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  • Il Libro di Mormon a confronto con la Bibbia
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
w78 1/4 pp. 16-21

Il Libro di Mormon a confronto con la Bibbia

PER i seguaci della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni Il Libro di Mormon è la parola di Dio ed è considerato in completa armonia con la Bibbia. La loro opinione fu espressa concisamente da Brigham Young nel Journal of Discourses del 13 luglio 1862: “Il Libro di Mormon non contraddice in alcun modo la Bibbia. Contiene molte parole simili a quelle della Bibbia, e nel complesso è un’efficace testimonianza a favore della Bibbia”. I mormoni che hanno questa ferma fiducia nel Libro di Mormon non dovrebbero obiettare se altri confrontano il loro libro con la Bibbia. La loro convinzione espressa pubblicamente che esso è verace è un invito a fare tale confronto. Ma prima confrontiamo in breve le origini di questi due libri.

La Bibbia fu scritta in un periodo di oltre 1.600 anni e la sua narrazione storica è stata confermata in gran parte da molte scoperte archeologiche, oltre che da storici secolari di epoche diverse. Oggi esistono migliaia di manoscritti della Bibbia nelle lingue originali, copie risalenti a un periodo vicino ai giorni degli apostoli. Tutti gli studiosi di lingue le possono esaminare.

Si afferma che Il Libro di Mormon abbracci il periodo dal 600 a.E.V. circa al 421 E.V. circa. Joseph Smith asserì di averlo tradotto da tavole d’oro che aveva trovate in un nascondiglio rivelatogli da un angelo. La ragione per cui né le tavole né copie del testo in esse contenuto possono essere esaminate è spiegata dicendo che l’angelo aveva proibito a Joseph Smith di mostrarle a chiunque eccetto quelli indicati dall’angelo. Si afferma che, terminata l’opera di traduzione, l’angelo le portasse via.

Il volume di dati archeologici e di documenti secolari che confermano l’accuratezza della storia biblica manca del tutto rispetto a quella che è definita la narrazione storica del Libro di Mormon. Né il fitto segreto che circonda la composizione del Libro di Mormon è tipico del modo in cui fu scritta la Bibbia. Né le tavolette di pietra su cui Dio scrisse la Legge furono riprese indietro da un angelo né fu proibito a Mosè di mostrarle. Lo stesso può dirsi degli altri scritti che formano la Bibbia. Furono mostrati apertamente e le copie vennero distribuite in lungo e in largo.

L’ESSERE SUPREMO

Se Il Libro di Mormon contiene la parola di Dio, le sue dottrine dovrebbero essere in armonia con la Bibbia. Vediamo se c’è tale armonia in ciò che esso dice di Dio. Di lui Mosia 3:5 dichiara: “Sappi infatti, che il giorno viene e non è più assai lontano, in cui il Signore Onnipotente, che regna, che fu ed è d’eternità in eternità, scenderà in potenza dal cielo, ed abiterà un tabernacolo di terra e andrà in mezzo agli uomini, operando possenti miracoli”. Queste parole rispecchiano la popolare dottrina trinitaria delle chiese della cristianità, chiese che Joseph Smith reputava in errore.

Considerate alcuni altri esempi e notate come Il Libro di Mormon sostiene fermamente che Dio e Cristo sono un solo Dio. Alma 11:38, 39 dice: “Ora Zeezrom soggiunse: Il Figlio di Dio è proprio il Padre Eterno? Amulek rispose: Sì, Egli è proprio il Padre Eterno del cielo e della terra”. Mormon 7:7 parla di cantare “in uno stato di felicità senza fine, lodi incessanti al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo, che sono un solo Dio”. In Terzo Nefi 11:14 Il Libro di Mormon mette in bocca a Gesù Cristo niente meno che queste parole: “Io sono il Dio d’Israele ed il Dio della terra intera e che sono stato messo a morte per i peccati del mondo”.

In nessuna parte della Bibbia troviamo simili dichiarazioni trinitarie. E mai Gesù Cristo pretese d’essere il “Dio della terra intera” né il “Dio d’Israele”. Su questo punto Il Libro di Mormon contraddice la Bibbia. Invece di dire che il Padre e il Figlio sono un solo Dio, la Bibbia rivela che il Figlio è una creatura, che fu il principio delle creazioni di Dio e che è sottoposto al Padre anche dopo la sua ascensione al cielo. Questo è mostrato in I Corinti 15:28: “Ma quando tutte le cose gli saranno state sottoposte, allora il Figlio stesso si sottoporrà a Colui che gli ha sottoposto tutte le cose, affinché Dio sia ogni cosa a tutti”.

Anziché asserire d’essere Dio in carne, Gesù Cristo indicò chiaramente di dipendere dal Padre e d’essergli inferiore dicendo: “Io non posso fare una sola cosa di mia propria iniziativa; come odo, giudico; e il giudizio che rendo è giusto, perché cerco non la mia volontà ma la volontà di colui che mi ha mandato”. — Giov. 5:30.

Il testo ebraico della Bibbia si riferisce frequentemente alla grande Fonte della vita col termine Elohim. La dottrina della trinità non è comprovata dal fatto che questa parola è di numero plurale. Essa viene applicata non solo al vero Dio ma anche al dio pagano Dagon, come in Giudici 16:23, 24. In riferimento al Padre, che nella Bibbia è identificato dal nome proprio Geova, si usa spesso l’articolo determinativo ha davanti a Elohim. Invece di indicare una pluralità di dèi o di persone in un Dio, si riferisce al plurale di maestà o eccellenza, come il maiestatico “noi”.

GESÙ CRISTO

Ad alcuni libri del Libro di Mormon è attribuita una data anteriore alla venuta di Cristo, ma essi parlano ripetutamente di Gesù Cristo, del suo sacrificio espiatorio, della sua risurrezione, del suo battesimo in acqua, del battesimo nello spirito santo, della salvezza dell’uomo per mezzo di Cristo e del bisogno di esercitare fede in lui per essere salvati. Queste cose sono menzionate con la grande frequenza che contraddistingue le opere letterarie posteriori alla morte e risurrezione di Gesù. Queste dichiarazioni inerenti a lui sono anacronistiche nel tempo attribuito loro dal Libro di Mormon. Non essendo in ordine di tempo, sono in contrasto con la Bibbia, nella quale simili dichiarazioni ricorrono dopo la venuta di Cristo, non prima.

Com’è prevedibile quando si parla di avvenimenti che non sono in ordine di tempo, Il Libro di Mormon ogni tanto ha una svista e si riferisce ad essi al passato invece che al futuro. Questo si nota in Secondo Nefi 31:6, 8. Parlando di Gesù Cristo, questi versetti dicono: “Ora vorrei chiedervi, miei amati fratelli, in che cosa l’Agnello di Dio adempì ogni giustizia, essendo battezzato con l’acqua? Perciò, dopo ch’Egli fu battezzato nell’acqua, lo Spirito Santo discese su di Lui in forma di colomba”. A questi versetti è attribuita una data tra il 559 a.E.V. e il 545 a.E.V. Vediamo la stessa cosa in Secondo Nefi 33:6: “Gioisco nel mio Signore Gesù, poiché Egli ha redento la mia anima dall’inferno”. Come può una persona dire d’essere stata redenta da Cristo quando si suppone che quella persona sia vissuta molto prima che Cristo facesse il suo sacrificio?

Circa 124 anni prima che Gesù nascesse a Betleem, stando al Libro di Mormon alcuni avrebbero gridato: “Abbi pietà, e applicaci il sangue espiatorio di Cristo, affinché possiamo ricevere il perdono dei nostri peccati e i nostri cuori siano purificati; poiché noi crediamo in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che creò il cielo e la terra e tutte le cose; e che scenderà fra i figliuoli degli uomini”. (Mosia 4:2) Come poteva un popolo implorare il perdono dei peccati mediante il sangue espiatorio di Cristo molto tempo prima che quel sangue fosse sparso e in un tempo in cui il popolo di Dio aveva l’obbligo di chiedere il perdono dei peccati in base ai sacrifici animali della Legge?

Perché nessuno degli scrittori della parte ebraica della Bibbia parla di Gesù Cristo, del suo sacrificio espiatorio e della sua risurrezione come fa Il Libro di Mormon? Significa forse che Dio rivelò queste cose di vitale importanza a persone viventi a quel tempo nell’America del Nord e non a questi suoi diletti servitori ebrei? Mosia 3:13 dice: “Il Signore Iddio ha mandato i Suoi santi profeti fra tutti i figliuoli degli uomini, per annunciare queste cose ad ogni stirpe, nazione e favella, affinché in tal modo chiunque crederà nell’avvento di Cristo possa ricevere la remissione dei suoi peccati”. Perché allora i profeti vissuti prima del 124 a.E.V., quando si suppone fosse scritto Mosia, non menzionano queste cose nei loro scritti ispirati?

Sarebbe assolutamente incredibile asserire che il testo biblico che abbiamo oggi sia così incompleto a causa degli errori dei copisti che nei numerosi scritti delle Scritture Ebraiche non rimase nemmeno un riferimento a Gesù Cristo per nome e al suo sacrificio. Se tali riferimenti fossero mai esistiti, certo gli scrittori delle Scritture Greche Cristiane li avrebbero menzionati. Anziché avere gravi lacune, il testo biblico che è oggi in nostro possesso è stato raffinato dal confronto con manoscritti molto antichi così da essere accuratissimo, poco diverso da quello che ebbero gli apostoli. Non è l’accuratezza della Bibbia a far sorgere dubbi, ma l’accuratezza del Libro di Mormon.

Nonostante il fatto che la parola greca biblía, da cui viene la parola Bibbia, non fosse usata come titolo delle Scritture fino al quinto secolo dell’Èra Volgare, Il Libro di Mormon pone l’uso di questo termine oltre 500 anni avanti l’Èra Volgare. In Secondo Nefi 29:3, 10 si legge: “Molti dei Gentili diranno: Una Bibbia, una Bibbia! Noi abbiamo una Bibbia e non vi possono essere altre Bibbie. Dunque, per avere voi una Bibbia, non dovete supporre ch’essa contenga tutte le mie parole”. Il termine Bibbia, o biblía, significa “libri” o “libretti” e si applica alla raccolta di libri ispirati uniti in forma di codice, cioè con fogli e copertina. Non esisteva una simile raccolta quando si suppone fosse scritto Secondo Nefi. Questa è pertanto un’altra incoerenza del Libro di Mormon.

CITAZIONI ED ESPRESSIONI BIBLICHE

Una cosa che salta subito agli occhi nel Libro di Mormon sono le frequenti citazioni o semicitazioni della Bibbia, prese dalla Versione autorizzata o del re Giacomo (AV). Questa era la versione popolare ai giorni di Joseph Smith. I libri della Bibbia furono scritti in origine in ebraico, aramaico e greco senza divisioni in capitoli e versetti. Queste divisioni comparvero nel sedicesimo secolo dell’Era Volgare. Ma nelle numerose citazioni dirette della Bibbia che troviamo nel Libro di Mormon è in genere usata la stessa suddivisione in versetti che vediamo nella Versione autorizzata. Salvo l’occasionale aggiunta di qualche parola, le citazioni sono identiche alla Versione autorizzata. Per esempio: Primo Nefi 20 e 21 è uguale a Isaia 48 e 49; Secondo Nefi 7 e 8 è uguale a Isaia da 50:1 a 52:2; Secondo Nefi da 12 a 24 è uguale a Isaia da 2 a 14; Secondo Nefi 27:25-35 è uguale a Isaia 29:13-24; Mosia 14 è uguale a Isaia 53; Terzo Nefi 24 è uguale a Malachia 3; Terzo Nefi 25 è uguale a Malachia 4 e Moroni 10:9-17 è basilarmente uguale a I Corinti 12:8-11. Queste sono soltanto alcune delle molte citazioni praticamente dirette dalla Versione autorizzata della Bibbia.

Un fatto abbastanza interessante è che nel Libro di Mormon uomini che si suppone siano vissuti parecchie centinaia d’anni avanti l’Èra Volgare usano espressioni che si trovano nelle Scritture Greche della Bibbia, Scritture scritte dopo il tempo di Cristo. L’espressione di Paolo che troviamo in Ebrei 13:8 è usata almeno cinque volte. Egli disse: “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e in eterno”. (AV) Nel Libro di Mormon la troviamo per la prima volta in Primo Nefi 10:18, che dovrebbe essere stato scritto più di 600 anni prima dei giorni dell’apostolo Paolo. Dice: “Perché Egli è lo stesso, ieri, oggi ed in eterno”. Gli altri posti dove ricorre sono Secondo Nefi 27:23, Alma 31:17, Mormon 9:9 e Moroni 10:19. Anche l’espressione usata da Paolo in riferimento alla risurrezione degli unti seguaci di Cristo in I Corinti 15:53 è usata in parecchi punti. Paolo disse: “Poiché questo corruttibile deve rivestire l’incorruzione, e questo mortale deve rivestire l’immortalità”. (AV) A questa famosa espressione somiglia molto Mosia 16:10: “Questo corpo mortale si rivestirà di immortalità, e questa corruzione si rivestirà di incorruttibilità”. Se ne trovano variazioni in Alma 40:2 e 41:4. A entrambi questi libri è attribuita una data anteriore a Cristo.

In Ebrei 3:8, 11 (AV), dov’è citato Salmo 95:8, 11, è scritto: “Non indurite i vostri cuori, come nella provocazione, nel giorno della tentazione nel deserto. Così giurai nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo”. Notate la somiglianza fra questa dichiarazione e Alma 12:35, a cui è attribuita la data dell’82 a.E.V.: “Chiunque indurirà il suo cuore e commetterà l’iniquità, ecco, io lo giuro nella mia ira, che non entrerà nel mio riposo”. I versetti 36 e 37 ripetono l’espressione. In quello stesso capitolo, alcuni versetti prima, c’è un’altra espressione che si trova nella lettera di Paolo agli Ebrei, con una leggera differenza. Il versetto 27 dice: “Fu decretato che gli uomini morissero; e dopo la morte essi debbono venire in giudizio”. La stessa espressione ricorre in Ebrei 9:27.

Qualche volta un versetto del Libro di Mormon conterrà espressioni familiari ricorrenti in parecchi posti della Bibbia. Per esempio, Alma 34:36 dichiara: “Ciò mi è noto, perché il Signore ha detto che non dimora in templi profanati, ma abita nei cuori dei giusti; sì, ed ha pure dichiarato che i giusti si siederanno nel suo regno, per non uscirne mai più; ma i loro abiti debbono essere resi candidi mediante il sangue dell’Agnello”. La parte dove dice che Dio non dimora in templi è una variazione delle parole di Stefano riportate in Atti 7:48. Fu Gesù a dire che i giusti si sarebbero seduti nel regno. Le sue parole sono riportate in Luca 13:29. La parte sugli abiti candidi corrisponde a Rivelazione 7:14. Un altro esempio è quello di Mormon 9:9: “Non leggiamo infatti che Iddio è lo stesso, ieri, oggi e in eterno, e che in Lui non v’è variazione né ombra di mutamento?” Queste espressioni provengono da Ebrei 13:8 e da Giacomo 1:17. Sebbene si supponga che Mormon abbia detto queste parole nell’America del Nord circa 400 anni dopo Cristo, è ovvio da dove provengono queste dichiarazioni.

Secondo Il Libro di Mormon Gesù Cristo, dopo la sua risurrezione e ascensione, apparve nella carne agli abitanti dell’America del Nord. Molte delle parole che, secondo il libro, egli rivolge alle persone, sono espressioni della Bibbia. Lunghe citazioni della Versione autorizzata su ciò che disse in Palestina vengono presentate come se egli lo avesse detto nell’America del Nord. Per esempio, Terzo Nefi 12:3-18, 21-28 e 31-45 è praticamente identico, versetto per versetto, a Matteo 5:3-18, 21-28 e 31-45 nella Versione autorizzata. Questo si vede anche confrontando Terzo Nefi 13 con Matteo 6 e Terzo Nefi 14 con Matteo 7. Le somiglianze rivelate dal confronto di questi passi non sarebbero esistite se Gesù avesse veramente ripetuto queste cose a un altro popolo ed esse fossero state scritte da scrittori diversi in una lingua diversa.

Molte dichiarazioni di Gesù riportate nella Bibbia si trovano sparse copiosamente in tutto Il Libro di Mormon, dalle parti che si dice fossero scritte circa 600 anni prima della sua nascita a quelle che si pensa fossero scritte più di 400 anni dopo la sua nascita. Ciò che Gesù disse delle sue pecore in Giovanni 10:9, 14, 16 si trova, in parte, in Primo Nefi 22:25, che si dice fosse scritto nel 588 a.E.V. Alma 31:37 usa le parole di Gesù riportate in Luca 12:22, sebbene si pretenda che questo libro fosse scritto 74 anni prima della sua nascita. La famosa espressione di Gesù contenuta in Matteo 16:19, dove dice a Pietro: “Qualsiasi cosa legherai sulla terra sarà legata in cielo: e qualsiasi cosa scioglierai sulla terra sarà sciolta in cielo” (AV), ricorre in Helaman 10:7, che dice: “Ecco, Io ti accordo il potere che qualsiasi cosa tu sigilli in terra sarà sigillata in cielo; e qualsiasi cosa tu scioglierai in terra sarà sciolta in cielo”. Si afferma che queste parole fossero pronunciate ventitré anni prima della nascita di Gesù. È interessante menzionare in questo contesto che le parole di Pietro inerenti a Gesù e riportate in Atti 3:22-25 ricorrono, salvo poche alterazioni, in Terzo Nefi 20:23-25, e sono presentate come parole che Gesù avrebbe dette nel 34 E.V. a persone nell’America del Nord, ma la loro stretta somiglianza con la Versione autorizzata della Bibbia ne identifica la fonte.

Il Libro di Mormon, usando liberamente il contenuto della Versione autorizzata, ha incluso il passo spurio che ricorre in questa versione in Matteo 6:13, essendo l’ultima parte di questo versetto riconosciuta come un’aggiunta non ispirata agli scritti originali della Bibbia. Questo passo spurio di Matteo 6:13, che dice: “Poiché tuo è il regno, e la potenza, e la gloria, in eterno. Amen”, ricorre in forma identica in Terzo Nefi 13:13. Inoltre, i versetti di dubbia autenticità di Marco 16:17, 18 compaiono quasi parola per parola in Mormon 9:24.

Dopo aver confrontato il libro di Mormon con la Bibbia, è inevitabile trarre queste conclusioni: Non è in armonia con la Bibbia ma insegna dottrine che sono in contrasto con essa. La ragione per cui, come disse Brigham Young, contiene “molte parole simili a quelle della Bibbia” è che prende di sana pianta dalla Bibbia numerosissime espressioni usate dagli scrittori biblici e le inserisce nel proprio testo. Un’altra cosa che lo fa assomigliare alla popolare Versione autorizzata della Bibbia è che usa continuamente l’inglese arcaico di quella versione.

Confrontato con la storia particolareggiata del Pentateuco, con la sublime bellezza dei Salmi, con la sapienza concisamente espressa dei Proverbi e con gli edificanti consigli delle lettere paoline, Il Libro di Mormon non è altro che un’imitazione prosaica e pedissequa della Parola di Dio.

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