Crisi religiosa in Brasile
● Quando il governo del Brasile propose una legge per sancire il divorzio, il cardinale Carmelo di San Paolo dichiarò che su questa questione la Chiesa Cattolica Romana si sarebbe opposta al governo. Ciò indusse un sacerdote, il “Padre” Calazans, ad ammettere che effettivamente nel Brasile tutti i cattolici sono cattolici soltanto di nome. Disse, infatti, che quel che occorre oltre l’azione politica sul divorzio sono i “veri cattolici” che pratichino la loro religione, ma che questi sono un piccolo numero insignificante: La grande maggioranza dei cattolici brasiliani, dichiarò il sacerdote Calazans, ha con la chiesa semplicemente “relazioni diplomatiche” in “circostanze sociali”, come battesimi, nozze e funerali.
● Sta subendo dunque il Brasile una “crisi religiosa”? Questa fu la domanda posta dall’importante rivista di questo paese, Visão (Visione). In risposta, un vescovo cattolico dichiarò che non c’è alcuna “crisi religiosa”, perché la Chiesa Cattolica è “presente in tutte le posizioni chiave del paese” ed ha anche in progetto l’allargamento della sua sfera d’influenza politica. Malgrado tale risposta, l’editore di Visão commentò che indipendentemente dalle apparenze esteriori la Chiesa Cattolica “non può nascondere la triste verità che il nostro popolo è religioso soltanto di nome e secondo le statistiche”. Spiegò che i “brasiliani s’interessano molto più a divertimenti, automobili e frigoriferi che alla religione”.