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  • g98 22/8 pp. 10-11
  • Riconosciuti i benefìci della chirurgia senza sangue

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  • Riconosciuti i benefìci della chirurgia senza sangue
  • Svegliatevi! 1998
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Svegliatevi! 1998
g98 22/8 pp. 10-11

Riconosciuti i benefìci della chirurgia senza sangue

NEL 1996 il Regio Ordine dei Chirurghi d’Inghilterra pubblicò un opuscolo intitolato Code of Practice for the Surgical Management of Jehovah’s Witnesses (Codice di procedura per gli interventi chirurgici sui testimoni di Geova). In quell’opuscolo i chirurghi osservavano: “I pericoli della trasfusione di sangue rendono auspicabile che si prendano in considerazione misure alternative ogni qualvolta sia possibile”.

Anche il notiziario dell’Associazione degli Ospedali Americani (AHA NEWS) pubblicò una relazione sul perché sono stati riconosciuti i benefìci della chirurgia senza sangue. “Ciò che all’inizio era una convinzione religiosa si sta trasformando in scelta medica e tecnologia avanzata”, osservava il settimanale. “Medicina e chirurgia senza sangue, motivate in parte dalle dottrine dei testimoni di Geova, vanno molto oltre le necessità di una società spirituale entrando nelle sale operatorie di tutta la nazione”.

Perché molti medici preferiscono la chirurgia senza sangue era uno degli argomenti principali trattati nell’edizione dell’autunno 1997 di un supplemento della rivista Time. “La paura dell’AIDS è solo una delle ragioni”, diceva l’articolo, che parlava in particolare del lavoro svolto all’Istituto per la promozione della medicina e della chirurgia senza sangue dell’ospedale di Englewood, nel New Jersey.

Il Time faceva notare che “l’istituto è il più avanzato degli oltre 50 istituti degli Stati Uniti che attualmente ricorrono alla chirurgia senza sangue. Senza usare assolutamente sangue donato, effettuano una vasta gamma di interventi chirurgici che di solito richiedono trasfusioni, con tecniche che riducono sostanzialmente, o eliminano effettivamente, l’emorragia”.

Efficace e sicura

L’introduzione dell’articolo del Time metteva in risalto l’esperienza di Henry Jackson, che aveva avuto una fortissima emorragia interna, per cui aveva perso il 90 per cento del sangue e il livello dell’emoglobina era sceso a 1,7 grammi per decilitro, e rischiava di morire. Jackson fu portato all’ospedale di Englewood da un altro ospedale del New Jersey, che non accettava di curarlo senza ricorrere a trasfusioni di sangue.

All’ospedale di Englewood il dott. Aryeh Shander gli fece somministrare “preparati molto efficaci di integratori del ferro e vitamine, più ‘dosi massicce’ di un farmaco per far salire i valori ematici, l’eritropoietina, che stimola la produzione di globuli rossi da parte del midollo osseo. Infine gli furono somministrati per via endovenosa liquidi per stimolare quel po’ di circolazione che gli era rimasta”.

Il Time riferiva che qualche giorno dopo “il primo ospedale telefonò per chiedere se Jackson era morto. Con evidente soddisfazione, Shander rispose: ‘Non solo non è morto, ma sta bene e sta per essere dimesso, e presto riprenderà le sue normali attività’”.

Il 28 novembre 1997 in un’intervista televisiva il dott. Edwin Deitch, direttore sanitario per la terapia senza sangue della clinica universitaria di Newark, nel New Jersey, spiegò gli sviluppi delle ricerche in materia di chirurgia senza sangue: “I testimoni di Geova . . . hanno fatto di tutto per trovare medici disposti a operare senza sangue. Alcuni risultati di quegli studi hanno rilevato che stavano meglio di quanto ci si aspettava, [meglio di] coloro che erano stati trasfusi”.

Il dott. Deitch aggiunse: “Il sangue può deprimere il sistema immunitario e causare problemi con infezioni postoperatorie; può accrescere i rischi dei malati di cancro recidivi, quindi il sangue, pur essendo utile in certe circostanze, risulta nocivo”. A proposito della chirurgia senza sangue, il dott. Deitch concluse: “Chiaramente migliora la reazione del paziente, ci sono meno complicazioni e costa meno. Dunque è davvero un successo in ogni circostanza”.

Infatti, come diceva il Time, “sempre più pazienti chiedono a gran voce opzioni più sicure e più efficaci delle trasfusioni”. La rivista riferiva inoltre: “Secondo alcune stime, negli Stati Uniti il 25% delle trasfusioni non sono necessarie. Ci sono pure indicazioni che i pazienti non riescono a tollerare livelli di emoglobina così alti come si pensava un tempo e che specialmente i giovani hanno una riserva interna di sangue. . . . [Shander] è convinto che evitare il sangue è un’alternativa possibile e preferibile per la maggior parte dei pazienti”.

Ci sono altri pericoli, anche se quello di contrarre una malattia con le trasfusioni di sangue è il principale. “Il sangue proveniente dalle banche del sangue, una volta che è stato refrigerato e conservato, non ha la capacità del sangue fresco di trasportare ossigeno”, spiegò il dott. Shander, aggiungendo: “Stiamo appena cominciando a capire cosa avviene quando facciamo una trasfusione”.

“Il sistema aureo”

“Infine”, concludeva il Time, “c’è il costo: sui 500 dollari (850.000 lire) per ogni trasfusione, più le aggiunte amministrative, la spesa complessiva si aggira tra 1 e 2 miliardi di dollari l’anno, incentivo più che sufficiente per valutare le alternative”. Sembra che ora il costo sbalorditivo delle trasfusioni di sangue sia una delle ragioni principali per cui la chirurgia senza sangue è diventata così popolare.

Sharon Vernon, direttrice del Centro di Medicina e Chirurgia alternativa alle Emotrasfusioni del St. Vincent Charity Hospital di Cleveland, nell’Ohio, disse a proposito delle terapie che non fanno uso di sangue: “Vi si ricorre sempre più spesso perché i medici riconoscono che la medicina senza sangue è il sistema aureo in un contesto di riduzione dei costi. Abbiamo visto che persino compagnie d’assicurazione che normalmente non hanno contatti con noi, mandano persone da noi, perché così risparmiano”.

È chiaro che la chirurgia senza sangue ottiene rapidamente consensi nell’ambiente medico, e questo per diverse ragioni.

[Riquadro a pagina 11]

Recenti sentenze

Due sentenze significative furono emesse nello stato dell’Illinois nel novembre e dicembre del 1997. Nella prima Mary Jones, testimone di Geova, ricevette un risarcimento di 150.000 dollari (oltre 250.000.000 di lire) perché nel 1993 le erano state trasfuse due unità di sangue nonostante il suo chiaro rifiuto di questa forma di terapia. Questa è la somma più grossa che sia mai stata incassata da un Testimone per il danno emotivo subìto in seguito a una trasfusione di sangue non richiesta.

Il secondo caso riguardava un’altra Testimone, Darlene Brown, che era incinta e che fu trasfusa con la forza per salvare il feto di 34 settimane. Il 31 dicembre 1997 la Corte d’Appello dell’Illinois spiegò la propria decisione dicendo che “la trasfusione di sangue è una tecnica medica traumatizzante che viola l’integrità fisica di un adulto capace”. La Corte d’Appello riassunse la sentenza dicendo: “Secondo la legge di questo Stato, . . . non possiamo imporre a una donna incinta l’obbligo morale di sottoporsi a una tecnica medica traumatizzante”.

Il 9 febbraio 1998 l’Alta Corte di Tokyo ha revocato la sentenza di un tribunale inferiore, che stabiliva che nel 1992 il medico aveva avuto ragione di somministrare una trasfusione di sangue a Misae Takeda durante un intervento chirurgico. L’Alta Corte ha dichiarato che “il diritto del paziente di scegliere la terapia va rispettato. Era illegale somministrare una trasfusione di sangue”. Misae Takeda ha ricevuto un risarcimento di 550.000 yen (7.000.000 di lire).

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