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  • Il dono del celibato
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1953
w53 1/10 pp. 359-361

Il dono del celibato

PER molte persone l’idea di considerare il celibato come un dono sembra assai strana. Non riescono a capire come mai la rinuncia a ciò che definiscono uno dei più vivi piaceri della vita (dato che un celibato cristiano comporta castità o continenza) possa essere considerato un dono. Il matrimonio, sì, è un dono, opinano essi, ma il celibato?

Per classificare il celibato come un dono abbiamo nientemeno che l’autorità dell’uomo più sapiente e grande che sia mai vissuto, il Figlio di Dio. In una data occasione, trattando l’argomento coi suoi discepoli, egli disse: “Non tutti gli uomini fan posto per il detto, ma solo quelli che hanno il dono. Poiché ci sono eunuchi che furono generati come tali sin dal seno della loro madre, e ci sono eunuchi che furono fatti eunuchi dagli uomini, e ci sono eunuchi che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Colui che gli può far posto gli faccia posto.” — Matt. 19:11, 12, NW.

Perché Gesù chiamò il celibato un dono? Perché è qualche cosa che può esser coltivato e impiegato efficacemente per l’avanzamento della vera adorazione sulla terra e per la stessa felicità di una persona proprio come possono essere altre doti naturali conferite da Dio. Che lo stato di celibato offra decisi vantaggi al ministro cristiano è evidente dalle parole dell’apostolo Paolo: “Infatti, io voglio che siate esenti da ansietà. L’uomo celibe è ansioso per le cose del Signore, come possa ottenere l’approvazione del Signore. Ma l’uomo sposato è ansioso per le cose del mondo, come possa ottenere l’approvazione di sua moglie, ed egli è diviso. Inoltre, la donna non maritata, e la vergine, è ansiosa per le cose del Signore, affin di essere santa sia di corpo che di spirito. Invece, la donna maritata è ansiosa delle cose del mondo, come possa ottenere l’approvazione di suo marito. Ma questo lo dico per il vostro vantaggio personale, non per gettarvi un laccio, bensì per muovervi a ciò che è appropriato e che significa costante fiducia nel Signore senza distrazione.” — 1 Cor. 7:32-35, NW.

Veramente, esser in grado di servire Geova Dio con cuore e mente indivisi, esser in grado di dedicare alla sua opera la nostra costante attenzione senza distrazione, è un dono, e un dono che dovrebbe essere altamente apprezzato. Sì, “anche chi dà la sua verginità in matrimonio fa bene, ma chi non la dà in matrimonio fa meglio” dati i più ampi privilegi di servizio e la corrispondente maggiore felicità — 1 Cor. 7:38, NW.

Notate ancora un altro argomento che usa Paolo per far posto al dono del celibato nelle nostre vite. “Inoltre, questo io dico, fratelli, che il tempo rimasto è accorciato”. (1 Cor. 7:29, NW) Siccome il tempo era accorciato fu comandato a Geremia di non sposarsi. (Ger. 16:2) Non ha forse questo argomento particolare forza al giorno d’oggi?

FAR POSTO PER IL DONO

Taluni interpretano le parole di Gesù per intendere che il dono del celibato non è per ognuno, e specialmente non è per loro. Ma essi cercano di aggiungere qualche cosa alle parole di Gesù, qualche cosa che non disse. Egli indicò che non tutti farebbero posto per esso, e che quelli che facevano posto per questo dono di celibato erano quelli che “si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli”. Si potrebbe chiedere riguardo a coloro che cercano d’essere una eccezione: Fino a qual punto trascurano essi di seguire l’esempio di Paolo di asservire il loro corpo e ridurlo come schiavo? “Il cuore è perfido più d’ogni altra cosa, e disperatamente malato — chi può capirlo?” — Ger. 17:9, AT; 1 Cor. 7:29; 9:26, 27.

Come si fa posto per il dono del celibato? Anzitutto prendendo una ferma risoluzione in se stessi di non cedere a nessuna passione ma di conservare le proprie forze vitali e la propria libertà dal matrimonio in modo da servire meglio Geova. Tale determinazione rafforzerà la padronanza di se stessi. Poi si deve far posto per questo dono come facciamo per altri doni nella nostra vita mediante l’abnegazione, dedicando tempo ed energia per coltivare tali doni.

Per far questo dobbiamo dedicarci all’opera del Signore come fece Paolo. Non dobbiamo dire: ‘Vorrei o desidererei aver il dono del celibato’ e poi al tempo stesso indebolire la forza del nostro desiderio o decisione interessandoci di una data persona del sesso opposto e coltivando con essa una stretta intimità. Dobbiamo sforzarci di ottenere ciò che vogliamo, il dono del celibato, e dobbiamo accettare tutte le rinuncie e le cose richieste pur di averlo. Dobbiamo far posto per questo dono nei nostri progetti futuri.

Per l’apostolo Paolo il celibato era una cosa realizzabile, ed egli lo ricercò in modo pratico. (1 Cor. 9:5) Era onesto con se stesso e di conseguenza il dono gli fu accordato. In vista di questo dono furono poste su di lui dal Signore così tante responsabilità ch’egli non ebbe il tempo di pensare al matrimonio. Si rendeva conto che non avrebbe potuto far fronte alle sue responsabilità se avesse dovuto continuamente prendersi cura e attenzione di una moglie. Per questo egli dichiarò che se i Cristiani sposati desiderano aver parte a certi privilegi devono agire come se non fossero sposati. Sì, loro pure dovrebbero far posto nelle loro vite per tali doni mentre li coltivano e li usano alla lode di Geova e per la benedizione di altri. — 1 Cor. 7:29-31.

Ma, sia che siamo sposati o celibi, usiamo i doni che abbiamo secondo la sapienza che Dio ci dà per mezzo della sua Parola e secondo il suo modo di agire con noi. Accettiamo umilmente quei privilegi di servizio che ci sono offerti, mettendo in opera quella capacità e idoneità che possiamo avere, non cedendo ad altri quei privilegi e quelle opportunità che Dio ci ha dato e che possiamo compiere con tale gioia quale non abbiamo mai conosciuto prima. Ognuno mostri apprezzamento dei doni che Dio gli ha largiti dimostrandosi in tal modo degno del gran dono della vita eterna.

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