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  • w78 1/7 pp. 26-28
  • In crisi la Chiesa Cattolica in Brasile

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  • In crisi la Chiesa Cattolica in Brasile
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
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  • ALLA RICERCA DI UNA CAUSA
  • “A MIGLIAIA DI CHILOMETRI”
  • IL PUNTO DI VISTA SCRITTURALE
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
w78 1/7 pp. 26-28

In crisi la Chiesa Cattolica in Brasile

“LA CHIESA ATTRAVERSA UNA GRAVE CRISI” “PECORE SENZA PASTORE”.

Titoli e frasi come queste sui giornali brasiliani fanno echeggiare un allarme per la Chiesa Cattolica Romana in Brasile. Questo è il colmo dell’ironia, poiché, secondo l’Enciclopédia Mirador in lingua portoghese, si ritiene che il Brasile abbia “il maggior numero di cattolici [romani] del mondo”.

Che cosa ha provocato questa “grave crisi” della Chiesa? Perché ai cattolici brasiliani mancano i pastori spirituali?

LA CRISI

Dando un semplice sguardo alla situazione religiosa di questo paese si vede quali sono le cause della crisi. Solo negli ultimi 10 anni, 2.300 sacerdoti brasiliani hanno rinunciato all’abito talare. Al principio di quest’anno un giornale pubblicò un annuncio con cui si chiedeva un sacerdote per una certa zona. Sebbene l’annuncio promettesse “ottime condizioni di lavoro” e altri vantaggi, solo due risposero.

La mancanza di cura spirituale da parte della Chiesa Cattolica ha spinto molti Brasiliani a lasciare la Chiesa e ad adottare altri tipi di culto. Le religioni orientali sono sempre più in voga. Spesso i giovani sono attratti dall’austera vita monastica incoraggiata da questi sistemi religiosi orientali. Si stanno anche diffondendo culti provenienti dall’Africa i quali pongono l’inquietante minaccia di portare l’intero paese all’adorazione spiritica. Facendo notare la gravità di questa minaccia, un settimanale, Manchete, fa questi commenti:

“Molti considerano l’Umbanda [forma brasiliana di spiritismo-vudù] come la vera religione nazionale. Il suo Corpo Deliberativo conta 300.000 centri di culto in tutti gli stati brasiliani. Si calcola che il numero degli Umbandistas [praticanti del culto] nel paese superi i trenta milioni”.

E ci sono milioni d’altri che praticano altre forme di vudù. Si stima che complessivamente vi sia implicato il 70 per cento degli oltre 110 milioni di abitanti del Brasile.

Poiché furono i Portoghesi a portare la religione cattolica in Brasile e sussistono ancora stretti legami fra le due nazioni, è il caso di dare uno sguardo allo stato di cose in Portogallo. La rivista Opção, pubblicata in Portogallo, fa i seguenti commenti riguardo alle gravi penurie di sacerdoti cattolici anche in Portogallo:

“Al presente, vi sono nell’intero paese circa 4.908 vescovi diocesani e sacerdoti. Ma il loro numero tende a diminuire sensibilmente. Nel 1970, il patriarcato aveva un totale di 525 vescovi diocesani; cinque anni dopo ce n’erano solo 377 . . . La causa principale di tutto ciò è la considerevole diminuzione di seminaristi. Infatti, è raro trovare aperto anche solo uno di questi seminari. Ciò è dovuto al fatto che i genitori mandano i figli alle scuole tecniche aperte ora nelle zone rurali. Quindi dal 1974 non c’è stata nessuna ordinazione nel patriarcato e fino al 1979 non se ne prevedono più di sei.

“La situazione è tale che alcuni sacerdoti pensano d’essere i superstiti di una specie in via di estinzione. Un gran numero d’essi semplicemente dicono messa la domenica e durante la settimana vanno all’università o hanno un’occupazione regolare. Temono d’essere costretti da un minuto all’altro a trovare un nuovo stile di vita. . . .

“È possibile, come affermano i vescovi, che la Chiesa attraversi una crisi passeggera? O potrebbe trattarsi di una grave crisi strutturale? La Chiesa ne soffre da troppo tempo perché si possa chiamarla ‘crisi passeggera’”.

ALLA RICERCA DI UNA CAUSA

Questa è la situazione della Chiesa in Portogallo. Ma che cosa ha portato a una condizione così critica la Chiesa Cattolica in Brasile? Fra le varie cause, una risalta nettamente. In anni recenti, cattolici sinceri sono rimasti perplessi di fronte alle sempre crescenti richieste di riforme sociali da parte di sacerdoti e vescovi. Negli stati di Mato Grosso, Goiás e Pará, dove si praticano l’agricoltura e l’allevamento del bestiame, con schiere di braccianti agricoli e indiani poveri, alcuni sacerdoti sono stati arrestati, sotto l’accusa di fomentare insurrezioni.

Commentando l’ingerenza del clero cattolico nella politica, un alto ufficiale militare ha detto: “Invece di agire come rappresentanti o portavoce, i sacerdoti e i vescovi hanno cercato di farsi giustizia da sé, incitando gruppi di braccianti agricoli a compiere azioni illegali, come ad esempio occupare le terre”. In scontri di questo tipo, due sacerdoti hanno perso la vita.

L’ingerenza della Chiesa Cattolica nella politica ha dato buoni frutti? Secondo il Jornal da Tarde di San Paolo, no. “Rinunciando alla sua missione per intraprendere una linea di condotta che non le compete affatto”, osserva questo periodico, “la Chiesa si sta vuotando e non ha nulla da offrire a quelli che spera di conquistare e che sono, in effetti, i politici. Nello stesso tempo, i fedeli [cattolici] si trovano nella posizione di pecore senza pastore e, seguendo la loro innata religiosità, vanno dietro a culti sincretici [afro-cattolici]”.

Dietro l’agitazione politica istigata dalla Chiesa vi è un peculiare cambiamento di mentalità da parte di molti ecclesiastici cattolici del Brasile. Nel suo libro O Diabo Celebra a Missa (“Il Diavolo celebra la messa”), lo scrittore cattolico Salomão Jorge cita questa dichiarazione dell’arcivescovo Dom Geraldo Proença Sigaud: “Nei seminari e nei conventi c’è una sempre più diffusa e pericolosa infiltrazione di idee marxiste e comuniste”.

“A MIGLIAIA DI CHILOMETRI”

Dall’8 al 17 febbraio 1977, la Conferenza episcopale brasiliana tenne la sua quindicesima Assemblea Generale a Itaici, vicino a San Paolo. Era l’agenda di natura spirituale così da rinforzare la fede dei cattolici brasiliani? Che non lo fosse si capì dai commenti di apertura fatti da Dom Aloísio Lorscheider, presidente della conferenza, che dichiarò: “Dobbiamo lasciarci guidare e ammaestrare dallo Spirito Santo. La grande domanda è: Cosa dice lo Spirito Santo alla Chiesa in Brasile in questo preciso momento della storia?” In considerazione di ciò, chiediamo ragionevolmente: Se non conoscono la risposta a questa domanda come possono giustamente aver cura dei bisogni spirituali dei fedeli? Un editoriale di O Estado de S. Paulo commentò in maniera sconsolata:

“Nulla giustifica la speranza che il gran numero di vescovi radunati prenda decisioni atte a evitare la grave crisi della Chiesa nel paese o la mancanza di guida che tormenta le coscienze degli innumerevoli fedeli [cattolici]. . . . Gli illustri membri della Conferenza episcopale brasiliana non sono capaci di resistere alla tentazione di rivolgere la principale attenzione alle questioni politiche. Il desiderio di dirigere gli affari civili e di risolvere i problemi temporali ha la precedenza ai loro convegni, mentre la Casa affidata alle loro cure pastorali affonda sempre più nel disordine e nel caos”.

Com’era previsto, quest’assemblea di vescovi rivolse principalmente l’attenzione alle questioni politiche. Dopo molti dibattiti, prepararono un documento su “Esigenze cristiane per un ordine politico”, pubblicato una settimana dopo la fine del convegno durato 10 giorni. L’Articolo 25 di questo documento dice: “Uno dei principali doveri dello Stato è di incoraggiare una partecipazione cosciente e responsabile ai processi politici, sociali, culturali ed economici. . . . Attraverso la sua missione divina, la Chiesa ha il diritto e il dovere di cooperare in questo compito”. A questo proposito, lo scrittore di un editoriale pubblicato in O Estado de S. Paulo fece questi commenti: “Si può chiedere se . . . la Conferenza episcopale nazionale non si trovi a migliaia di chilometri dalla strada che dovrebbe seguire”.

IL PUNTO DI VISTA SCRITTURALE

Che cosa dice la Bibbia in merito all’ingerenza dei cristiani nelle questioni politiche? In preghiera, Gesù Cristo disse dei suoi veri seguaci: “Non sono parte del mondo come io non sono parte del mondo”. (Giov. 17:16) Essendogli stato chiesto se aveva l’autorità di re, Gesù rispose al governatore romano Ponzio Pilato: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei. Ma ora il mio regno non è di qui”. — Giov. 18:36.

Rammentate come reagì Gesù quando certi uomini, riconoscendo i suoi poteri miracolosi, cercarono di farlo re su di loro? Nella Bibbia leggiamo: “Perciò Gesù, sapendo che stavano per venire ad afferrarlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte tutto solo”. (Giov. 6:15) Malgrado il fatto che Gesù aveva il potere di recare grandi benefici agli uomini, si rifiutò di diventare un capo politico. Perché? Perché sapeva che il regno di Dio era celeste, non terrestre.

È interessante notare l’effetto che ebbe questo punto di vista scritturale sui cristiani al principio dell’Èra Volgare. Nel libro Christianity and the Roman Government si legge:

“I cristiani erano estranei e pellegrini nel mondo che li circondava; la loro cittadinanza era nel cielo; il regno a cui guardavano non era di questo mondo. La conseguente mancanza d’interesse per le attività pubbliche fu così dall’inizio un notevole aspetto del cristianesimo”.

Anziché esortare i suoi seguaci a impegnarsi in movimenti per i diritti civili e in altre attività politiche, Gesù insegnò loro a pregare: “Padre nostro che sei nei cieli, . . . Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. (Matt. 6:9, 10) Secondo la Bibbia, presto quel regno celeste “stritolerà tutti questi [attuali] regni [terreni] e porrà loro fine, ed esso stesso starà a tempi indefiniti”. (Dan. 2:44) Quindi non sarà l’uomo, ma Dio ad agire per liberare la terra dalle ingiustizie sociali e da ogni altra difficoltà.

Trascurando questi insegnamenti scritturali, la Chiesa Cattolica Romana, e altre chiese della cristianità, si son fatte avanti cercando di risolvere i problemi del mondo a modo loro. È soprattutto questo che ha portato tali chiese in uno stato di crisi.

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