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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
w55 1/4 pp. 222-223

Domande dai lettori

◆ Potreste darmi informazioni riguardo alla traduzione di “giovane donna” in Isaia 7:14 traduzione (Leeser)? Mi potreste dire se nella traduzione antica ciò significa “vergine”? — A. G., Stati Uniti.

Non solo Isacco Leeser usa il termine “giovane donna” in Isaia 7:14, ma anche la Versione Standard Riveduta pubblicata nel 1952. La parola ebraica ivi tradotta “giovane donna” è, come già saprete, almàh, e nelle sacre Scritture Ebraiche questa parola è usata soltanto sette volte, e cioè in Genesi 24:43, Esodo 2:8, Proverbi 30:19, Salmo 68:25, Cantico dei Cantici 1:3 e 6:8, e Isaia 7:14 ora in esame. Se volete esaminare personalmente questi testi scritturali vedrete che almeno in un certo numero di casi la parola almàh è applicata alle vergini, ed è possibile che in tutti e sette i versetti scritturali si applichi alle vergini, ma non vogliamo essere dogmatici. La più antica traduzione delle Scritture Ebraiche è quella greca dei Settanta (LXX), che fu iniziata nel terzo secolo a.C. da Giudei di lingua greca. Essi ammisero che almàh poteva significare una vergine traducendo questa parola ebraica come “vergine” in Genesi 24:43 e in Isaia 7:14, usando il termine greco parthènos, che significa “vergine”. Quindi i Giudei stessi diedero il significato di “vergine” alla parola ebraica almàh in Isaia 7:14.

È vero che almàh non significa per forza “vergine” come la parola ebraica bethulàh, ma essa può essere correttamente applicata alle vergini, come viene fatto, ed in altri casi è sinonimo di vergine. Il Compendious Hebrew-English Dictionary, pubblicato a Tel Aviv, Israele, definisce almàh come “ragazza, giovane donna”. Il Dizionario Ebraico-Aramaico (tedesco) di Wilhelm Gesenius dice che almàh significa “una ragazza da marito, una vergine matura; la parola indica semplicemente che la ragazza può sposarsi, non che sia vergine, né maritata o non maritata; secondo Soncino, era la donna (moglie) finché non avesse un bambino”. Il recente Lexicon di L. Koehler e W. Baumgartner è d’accordo con questo, dicendo che la parola ebraica significa “ragazza da marito, giovane donna (fino alla nascita del suo primo bambino)”. Il Lessico Ebraico e Inglese di Brown, Driver e Briggs, definisce almàh come “giovane donna (sessualmente matura; ragazza o sposa novella)”. Ed anche il Lessico Spagnuolo-Ebraico cattolico romano, di Segundo M. Rodriguez, definisce la parola come “vergine; donna adulta; da marito”. Alcuni ritengono che la parola derivi dal verbo ebraico che vuol dire “nascondere”, e quindi significhi ‘donna nascosta’, vale a dire, donna che non s’è ancora scoperta e offerta a un marito per l’atto sessuale.

Il divino Autore delle Scritture Ebraiche ebbe senza dubbio uno scopo nell’usare la parola ebraica almàh in Isaia 7:14 invece di bethulàh (vergine). Suo figlio doveva essere chiamato Emmanuele, che significa “Dio è con noi”. Per esempio, la nostra rivista, La Torre di Guardia, nella sua edizione inglese del 15 ottobre 1946, pagine 312, 313, trattò questa profezia ed il suo adempimento, e poi a pagina 315, paragrafo 38, disse: “Essi saranno così come Isaia e i suoi figli, Shearjashub e Maher-shalal-hash-baz, e probabilmente un terzo figlio chiamato ‘Emmanuele’”. In altri termini, la profezia di Isaia 7:14 può aver avuto un primo adempimento nel caso del profeta Isaia stesso, quando ebbe un bambino da una giovane donna o ragazza. La nascita di questo bambino chiamato Emmanuele non poteva essere, naturalmente, una nascita vergine. La ragionevolezza di questo è evidente allorché notiamo che la profezia di Isaia 7:14 concernente la nascita di Emmanuele da una ragazza doveva costituire un segno per il re Achaz al quale il profeta Isaia stava allora parlando. La vergine nascita di un bambino settecento anni dopo non poteva essere un segno per l’empio re Achaz durante la sua vita. Perciò, nel caso di Isaia, la madre del figlio Emmanuele doveva essere un’almàh o giovane donna sessualmente matura. Ma la profezia d’Isaia 7:14 fu data in circostanze così solenni ed in mezzo a tali profetici avvenimenti prefiguranti il futuro, che questa profezia della nascita di Emmanuele dall’almàh doveva avere un adempimento posteriore ai giorni del re Achaz. È così specialmente per il fatto che Isaia disse per ispirazione: “Ecco me, e i figliuoli che [Geova] m’ha dati; noi siam de’ segni e dei presagi in Israele da parte [di Geova] degli eserciti, che abita sul monte Sion”. (Isaia 8:18) Perciò questo bambino Emmanuele antico, per la sua particolare nascita e per il significato del suo nome, doveva essere un segno meraviglioso di qualche cosa futura. Dunque Isaia 7:14 doveva avere un adempimento maggiore, completo, dopo il tempo di Isaia e al tempo fissato da Dio.

Lo storico giudeo Matteo, scrittore del libro che porta il suo nome, scrisse anche in greco. Egli citò Isaia 7:14 dalla versione greca dei Settanta, tradotta da Giudei, che usa la parola greca parthènos, che significa “vergine”. Descrivendo l’adempimento di questa profezia, Matteo scrisse: “Tutto ciò avvenne effettivamente perché fosse adempiuto quello che fu detto da Geova mediante il suo profeta, dicendo: ‘Ecco! la vergine diventerà incinta e partorirà un figlio, e lo chiameranno col nome di “Emmanuele”’, che significa, quando è tradotto, ‘Dio è con noi’”. (Matteo 1:22, 23, NW) Poi Matteo applica questa profezia di Isaia 7:14 alla nascita di Gesù a Betlemme mediante una vergine giudea, Maria, della discendenza del re Davide. Come ebbe luogo la nascita Matteo stesso lo spiega, come pure fa il suo conservo cristiano, lo scrittore Luca. Giuseppe, l’uomo che ella aveva sposato, non ebbe rapporti con lei finché ella non ebbe adempiuta la profezia di Isaia 7:14. Dopo ella si scoprì o si offrì a lui ed avendo egli allora avuto rapporti con lei, ella cessò d’essere vergine. Vediamo dunque come Isaia 7:14 tanto nel suo originale ebraico quanto nella sua traduzione greca fatta da Giudei si adempì rivendicando l’infallibile verità della sacra Parola di Dio.

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