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Ausiliario per capire la Bibbia
ad pp. 723-724

Lazzaro

(Làzzaro) [forma contratta del nome ebraico Eleazaro, che significa Dio ha aiutato].

1. Fratello di Marta e Maria; la sua risurrezione fu uno dei più notevoli miracoli di Gesù Cristo. (Giov. 11:1, 2) Gesù amava profondamente questa famiglia che abitava a Betania, sulla strada per Gerico a “circa tre chilometri” da Gerusalemme (Giov. 11:5, 18), ed era stato loro ospite, forse abituale. — Luca 10:38-42.

Le due sorelle mandarono a dire a Gesù, in quei giorni al di là del Giordano, che il loro fratello Lazzaro era molto malato. Senza dubbio nutrivano la speranza che Gesù l’avrebbe guarito. (Giov. 11:3, 21, 32) Tuttavia, invece di recarsi immediatamente a Betania, o di guarire Lazzaro a distanza, come era avvenuto nel caso del servo di un ufficiale dell’esercito (Matt. 8:5-13), Gesù rimase dov’era per altri due giorni. Quando giunse nelle vicinanze di Betania gli andarono incontro prima Marta e poi Maria. Lazzaro era spirato e ormai era morto da quattro giorni. — Giov. 11:6, 17, 20, 30-32.

Parlando con Marta, Gesù colse l’occasione per dar risalto alla risurrezione. (Giov. 11:23-27) Presto le sue parole avrebbero assunto maggior significato. Giunto alla tomba o caverna dove Lazzaro era sepolto, Cristo ordinò che fosse tolta la pietra che ne chiudeva l’entrata. Poi, in preghiera al Padre celeste, dimostrò che uno degli obiettivi del miracolo che stava per fare era quello di far capire alla folla dei presenti che era stato mandato da Dio. (Giov. 11:38-42) Quindi chiamò il defunto Lazzaro fuori dalla tomba, ed egli uscì, senza dubbio tra lo stupore e la gioia dei presenti. — Giov. 11:43, 44.

Questo miracolo indusse molti a riporre fede in Gesù, ma spinse i capi sacerdoti e i farisei a tramare la sua morte. La collera dei capi sacerdoti aumentò quando una gran folla di ebrei venne a vedere non solo Gesù, ma anche il risuscitato Lazzaro. A motivo di Lazzaro molti ebrei riponevano fede in Gesù, e perciò i capi sacerdoti risolsero di uccidere anche lui. (Giov. 11:45-53; 12:1-11) Tuttavia non c’è alcuna prova biblica che quei nemici religiosi abbiano attuato il loro malvagio piano contro Lazzaro.

La descrizione che fa Giovanni della risurrezione di Lazzaro è stata contestata da alcuni critici della Bibbia. Essi fanno notare che gli altri Vangeli non menzionano l’episodio. Un esame di questi rivela però che neanche gli scrittori dei Vangeli sinottici riferirono ogni azione compiuta da Gesù. Per esempio, solo Luca parla della risurrezione del figlio della vedova di Nain. (Luca 7:11-15) Giovanni non era solito ripetere quello che avevano scritto altri. E la risurrezione di Lazzaro ne è un notevole esempio.

Non c’è alcuna indicazione biblica né ragione qualsiasi per collegare questo personaggio storico col mendicante della parabola di Gesù del ricco e di Lazzaro.

2. Nome dato al mendicante nell’illustrazione di Gesù nota come la parabola del ricco e di Lazzaro. (Luca 16:19-31) Nella Vulgata il termine “ricco” era tradotto con l’aggettivo latino dives, erroneamente interpretato da alcuni come un nome proprio. Comunque, il nome ebraico Lazzaro era comune nell’antichità, com’è confermato da iscrizioni mortuarie.

Nella parabola, Lazzaro, un mendicante pieno di ulcere, se ne stava alla porta del ricco per sfamarsi con ciò che cadeva dalla sua sontuosa mensa. In seguito Lazzaro morì e fu portato da angeli nella posizione del seno di Abraamo (posto paragonabile a quello occupato da chi nell’antichità, durante un pasto, stava sdraiato davanti a un altro sullo stesso divano). Abraamo ebbe una conversazione col ricco che, morto anche lui, era stato sepolto e si trovava nell’Ades, nei tormenti. Una “grande voragine” invalicabile separava il ricco da Abraamo e Lazzaro. La richiesta del ricco che Abraamo mandasse Lazzaro dai suoi cinque fratelli, ‘per dar loro una completa testimonianza’ nella speranza di risparmiare loro la stessa esperienza, fu respinta per la ragione che avevano “Mosè e i Profeti”, e se non avevano ascoltato quelli “non saranno persuasi nemmeno se qualcuno sorge dai morti”.

Il contesto e la forma stessa della narrazione indicano chiaramente che si tratta di una parabola e non di una storia vera. Non viene esaltata la povertà, né condannata la ricchezza, ma piuttosto sono messi in risalto la fede, la condotta, il premio finale e il capovolgimento della situazione o condizione spirituale di coloro che sono rappresentati da Lazzaro e dal ricco. Il fatto che i fratelli del ricco avessero rigettato Mosè e i profeti indica inoltre che l’illustrazione aveva significato e obiettivo più profondi del semplice contrasto fra povertà e ricchezza.

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