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  • g93 8/6 pp. 13-15
  • Come posso convivere con il mio handicap?

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  • Come posso convivere con il mio handicap?
  • Svegliatevi! 1993
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  • Non vivere nell’illusione
  • Agisci con conoscenza
  • Prendila come una sfida!
  • Non cercare di fare tutto da solo
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Svegliatevi! 1993
g93 8/6 pp. 13-15

I giovani chiedono...

Come posso convivere con il mio handicap?

“CAMMINA ancora”, spiega la madre di una ragazzina che chiameremo Margherita. “Ma non riesce a coordinare i movimenti, e parla con difficoltà”. Margherita soffre di sclerosi multipla ed è una dei milioni di giovani che in tutto il mondo hanno qualche menomazione fisica.

Forse anche tu sei fra questi. E che tu sia portatore di handicap dalla nascita o in seguito a una malattia o a un incidente,a non c’è nessun motivo per concludere che tu abbia finito di vivere. Se ti sforzi con pazienza, puoi fare molto per far fronte con successo alla tua situazione.

Non vivere nell’illusione

Certo, è naturale non voler accettare una realtà spiacevole e sperare piuttosto che in qualche modo l’handicap sparirà. A quanto pare l’apostolo Paolo soffriva di qualche malattia che gli creava problemi di vista. (Confronta Galati 6:11). Riferendosi alla prima visita che fece ai cristiani della Galazia, Paolo disse: “La prima volta vi dichiarai la buona notizia per una malattia della mia carne. E quella che fu per voi una prova nella mia carne, non la trattaste con disprezzo né le sputaste con disgusto”. (Galati 4:13, 14) Alcuni studiosi credono che la malattia di Paolo gli facesse colare pus dagli occhi o rendesse in qualche modo sgradevole il suo aspetto. Non è dunque strano che Paolo ‘supplicasse tre volte il Signore’ affinché questa malattia si allontanasse da lui. Ma la malattia non sparì. (2 Corinti 12:8, 9) Tuttavia, nonostante il suo handicap, Paolo fece una meravigliosa carriera come missionario, studioso e scrittore.

Anche tu forse sei costretto ad accettare il fatto che la tua menomazione è permanente. Nel suo libro Living With the Disabled (Vivere con chi è disabile) Jan Coombs scrive: “Per adattarsi al suo handicap il paziente deve prima ammettere di averlo. Deve capire che la sua menomazione può limitarlo e creargli degli inconvenienti, ma non sminuisce il suo valore come persona”. Se non c’è nessuna speranza ragionevole di guarigione, negando la realtà della tua condizione rimarrai intrappolato nel circolo vizioso dell’autocommiserazione, dell’infelicità e della delusione. D’altro canto, la Bibbia dice in Proverbi 11:2 che “la sapienza è con i modesti”, e chi è modesto conosce e accetta i propri limiti. Questo non significa diventare un eremita o accontentarsi di condurre un’esistenza grigia e infelice. La modestia, invece, implica fare un’onesta valutazione della propria situazione e porsi mete realistiche.

Agisci con conoscenza

Devi anche conoscere bene la natura del tuo handicap. “Ogni accorto agirà con conoscenza”, dice Proverbi 13:16. (Confronta Proverbi 10:14). Questo può significare per te leggere qualche pubblicazione medica o fare domande specifiche al dottore e ad altri operatori sanitari che ti assistono. Sapendone di più in questo campo puoi liberarti di qualsiasi pregiudizio che potrebbe impedirti di sfruttare appieno le tue risorse.

In questo modo puoi anche tenerti aggiornato per quanto riguarda le novità in campo medico e terapeutico che potrebbero migliorare la tua situazione. Ad esempio, sono stati creati arti artificiali (protesi) che grazie all’uso di nuovi materiali leggeri garantiscono un maggior comfort e libertà di movimento. La rivista Time parla di un’“esplosione” di ausili per i portatori di handicap. Forse questi prodotti sono disponibili nella tua zona e rientrano nelle possibilità finanziarie della tua famiglia.

Anche apparecchi più tradizionali, come apparecchi acustici, bastoni, stampelle e tutori ortopedici possono essere molto utili. Alcuni giovani forse si sentono troppo imbarazzati e impacciati per farne uso. Ma il re Salomone diede questo saggio consiglio: “Se la scure non è tagliente e non sai affilarne la lama, devi fare doppia fatica”. (Qoelet [Ecclesiaste] 10:10, Parola del Signore) Allo stesso modo anche tu puoi esaurire le tue energie — o rinunciare ad attività piacevoli — se non fai buon uso degli strumenti che ti possono aiutare. Perché permettere all’orgoglio di renderti la vita più difficile di quanto non sia già? Salomone concluse dicendo: “Usare la sapienza per avere successo significa dunque vantaggio”.

Sì, servirti di qualcosa che ti aiuterà a camminare, vedere o udire meglio va a tuo vantaggio. È vero che forse ci vorranno molto esercizio e molta pazienza per imparare a usare una stampella, una protesi o un apparecchio acustico. E non è detto che questi contribuiscano molto a migliorare il tuo aspetto. Ma pensa alla libertà che ti possono dare e alle possibilità che ti si aprirebbero! Una ragazza africana disabile di nome Jay viveva come una reclusa: aveva 18 anni e si era avventurata una sola volta fuori del gruppetto di case in cui viveva. Dopo aver studiato la Bibbia con i testimoni di Geova, Jay cominciò ad assistere alle adunanze cristiane. Per far questo doveva “camminare” per diversi isolati, facendo forza sulle mani e trascinando il resto del corpo. Quando una Testimone europea venne a sapere della sua condizione, le mandò una carrozzella a tre ruote dotata di un congegno con trasmissione a catena che Jay poteva azionare con le mani. Estetico? No di certo. Ma questo mezzo di trasporto apparentemente goffo le ha permesso di andare alle adunanze e di partecipare alla predicazione di porta in porta.

Prendila come una sfida!

Fai però attenzione a non cominciare a pensare in modo negativo. Il saggio re Salomone disse: “Chi guarda il vento non seminerà; e chi guarda le nubi non mieterà”. (Ecclesiaste 11:4) Lasci forse che il timore o l’incertezza ti trattengano dal fare le cose che desideri e quelle che dovresti fare? Pensa a Mosè. Quando Dio lo scelse per liberare gli israeliti dalla schiavitù in Egitto, Mosè cercò di tirarsi indietro visto che aveva un disturbo della parola. “Sono incirconciso di labbra”, disse, forse riferendosi a qualche malformazione che rendeva indistinte le sue parole. (Esodo 6:12) Ma Mosè si stava sottovalutando. Col tempo si dimostrò capace di parlare speditamente, rivolgendosi all’intera nazione di Israele. — Deuteronomio 1:1.

Non commettere lo stesso errore sottovalutando le tue capacità. Sforzati e prendila come una sfida! La giovane Becky, ad esempio, ha qualche difficoltà a parlare a motivo dei postumi di un incidente capitatole quando aveva cinque anni. Ma i suoi genitori non le hanno permesso di arrendersi. Al contrario, l’hanno iscritta alla Scuola di Ministero Teocratico nella Sala del Regno dei testimoni di Geova. A sette anni Becky pronunciava brevi discorsi davanti a un uditorio. Becky ricorda: “Pronunciare discorsi mi ha aiutata. Mi ha dato l’incentivo per sforzarmi di più a parlare”. Becky è stata anche incoraggiata a partecipare pienamente alla predicazione di casa in casa. “A volte penso che agli altri deve dare davvero fastidio sentirmi parlare, e mi preoccupo di quello che pensano. Ma poi mi dico che lo sto facendo per Geova Dio, e chiedo a Lui la forza di andare avanti”. Oggi Becky presta servizio come evangelizzatrice a tempo pieno.

Craig, che ora è adulto, è stato colpito da paralisi cerebrale. Anche lui non ha permesso al suo handicap di impedirgli di essere un componente apprezzato della congregazione cristiana. Egli dice: “Confido in Geova, ed egli mi ha colmato di benedizioni. Ho potuto servire cinque volte come pioniere ausiliario. Pronuncio discorsi biblici alla Scuola di Ministero Teocratico e tengo la contabilità della congregazione”.

C’è anche “un tempo per ridere”, e con un po’ d’esercizio potresti anche tu essere capace di partecipare ad attività ricreative come fanno altri giovani. (Ecclesiaste 3:4) Becky ammette: “Non posso praticare sport come la pallavolo perché ho i riflessi molto lenti. Ma posso correre. E poco dopo l’incidente mia mamma mi incoraggiò a imparare ad andare in bicicletta. Mi ha sempre incoraggiata a provare a fare cose nuove”.

Non cercare di fare tutto da solo

Convivere con un handicap fisico non è facile. L’apostolo Paolo chiamò il suo problema “una spina nella carne”. (2 Corinti 12:7) Ma non devi affrontare i tuoi problemi da solo. Sarne, una giovane che ha una deformità all’anca, dice: “Le giuste compagnie cristiane e l’amorevole sostegno della famiglia e della congregazione sono stati per me un aiuto inestimabile”. Sì, evita di isolarti. (Proverbi 18:1) Per quanto ti è possibile, abbi “molto da fare nell’opera del Signore”. (1 Corinti 15:58) Sarne ne spiega i benefìci: “Darmi da fare per il Regno mi aiuta a vedere i problemi nella giusta luce”. Becky osserva: “Si ha modo di parlare con persone che in realtà se la passano peggio di noi perché non hanno una speranza per il futuro. Questo mi aiuta a non pensare a me stessa”.

Ciò che più conta, ricerca il sostegno di Geova Dio. Egli sa di cosa hai bisogno e come ti senti, e può anche aiutarti dandoti “la potenza oltre ciò che è normale”. (2 Corinti 4:7) Forse con il tempo vedrai le cose con l’ottimismo di Terrence, un giovane cristiano. A nove anni Terrence ha perso la vista, ma non si è dato per vinto; infatti afferma: “La mia cecità non è un handicap; è solo un fastidio”.

[Nota in calce]

a Se sei diventato portatore di handicap di recente, forse stai attraversando momenti di amarezza, ira e tristezza, e questo è comprensibile. In effetti è del tutto normale — e fa anche bene — attraversare un periodo di sofferenza quando si subisce una grave perdita. (Confronta Giudici 11:37; Ecclesiaste 7:1-3). Sii certo che, con il tempo e l’amorevole sostegno di familiari e amici, questo insieme burrascoso di sentimenti penosi finirà per placarsi.

[Immagine a pagina 15]

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