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Vi sentite a posto con Dio?La Torre di Guardia 1985 | 1° dicembre
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Vi sentite a posto con Dio?
MOLTI forse non ritengono importante questa domanda. Secondo loro, è più importante sentirsi a posto con se stessi. Di questi tempi è normale sentir dire: ‘Fa quello che ti pare’. Oppure: ‘Non sentirti in colpa’.
Questa non è semplicemente l’opinione di un limitato numero di giovani cresciuti con la filosofia del ‘prima io’. In Francia, ad esempio, dove l’82 per cento della popolazione è composto da cattolici battezzati, un sondaggio compiuto nel 1983 ha rivelato che solo il 4 per cento della gente accetta il concetto di peccato. Per quel che riguarda gli Stati Uniti, diversi anni fa il dott. Karl Menninger, considerato il “padre della psichiatria americana”, fu spinto a scrivere un intero libro per prendere in esame cosa è accaduto al peccato (Whatever Became of Sin?). In quel libro scriveva: “Come nazione, abbiamo ufficialmente smesso di ‘peccare’ una ventina d’anni fa”. La copertina del libro affermava: “La parola ‘peccato’ è quasi scomparsa dal nostro vocabolario”.
In effetti, oggi il concetto di peccato è talmente oscuro che molti, persino coloro che si dichiarano cristiani, si troverebbero in difficoltà a spiegare cos’è realmente il peccato.
Dubbi attuali
Nonostante la nozione di peccato sia stata svalutata, diversi eventi verificatisi di recente nel mondo hanno dato da pensare alla gente. Uno di questi è il gran numero di aborti eseguiti in molti tra i paesi più progrediti del mondo. Alcuni paesi, pur se in prevalenza “cristiani”, in fatto di aborto hanno una legislazione molto tollerante. Questa strage di feti ha suscitato reazioni che coloro che rigettano il concetto di peccato troveranno difficili da spiegare.
Perché mai, ad esempio, alcune donne la cui concezione della vita consente loro di avere un aborto dovrebbero in seguito provare sentimenti di colpa, giungendo persino a soffrire dal punto di vista psicologico? Eppure “gli studi mostrano che un’alta percentuale di donne che hanno abortito sono affette da disadattamento”, persino nella Iugoslavia comunista. (The New Encyclopædia Britannica) Il prof. Henri Baruk, membro dell’Accademia francese di Medicina, ritiene che questo fatto sia dovuto alla violazione di “un principio fondamentale scritto nel cuore di tutti”. Scritto da chi?
Un altro fenomeno recente che ha dato da pensare è il diffondersi in tutto il mondo di malattie trasmesse per via sessuale. L’AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita), con il suo elevato indice di mortalità, ha scatenato un’ondata di dubbi e di angosce tra molti che pensavano di essersi liberati di vecchi tabù grazie ai rapporti sessuali promiscui. L’alto prezzo che tanti stanno pagando per la loro “libertà” sessuale spinge alcuni di loro a chiedersi se, dopo tutto, non siano puniti. Puniti da chi?
Questi avvenimenti attuali, che ricordano come l’uomo non possa impunemente farsi beffe dei princìpi morali, hanno indotto alcune persone riflessive a cambiare la loro opinione in merito al peccato e alla responsabilità che ciascuno ha verso Dio.
Le chiese e il peccato
“Il peccato del secolo è la perdita del senso del peccato”. Già nel 1946 papa Pio XII fece questa vigorosa affermazione. Naturalmente, da allora, la situazione è peggiorata. Nel suo recente documento sul peccato e sulla confessione, dal tema “Riconciliazione e penitenza”, papa Giovanni Paolo II ha citato le summenzionate parole del suo predecessore e ha deplorato quella che ha definito l’eclissi del concetto di peccato nell’odierna società secolarizzata.
Inoltre il papa ha ricordato ai sacerdoti cattolici, e ai cattolici in genere, che non basta praticare, come si fa oggi in molte chiese cattoliche, la confessione e l’assoluzione collettiva. Ha affermato che la confessione individuale costituisce “l’unico modo normale e ordinario” per celebrare il sacramento della penitenza. Nel dogma cattolico, perché il peccatore si riconcili con Dio la penitenza va accompagnata dalle opere buone.
Quasi tutte le chiese protestanti negano che sia necessario confessarsi in privato davanti a un sacerdote. Ritengono che per ottenere il perdono dei peccati sia sufficiente confessarli a Dio, anche se alcune chiese sono favorevoli alla confessione e all’assoluzione generale durante la “Comunione”. Molti protestanti credono basti aver fede per essere giustificati davanti a Dio.
Molti rimangono perplessi di fronte a questi contrasti dottrinali all’interno delle cosiddette chiese cristiane in merito alla confessione, alla penitenza e alla giustificazione, o al modo in cui si consegue una condizione approvata agli occhi di Dio. Hanno la vaga sensazione di dover fare qualcosa per essere a posto con Dio, ma non sanno cosa fare.
L’articolo che segue spiegherà perché abbiamo bisogno di essere portati a una condizione giusta davanti a Dio ed esaminerà la concezione cattolica e quella protestante della “giustificazione”. Due successivi articoli spiegheranno cosa insegna la Bibbia su come ottenere una condizione giusta agli occhi di Dio e indicherà in che modo la cosa vi riguarda.
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Come si può essere considerati giusti da Dio?La Torre di Guardia 1985 | 1° dicembre
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Come si può essere considerati giusti da Dio?
“DIO dice che sono a posto”. È questo evidentemente il modo in cui è stato tradotto il termine “giustificazione” in una recente versione del “Nuovo Testamento” in pidgin della Nuova Guinea. Per quanto possa sembrare curiosa, questa espressione rende l’idea fondamentale sottintesa nella parola tradotta “giustificazione” da molte Bibbie italiane in Romani 5:16.
D’altra parte alcuni dicono: ‘Mi comporto bene. Faccio del bene agli altri quando posso. Sono pronto per incontrare il mio Dio!’ Per costoro sembra che giustificazione voglia dire autogiustificazione. Secondo la Bibbia, l’insegnamento della “giustificazione” ha attinenza col modo in cui Dio ci considera e col modo in cui Lui ci tratta. Geova è “il Creatore”. (Isaia 40:28) È “il Giudice di tutta la terra”. (Genesi 18:25) Nulla, perciò, potrebbe essere più importante del modo in cui Lui ci considera.
Perché dobbiamo essere portati a una condizione giusta davanti a Dio
Parlando di Geova la Bibbia dice: “La Roccia, la sua attività è perfetta, poiché tutte le sue vie sono dirittura. Un Dio di fedeltà, presso cui non è ingiustizia; egli è giusto e retto”. (Deuteronomio 32:4) È la personificazione della giustizia. In qualità di Creatore e Datore di vita, ha il diritto di stabilire la norma su cosa è giusto e cosa è sbagliato. Ciò che è conforme alla norma di Dio è giusto.
Dio, dunque, stabilisce l’obiettivo, il bersaglio, che le sue creature intelligenti devono raggiungere se desiderano vivere in armonia col loro Creatore. Mancare quel bersaglio, o norma, è il senso del termine peccato nelle lingue originali della Bibbia. Il peccato, pertanto, è ingiustizia. Significa mancare di conformarsi a ciò che Dio definisce giusto o sbagliato. Di conseguenza, il peccato è anche una forma di disordine, una forma di illegalità. — I Giovanni 5:17; 3:4.
Geova “è un Dio non di disordine, ma di pace”. (I Corinti 14:33) In origine, tutte le sue creature in cielo e sulla terra erano perfette. Erano dotate di libero arbitrio. (II Corinti 3:17) Godevano della “gloriosa libertà dei figli di Dio”. (Romani 8:21) Finché furono rispettate le Sue giuste norme, in tutto l’universo prevalsero pace e ordine. Il disordine si insinuò nell’universo allorché, prima in cielo e poi sulla terra, alcune creature si opposero alla legge di Dio, rigettando il Suo diritto di governare su di loro. Si discostarono dalla norma di Dio relativa a cosa è giusto e cosa è sbagliato. Mancarono il bersaglio e così si resero peccatori.
Ecco ciò che accadde ai nostri primogenitori, Adamo ed Eva. (Genesi 3:1-6) “Ecco perché . . . il peccato entrò nel mondo e la morte per mezzo del peccato, e così la morte si estese a tutti gli uomini perché tutti avevano peccato”. (Romani 5:12) Dal tempo della loro ribellione, il peccato ‘ha regnato con la morte’, perché tutti i discendenti di Adamo “hanno peccato” e sono venuti meno alla giusta norma di Dio. (Romani 5:21; 3:23) Perciò abbiamo bisogno di essere portati a una condizione giusta davanti a Dio.
La concezione cattolica della “giustificazione”
La necessità di riconciliarsi con Dio viene riconosciuta da tutte le chiese che si definiscono cristiane. Tuttavia la dottrina cattolica differisce da quella protestante nell’interpretazione del modo in cui si consegue questa riconciliazione e di quale posizione ha il cristiano dinanzi a Dio.
Per quanto riguarda il dogma cattolico, il libro Documenti della fede cattolicaa afferma: “La giustificazione del peccatore è il passaggio dalla condizione in cui l’uomo è nato come figlio del primo Adamo allo stato di grazia e di adozione a figlio di Dio per opera del secondo Adamo, il nostro Salvatore Gesù Cristo”. Un dizionario cattolico spiega ancora: “Qui ci limitiamo al processo mediante il quale gli adulti, da uno stato di morte e di peccato, vengono elevati al favore e all’amicizia di Dio, dato che, per quel che riguarda i neonati, la Chiesa insegna che loro vengono giustificati nel battesimo, senza alcuna azione da parte loro”. — A Catholic Dictionary.
Detto in breve, la Chiesa Cattolica insegna che la “giustificazione” è un atto di Dio grazie al quale chi è battezzato nella fede cattolica viene realmente reso giusto e santificato mediante il dono della “grazia” divina. Essa inoltre afferma che la giustificazione può essere (1) aumentata mediante il merito personale o le opere buone, (2) perduta a causa del peccato mortale o dell’incredulità, (3) riottenuta mediante il sacramento della penitenza. Nell’ambito di questa disposizione, il cattolico che ha ottenuto la giustificazione deve confessare i propri peccati a un sacerdote e ricevere l’assoluzione. Qualsiasi “pena temporale” rimanga da scontare dopo l’assoluzione può essere espiata con le opere buone o rimessa mediante un’“indulgenza”.b
La concezione protestante
L’irriverente vendita di indulgenze fatta all’inizio del XVI secolo fu la scintilla che diede il via alla Riforma protestante. Il monaco cattolico Martin Lutero si scagliò contro questa pratica nelle 95 tesi che affisse alla porta della chiesa del castello di Wittenberg (Germania) nel 1517. Ma, in realtà, il dissenso di Lutero con il dogma cattolico ufficiale era più profondo. Coinvolgeva l’intera dottrina della chiesa sulla giustificazione. Confermando questo fatto, un’opera cattolica afferma: “La divergenza dottrinale sul modo in cui i peccatori sono giustificati agli occhi di Dio costituì l’argomento principale della controversia tra cattolici e protestanti al tempo della Riforma. ‘Se questa dottrina’ (cioè la dottrina della giustificazione mediante la sola fede) ‘crolla’, dice Lutero nei suoi Discorsi a tavola, ‘per noi è finita’”. — A Catholic Dictionary.
Cosa intendeva dire precisamente Lutero parlando di ‘giustificazione mediante la sola fede’? Da cattolico, Lutero aveva appreso che la giustificazione dell’uomo implica il battesimo, il merito personale e le opere buone, nonché il sacramento della penitenza amministrato dal sacerdote, il quale ascolta la confessione, concede l’assoluzione e impone opere “della soddisfazione” che possono includere anche penitenze.
Nel suo tentativo di trovare la pace con Dio, Lutero aveva provato tutto quanto era richiesto dal dogma cattolico sulla giustificazione, inclusi i digiuni, le preghiere e le penitenze, ma inutilmente. Non soddisfatto, lesse e rilesse i Salmi e le lettere di Paolo e trovò infine pace mentale giungendo alla conclusione che Dio giustifica gli uomini non sulla base dei loro meriti, delle loro opere buone o della loro penitenza, ma esclusivamente sulla base della loro fede. Divenne tanto entusiasta di questo concetto della giustificazione mediante la sola fede che nella sua traduzione in tedesco di Romani 3:28 dopo la parola “fede” aggiunse la parola “sola”!c
Quasi tutte le chiese protestanti hanno fondamentalmente adottato la concezione di Lutero sulla “giustificazione attraverso la grazia mediante la fede”. Questa concezione in effetti era già stata espressa dal francese Jacques Lefèvre d’Étaples, un simpatizzante della Riforma. Riassumendo le divergenze tra la concezione cattolica e quella protestante sulla giustificazione, un’opera cattolica afferma: “Per i cattolici la giustificazione è un atto mediante il quale l’uomo è realmente reso giusto; per i protestanti è un atto con il quale l’uomo viene semplicemente dichiarato e considerato giusto, essendogli trasferiti i meriti di un altro, cioè di Cristo”. — A Catholic Dictionary.
La “giustificazione”: né cattolica né protestante
Il dogma cattolico va oltre ciò che la Bibbia insegna, poiché afferma che “l’uomo è realmente reso giusto” col dono della grazia divina conferito al battesimo. Ma non è il battesimo ad eliminare il peccato originale, bensì il sangue sparso di Cristo. (Romani 5:8, 9) Esiste una grossa differenza tra l’essere realmente resi giusti da Dio e l’essere reputati, o considerati, giusti. (Romani 4:7, 8) Qualsiasi cattolico sincero, impegnato a lottare contro il peccato, sa di non essere stato realmente reso giusto. (Romani 7:14-19) Se fosse realmente giusto, non avrebbe alcun peccato da confessare al sacerdote.
Inoltre, se il dogma cattolico fosse in armonia con la Bibbia, il cattolico che comprende di avere peccato confesserebbe i suoi peccati a Dio, chiedendogli perdono tramite Gesù Cristo. (I Giovanni 1:9–2:2) L’intercessione di un sacerdote umano in qualsiasi fase della “giustificazione” non trova nessun fondamento nella Bibbia, non più di quanto lo trovi il cumulo dei meriti, su cui si basa la dottrina delle indulgenze. — Ebrei 7:26-28.
Il concetto della giustificazione sostenuto dai protestanti, secondo i quali il cristiano viene dichiarato giusto sulla base dei meriti del sacrificio di Cristo, è senza dubbio più vicino all’insegnamento della Bibbia. Tuttavia alcune chiese protestanti insegnano la “giustificazione mediante la sola fede” che, come vedremo poi, non tiene conto degli specifici ragionamenti fatti dall’apostolo Paolo e da Giacomo. L’atteggiamento compiaciuto dal punto di vista spirituale assunto da queste chiese si riassume nella frase “una volta salvati, salvati per sempre”. Alcuni protestanti credono che per essere salvati sia sufficiente credere in Gesù e, pertanto, che la giustificazione preceda il battesimo.
Per di più, certe chiese protestanti, pur insegnando la giustificazione per fede, si conformano al riformatore francese Giovanni Calvino e insegnano la predestinazione personale, negando così l’insegnamento biblico del libero arbitrio. (Deuteronomio 30:19, 20) Si può pertanto affermare che né il concetto cattolico né quello protestante della giustificazione sono completamente in armonia con la Bibbia.
Cosa insegna la Bibbia?
Eppure la Bibbia insegna esplicitamente la dottrina della “giustificazione”, o del modo in cui a un essere umano può essere concessa una condizione giusta agli occhi di Dio. Abbiamo già visto per quale motivo abbiamo bisogno di essere portati a una condizione giusta davanti a Dio, dal momento che per nascita non siamo figli di Dio, ma “figli d’ira”. (Efesini 2:1-3) Che l’ira di Dio rimanga su di noi oppure no dipende dall’accettare o dal rigettare il suo misericordioso provvedimento per essere riconciliati con lui, il santo e giusto Dio. (Giovanni 3:36) Questo amorevole provvedimento è “il riscatto pagato da Cristo Gesù”. — Romani 3:23, 24.
L’apostolo Paolo indicò che il sacrificio di riscatto di Cristo rende possibili due speranze, una “sulla terra” e l’altra “nei cieli”. Paolo scrisse: “Dio ritenne bene di far dimorare in [Cristo] tutta la pienezza, e per mezzo di lui di riconciliare a sé tutte le altre cose facendo la pace mediante il sangue che egli sparse sul palo di tortura, siano esse le cose sulla terra o le cose nei cieli”. — Colossesi 1:19, 20.
Per nutrire l’una o l’altra speranza occorre trovarsi in una condizione giusta agli occhi di Dio, e ciò implica più che semplicemente “credere in Gesù”. I due articoli seguenti prenderanno in esame cosa ciò comporta esattamente per i cristiani che nutrono la speranza celeste e per quelli che hanno la speranza di vivere per sempre su una terra paradisiaca. Vi esortiamo a continuare la lettura e a chiedere senza esitazione al testimone di Geova che vi ha dato questa rivista di trattare questi articoli con voi, Bibbia alla mano.
[Note in calce]
a Di A. Läpple, Cittadella ed., 1972, p. 116.
b Secondo il dogma cattolico, il peccato comporta la colpa e due tipi di pena: quella eterna e quella temporale. La colpa e la pena eterna vengono rimesse con il sacramento della penitenza. La pena temporale dev’essere espiata in questa vita mediante le opere buone e le pratiche penitenziali, oppure nell’altra vita nel fuoco del purgatorio. L’indulgenza è la remissione parziale o totale (plenaria) della pena temporale grazie all’applicazione dei meriti di Cristo, di Maria e dei “santi”, accumulati nel “Tesoro della Chiesa”. Le “opere buone” richieste per ottenere un’indulgenza possono includere un pellegrinaggio o un’offerta di denaro per qualche “buona” causa. Nel passato fu così che venne raccolto denaro per le Crociate e per la costruzione di cattedrali, chiese e ospedali.
c Lutero inoltre sollevò dubbi circa la canonicità della lettera di Giacomo, sostenendo che il ragionamento del secondo capitolo, secondo il quale la fede senza le opere è morta, contraddicesse la spiegazione dell’apostolo Paolo della giustificazione conseguita “indipendentemente dalle opere”. (Romani 4:6) Non riconobbe il fatto che Paolo stava parlando delle opere della Legge ebraica. — Romani 3:19, 20, 28.
[Testo in evidenza a pagina 5]
LA CHIESA CATTOLICA insegna che la giustificazione rende l’uomo realmente giusto, che essa si può perdere col peccato mortale o aumentare mediante il merito personale
[Testo in evidenza a pagina 6]
MOLTI PROTESTANTI credono nella giustificazione, o nell’essere dichiarati giusti, mediante la sola fede, e pensano che credere in Gesù garantisca la salvezza. Alcuni sostengono che la giustificazione sia predestinata
[Testo in evidenza a pagina 7]
LA BIBBIA insegna che l’uomo è dotato di libero arbitrio e che il sacrificio di riscatto di Cristo rende possibili due speranze, una celeste e l’altra terrena. Entrambe queste speranze comportano l’essere portati a una condizione giusta agli occhi di Dio
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Dichiarati giusti “per la vita”La Torre di Guardia 1985 | 1° dicembre
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Dichiarati giusti “per la vita”
“Per mezzo di un solo atto di giustificazione è risultato . . . che son dichiarati giusti per la vita”. — ROMANI 5:18.
1. Chi sono quelli che hanno fame e sete di giustizia, e in che modo il loro desiderio sarà appagato?
“FELICI quelli che hanno fame e sete di giustizia, poiché saranno saziati”. (Matteo 5:6) Questa sete di giustizia sarà completamente soddisfatta non solo per coloro ai quali “appartiene il regno dei cieli”, ma anche per quelli che “possederanno la terra”. (Matteo 5:10; Salmo 37:29) Entrambe queste classi nutrono la speranza espressa dall’apostolo Pietro con le parole: ‘Secondo la promessa di Dio noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, e in questi dimorerà la giustizia’. (II Pietro 3:13) Sì, Geova Dio ha promesso un giusto nuovo governo celeste, “il regno dei cieli”, e una giusta “nuova terra”, o società umana su una terra paradisiaca.
2. Che rapporto c’è tra Geova, la giustizia e la nostra speranza di vivere in un pacifico nuovo ordine?
2 Ma, quando si parla di giusti nuovi cieli e di una giusta nuova terra, cosa bisogna intendere esattamente? Significa che tanto il nuovo governo celeste quanto l’umanità sulla terra da esso governata devono accettare la norma di Dio che stabilisce cosa è giusto e cosa è sbagliato. Geova è la “dimora di giustizia”. (Geremia 50:7) La giustizia è il fondamento stesso della sua sovranità, o posizione sovrana nell’universo. (Giobbe 37:23, 24; Salmo 89:14) Perché ci sia pace nell’universo le creature di Geova devono riconoscere il suo diritto di stabilire le norme su ciò che è giusto e su ciò che è malvagio. Viceversa, la nostra speranza di un giusto nuovo ordine dipende dal fatto che Geova si attenga alle sue norme. — Salmo 145:17.
3. Vista la completa giustizia di Geova, quale domanda sorge?
3 Ci si chiede allora come faccia Geova, il Dio santo e giusto, a intrattenere rapporti con peccatori ingiusti. (Confronta Isaia 59:2; Abacuc 1:13). Come ha potuto, rimanendo fedele alle sue elevate norme di giustizia, scegliere fra i peccatori coloro che andranno a comporre i giusti “nuovi cieli” governativi e accettare quali suoi amici coloro che faranno parte della giusta “nuova terra”? Per rispondere, dobbiamo comprendere cosa la Bibbia insegna sulla giustificazione.
Una disposizione misericordiosa
4. Perché l’umanità decaduta ha un grosso debito verso Dio, e per quale motivo non ci possiamo liberare da soli da questo debito?
4 Nelle Scritture i peccati sono paragonati a debiti. (Vedi Matteo 6:12, 14; 18:21-35; Luca 11:4). Tutti gli uomini sono peccatori e, pertanto, hanno un grosso debito verso Dio. “Il salario che il peccato paga è la morte”. (Romani 6:23) Dal momento che i discendenti di Adamo erano stati ‘venduti sotto il peccato’ dal loro progenitore, non potevano far nulla per liberarsi da questo pesantissimo debito. (Romani 7:14) Poteva essere cancellato soltanto con la morte del debitore, “poiché colui che è morto è stato assolto dal suo peccato”. (Romani 6:7) Non c’erano buone opere compiute da un peccatore durante la sua vita che potessero riscattare quanto Adamo aveva perduto, o che potessero fargli avere una condizione giusta agli occhi di Dio. — Salmo 49:7, 9; Romani 3:20.
5. In che modo Geova soccorse l’umanità peccatrice, pur nel rispetto della sua perfetta giustizia?
5 In che modo Geova poteva soccorrere l’umanità decaduta senza compromettere le proprie norme di giustizia? La risposta mette in risalto la sapienza e l’immeritata benignità di Geova. L’apostolo Paolo lo illustra in modo stupendo nella sua lettera ai Romani. Paolo scrive: “È come gratuito dono che [dei peccatori] son dichiarati giusti per sua immeritata benignità con la liberazione mediante il riscatto pagato da Cristo Gesù. Dio lo ha stabilito come offerta per la propiziazione mediante la fede nel suo sangue. Questo avvenne per esibire la sua propria giustizia, perché perdonava i peccati commessi nel passato, mentre Dio esercitava sopportazione; per esibire la propria giustizia nel tempo presente, affinché sia giusto anche quando dichiara giusto l’uomo che ha fede in Gesù”. — Romani 3:24-26.
6. (a) In che modo il sacrificio di Cristo soddisfece le norme di giustizia di Geova, e perciò cos’è disposto a fare Geova? (b) Come Dio può attribuire la giustizia a uno che ha fede?
6 Per sua immeritata benignità, Geova accettò il sacrificio di Gesù a favore dei discendenti di Adamo. (I Pietro 2:24) Era un sacrificio equivalente, o corrispondente, perché in qualità di uomo perfetto Gesù ricomprò ciò che aveva perduto il perfetto uomo Adamo. (Vedi Esodo 21:23; I Timoteo 2:6). Ora che è stata soddisfatta la giustizia, Geova è amorevolmente disposto a ‘cancellare’ i peccati addebitati all’“uomo che ha fede in Gesù”. (Isaia 44:22; Atti 3:19) Se quest’uomo rimane fedele, Geova non solo si astiene dall’‘imputargli i suoi falli’, ma gli attribuisce realmente la giustizia. (II Corinti 5:19, Versione Riveduta) Grazie a questa misericordiosa disposizione, ‘molti sono stati costituiti giusti’. (Romani 5:19) Questo è un aspetto della giustificazione, l’azione compiuta da Dio mediante la quale una persona viene considerata senza colpa. (Atti 13:38, 39) Chi sono quelli che sono stati giustificati, o dichiarati giusti, nel corso dell’attuale sistema di cose?
I 144.000 “santi”
7. In che senso Cristo fu dichiarato giusto, e cosa quindi divenne possibile?
7 È ovvio che Cristo stesso non aveva bisogno che gli fosse attribuita la giustizia, dal momento che era realmente giusto. (I Pietro 3:18) Essendosi dimostrato fedele sino alla morte come uomo perfetto (“l’ultimo Adamo”) e avendo sacrificato il suo diritto di vivere sulla terra, Gesù fu risuscitato dal Padre suo, Geova. Gesù fu “dichiarato giusto nello spirito”, cioè fu riconosciuto giusto sulla base del suo merito personale e fu risuscitato quale “spirito vivificante”. (I Corinti 15:45; I Timoteo 3:16) Con la sua morte di sacrificio provvide la base grazie alla quale Geova avrebbe potuto attribuire giustizia agli uomini e alle donne di fede. — Romani 10:4.
8, 9. (a) Chi sono i primi a cui viene attribuita la giustizia, e perché? (b) Chi forma i “nuovi cieli”, e su cosa governeranno?
8 Logicamente, coloro che Geova sceglie per formare i giusti “nuovi cieli”, il governo del Regno retto dal Re Gesù Cristo, sono i primi a trarre pieno beneficio da questa disposizione misericordiosa nel corso dell’attuale sistema di cose. Il libro di Daniele descrive la cerimonia celeste durante la quale Cristo, il Figlio dell’uomo, riceve “dominio e dignità e regno”, affinché ‘tutti i popoli, i gruppi nazionali e le lingue [della terra] servano proprio lui’. Daniele poi mostra che “il regno e il dominio” vengono dati anche ai “santi del Supremo”, Geova. — Daniele 7:13, 14, 18, 27; confronta Rivelazione 5:8-10.
9 Secondo quanto è rivelato, il numero di questi “santi” scelti per governare con l’Agnello Gesù Cristo sul celeste monte Sion è di 144.000, “comprati di fra il genere umano”. (Rivelazione 14:1-5) Questi, insieme a Cristo, compongono i giusti “nuovi cieli” del nuovo sistema di cose stabilito da Geova.
In che modo e perché sono considerati giusti?
10. (a) Qual è il libro biblico che spiega più estesamente l’argomento della giustificazione, e a chi fu indirizzato? (b) Chi riguarda principalmente ciò che la Bibbia insegna sulla giustificazione?
10 Il libro biblico che spiega più estesamente il fatto che Dio dichiara giusti alcuni esseri umani è senz’altro la lettera di Paolo ai Romani. Va rilevato il fatto che Paolo indirizzò questa lettera a quelli “chiamati ad esser santi”. (Romani 1:1, 7) Ciò spiega perché l’insegnamento della “giustificazione”, esposto da Paolo, è usato in relazione ai 144.000 “santi”.
11. Che relazione esiste tra fede, opere e giustificazione?
11 Il punto che Paolo voleva dimostrare col suo ragionamento riportato in Romani è che né gli ebrei né i gentili possono ottenere una condizione giusta agli occhi di Dio mediante le opere, si tratti di quelle fatte in osservanza della Legge mosaica o semplicemente di quelle compiute per rispettare una legge morale istintiva. (Romani 2:14, 15; 3:9, 10, 19, 20) Sia ebrei che gentili possono essere dichiarati giusti esclusivamente in base alla fede nel sacrificio di riscatto di Cristo. (Romani 3:22-24, 29, 30) Comunque, i consigli riportati nei capitoli conclusivi di Romani (12–15) indicano che questa fede dev’essere sostenuta da opere devote, come spiega anche Giacomo. (Giacomo 2:14-17) Queste opere dimostrano semplicemente che il cristiano giustificato ha quella fede che è un requisito indispensabile per ottenere da Dio la giustificazione.
12, 13. (a) Perché i 144.000 “santi” devono essere dichiarati giusti? (b) Cosa ne fanno del diritto alla vita che ricevono?
12 Ma per quale impellente motivo i cristiani “chiamati ad esser santi” devono essere dichiarati giusti? Ecco dove entra in gioco il secondo aspetto della giustificazione, vale a dire il fatto che Dio dichiara una persona degna di vivere quale Suo perfetto figlio umano. A motivo del ruolo che sono chiamati a svolgere nei giusti “nuovi cieli”, i 144.000 devono rinunciare, sacrificandola per sempre, a qualsiasi speranza di vivere in eterno sulla terra. (Salmo 37:29; 115:16) In questo senso muoiono di una morte di sacrificio. ‘Si sottomettono a una morte simile a quella di Cristo’. — Filippesi 3:8-11.
13 Ora, in armonia con il principio stabilito nella Legge mosaica, qualsiasi sacrificio presentato a Geova dev’essere privo di difetti. (Levitico 22:21; Deuteronomio 15:21) I 144.000 “santi” vengono definiti “giusti che sono stati resi perfetti”. — Ebrei 12:23.
Adottati quali figli spirituali
14, 15. (a) In relazione al peccato, quale cambiamento subiscono i 144.000? (b) In che senso vengono destati a “novità di vita”?
14 Mentre sono ancora in vita nella carne, questi “giusti” subiscono una morte simbolica. L’apostolo Paolo spiega: “Visto che morimmo riguardo al peccato, come continueremo a vivere ancora in esso? O non sapete che tutti noi che fummo battezzati in Cristo Gesù fummo battezzati nella sua morte? Perciò fummo seppelliti con lui per mezzo del nostro battesimo nella sua morte, onde, come Cristo fu destato dai morti per mezzo della gloria del Padre, anche noi camminassimo similmente in novità di vita . . . perché sappiamo che la nostra vecchia personalità fu messa al palo con lui, affinché il nostro corpo peccaminoso fosse reso inattivo, affinché non continuassimo più ad essere schiavi del peccato. Poiché colui che è morto è stato assolto dal suo peccato”. — Romani 6:2-7.
15 Nel corso della loro vita umana i 144.000 “santi”, dei quali in questo tempo della fine resta sulla terra solo un piccolo rimanente, ‘muoiono riguardo al peccato’. Dopo la loro morte simbolica, quelli “chiamati ad esser santi” vengono destati a “novità di vita”. Avendoli dichiarati giusti, Geova può generarli mediante il suo spirito perché siano suoi “figli” spirituali. Sono ‘nati di nuovo’ e adottati quali “figli di Dio”. (Giovanni 3:3; Romani 8:9-16)a Divengono israeliti spirituali e sono introdotti nel nuovo patto. — Geremia 31:31-34; Luca 22:20; Romani 9:6.
Eredi del sacerdozio e del Regno
16. Di che cosa diventano eredi i 144.000 “santi”?
16 Essendo adottati da Dio quali suoi “figli” spirituali, i 144.000 “santi” diventano anche ‘eredi’. (Galati 4:5-7) A cristiani generati dallo spirito come lui Paolo scrisse: “Se, dunque, siamo figli, siamo anche eredi: eredi in realtà di Dio, ma coeredi di Cristo, purché soffriamo insieme per essere insieme anche glorificati”. (Romani 8:17) Qual è l’eredità di Cristo? Geova lo ha costituito Re e Sacerdote “secondo la maniera di Melchisedec per sempre”. (Ebrei 6:19, 20; 7:1) Quali “coeredi” di Cristo, anche i cristiani generati dallo spirito sono unti da Geova come sacerdoti spirituali. (II Corinti 1:21; I Pietro 2:9) Per di più, uno degli obiettivi finali del fatto che sono dichiarati giusti da Geova è che in seguito loro ‘regnino nella vita per mezzo della sola persona, Gesù Cristo’. — Romani 5:17.
17. (a) Anche se sono stati dichiarati giusti, cosa devono fare ogni giorno i cristiani unti? (b) In che modo ricevono la ricompensa?
17 Mentre sono ancora sulla terra, questi cristiani unti, anche se sono stati dichiarati giusti, devono continuare a combattere contro la loro inclinazione a peccare. (Romani 7:15-20) Hanno bisogno del sangue di Cristo per essere purificati dai peccati dovuti all’imperfezione che commettono ogni giorno. (I Giovanni 1:7; 2:1, 2) Se rimangono fedeli sino alla fine della loro vita terrena, muoiono letteralmente e vengono risuscitati a “un’eredità incorruttibile e incontaminata e durevole” andando a far parte dei giusti “nuovi cieli”. — I Pietro 1:3, 4; II Pietro 3:13.
Coloro che ‘attendono la rivelazione dei figli di Dio’
18, 19. (a) Cosa sta aspettando la “creazione” umana? (b) In che modo i “figli di Dio” verranno ‘rivelati’, e perché la “creazione” umana aspetta ansiosamente questo avvenimento?
18 Come influisce tutto ciò su quelli — molto più numerosi dei 144.000 “figli” spirituali di Dio — che hanno fame e sete di giustizia, ma che nutrono la speranza di possedere la terra? Parlando di questi, l’apostolo Paolo scrive: “Poiché l’ansiosa aspettazione della creazione attende la rivelazione dei figli di Dio. Poiché la creazione fu sottoposta alla futilità . . . in base alla speranza che la creazione stessa sarà pure resa libera dalla schiavitù alla corruzione e avrà la gloriosa libertà dei figli di Dio”. — Romani 8:19-21.
19 Questa “creazione” umana che ha la speranza di vivere per sempre su una terra paradisiaca è in “ansiosa aspettazione” del tempo, ora vicino, in cui il Re Gesù Cristo e i “figli di Dio” risuscitati verranno ‘rivelati’, distruggendo l’attuale sistema di cose malvagio e governando poi quali re e sacerdoti “per i mille anni”. (Rivelazione 20:4, 6) Nel corso del Regno millenario di Cristo la “creazione [umana] stessa sarà pure resa libera dalla schiavitù alla corruzione”.
20. Cosa vedremo nel prossimo articolo?
20 Nel prossimo articolo vedremo in che modo gli esseri umani che vivranno nella giusta “nuova terra” raggiungeranno infine “la gloriosa libertà dei figli di Dio” e in che modo ciò che la Bibbia insegna sulla giustificazione li riguarda già da ora.
[Nota in calce]
a Per un approfondito esame di cosa significa essere ‘nati di nuovo’, vedi La Torre di Guardia del 1º febbraio 1982, pagine 16-26.
In riferimento al fatto che Dio dichiara giusti alcuni uomini...
◻ Cosa intende la Bibbia parlando di giusti nuovi cieli e giusta nuova terra?
◻ Perché l’umanità deve essere portata a una condizione giusta davanti a Dio?
◻ Come furono soddisfatte le norme di giustizia di Geova?
◻ Perché i 144.000 sono i primi a essere dichiarati giusti, e cosa ne fanno del diritto alla vita che hanno ricevuto?
◻ Di che cosa i 144.000 divengono eredi insieme con Cristo?
[Riquadro a pagina 11]
La giustificazione comporta due aspetti:
(1) Dio considera la persona senza colpa
(2) Dio la dichiara perfetta e degna di vivere per sempre sulla terra
I 144.000 cristiani unti sono dichiarati giusti sotto entrambi gli aspetti. Sacrificano il loro diritto alla vita umana e sono generati quali “figli” spirituali chiamati a divenire re e sacerdoti insieme a Cristo nei “nuovi cieli”
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Dichiarato giusto quale amico di DioLa Torre di Guardia 1985 | 1° dicembre
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Dichiarato giusto quale amico di Dio
“‘Abraamo ripose fede in Geova e gli fu attribuito a giustizia’, ed egli fu chiamato ‘l’amico di Geova’”. — GIACOMO 2:23.
1, 2. In che modo le “cose nei cieli” e le “cose sulla terra” vengono riconciliate con Dio?
“DIO ritenne bene di far dimorare in [Cristo] tutta la pienezza, e per mezzo di lui di riconciliare a sé tutte le altre cose facendo la pace mediante il sangue che egli sparse sul palo di tortura, siano esse le cose sulla terra o le cose nei cieli”. (Colossesi 1:19, 20) Il proposito di Dio relativo alla riconciliazione sta per raggiungere il suo punto culminante.
2 “Le cose nei cieli” non sono creature spirituali, dal momento che gli angeli non sono riscattati dal sangue di Cristo. Si tratta piuttosto di quegli esseri umani comprati col sangue dell’Agnello per divenire “un regno e sacerdoti” con Cristo nei “nuovi cieli”. Sono già stati pienamente dichiarati giusti tramite il sangue di Cristo. Oltre a ciò, da ormai cinquant’anni Geova sta facendo la pace con “le cose sulla terra”, quegli esseri umani che diverranno parte della giusta “nuova terra”. (Rivelazione 5:9, 10; II Pietro 3:13) Questo radunamento di “tutte le cose”, sia terrene che celesti, è ‘secondo il beneplacito di Geova, che egli propose in se stesso’. — Efesini 1:9, 10.
Il proposito di Dio per suo figlio Adamo
3, 4. In quale condizione si trovava Adamo davanti a Dio, ma in che senso doveva ancora essere dichiarato giusto?
3 Alla sua creazione, Adamo era un perfetto e giusto figlio umano di Dio. (Luca 3:38) La sua giustizia non gli era attribuita o non gli era ascritta. Era innata. Per quel che riguardava l’innocenza al cospetto di Geova, Adamo non aveva bisogno di essere “dichiarato” giusto. Finché rimase sottomesso al legittimo dominio di Dio, si trovava in una condizione approvata davanti al suo Creatore.
4 Tuttavia, Adamo non si era ancora dimostrato integro e non era stato ancora giudicato degno di ricevere il diritto di vivere per sempre sulla terra. Per questo, nel corso di un certo tempo, doveva mostrare fedeltà a Geova e lealtà alla giustizia. In tal modo, se si fosse dimostrato integro nella prova, avrebbe ricevuto il diritto di vivere per sempre sulla terra. Sarebbe stato come se Dio avesse dichiarato, o proclamato pubblicamente, che Adamo meritava di vivere in eterno. Per simboleggiare questo fatto, Geova avrebbe senza dubbio condotto Adamo all’“albero della vita” e gli avrebbe concesso di mangiarne il frutto. — Genesi 2:9, 16, 17; 3:22.
5. (a) Cosa perse Adamo per sé e per la sua progenie? (b) Quale speranza di liberazione dal peccato e dalla morte diede Geova alla creazione umana?
5 Nella prova, però, Adamo venne meno e così perse la perfezione, la giustizia e la condizione di figlio, sia per sé che per la sua progenie. (Romani 5:12) Di conseguenza, fin dalla nascita tutti i discendenti di Adamo sono lontani da Dio e ingiusti per natura. (Efesini 2:3; Romani 3:10) In tal modo, la creazione umana “fu sottoposta alla futilità”, ma “in base alla speranza”, cioè la speranza di liberazione dal peccato e dalla morte data subito dopo la ribellione in Eden. — Romani 8:20, 21; Genesi 3:15.
Dichiarati giusti prima di Cristo: in che modo?
6, 7. (a) In che misura alcuni esseri umani furono dichiarati giusti prima della morte di sacrificio di Cristo? (b) Quali sono alcuni esempi di servitori precristiani di Geova che ottennero una condizione giusta?
6 La speranza che l’umanità fosse liberata dal peccato e dalla morte dipendeva dalla venuta del “seme” promesso, l’unigenito Figlio di Dio. (Giovanni 3:16) Prima della morte di sacrificio di Cristo non era possibile che gli uomini ottenessero “la giustificazione che dà vita” o che fossero “dichiarati giusti per la vita”. (Romani 5:18, Versione Riveduta; Traduzione del Nuovo Mondo) Ciò nondimeno, anche prima che Cristo pagasse il riscatto per liberare l’umanità, alcuni uomini e donne riposero fede nella promessa di Dio e sostennero tale fede con opere. Per questo Geova perdonò benignamente il loro peccato e li accettò quali suoi servitori. In modo amorevole, li considerò relativamente privi di colpa, rispetto alla maggioranza dell’umanità allontanatasi da Lui. (Salmo 32:1, 2; Efesini 2:12) Concesse loro una condizione giusta, dichiarandoli giusti nella misura in cui era opportuno a quel tempo.
7 Così, per fede ad Abele “fu resa la testimonianza ch’era giusto”. (Ebrei 11:4) Noè “divenne erede della giustizia che è secondo la fede”. (Ebrei 11:7) Malgrado i suoi difetti, Giobbe fu definito “irriprovevole e retto”. (Giobbe 1:1, 22; 7:21) Fineas mostrò zelo per la pura adorazione, e ciò “gli fu attribuito a giustizia”. (Salmo 106:30, 31; Numeri 25:1-13) “Per fede” e per le opere benevole che compì nei confronti del popolo di Dio, la meretrice Raab, che non era israelita, ottenne una condizione giusta, o fu dichiarata giusta. — Ebrei 11:31; Giacomo 2:25.
In che senso Abraamo fu considerato giusto
8, 9. (a) La giustizia di chi costituisce l’argomento principale della lettera di Paolo ai Romani? (b) Sotto quali aspetti i “santi” sono dichiarati giusti in modo più pieno di Abraamo?
8 Il caso di Abraamo merita particolare attenzione. Il fatto che venisse dichiarato giusto è menzionato da due scrittori delle Scritture Greche Cristiane, i quali si rivolgevano ai cristiani del I secolo, chiamati a far parte dei 144.000 componenti dell’Israele spirituale. — Romani 2:28, 29; 9:6; Giacomo 1:1; Rivelazione 7:4.
9 Nella sua lettera ai Romani, Paolo spiega che quelli che sono “chiamati ad esser santi” (1:7), sia ebrei che gentili (1:16, 17), sono dichiarati giusti “per fede, indipendentemente dalle opere della legge”. (3:28) Per confermare il suo ragionamento Paolo inizia una lunga spiegazione (4:1-22) nella quale cita Genesi 15:6: “Abraamo esercitò fede in Geova e gli fu attribuito a giustizia”. Quindi, nei versetti conclusivi del capitolo 4, Paolo dice che Gesù ‘fu consegnato per i nostri falli e fu destato per dichiarare noi [i “santi” (Romani 1:7)] giusti’. I ‘noi’ dei quali qui si parla non possono comprendere Abraamo, dato che lui morì molto prima della morte e risurrezione di Cristo. Di conseguenza, allorché nei capitoli seguenti Paolo parla di coloro che “regneranno” e del fatto che questi vengono dichiarati giusti “per la vita” con la prospettiva di divenire “figli di Dio” e “coeredi di Cristo”, si riferisce ovviamente a qualcosa di ben diverso dal fatto che Dio attribuì giustizia ad Abraamo. — Romani 5:17, 18; 8:14, 17, 28-33.
10. In che modo Giacomo fa luce sulla portata della giustificazione di Abraamo?
10 Anche Giacomo menziona l’esempio di Abraamo per dimostrare che la fede dev’essere sostenuta da opere devote. Dopo aver affermato, citando Genesi 15:6, che Abraamo fu dichiarato giusto, Giacomo fa una precisazione che ci aiuta a capire la portata della giustificazione di Abraamo. Giacomo scrive: “Si adempì la scrittura che dice: ‘Abraamo ripose fede in Geova e gli fu attribuito a giustizia’, ed egli fu chiamato ‘l’amico di Geova’”. (Giacomo 2:20-23) Sì, a motivo della sua fede Abraamo fu dichiarato giusto come amico di Geova, non come figlio con il diritto alla vita umana perfetta o a regnare con Cristo. Va notato ciò che ha scritto Robert Girdlestone a proposito della giustizia di Abraamo: “Questa giustizia non era assoluta, tale cioè da raccomandare a Dio Abraamo come legittimo pretendente a ereditare la condizione di figlio”. — Synonyms of the Old Testament.
Il libro di memorie di Geova
11. Il nome di chi è scritto nel libro di memorie di Geova, e perché?
11 La giustizia relativa attribuita agli uomini e alle donne fedeli vissuti prima di Cristo era un pegno della vera, o effettiva, giustizia e della vera perfezione connesse con la vita eterna che loro potranno ricevere nella nuova terra di Dio. In vista delle loro prospettive di vita, si può ritenere che i loro nomi siano scritti in un libro di memorie. (Confronta Malachia 3:16; Esodo 32:32, 33). Questo libro contiene il nome di coloro che sono considerati “giusti” da Geova, avendo dimostrato la loro fede con opere giuste e avendo la prospettiva di ricevere la vita eterna sulla terra. — Salmo 69:28; Abacuc 2:4.
12. Cosa dovranno fare i “giusti” risuscitati per conservare il loro nome nel libro di memorie di Geova?
12 Questi nomi, comunque, non sono ancora scritti da Geova nel suo “libro della vita”. (Rivelazione 20:15) Quando questi uomini e queste donne fedeli dell’antichità torneranno sulla terra nella ‘risurrezione dei giusti’, sicuramente accetteranno con fede il provvedimento di Geova per ottenere la vita mediante il sacrificio di riscatto di Cristo. (Atti 24:15) Così, diverranno parte delle “altre pecore” di Gesù, insieme alla “grande folla” che sarà sopravvissuta alla “grande tribolazione”. (Giovanni 10:16; Rivelazione 7:9, 14) In tal modo, conserveranno i loro nomi nel libro di memorie di Geova.
Considerati giusti come amici per sopravvivere
13. Quali persone sta conducendo ora il Pastore eccellente, e come il loro nome viene scritto nel libro di memorie di Geova?
13 Il Pastore eccellente, Gesù Cristo, sta ora conducendo le “altre pecore” che non fanno parte del “piccolo gregge” di 144.000 “santi” ai quali viene dato il Regno celeste. (Luca 12:32; Daniele 7:18) Queste “altre pecore” ascoltano la voce del Pastore eccellente. (Giovanni 10:16) Ripongono fede in Geova e in suo Figlio. Dedicano la loro vita a Geova sulla base del sacrificio di riscatto di Cristo. Sono battezzate “nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo” e riconoscono la necessità di coltivare “il frutto dello spirito”. (Matteo 28:19, 20; Galati 5:22, 23) I loro nomi vengono scritti nel libro di memorie di Geova.
14. Cosa conferisce alle “altre pecore” una condizione pura agli occhi di Geova, ma cosa devono chiedere a Dio?
14 Le “altre pecore” radunate in questo tempo della fine formeranno la “grande folla” che l’apostolo Giovanni vide in visione dopo aver visto i 144.000 componenti dell’Israele spirituale. (Rivelazione 7:4, 9) Parlando dei componenti della “grande folla”, Giovanni disse che “hanno lavato le loro lunghe vesti e le han rese bianche nel sangue dell’Agnello”. (Versetto 14) A motivo della loro fede nel sangue sparso dell’Agnello viene loro attribuito un certo grado di giustizia. Ciò è rappresentato dalle simboliche vesti bianche. Godono di una condizione pura agli occhi di Geova e “perciò” egli permette che ‘gli rendano sacro servizio giorno e notte nel suo tempio’. (Versetto 15) Tuttavia, ogni giorno devono confessare i propri peccati a Geova e chiedergli perdono tramite Gesù Cristo. — I Giovanni 1:9–2:2.
15. (a) In che modo la parabola delle pecore e dei capri mostra che i componenti delle “altre pecore” godono di una condizione giusta davanti a Dio? (b) In che misura sono dichiarati giusti al presente?
15 Il fatto che i componenti delle “altre pecore” siano amici di Dio e che già ora godano di una condizione relativamente giusta agli occhi di Dio è pure reso chiaro dalla profezia di Gesù relativa al ‘segno della sua presenza’, nella quale è inclusa l’illustrazione delle pecore e dei capri. Poiché fanno del bene al rimanente dei 144.000 “fratelli” di Cristo che è ancora sulla terra, quelli definiti “pecore” sono benedetti dal Padre di Gesù e sono chiamati “giusti”. Come Abraamo, sono considerati, o dichiarati, giusti quali amici di Dio. Il fatto che godano di una condizione giusta inoltre permetterà loro di sopravvivere quando i “capri” andranno allo “stroncamento eterno”. (Matteo 24:3–25:46) ‘Verranno dalla grande tribolazione’ che contrassegnerà la fine dell’attuale sistema di cose malvagio. — Rivelazione 7:14.
Elevati alla perfezione
16. Come sappiamo che la grande folla non viene dichiarata giusta per ricevere la vita prima della “grande tribolazione”?
16 I componenti della “grande folla” che sopravvivranno alla “grande tribolazione” non vengono già dichiarati giusti per la vita. Lo possiamo capire dal fatto che nel capitolo in cui si parla di loro viene pure detto: “L’Agnello, che è in mezzo al trono, li pascerà e li guiderà alle fonti delle acque della vita”. (Rivelazione 7:17) Perciò, anche se Dio li aveva già considerati giusti rispetto all’umanità in generale e quali suoi amici, essi hanno bisogno di ulteriore aiuto, o di compiere altri passi, prima di poter essere dichiarati giusti per la vita.
17. (a) Cosa si intende per “guarigione delle nazioni”? (b) Chi avrà bisogno che il proprio nome sia scritto nel “libro della vita”?
17 Nel corso del Millennio l’Agnello intronizzato, Cristo Gesù, insieme ai 144.000 re e sacerdoti associati, metterà in atto un programma per “la guarigione delle nazioni” sia in senso spirituale che fisico. (Rivelazione 22:1, 2) Queste “nazioni” saranno composte dai sopravvissuti alla grande tribolazione, dagli eventuali figli che nasceranno loro dopo Har-Maghedon e da coloro che torneranno nella ‘risurrezione dei giusti e degli ingiusti’. (Atti 24:15) Il nome di tutti coloro che ripongono fede nel sangue di Gesù e compiono opportune “opere” sarà infine scritto nel “libro della vita”. — Rivelazione 20:11-15.
18. Alla fine del Millennio, a quale condizione saranno stati elevati gli abitanti della terra?
18 Alla fine del Regno millenario di Cristo gli abitanti della terra che avranno mostrato di accettare il sacrificio di Cristo e che vivranno in armonia con le norme di Geova saranno stati elevati alla perfezione. (Rivelazione 20:5) Saranno come Adamo prima che peccasse. Come nel suo caso, la loro ubbidienza sarà messa alla prova.
Una “gloriosa libertà” come “figli di Dio”
19. (a) Cosa accadrà subito dopo il Millennio? (b) Che ne sarà di coloro il cui nome non si troverà scritto nel “libro della vita”?
19 Subito dopo il Millennio, Cristo consegnerà a suo Padre una razza umana perfetta. (I Corinti 15:28) “Satana sarà lasciato sciolto” per mettere alla prova in modo definitivo l’umanità. (Rivelazione 20:7, 8) Il nome di chiunque nella prova venga meno non sarà “trovato scritto nel libro della vita”. Costoro saranno simbolicamente ‘scagliati nel lago di fuoco’ che “significa la seconda morte”. — Rivelazione 20:15; 21:8.
20. (a) Chi Geova dichiarerà giusti per ricevere la vita, e perché? (b) In che modo il misericordioso provvedimento della giustificazione preso da Geova avrà conseguito il suo scopo?
20 Il nome di coloro che rimarranno leali a Geova verrà indelebilmente scritto nel “libro della vita”, essendosi questi dimostrati perfetti nell’integrità e degni di ricevere il diritto di vivere per sempre sulla terra. Geova stesso allora li dichiarerà giusti in senso completo. (Romani 8:33) Saranno stati giustificati per vivere in eterno. Dio li adotterà quali suoi figli terreni, e loro riceveranno la promessa “gloriosa libertà dei figli di Dio”. (Romani 8:20, 21) Nell’universo saranno state ristabilite la pace e l’armonia. Le “cose sulla terra” e le “cose nei cieli” saranno state pienamente riconciliate con Dio. (Colossesi 1:20) La misericordiosa disposizione della giustificazione presa da Geova avrà conseguito il suo scopo. Alla domanda: “Vi sentite a posto con Dio?”, tutte le creature in cielo e sulla terra potranno rispondere di sì, e aggiungere: “A colui che siede sul trono e all’Agnello siano la benedizione e l’onore e la gloria e la potenza per i secoli dei secoli”. — Rivelazione 5:13.
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