle faccende politiche.

Questo ordinamento, tuttavia, promuoveva la libertà di parola, dato che i cittadini votanti avevano il diritto di esprimere le proprie opinioni prima che venissero prese le decisioni. Le cariche politiche non erano solo per una piccola élite, ma erano accessibili a tutti i cittadini maschi. Venne anche escogitato un sistema di controlli per impedire gli abusi di potere da parte di singoli o di gruppi.

“Gli ateniesi erano fieri della loro democrazia”, dice lo storico D. B. Heater. “Credevano si avvicinasse un po’ di più alla vita ideale che non la monarchia o l’aristocrazia”. Evidentemente la democrazia aveva avuto un buon inizio.

La democrazia lascia la culla

Salvo ciò che avviene su piccola scala nella Nuova Inghilterra (USA) nelle “town meetings” (riunioni degli elettori di una città) e in misura limitata in certi cantoni svizzeri, la democrazia diretta, o pura, non esiste più. Considerando l’estensione degli stati moderni e il fatto che hanno milioni di cittadini, governare in questo modo sarebbe praticamente impossibile. Inoltre, nel frenetico mondo d’oggi quanti cittadini potrebbero dedicare ore a dibattiti politici?

La democrazia è uscita dalla culla ed è diventata adulta, ma ha assunto diverse facce. La rivista Time infatti spiega: “È impossibile dividere il mondo in blocchi democratici e non democratici chiaramente delineati. Ci sono vari gradi di libertà individuale, pluralismo e diritti umani nelle cosiddette democrazie, come ci sono vari gradi di repressione nelle dittature. Tuttavia sotto i governi democratici la maggioranza dei cittadini si aspetta di trovare certe cose fondamentali come libertà personale, uguaglianza, rispetto per i diritti umani e un efficiente sistema giudiziario.

La democrazia diretta di ieri è diventata la democrazia rappresentativa di oggi. I corpi legislativi — unicamerali o bicamerali — sono formati da persone elette dal popolo, o altrimenti designate, per rappresentarlo e per fare leggi, si suppone nell’interesse del popolo.

La tendenza alla democrazia rappresentativa cominciò a manifestarsi nel Medioevo. Nel XVII e nel XVIII secolo assunsero maggiore significato istituzioni che risalivano al XIII secolo come la Magna Charta e il Parlamento in Inghilterra, oltre a teorie politiche sull’uguaglianza degli uomini, i diritti naturali e la sovranità del popolo.

Nella seconda metà del XVIII secolo il termine “democrazia” era diventato d’uso comune, anche se alcuni erano un po’ scettici. La New Encyclopædia Britannica dice: “Perfino gli autori della Costituzione americana del 1787 non erano favorevoli a coinvolgere la popolazione in generale nel processo politico. Uno di essi, Elbridge Gerry, definì la democrazia ‘il peggiore di tutti i mali in politica’”. Ciò nonostante, uomini come l’inglese John Locke sostenevano che il governo dovesse poggiare sul consenso del popolo, i cui diritti naturali sono inviolabili.

Repubbliche

Molte democrazie sono repubbliche, vale a dire governi il cui capo di stato non è un monarca; oggigiorno, di solito, il capo di stato è un presidente. L’antica Roma fu una delle prime repubbliche del mondo, anche se si ammette che era una democrazia in senso limitato. Nondimeno quella repubblica parzialmente democratica durò oltre 400 anni prima d’essere sostituita da una monarchia e dall’impero romano.

Attualmente le repubbliche sono la più comune forma di governo. Un’opera di consultazione del 1989 elenca 219 governi e organizzazioni internazionali di cui 127 sono repubbliche, sebbene non siano tutte democrazie rappresentative. Infatti c’è un’ampia varietà di governi repubblicani.

Alcune repubbliche sono sistemi unitari, cioè controllati da un forte governo centrale. Altre sono sistemi federali, vale a dire che esiste una divisione di poteri fra due livelli di governo. Come indica il nome stesso, gli Stati Uniti d’America seguono quest’ultimo tipo di sistema detto federalismo. Il governo nazionale si occupa degli interessi della nazione in generale, mentre i governi dei singoli stati si occupano dei bisogni locali. Naturalmente questi termini generici racchiudono molte varianti.

In alcune repubbliche si tengono libere elezioni. Forse i cittadini hanno anche la possibilità di scegliere tra una pluralità di partiti politici e candidati. In altre repubbliche le libere elezioni sono ritenute superflue, perché si pensa che la volontà democratica del popolo possa essere messa in atto con altri mezzi, come ad esempio promuovendo la proprietà collettiva dei mezzi di produzione. L’antica Grecia costituisce un precedente, in quanto anche lì le libere elezioni erano sconosciute. Gli amministratori erano scelti a sorte e in genere si permetteva loro di rimanere in carica solo per uno o due anni. Aristotele era contrario alle elezioni, perché secondo lui introducevano l’elemento aristocratico della scelta dei “migliori”. La democrazia, invece, doveva essere il governo di tutti, non solo dei “migliori”.

Migliore solo in confronto ad altri?

Anche nell’antica Atene il regime democratico era controverso. Platone era scettico. Il regime democratico era considerato debole perché era posto nelle mani di persone ignoranti, facili prede dell’abile oratoria di eventuali demagoghi. Socrate riteneva che nella democrazia prevalesse l’arbitrio della moltitudine. E come dice il libro A History of Political Theory, Aristotele, il terzo di questo illustre trio di antichi filosofi greci, sosteneva che “più una democrazia diventa democratica, più prevale l’arbitrio della moltitudine, . . . [e la democrazia degenera] in tirannide”.

Altri hanno manifestato timori simili. Jawaharlal Nehru, ex primo ministro dell’India, disse che la democrazia era una buona forma di governo, ma poi puntualizzò: “Dico questo perché altri sistemi sono peggiori”. E William Ralph Inge, prelato e autore inglese, in un’occasione scrisse: “La democrazia è una forma di governo che si può giustificare razionalmente sostenendo non che sia buona, ma meno cattiva delle altre”.

La democrazia ha varie debolezze. Primo, essa ha successo solo se i singoli sono disposti a mettere il bene della maggioranza prima dei propri interessi. A tal fine si possono dover sostenere misure fiscali o altre leggi forse non personalmente gradite, ma necessarie per il bene comune della nazione. È difficile trovare un simile altruistico interesse, persino nelle nazioni democratiche “cristiane”.

Un’altra debolezza fu individuata da Platone. Secondo A History of Political Theory, egli criticò “l’ignoranza e l’incompetenza dei politici, e questa è la particolare maledizione delle democrazie”. Molti uomini politici dicono con rammarico che è difficile trovare gente qualificata e dotata da impiegare nel governo. Perfino coloro che sono eletti possono essere poco più che dei dilettanti in politica. E nell’era della televisione, il bell’aspetto o il carisma di un candidato può fargli ottenere voti che non avrebbe mai ottenuto per le sue capacità amministrative.

Un altro ovvio svantaggio delle democrazie è che tutto si svolge a rilento. Quando un dittatore dà un ordine, tutti scattano! In una democrazia il progresso può essere rallentato dagli interminabili dibattiti. Naturalmente possono esserci dei netti vantaggi nel discutere a fondo le questioni controverse. Tuttavia, come osservò in un’occasione Clement Attlee, ex primo ministro della Gran Bretagna, “democrazia significa governo fondato sulla discussione, ma funziona soltanto se riesce a far smettere la gente di discutere”. — Dizionario di citazioni, a cura di Elena Spagnol, Feltrinelli, 1971, p. 208.

Anche dopo che si è smesso di discutere, c’è da chiedersi fino a che punto le decisioni prese rappresentino veramente ciò che “il popolo” vuole. I rappresentanti votano a favore delle convinzioni della maggioranza dei loro elettori o, più spesso, delle proprie? O semplicemente approvano a occhi chiusi la politica ufficiale del loro partito?

Il principio democratico che prevede l’esistenza di un sistema di controlli per prevenire la corruzione è considerato una buona idea, ma funziona poco. Nel 1989 la rivista Time parlò di “deterioramento del governo a tutti i livelli”, definendo un importante governo democratico “un gigante gonfiato, inefficiente e inetto”. Il presidente di una commissione speciale costituita a metà degli anni ’80 per investigare gli sprechi di un altro governo fu spinto a dire: “Il Governo è amministrato in modo spaventoso”.

Per queste e per numerose altre ragioni, le democrazie si possono difficilmente chiamare governi ideali. L’ovvia verità, indicata da John Dryden, poeta inglese del XVII secolo, è che “i più possono errare così grossolanamente come i pochi”. Lo scrittore americano Henry Miller fu senza peli sulla lingua, ma accurato quando fece questa battuta: “I ciechi conducono i ciechi. È il sistema democratico”. — Cit., p. 209.

Va verso la tomba?

In questo secolo il regime democratico ha preso piede più che in qualsiasi altra epoca. I recenti sollevamenti politici dell’Est europeo lo confermano. Nondimeno, “la democrazia liberale è ora in gravi difficoltà nel mondo”, scrisse alcuni anni fa il giornalista James Reston. Daniel Moynihan avvertì che “la democrazia liberale non è un’ideologia predominante” e che “pare che le democrazie vadano scomparendo”. Lo storico inglese Alexander Tyler ha detto che un governo democratico non può durare all’infinito perché “crolla sempre a causa di una politica fiscale tollerante”. Naturalmente il suo parere è controverso.

Ad ogni modo, la democrazia è l’ovvia continuazione di una tendenza che ebbe inizio in Eden, quando le creature umane decisero di fare a modo loro anziché ubbidire a Dio. È il non plus ultra in fatto di dominio dell’uomo, poiché almeno in teoria include tutti nell’attività di governo. Ma il detto latino vox populi vox Dei, “voce di popolo, voce di Dio”, non corrisponde a verità. Pertanto coloro che appoggiano il dominio democratico dell’uomo devono essere disposti a condividerne le responsabilità. — Confronta 1 Timoteo 5:22.

Questo fatto è divenuto sempre più serio dal 1914. In quel fatidico anno il dominio di Dio cominciò a operare in un modo senza precedenti. Ora il messianico Regno di Dio è pronto ad assumere il pieno controllo degli affari del mondo. Tutti i tipi di dominio dell’uomo — incluse le forme democratiche — sono pesati sulla bilancia. Se noi personalmente li sosteniamo, siamo pesati insieme ad essi. — Daniele 2:44; Rivelazione 19:11-21.

[Testo in evidenza a pagina 12]

“Non appartiene all’uomo che cammina nemmeno di dirigere il suo passo”. — Geremia 10:23

[Testo in evidenza a pagina 14]

“C’è una via che sembra diritta a qualcuno, ma sbocca in sentieri di morte”. — Proverbi 14:12, “CEI”

[Immagine a pagina 13]

Coloro che appoggiano il dominio democratico dell’uomo devono essere disposti a condividerne le responsabilità

[Fonte dell’immagine a pagina 11]

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