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  • Chi vuole diventare miliardario?

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  • Chi vuole diventare miliardario?
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Svegliatevi! 1992
g92 8/6 pp. 3-4

Chi vuole diventare miliardario?

A QUANTO pare la risposta è: quasi tutti. E il modo più facile per diventarlo — secondo l’opinione comune — è fare una grossa vincita a una lotteria o al totocalcio.

Sfruttando quest’opinione così diffusa — e mirando agli introiti che derivano dalle lotterie — in tutto il mondo, da Mosca a Madrid e da Manila a Città di Messico, i governi gestiscono lotterie nazionali che giungono a mettere in palio premi pari a oltre cento miliardi di lire.

In effetti c’è qualcuno che diventa miliardario. Un inglese, dopo aver compilato schedine per 25 anni, fece una vincita record al totocalcio. Con una giocata da 600 lire vinse quasi due miliardi. Ancor più spettacolare fu la vincita realizzata da una donna di New York alla lotteria di stato della Florida: 55 milioni di dollari, uno dei premi più ricchi del mondo.

Ma queste sono eccezioni. Una figura più comune è quella dell’impiegato spagnolo di mezza età che da trent’anni compra ogni settimana i biglietti della lotteria. Non ha mai fatto una vincita importante, ma continua imperterrito. “Mi aspetto sempre di vincere”, dice. In maniera simile un uomo di Montreal, dopo aver speso il salario di un’intera settimana in una lotteria canadese, riassunse il punto di vista di molti spiegando: “Solo con queste lotterie chi non è nessuno può sognare una vita migliore”. Tuttavia, non vinse.

Nonostante il fascino che le lotterie esercitano in tutto il mondo, c’è un’altra forma di gioco d’azzardo che sta diventando sempre più popolare: le macchinette mangiasoldi, o slot machine. Anche se non permettono di arricchire da un momento all’altro, esse danno al giocatore l’opportunità di vincere all’istante un bel po’ di soldi. E non si trovano più solo nei casinò. In molti caffè, club, ristoranti e alberghi europei fanno sentire la loro presenza con musichette orecchiabili, luci lampeggianti e, di tanto in tanto, con il tintinnio di una cascata di monete.

Frances è un’anziana vedova che vive a New York. Due o tre volte alla settimana prende il pullman e si fa un viaggio di due ore e mezza per andare ad Atlantic City, nel New Jersey. Quando arriva entra in uno dei casinò della città, e lì gioca con le macchinette mangiasoldi per sei ore circa prima di tornare a casa. “Non so cosa farei se non ci fosse Atlantic City”, dice. “Questo è il nostro divertimento, la nostra occupazione”.

Per altri il gioco d’azzardo è molto più che un divertimento, o un modo per sfuggire alla routine giornaliera o per tentare la sorte sperando di arricchire. Per loro è una parte importante, se non essenziale, della vita.

“Gioco d’azzardo perché mi piace il rischio”, spiega Luciano, che vive a Cordova, in Spagna. “Non voglio giustificarmi”, aggiunge, “ma il fatto è che mi sentivo depresso, e così cominciai a giocare al bingo. Poi cercai altre forme di gioco. Avere la tasca piena di banconote da giocare ti fa sentire euforico”. A un altro giocatore abituale, che aveva perso il posto di dirigente in un’azienda, fu chiesto se aveva mai pensato di togliersi il vizio del gioco. “Togliermelo?”, rispose. “Non potrei mai. È la mia vita”.

Anche se i motivi che li spingono a giocare possono essere diversi, i giocatori d’azzardo non sono certo una piccola minoranza. In misura più o meno pronunciata, 3 americani adulti su 4 giocano d’azzardo. In Spagna, altro paese dove il gioco d’azzardo è endemico, la proporzione è simile. E dietro a questa realtà c’è un giro d’affari enorme. Ben poche industrie vantano un fatturato annuo superiore a quello che hanno le lotterie in 39 paesi del mondo.

È ovvio che il gioco d’azzardo esercita un grande fascino. Ma è solo un’innocente evasione o ci sono pericoli nascosti? Un antico proverbio avverte: “Chi si affretta a guadagnar ricchezze non rimarrà innocente”. (Proverbi 28:20) È vero questo nel caso di coloro che vorrebbero arricchire giocando d’azzardo?

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