Bisogna ricordare il passato?
“È POSSIBILE che gli ebrei dimentichino l’Olocausto?” Questa domanda di Virgil Elizondo, presidente del Mexican American Cultural Center di San Antonio (Texas), ci ricorda che le atrocità di cui questo secolo è stato testimone lasciano segni indelebili nella memoria collettiva. Tra le atrocità del XX secolo bisogna includere pure il genocidio degli armeni (1915-23) e i massacri dei cambogiani (1975-79). Anche così l’elenco è ben lungi dall’essere completo.
Leader religiosi e politici hanno talvolta invitato la gente a dimenticare le atrocità subite per favorire la riconciliazione tra le vittime e i loro aguzzini. Accadde ad esempio ad Atene nel 403 a.E.V. La città aveva appena visto la fine dell’oppressiva dittatura dei Trenta tiranni, un’oligarchia che aveva eliminato anche fisicamente quasi tutti gli avversari. I nuovi governanti cercarono di ristabilire la concordia civile decretando un’amnestìa (greco: “oblio, dimenticanza”) per i fiancheggiatori della precedente tirannide.
Dimenticare per decreto?
Può essere relativamente facile cancellare per decreto il ricordo delle atrocità perpetrate su degli innocenti. I governanti possono decidere di far questo per ragioni di opportunità politica, come avvenne nell’antica Grecia e com’è accaduto in varie nazioni europee alla fine del secondo conflitto mondiale. In Italia, ad esempio, nel 1946 con un decreto fu concessa l’amnistia a oltre 200.000 cittadini “colpevoli”, dice La Repubblica, “di aver partecipato, in modo più o meno rilevante, alle malefatte del regime fascista”. — 23 gennaio 1996.
Ma una cosa è la decisione di un governo o di un’istituzione pubblica, tutt’altra cosa sono i sentimenti dei singoli componenti la comunità. Non si può imporre per decreto a singoli cittadini — forse vittime inermi di brutali conflitti, stragi o altre barbarie — di dimenticare le passate sofferenze.
Nelle sole guerre del nostro secolo sono morti più di cento milioni di persone, molte dopo sofferenze indicibili. Se si aggiungono anche tutti coloro che sono stati uccisi in stragi compiute in periodi di pace, le atrocità sono innumerevoli. E molti fanno di tutto perché non se ne dimentichi nessuna.
Vorrebbero far dimenticare
Chi esorta le vittime delle atrocità — o i loro discendenti — a dimenticare e a perdonare spesso asserisce che ricordare il passato è solo fonte di divisione, specie se sono trascorsi decenni. Dimenticare, si dice, unisce, mentre ricordare non può riportare indietro l’orologio della storia, per quanto tragiche siano state le sofferenze.
Ma nel cercare di far dimenticare c’è chi è arrivato persino a negare la realtà di alcuni tra i più orrendi crimini contro l’umanità. Sostenuti da sedicenti storici revisionisti, alcuni ad esempio asseriscono che non ci sia mai stato un Olocausto.a Hanno addirittura organizzato tour in ex campi di sterminio, come Auschwitz o Treblinka, e hanno detto ai visitatori che in quei luoghi non sono mai esistite camere a gas, e questo nonostante i numerosi testimoni oculari e le montagne di prove e documentazioni.
Come mai le farneticanti tesi revisioniste sono accettate in certi ambienti? Perché alcuni preferiscono dimenticare le responsabilità proprie o del proprio popolo. Perché? Per nazionalismo, per difendere la propria ideologia, oppure per sentimenti antisemiti o d’altro genere. Dimenticate le atrocità, si pensa, scompare ogni responsabilità. Ma molti contestano questi revisionisti irresponsabili, definiti da uno storico francese “assassini della memoria”.
Non dimenticano
È ovviamente molto difficile per i superstiti dimenticare i propri cari morti in guerra o a causa di altre atrocità. Comunque, chi vuole ricordare massacri e genocidi causati dall’uomo lo fa perlopiù perché spera che dalle sofferenze sue o dei suoi cari si possano trarre lezioni utili a evitare che simili brutalità si ripetano.
Il governo tedesco ha così deciso di commemorare l’anniversario della scoperta degli orrori nazisti nel lager di Auschwitz. L’intento, ha detto il presidente federale, è che “ricordare serva da avvertimento alle future generazioni”.
Nel 50º anniversario della fine della seconda guerra mondiale, anche papa Giovanni Paolo II ha dichiarato che “col trascorrere del tempo, i ricordi non devono impallidire; devono piuttosto farsi lezione severa per la nostra e per le future generazioni”. Comunque va detto che non sempre la Chiesa Cattolica è coerente nel ricordare le atrocità e le vittime di quegli anni.
Perché anche le nuove generazioni possano trarre lezioni e moniti dai genocidi di questo e dei precedenti secoli sono stati allestiti musei, come l’Holocaust Memorial Museum a Washington o il Beit Hashoah Museum of Tolerance a Los Angeles. Per lo stesso motivo, sono stati prodotti su questo soggetto toccanti film e documentari. Tutto pur di non far perdere all’umanità la memoria delle sofferenze patite da esseri umani per mano di propri simili.
Perché ricordare?
“Quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”, scrisse il filosofo ispano-americano George Santayana. Purtroppo, pare che l’uomo nel corso dei millenni abbia dimenticato rapidamente il passato, autocondannandosi così a rifare gli stessi amari errori.
La lunga e atroce sequenza di massacri causati dall’uomo evidenzia che il dominio umano è stato un totale fallimento. Come mai? Perché gli esseri umani hanno costantemente ripetuto lo stesso errore primordiale: quello di rigettare Dio e le sue leggi. (Genesi 3:1-6; Ecclesiaste 8:9) E oggi, come era del resto predetto dalla Bibbia, una “generazione perversa e storta” sta facendo la stessa cosa e ne subisce le conseguenze. — Filippesi 2:15; Salmo 92:7; 2 Timoteo 3:1-5, 13.
Dato che abbiamo chiamato in causa il Creatore, Geova, qual è il suo punto di vista? Cosa dimentica e cosa ricorda? Si può superare il doloroso retaggio delle atrocità perpetrate dall’uomo? Potrà ‘il male dei malvagi pervenire alla fine’? — Salmo 7:9.
[Nota in calce]
a Sull’infondatezza degli argomenti prodotti dagli storici revisionisti, vedi l’articolo “L’Olocausto: Sì, c’è stato!”, pubblicato in Svegliatevi! dell’8 aprile 1989, pagine 4-8.
[Testo in evidenza/Illustrazioni a pagina 7]
“Quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo”. — George Santayana
Crematorio e forno nel lager di Auschwitz
[Fonte]
Museo di Auschwitz