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  • La moralità degli associati e dei non associati alla chiesa
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
w58 1/10 pp. 602-604

La moralità degli associati e dei non associati alla chiesa

QUANDO le bombe e i razzi nazisti cominciarono a cadere sull’Inghilterra durante la Seconda Guerra Mondiale, il popolo della Gran Bretagna poté giustamente dubitare della moralità dei membri della chiesa tedesca che avevano lanciato quelle bombe e quei razzi. Lo stesso può dirsi degli abitanti delle città tedesche. Essi potevano dubitare della moralità dei membri delle chiese degli alleati che distruggevano le loro città, uccidendo uomini, donne e bambini.

Sembra che molte persone considerino i membri delle chiese come una classe di civiltà personificata e di elevata moralità. Coloro che non sono associati ad una chiesa vengono considerati immorali e incivili. Il dott. George W. Crane si riferiva a questo quando disse: “Abbiamo il paradosso di 100.000.000 di persone moderne e morali che vivono nelle stesse città in cui vivono 70.000.000 di persone dell’Età della Pietra. Possiamo avere fiducia nel 60 per cento dei nostri simili anche di notte. Ma non osiamo aver fiducia nel rimanente 40 per cento neanche di giorno”. Quel 40 per cento della popolazione americana è composto da coloro che non frequentano alcuna chiesa.

Il dott. Crane prosegue sostenendo che se ognuno appartenesse o alla religione ebraica, o alla religione cattolica, o a una setta protestante non vi sarebbero delitti. Ma come si può dir questo considerando ciò che i membri delle chiese fecero durante la Seconda Guerra Mondiale e ciò che molti di essi fanno attualmente? Infatti, Minnie Mangum, una delle più grandi malversatrici dei tempi moderni, era una frequentatrice della chiesa molto rispettata e assai devota. La sua disonestà era mancanza di buona moralità. Ella fece qualcosa che molte persone che non frequentano la chiesa non avrebbero mai pensato di fare.

Le carneficine di Ebrei e di dissenzienti durante il Medio Evo non fanno certo onore alla moralità dei membri della chiesa. Certamente queste e altri delitti compiuti durante l’Inquisizione dai membri della chiesa per istigazione dei capi della chiesa non possono essere considerati morali. Morali non lo possono essere nemmeno le lotte fra i membri delle chiese cattolica e protestante durante la Riforma, lotte che frazionarono sanguinosamente l’Europa. Considerino tali fatti storici quelli che pensano che l’appartenenza ad una chiesa possa impedire i delitti.

Riflettano anche sul motivo per cui le prigioni sono piene di criminali religiosi. I funzionari delle prigioni statunitensi annunciano che mentre il 60 per cento delle persone negli Stati Uniti pretende di appartenere a qualche confessione religiosa, ben l’85 per cento dei criminali condannati professa qualche religione.

Nella sua edizione del 4 settembre 1957 il periodico The Christian Century rese noto ciò che era stato appurato in un istituto di detenzione. Disse: “Dopo aver fatto un esame statistico sui detenuti, Arthur Tenario, psicologo del personale dell’Istituto Giovanile del Nuovo Messico, comunica che l’85 per cento dei ragazzi detenuti in questo istituto è di origine ispano-americana e il 71 per cento è cattolico romano”.

Ai giorni di George Washington il 5 per cento della popolazione affermava di essere affiliato a qualche chiesa. Oggi quasi il 60 per cento lo afferma. Certamente nessuno vorrà sostenere che gli Americani di oggi siano dodici volte più morali e più civili di quelli dei giorni di Washington. In tutti i casi, è il contrario che s’avvicina di più alla realtà. La moralità si è grandemente pervertita dai giorni del primo presidente degli Stati Uniti.

I moderni capi delle chiese si lamentano frequentemente del fatto che l’aumento dei delitti accompagna l’aumento delle chiese. Ogni volta che gli affiliati a una chiesa aumentano dell’1 per cento la media nazionale dei delitti aumenta dell’8 per cento. Potrebbe questo essere dovuto al fatto che la chiesa non è riuscita a infondere nei suoi membri i princìpi cristiani?

Considerando il poco invidiabile rapporto delle azioni immorali compiute dai membri della chiesa, è sbagliato sostenere che non vi sarebbero delitti se ognuno appartenesse a una chiesa. Ed è anche sbagliato affermare che i membri delle chiese sono degni di fiducia, mentre non lo sono quelli non associati ad una chiesa. Se una persona frequenta una chiesa non vuol dire necessariamente che conduca una vita morale. È più facile darsi l’aria di rispettare la buona moralità che conformarsi ad essa.

Sotto molti aspetti i membri delle chiese della Cristianità assomigliano alle persone religiose del tempo di Gesù. Quelle persone erano zelanti in quanto alle loro tradizioni religiose e apparivano esteriormente giuste; ma quando si trattava di mettere in pratica gli elevati princìpi morali delle Scritture la faccenda cambiava completamente. Appropriatamente Gesù citò ciò che Dio aveva detto per mezzo del profeta Isaia: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è molto lontano da me. Invano continuano a mostrarmi rispetto, perché insegnano comandamenti di uomini come dottrine”. — Matt. 15:8, 9.

Quelle persone avevano un’apparenza esteriore di devozione a Dio, ma con le loro azioni di perseguitare e infine uccidere Cristo mostrarono che la loro devozione non era sincera. Ciò che si applicava a questi membri della chiesa giudaica si applica anche a molti dei frequentatori delle chiese della Cristianità. La loro devozione non è sincera. Se lo fosse essi rispetterebbero le giuste leggi e i giusti princìpi di Dio. Non odierebbero le persone di un’altra razza o nazionalità; non mentirebbero, non trufferebbero né ruberebbero, e non si sparerebbero e non lancerebbero bombe l’uno sull’altro.

Ciò che l’apostolo Paolo disse ai Giudei del suo tempo può essere rivolto ai membri delle chiese della Cristianità: “Poiché gli ascoltatori della legge non sono quelli giusti dinanzi a Dio, ma coloro che osservano la legge saranno dichiarati giusti. Tu dunque che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu, che predichi ‘Non rubare’, rubi? Tu, che dici ‘Non commettere adulterio’, commetti adulterio? Tu, che esprimi abominio verso gli idoli, rubi i templi? Tu, che ti vanti della legge, disonori Iddio mediante la trasgressione della Legge? Poiché ‘il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra le nazioni’”. — Rom. 2:13, 21-24.

Anche se i membri delle chiese assumono un atteggiamento di santità nei confronti dei non associati, non vuol dire che essi siano moralmente superiori e più civili. Agli occhi di Dio essi sono veramente più reprensibili perché, come i Farisei, non sono ciò che pretendono di essere. Non è l’affiliazione ad una chiesa che rende una persona civile e di buona moralità ma piuttosto l’applicazione dei princìpi della Parola di Dio.

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