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  • g93 22/5 pp. 18-20
  • Perché devo essere un portatore di handicap?

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  • Perché devo essere un portatore di handicap?
  • Svegliatevi! 1993
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Il problema dei disabili
  • Come Dio vede la cosa
  • Come regolarsi con gli altri
  • La speranza ti aiuta a sopportare
  • Come posso convivere con il mio handicap?
    Svegliatevi! 1993
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Svegliatevi! 1993
g93 22/5 pp. 18-20

I giovani chiedono...

Perché devo essere un portatore di handicap?

“AVEVO cinque anni”, rammenta Becky. “Un’amica mi stava portando sulla sua bicicletta quando una macchina svoltò l’angolo e ci investì”. Il risultato? “Riportai una frattura a una gamba ed estese lesioni alla testa. I medici non si aspettavano che ce la facessi”. Becky però sopravvisse e oggi è un’allegra sedicenne. Nondimeno l’incidente lasciò il segno. “Rimasi molto debole”, dice.

Anche un giovane di nome Craig è disabile, in seguito a paralisi cerebrale infantile. “La paralisi cerebrale influisce sui miei muscoli e sul mio sistema nervoso”, spiega Craig. “I muscoli non reagiscono bene ai messaggi inviati dal cervello. Perciò ho difficoltà a camminare, parlare e stare in equilibrio. Riesco a fare tutte queste cose, ma non con molta facilità”.

Hai anche tu qualche menomazione fisica? Dalle statistiche risulta che per l’anno 2000, in tutto il mondo, il numero dei giovani con qualche handicap si aggirerà sui 59 milioni. (World Health, gennaio/febbraio 1985) Tuttavia, il fatto che tanti abbiano lo stesso tuo problema è di poco conforto se vuoi correre, saltare e giocare come fanno altri ragazzi ma non puoi.

Il problema dei disabili

Le menomazioni fisiche non sono nulla di nuovo. Nei tempi biblici c’erano zoppi (2 Samuele 4:4; 9:13), ciechi (Marco 8:22) nonché persone deformi (Matteo 12:10). Questi disabili avevano spesso difficoltà a svolgere le più elementari attività della vita. — Confronta Deuteronomio 28:29; Proverbi 26:7.

Può darsi tu abbia una lotta simile a causa dei tuoi limiti. Per vestirti, mangiare o andare a scuola puoi dover fare uno sforzo enorme e aver bisogno di notevole aiuto da parte di altri. “Non posso fare nessun movimento preciso con la parte destra del corpo”, dice Becky. “Così ho dovuto imparare a scrivere con la mano sinistra. Anche camminare è stato difficile. Ora cammino abbastanza normalmente, ma certi giorni zoppico parecchio”. Oppure considerate i problemi che incontra un ragazzo affetto da nanismo. Non mancando di umorismo dice: “Arrivare agli interruttori della luce sulla parete è un’altra sofferenza . . . Le case sono progettate senza dubbio per le persone alte”. — How It Feels to Live With a Physical Disability, di Jill Krementz.

Ma forse i tuoi problemi più angosciosi non sono di natura fisica. La rivista Parents spiega: “Gli adolescenti sono molto sensibili alle reazioni degli altri, il che rende la vita particolarmente difficile ai giovani che hanno speciali necessità. . . . Si chiedono cosa pensino gli altri del loro aspetto e spesso diffidano delle espressioni di amicizia, interpretando questi gesti compiuti a fin di bene come sgradite espressioni di compassione”. È solo naturale voler riuscire simpatici ed essere accettati. Tuttavia puoi sentirti isolato. La giovane Michelle si è espressa in questi termini: “Per tutta la vita sono stata diversa da tutti gli altri. La ragione è che mi manca la mano sinistra”.

Il fatto di essere diverso può anche renderti soggetto a continue prese in giro. “Frequentai una scuola speciale fino alla quinta”, rammenta Craig, “poi cominciai a frequentare una scuola normale. In realtà non avevo molti problemi finché un giorno alcuni ragazzi cominciarono a ridere di me. Era per il modo in cui camminavo”. Anche Becky ha penosi ricordi del modo crudele in cui la trattavano i compagni di scuola. Poiché un precedente intervento chirurgico le ha leso le corde vocali, ha la voce un po’ roca. “A scuola i ragazzi mi chiamavano voce di mostro”, dice.

Anche gli adulti possono essere ingiustamente prevenuti. Alcuni forse evitano di incontrare il tuo sguardo. Altri potrebbero evitare anche di parlarti, rivolgendo le loro osservazioni ai tuoi genitori o ai tuoi compagni, come se tu fossi invisibile o mentalmente ritardato. Più irritanti di tutti possono essere quegli amici che non fanno altro che compatirti, rafforzando la tua sensazione d’essere una persona di serie B.

Come Dio vede la cosa

Ma come ti considera Dio? Il tuo handicap è forse un segno della sua disapprovazione? Nota ciò che Gesù disse quando incontrò “un uomo cieco dalla nascita”. I suoi discepoli gli chiesero: “Chi ha peccato, quest’uomo o i suoi genitori, perché nascesse cieco?” Gesù rispose: “Né quest’uomo né i suoi genitori hanno peccato”. (Giovanni 9:1-3) No, la cecità non era il risultato di qualche particolare peccato da parte del cieco o dei suoi genitori. Piuttosto era il risultato dell’imperfezione che tutti abbiamo ereditato da Adamo. L’apostolo Paolo spiega: “Per mezzo di un solo uomo il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato”. — Romani 5:12.

Le menomazioni fisiche, quindi, non sono il risultato dell’intervento o della punizione divina. Alcune sono frutto della negligenza. Altre ancora sono semplicemente dovute ‘al tempo e all’avvenimento imprevisto’. (Ecclesiaste 9:11) E ci sono giovani che soffrono fisicamente perché sono stati trascurati o maltrattati dai genitori.

Qualunque sia la causa delle tue difficoltà, non devi pensare che Dio ti consideri una persona di serie B. Al contrario egli ti considera prezioso e di grande valore, specie se Lo temi. (Luca 12:7) Egli ‘ha cura di te’ a livello personale e si compiace di impiegarti nel suo servizio. (1 Pietro 5:7) Infatti, uno dei più straordinari servitori di Dio di tutti i tempi, l’apostolo Paolo, aveva evidentemente una menomazione fisica, “una spina nella carne”. (2 Corinti 12:7) Com’è confortante sapere che “il semplice uomo vede ciò che appare agli occhi; ma in quanto a Geova, egli vede il cuore”. (1 Samuele 16:7) Dio conosce bene le tue possibilità e sa cosa sarai in grado di fare quando verrai riportato alla perfezione nel suo nuovo mondo. — Rivelazione 21:3, 4.

Come regolarsi con gli altri

Purtroppo i tuoi compagni di scuola e altri possono non condividere l’elevato punto di vista di Dio. A volte le persone sono davvero crudeli. Non sorprenderti quindi se alcuni tuoi coetanei sono altrettanto spietati verso il tuo handicap. Di solito, però, le persone non vogliono veramente ferire o mettere in imbarazzo; a volte sono soltanto curiose. Messe a disagio dal tuo handicap o forse essendo semplicemente insensibili, possono dire qualcosa di sciocco o di offensivo.

Cosa puoi fare? A volte puoi prevenire le situazioni imbarazzanti. Ad esempio, se ti accorgi che gli altri sembrano tesi o non sanno cosa dire, puoi cercare di metterli a loro agio. Devi ammettere che tutti noi siamo portati a temere ciò che non comprendiamo. Aiuta altri a vedere oltre il tuo handicap affinché conoscano il tuo vero io. Quando la situazione sembra giustificarlo, puoi cercare di dire qualcosa del genere: “Ti stai chiedendo perché sono su una sedia a rotelle?” Secondo la rivista Parents, un’insegnante, che ha subìto un’amputazione, soddisfa la curiosità dei suoi allievi cominciando la conversazione in questo modo: “Scommetto che vi state chiedendo cosa mi sia accaduto. Vi piacerebbe saperlo?”

Nonostante tutti i tuoi sforzi, ogni tanto puoi ugualmente sentirti ferito. La giovane Becky dice: “Quando ero più piccola, mi dispiaceva veramente se gli altri mi prendevano in giro; sono sempre stata sensibile. Ma ora la cosa non mi sconvolge più. A volte riesco perfino a ridere della situazione”. Sì, il senso dell’umorismo può essere molto utile per parare i commenti offensivi. C’è “un tempo per ridere”. (Ecclesiaste 3:4) Il re Salomone diede questo ulteriore consiglio: “Non porre il tuo cuore a tutte le parole che il popolo può pronunciare”. (Ecclesiaste 7:21) A volte il modo migliore per rispondere a discorsi sciocchi è quello di ignorarli. “Non preoccuparti di quello che dice la gente”, afferma Becky.

La speranza ti aiuta a sopportare

In realtà, l’intera razza umana è imperfetta. “Tutta la creazione continua a gemere insieme e ad essere in pena insieme fino ad ora” dice la Bibbia. (Romani 8:22) Ma puoi avere una speranza per il futuro. Prendi ad esempio una ragazza che chiameremo Carol. È praticamente sorda dalla nascita. In seguito a un incidente con la bicicletta le venne amputata una gamba. Carol voleva morire. Ma cominciò a studiare la Bibbia con i testimoni di Geova e apprese di un veniente giusto nuovo mondo in cui “nessun residente dirà: ‘Sono malato’”. (Isaia 33:24) Ottenne la speranza che un giorno le sue menomazioni saranno eliminate, e in modo miracoloso! — Isaia 35:5, 6.

Che effetto ha avuto sul carattere di Carol il fatto di avere acquistato conoscenza di Dio? Alcuni amici cristiani intimi dicono di lei: “È sempre allegra e non si sofferma mai sul suo handicap”. È interessante, però, che aggiungono anche: “Molti suoi amici non si accorgono che ha una gamba artificiale e che non sente quasi nulla”. Come mai? Per il fatto che “si avvale della labiolettura e degli apparecchi acustici”. Ovviamente Carol ha fatto più che sperare nel futuro. Si è sforzata di sviluppare appieno le sue capacità ora. Anche tu puoi fare altrettanto e questo sarà il soggetto del prossimo articolo di questa serie.

[Immagine a pagina 19]

Alcuni trovano utile spiegare la loro situazione a quelli che sembrano curiosi

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