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  • “La città è piena di prevaricazioni”
  • Svegliatevi! 1994
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  • Dati poco lusinghieri su alcune città
  • Sono eccezioni oppure la regola?
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Svegliatevi! 1994
g94 8/1 pp. 5-7

“La città è piena di prevaricazioni”

QUANDO il profeta biblico Ezechiele menzionò una città “piena di prevaricazioni”, non sapeva nulla dei problemi che affliggono le città odierne. (Ezechiele 9:9, Versione Riveduta) Né con le sue parole intese predire in modo ermetico questi problemi. Tuttavia, ciò che scrisse costituirebbe una descrizione accurata delle città del XX secolo.

Il libro 5000 giorni per salvare il pianetaa osserva: “Tetre e sterili, le nostre città si sono imbruttite, appaiono sempre più come luoghi sporchi e tristi da vivere”. Nell’edizione inglese di quest’opera si legge anche: “I palazzi che dominano sempre più le nostre città sono stati costruiti pensando poco o per nulla a chi ci deve vivere e lavorare”.

Dati poco lusinghieri su alcune città

Riportiamo la descrizione che giornali e riviste hanno fatto di nove città situate in varie parti del mondo. Sapreste dire di quali città si tratta?

La città A, nell’America Latina, è famosa per i giovani sicari e per l’alto tasso di omicidi. È anche nota come sede di un cartello della droga.

La città B è “la peggiore città [degli Stati Uniti] per le rapine nelle strade”. Nei primi due mesi del 1990 gli omicidi “salirono del 20 per cento rispetto allo stesso periodo” dell’anno precedente.

“Nell’America Meridionale, in Africa e in Asia parecchi milioni di persone si trasferiscono ogni anno nei centri urbani . . . , migrano verso ciò che ai loro occhi è la terra promessa”. Non trovandola, molti sono costretti a vivere in povertà e per tirare avanti si riducono a mendicare o a rubare. A quanto si dice, metà degli abitanti della città C, in Africa, e della città D, in Asia, nonché il 70 per cento degli abitanti della città E, in Asia, vivono in alloggi inadeguati.

“Anche se [la città F] è una delle metropoli più sicure del Nordamerica, la crescente disoccupazione, l’aumento dei reati e le tensioni etniche hanno indotto i cittadini a pensare agli aspetti negativi del successo. La delinquenza . . . ha fiaccato lo spirito della città. Le aggressioni sessuali sono aumentate del 19% . . . Gli omicidi sono aumentati quasi del 50%”.

“Ogni giorno 1.600 persone si trasferiscono nella [città G dell’America Latina] . . . Se [la città] continua a crescere a questo ritmo, per la fine del secolo conterà 30 milioni di abitanti. Questi tenteranno di andare da una parte all’altra della città a passo di lumaca muovendosi in 11 milioni di automobili, rimanendo intrappolati per ore negli ingorghi del traffico . . . L’inquinamento atmosferico . . . è cento volte superiore al livello accettabile. . . . Il 40 per cento degli abitanti soffre di bronchite cronica. . . . Nelle ore di punta il livello di rumore nel centro cittadino tocca i 90-120 decibel; un livello di 70 decibel è considerato intollerabile”.

“Ogni giorno vengono raccolte dalle strade e dai marciapiedi [della città H, in Europa,] 20 tonnellate di escrementi canini. . . . A prescindere dal costo e dal fastidio, è venuto a galla un aspetto più serio. I rifiuti dei cani diffondono una malattia provocata da un parassita, il Toxocara canis. Si è riscontrato che [in questa città] metà dei luoghi e delle buche piene di sabbia dove giocano i bambini è contaminata dalle uova microscopiche e molto resistenti di questo parassita, che entra nelle case sotto le suole delle scarpe e sulle zampe degli animali da compagnia. . . . Stanchezza, dolori addominali, allergie, disturbi al cuore e alle arterie sono i primi sintomi di questa malattia”.

“Pur avendo tutti i problemi di una metropoli troppo sviluppata in un paese sottosviluppato — povertà, criminalità, inquinamento — [la città I, in Asia,] si sta affermando come una delle capitali del XXI secolo”.

Sono eccezioni oppure la regola?

Siete riusciti a riconoscere queste città? Forse no, perché nessuno dei problemi menzionati è tipico di una sola città. Questi problemi invece ricorrono in quasi ogni città del mondo, qualsiasi dimensione abbia.

La città A, secondo il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung, è Medellín, in Colombia. Il numero degli omicidi è sceso da 7.081 nel 1991 a “soli” 6.622 nel 1992. Eppure, scrive il quotidiano colombiano El Tiempo, negli ultimi dieci anni vi sono morte quasi 45.000 persone di morte violenta. Attualmente, perciò, diversi gruppi civili si stanno dando molto da fare per ripulire la città e migliorarne l’immagine.

Il fatto che, secondo il New York Times, la città B sia New York probabilmente non sorprende chi l’ha visitata negli ultimi anni, e senz’altro non sorprende chi ci abita.

I dati forniti dalla rivista tedesca Der Spiegel a proposito di quanti vivono in condizioni di povertà a Nairobi (C), in Kenya, a Manila (D), nelle Filippine, e a Calcutta (E), in India, indicano che le persone costrette a vivere in tuguri in queste sole tre città sono più numerose dell’intera popolazione di nazioni europee ricche come la Danimarca o la Svizzera.

Nel 1991 la rivista Time descrisse la città F — Toronto, in Canada — in un articolo molto meno lusinghiero di quello che le aveva dedicato tre anni prima. Il primo articolo, intitolato “Finalmente una città che funziona”, lodava la città che “fa colpo quasi su tutti”. Secondo l’articolo, un turista avrebbe detto: “Questo luogo potrebbe quasi farmi credere nuovamente nelle città”. Purtroppo, a quanto pare ora la “città che funziona” si sta dibattendo negli stessi problemi che affliggono altre città in degrado.

Pur definendo la città G “una delle più belle ed eleganti città delle Americhe, e una delle più sofisticate”, la rivista Time ammette che questa “è, naturalmente, la Città di Messico dei ricchi e dei turisti”. Nel frattempo, secondo World Press Review, i poveri sono ammassati “in una delle 500 baraccopoli della capitale”, in tuguri “costruiti con rifiuti industriali, scatole di cartone, rottami d’automobile e materiali edili rubati”.

La città H, secondo il settimanale francese L’Express, è Parigi, la quale, a detta della New Encyclopædia Britannica, “per molti secoli, in virtù di un processo mai del tutto spiegato, . . . ha esercitato un fascino irresistibile su milioni di persone in tutto il mondo”. Di fronte ai gravi problemi, però, ha perso parte del suo fascino.

A proposito della città I, Time ha scritto: “Una volta era considerata romanticamente dall’Occidente la sonnacchiosa e sognante capitale del vecchio Siam, la ‘Venezia d’Oriente’; oggi l’imprevedibile città degli angeli e dei templi dorati è l’ultima città asiatica che è divenuta prospera in seguito al boom economico”. Nemmeno i suoi angeli e i suoi templi sono riusciti ad impedire a Bangkok, in Thailandia, di diventare, almeno temporaneamente, “la capitale mondiale del commercio del sesso”.

Esaminiamo meglio le città

Un decennio fa un giornalista osservò che anche se le grandi città sembravano “vivere tutte le stesse crisi, ciascuna aveva la sua personalità, e quindi un modo particolare di lottare per sopravvivere”. Nel 1994 le città stanno ancora lottando, ciascuna a suo modo.

Non tutti pensano che la lotta per sopravvivere sia perduta. Un ex sindaco di Toronto, ad esempio, ha detto ottimisticamente: “Non credo che la città si stia disgregando. Sta incontrando difficoltà, ma ritengo che siamo in grado di risolvere questo problema”. È vero che alcune città sono riuscite a risolvere alcuni problemi o almeno li hanno alleviati, ma ciò ha richiesto molto più che semplice ottimismo.

Nel gennaio dell’anno scorso il giornalista Eugene Linden scrisse: “Il destino del mondo è legato al destino delle città”. Nel bene e nel male le città hanno plasmato e continuano a plasmare il nostro mondo. Inoltre, sia le città antiche che quelle moderne hanno influito su di noi a livello personale, probabilmente più di quanto possiamo immaginare. Ecco perché la loro sopravvivenza è indissolubilmente legata alla nostra.

Esaminando meglio le città, quindi, non accresceremo semplicemente la nostra cultura generale. Ciò che più conta, questo esame ci metterà in guardia contro la situazione precaria in cui ora si trova il mondo. Diamo dunque inizio a “Esaminiamo meglio le città”. Speriamo che i nostri lettori troveranno interessante, edificante e incoraggiante questa serie di sei articoli di Svegliatevi! Nonostante i gravi problemi del mondo, ben evidenti dal modo in cui le città lottano per sopravvivere, non ogni speranza è perduta!

[Nota in calce]

a Cit., pagina 242.

[Testo in evidenza a pagina 6]

“Il destino del mondo è legato al destino delle città”. — Eugene Linden, scrittore

[Immagine a pagina 7]

Viaggiare da una città all’altra è facile, risolverne i problemi no

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