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  • La mia vita di soldato in due guerre diverse

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  • La mia vita di soldato in due guerre diverse
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
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  • Ritorno alla vita civile
  • Comincia una guerra diversa
  • Un’altra guerra mondiale
  • Metodi di guerra
  • La vita di un soldato spirituale
  • Da soldato del Kaiser a soldato di Cristo
    Svegliatevi! 1974
  • Combattete la giusta guerra
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1956
  • I guerrieri cristiani
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
  • Combattenti per la verità
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1956
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1982
w82 15/8 pp. 16-19

La mia vita di soldato in due guerre diverse

Narrato da Charles A. Randall

L’11 novembre 1918, alle ore 11, dovevano cessare tutte le ostilità della Grande Guerra. Allora mi trovavo, come soldato semplice di un battaglione neozelandese, sul fronte occidentale nei pressi di Mons, in Belgio, e ne avevo avuto abbastanza della guerra per tutto il resto della vita.

Avevo trascorso molti giorni in trincea sotto la neve e la pioggia. Ero scampato a proiettili, granate e gas venefici. Molti miei amici, però, non erano stati altrettanto fortunati, ed era stato doloroso seppellire personalmente i corpi straziati dei commilitoni. Paura, morte e distruzione mi rimasero scolpiti nella memoria, turbandomi per anni, e ancora oggi (nel 1979), all’età di 84 anni, posso facilmente rievocarli.

Prima dell’inizio della guerra, nel mondo regnava una calma generale. In quel pacifico tempo, mentre mi recavo via mare dalla nativa Inghilterra nella Nuova Zelanda, alcuni dei miei migliori amici erano stati marinai tedeschi. Ma la prima guerra mondiale ci rese nemici. Come mi sembrava sciocca la guerra! Ci doveva certo essere qualche altra maniera di risolvere i problemi dell’uomo! Pur avendo ricevuto una rigida educazione protestante e non avendo mai perso il rispetto per la Bibbia, mi trovai a nutrire scarsa fiducia nella religione in generale. Vedere il nostro cappellano marciare con noi in prima linea, con tanto di rivoltella al fianco, e sentirlo invocare la benedizione di Dio prima di mandarci a uccidere, mi sembrava una cosa molto ipocrita per uno che si supponeva rappresentasse il “Principe della pace”. — Isaia 9:6.

Nel 1917 ebbi invece la possibilità di osservare un atteggiamento diametralmente opposto. Insieme ai 1.700 soldati, c’erano sulla nostra nave addetta al trasporto delle truppe (la “Waimana”) sette giovani disarmati in abiti civili. Erano lì contro la loro volontà. Era stato sorprendente vederli portare a bordo, ciascuno da quattro persone che li tenevano per le braccia e per le gambe, a faccia in giù. Non volevano indossare l’uniforme, maneggiare armi e nemmeno usare l’equipaggiamento protettivo in dotazione alle truppe. Quegli obiettori di coscienza appartenevano a una denominazione chiamata Studenti Biblici Internazionali. I giovani furono costretti a viaggiare insieme a noi fino in prima linea e a rimanervi per i due anni che restammo all’estero. Quantunque apprezzassi la loro sincerità e integrità, dovevano passare anni prima che capissi veramente il perché del loro atteggiamento.

Ritorno alla vita civile

Dopo essere stato congedato nel 1919, mi fu estremamente difficile riprendere la normale vita quotidiana. Nel sonno ero molto turbato da ricorrenti visioni di guerra. A volte saltavo su dal letto e cominciavo ad arrampicarmi sulla finestra prima di riuscire a capire dov’ero. Ero assillato dalla domanda: “Perché io sono sopravvissuto, mentre molti altri sono morti? Dev’esserci certo qualche scopo per me nella vita”.

A causa del peggiorare delle mie condizioni di salute, non potevo continuare a lavorare in una fattoria per reduci. Trovai quindi lavoro come pompiere e guidatore di varie spalatrici a vapore in una squadra addetta alla costruzione di ferrovie. Trascorrevo le vacanze insieme a un amico e alla sua famiglia nella loro fattoria. Durante uno di quei periodi, i suoi due figli tornarono un pomeriggio da scuola e annunciarono che il giorno dopo sarebbero venuti nella valle quei “matti dei Belcher”. La moglie del mio amico spiegò che la famiglia Belcher erano persone d’indole religiosa che avevano l’abitudine di fermarsi a fare due chiacchiere, dopo di che lasciavano un libretto da leggere. Le dissi che sarei andato loro incontro al cancello per impedirgli di salire sulla collina fino alla casa.

Il pomeriggio seguente, quando era quasi tempo di far rientrare le mucche per mungerle, i ragazzi corsero su per dirmi che i “matti” erano arrivati. Andai, e mi trovai davanti un ragazzo di circa sedici anni. Dopo un breve saluto mi disse: “Mi chiamo Allan Belcher e ho un messaggio per lei. Il messaggio riguarda il regno di Dio e, quando lo udrà, il suo cuore si rallegrerà”. Facemmo una chiacchieratina, dopo di che mi lasciò un opuscolo intitolato “La guerra finale”. Quella stessa sera presi l’opuscolo Guerra o pace, quale?, che era stato lasciato in un’altra fattoria dalla stessa famiglia. Poiché le questioni militari mi interessavano, quella notte lessi l’opuscolo per intero, e, quando lo ebbi terminato, esclamai: “È la verità!” Secondo quel messaggio, la soluzione dei problemi dell’uomo non dipendeva dalle guerre umane, ma dall’intervento di Dio in una guerra finale contro la malvagità. — Rivelazione 16:14, 16.

Poco dopo questo primo contatto avvenuto nel 1932, cominciai a percorrere in bicicletta i 18 chilometri che mi separavano dal luogo in cui i testimoni di Geova si riunivano per studiare la Bibbia. Mi piaceva anche far visita alle fattorie vicine per parlare alla gente del regno di Dio, l’unico governo che recherà vera pace sulla terra. — Salmo 37:11; Daniele 2:44; Matteo 6:9, 10.

Comincia una guerra diversa

Non mi ci volle molto per capire che anche per essere testimoni di Geova bisognava combattere. Tuttavia “le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti mediante Dio per rovesciare cose fortemente trincerate. Poiché noi rovesciamo i ragionamenti e ogni cosa alta innalzata contro la conoscenza di Dio”. (II Corinti 10:4, 5) Questa è una guerra spirituale, un combattimento contro falsi concetti e insegnamenti religiosi. È una guerra che, anziché distruggere vite umane, le salva.

Una delle prime battaglie dovetti però farla contro me stesso. Ero un accanito fumatore. Ma presto compresi che non potevo essere accetto a Dio finché rimanevo in questa condizione impura. Parlandone dopo un’adunanza, un giovane cristiano disse: “Non mi considerare un guastafeste, ma quando capirai veramente la verità, smetterai”. Ridussi sensibilmente il fumo, ma di tanto in tanto fumavo ancora, specialmente quando parlavo ad altri giovani, tanto per far vedere che non ero un “guastafeste”. Presto però mi resi conto che era meglio dare un taglio netto, e con l’aiuto di Geova mi liberai completamente da questo vizio impuro. — II Corinti 7:1.

Proprio come nel 1916 mi ero arruolato nell’esercito, ora desideravo impegnarmi attivamente in questa guerra spirituale. Così iniziai l’opera di predicazione a tempo pieno, lasciando la casa dei miei amici diretto ad Auckland, in Nuova Zelanda. Pensarono che anch’io fossi diventato ‘matto’, avendo lasciato la sicurezza e le comodità domestiche senza poter contare su alcun sostegno finanziario. Nonostante allora sembrasse che qualsiasi tentativo di spiegare loro cosa provavo per il servizio di Dio fosse vano, anni dopo fu emozionante scoprire che in seguito la moglie e un figlio avevano accettato la verità.

Non molto tempo dopo il mio trasferimento ad Auckland fui battezzato e continuai a compiervi l’opera di “pioniere” fino al 1934, quando m’imbarcai per Sydney, in Australia, diretto come missionario nelle Nuove Ebridi. Quando l’imbarcazione che usavamo per visitare queste isole naufragò, fui invitato a lavorare nella casa Betel di Sydney, da dove era diretta la predicazione del Regno in Australia. Poco dopo il mio arrivo scoprii un fatto interessante. Quegli obiettori di coscienza sulla mia nave di trasporto truppe erano testimoni di Geova, anche se a quel tempo non si chiamavano così.

Un’altra guerra mondiale

Nel 1939 tornai di nuovo a fare il contadino quando ricevetti l’invito di sorvegliare una proprietà chiamata Podere del Regno. Forniva il cibo ai lavoratori a tempo pieno della casa Betel. Che contrasto con le mie precedenti attività agricole! La conoscenza dei propositi di Dio aveva prodotto profondi cambiamenti nel mio stato fisico ed emotivo. Era stata la migliore “medicina”, e mi sentivo realizzato, con un meraviglioso lavoro da compiere.

Poco dopo scoppiò la seconda guerra mondiale. La prima guerra mondiale doveva essere la guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre. Che falsa speranza si era rivelata!

Questa volta assunsi una posizione diversa. Essendo già un soldato, non avevo intenzione di disertare per unirmi a un altro esercito. (II Timoteo 2:3) Ero deciso a rimanere strettamente neutrale, continuando a ‘non far parte del mondo’ e dei suoi conflitti militari. — Giovanni 15:19; Isaia 2:4.

Dopo un po’ i testimoni di Geova in Australia furono messi al bando per il loro atteggiamento neutrale. A mia insaputa, venne subito emesso nei miei confronti un mandato di cattura. Quantunque le autorità sapessero che vivevo nel Podere del Regno, non eseguirono mai il mandato, anche se spesso ricevevamo la visita della polizia. Ma alla fine la ragione prevalse sul pregiudizio religioso e sull’isterismo bellico, e nel 1943 il bando fu tolto.

Continuai a lavorare nel Podere del Regno fino al 1950, quando dovetti ricoverarmi in ospedale per un’allergia causata da un’erba locale. La pelle mi era diventata quasi nera, ed ero coperto da un’eruzione cutanea che dava un prurito insopportabile, tanto che in seguito seppi che aveva portato un uomo al suicidio. Guarito, tornai alla Betel, dove ho continuato il mio servizio.

Metodi di guerra

L’uomo ha continuamente perfezionato le sue armi belliche fino al punto che ora è dotato di armamenti nucleari che minacciano la continuazione stessa della vita sulla terra. Anche nella nostra guerra spirituale ci sono stati continui perfezionamenti nel corso degli anni.

L’uso di auto munite di altoparlanti fu un’emozionante aspetto del servizio negli anni trenta. Per richiamare l’attenzione, mettevamo prima un disco di musica, a cui faceva seguito un messaggio inciso. Successivamente usammo grammofoni portatili, pesanti aggeggi che trascinavamo di porta in porta per invitare i padroni di casa ad ascoltare un breve discorso biblico inciso su disco. Oppure prendevamo un appuntamento per considerare ulteriormente la Bibbia e facevamo ascoltare conferenze più lunghe.

A volte sfilavamo in gruppo per le strade con cartelli che recavano scritte tipo “La religione è un laccio e una truffa” o “Servite Dio e Cristo il Re”. Usavamo anche trasmissioni radiofoniche per portare il messaggio in molte case. Tutti questi metodi dividevano le persone. Alcune si opponevano, altre mostravano interesse.

Poter studiare personalmente la Bibbia con singole persone e famiglie e vederle unirsi a me nella guerra spirituale è stato fonte di grande soddisfazione. A volte nei primi anni ci recavamo in gruppo nel fine settimana nei territori rurali; di notte dormivamo nella boscaglia distesi su giacigli di felci e di giorno dichiaravamo la “buona notizia” e studiavamo la Bibbia con gli abitanti del luogo. Barattavamo la letteratura con i viveri necessari fino al nostro ritorno a casa. Oggi in quelle stesse zone ci sono molte congregazioni dei testimoni di Geova.

La disponibilità di molte ottime pubblicazioni cristiane e l’eccellente addestramento nel maneggiare “la spada dello spirito”, la Parola di Dio, hanno continuamente migliorato la qualità della nostra guerra spirituale. (Efesini 6:17) Anche i risultati sono stati entusiasmanti, con una crescita del numero mondiale di predicatori da 41.000 nel 1934 a ben oltre due milioni oggi. Che emozione poter assistere nel 1958 all’assemblea di New York, con oltre 250.000 presenti!

La vita di un soldato spirituale

L’apostolo Paolo scrisse: “Nessuno che presti servizio quale soldato s’immischia negli affari commerciali della vita, onde guadagni l’approvazione di chi lo ha arruolato come soldato”. (II Timoteo 2:4) Personalmente, conducendo una vita semplice, non scombussolata dal materialismo di questo mondo, sono stato aiutato a concentrarmi sullo studio della Parola di Dio e sul Suo servizio. A sua volta questo è stato fonte di grande soddisfazione. Mi ha sempre rattristato vedere altri rallentare nel servizio di Geova o addirittura rinunciare al loro combattimento spirituale. — II Timoteo 4:10.

Cosa ci vuole per essere bravi soldati? Autodisciplina, disponibilità a combattere coraggiosamente e a sopportare a volte difficoltà, come pure forte attaccamento al dovere, per quanto piccolo possa essere l’incarico ricevuto. (Luca 16:10) Molti uomini lo hanno fatto per servire comandanti umani. Ma considero un meraviglioso privilegio la possibilità di ‘combattere l’eccellente combattimento della fede’ servendo il Re dei re, Gesù Cristo, e il suo Dio e Padre, Geova. — Isaia 55:4; I Timoteo 6:12; Giovanni 20:17; Rivelazione 19:16.

[Immagine di Charles A. Randall a pagina 16]

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