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  • Calcoli renali: rimedi per un male antico

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  • Calcoli renali: rimedi per un male antico
  • Svegliatevi! 1993
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  • Con un piccolissimo intervento
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Svegliatevi! 1993
g93 22/8 pp. 20-22

Calcoli renali: rimedi per un male antico

PROBABILMENTE conoscete qualcuno che ha sofferto di calcoli renali. Negli Stati Uniti per questo disturbo ogni anno vengono ricoverate in ospedale circa 300.000 persone. I dolori possono essere lancinanti, come quelli del parto.

Alcuni pensano che i calcoli renali siano un’affezione relativamente recente, forse legata all’alimentazione o al modo di vivere odierni. In realtà i calcoli del tratto urinario piagano l’umanità da secoli. Sono stati trovati perfino in mummie egiziane che hanno migliaia d’anni.

I calcoli si formano quando i minerali contenuti nell’urina, invece di rimanere disciolti e venire espulsi, si aggregano e aumentano di volume. Possono assumere varie forme ed essere composti di varie sostanze. Un periodico dice: “Negli Stati Uniti, circa il 75 per cento di tutti i calcoli [renali] è composto in prevalenza di ossalato di calcio, mentre un altro 5 per cento è composto di fosfato di calcio puro”. — Clinical Symposia.

Frequenza e cause

Secondo uno studio, circa il 10 per cento degli uomini e il 5 per cento delle donne nordamericani soffriranno di calcoli durante la loro vita. E le recidive sono frequenti. Una persona su cinque colpita da calcolosi renale avrà un altro calcolo entro cinque anni.

Perché alcuni abbiano i calcoli e altri no è qualcosa che ha lasciato perplessi i medici per molti anni. La formazione dei calcoli renali può essere dovuta a vari fattori, fra cui alterazioni del metabolismo, infezioni, ereditarietà, disidratazione cronica e alimentazione.

L’80 per cento circa dei calcoli renali viene eliminato spontaneamente durante la minzione. Per facilitarne l’espulsione, i pazienti sono incoraggiati a bere grandi quantità d’acqua. Benché i calcoli siano relativamente piccoli, spesso a malapena visibili, il dolore può essere notevole. Se il tratto urinario viene ostruito o se un calcolo è troppo grosso per passare (i calcoli possono raggiungere le dimensioni di una pallina da golf), è necessario ricorrere a qualche terapia medica.

Nuove terapie

Fino al 1980 circa, i calcoli che non venivano espulsi potevano essere rimossi solo con un intervento chirurgico di una certa importanza. Per raggiungere il calcolo bloccato nel rene o nel tratto urinario si doveva praticare sul fianco un doloroso taglio di una trentina di centimetri. La degenza postoperatoria era in genere di due settimane, seguite da un paio di mesi di convalescenza a casa. Ma “grazie ai recenti progressi tecnologici”, afferma un testo di medicina (Conn’s Current Therapy, 1989), “la necessità di ricorrere a tale intervento chirurgico è divenuta rara”.

Ora i calcoli irriducibili possono essere eliminati con una tecnica chirurgica minimamente invasiva. Un’altra metodica più comune oggi, chiamata litotrissia a onde d’urto extracorporea (abbreviata in ESWL in inglese) non richiede nessun intervento chirurgico. Descrivendo queste innovazioni in campo medico, il già citato testo di medicina dice che ormai l’intervento tradizionale viene adottato “per asportare probabilmente solo l’un per cento di tutti” i calcoli renali. — Conn’s Current Therapy.

Con un piccolissimo intervento

Esiste una metodica che richiede un piccolissimo intervento ed è conosciuta col nome di litotrissia ultrasonica percutanea. “Percutanea” significa “attraverso la cute” e “litotrissia” significa alla lettera “triturazione della pietra”. L’unico intervento richiesto consiste in un’incisione di un centimetro sul fianco. Attraverso questa apertura viene inserito uno strumento simile al cistoscopio, detto nefroscopio, che permette di esaminare l’interno del rene e il calcolo che provoca i disturbi.

Se il calcolo è troppo grosso per estrarlo con il nefroscopio, all’interno del medesimo strumento viene inserita una sonda ultrasonica che arriva fino al rene. Poi, per frammentare il calcolo o i calcoli, la sonda cava viene collegata a un generatore di ultrasuoni che la fa vibrare a una frequenza di circa 23.000-25.000 volte al secondo. Le onde ultrasoniche trasformano la sonda in una specie di martello pneumatico, che frantuma tutti i calcoli ad eccezione dei più duri.

La sonda, che consente anche un’aspirazione continua, agisce inoltre da vero e proprio aspirapolvere nel rene, liberandolo dei minuscoli frammenti del calcolo. La frantumazione e l’aspirazione proseguono finché a un’attenta ispezione non risulta che tutti i detriti sono stati asportati attraverso la sonda.

A volte però alcuni frammenti resistono all’aspirazione e non si smuovono. Allora il chirurgo può inserire attraverso il nefroscopio un tubicino che ha all’estremità una minuscola pinza. Il medico può quindi aprire la pinza, afferrare il calcolo ed estrarlo.

Man mano che la chirurgia percutanea veniva perfezionata, si sperimentavano vari metodi. Alcuni anni fa una rivista di urologia (Urologic Clinics of North America) diceva: “Sembra che ogni mese i periodici sanitari descrivano nuovi metodi di asportazione percutanea dei calcoli”. Le probabilità di successo di questa tecnica, diceva la rivista, “variano a seconda delle dimensioni e della posizione del calcolo”. Ma il fattore più importante, spiegava la rivista, è “l’abilità e l’esperienza dell’operatore”.

Nonostante per frantumare i calcoli occorra una certa potenza, la metodica è relativamente sicura. “L’emorragia non è stata un problema di rilievo”, dice il periodico Clinical Symposia. Secondo uno studio, però, ci sono state emorragie di una certa entità nel 4 per cento circa dei pazienti.

Fra i vantaggi di questa metodica ci sono il minor disagio e una degenza più breve. Nella maggioranza dei casi bastano solo cinque o sei giorni di ospedale. Alcuni pazienti se ne vanno a casa dopo tre giorni soltanto. Il vantaggio può essere particolarmente significativo per chi deve lavorare, in quanto può riprendere il lavoro appena lasciato l’ospedale.

Trattamento non chirurgico

Una nuova terapia degna di nota eseguita inizialmente nel 1980 a Monaco, in Germania, è chiamata litotrissia ad onde d’urto extracorporea. Impiega onde d’urto ad elevata energia per frantumare i calcoli senza bisogno di nessuna incisione.

Il paziente viene adagiato in una vasca d’acciaio riempita per metà di acqua calda. Viene posizionato attentamente in modo che il rene si trovi nel punto focale delle onde d’urto generate sott’acqua da una scarica elettrica. Le onde attraversano facilmente i tessuti molli e raggiungono il calcolo senza perdere energia. Si continua a bombardarlo fino a disintegrarlo. La maggioranza dei pazienti espelle poi i frammenti senza difficoltà.

Nel 1990 l’80 per cento circa di tutte le asportazioni di calcoli veniva eseguita con questa metodica. L’anno scorso un periodico sanitario australiano riferiva che, da quando era stata introdotta questa metodica, “in tutto il mondo erano stati trattati più di 3 milioni di pazienti ed erano state usate oltre 1.100 apparecchiature, impiegando una varietà di generatori di onde d’urto per disintegrare i calcoli renali”. — Australian Family Physician.

Sebbene questa tecnica produca un certo trauma nell’area renale, il suddetto periodico spiega: “È raro che danneggi organi adiacenti come la milza, il fegato, il pancreas e l’intestino. Il trauma temporaneo è ben tollerato e il danno per i pazienti è minimo: la maggioranza accusa solo un leggero [dolore muscolare e osseo] a livello addominale e un po’ di [sangue nelle urine] per 24-48 ore dopo la terapia”. Anche bambini sono stati trattati con successo. Il periodico australiano terminava dicendo: “Dopo 10 anni di impiego, sembra che la litotrissia ad onde d’urto extracorporea si possa considerare un trattamento estremamente sicuro”.

In effetti questa terapia è così efficace che l’anno scorso il già citato testo di medicina spiegava: “(La litotrissia ad onde d’urto extracorporea) ha permesso l’asportazione dei calcoli sintomatici con una facilità tale e con una morbilità così minima che pazienti e medici sono diventati meno rigorosi nella prevenzione e nel trattamento della calcolosi del tratto urinario”. — Conn’s Current Therapy.

Nondimeno i calcoli renali sono un disturbo doloroso che di sicuro preferite evitare. Cosa potete fare per prevenirli?

Prevenzione

Dato che i calcoli renali tendono a riformarsi, se ne avete avuto uno vorrete saggiamente seguire il suggerimento di bere molto. L’emissione raccomandata di urina è di un paio di litri al giorno e per ottenere questo risultato bisogna bere molta acqua!

È inoltre opportuno modificare l’alimentazione. I medici suggeriscono di limitare il consumo di carne rossa, sale e cibi ricchi di ossalato, che si ritiene contribuiscano alla formazione dei calcoli. Fra questi alimenti ci sono noci, cioccolato, pepe nero e verdure ricche di foglie, come gli spinaci. Un tempo i medici raccomandavano anche di ridurre l’assunzione di calcio, ma ricerche recenti indicano invece che una maggiore quantità di calcio nell’alimentazione può ridurre la tendenza alla formazione di calcoli.

Se però, nonostante tutte le precauzioni, dovesse venirvi un altro calcolo, può esservi di conforto sapere che ora ci sono metodi migliori per eliminarli.

[Immagine a pagina 21]

Trattamento non chirurgico della calcolosi renale con uno strumento chiamato litotritore

[Fonte]

S.I.U./Science Source/PR

[Fonte dell’immagine a pagina 20]

Leonardo On The Human Body/Dover Publications, Inc.

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