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  • Vi esprimete chiaramente?

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  • Vi esprimete chiaramente?
  • Svegliatevi! 1975
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  • Ostacoli che impediscono di esprimersi chiaramente
  • Mettete in ordine i vostri pensieri
  • Informate il VOSTRO uditorio
  • Far capire il punto
  • Potete imparare l’arte di esprimervi chiaramente
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Svegliatevi! 1975
g75 8/6 pp. 5-7

Vi esprimete chiaramente?

“VORREI potermi esprimere come lui!” L’avete mai detto? In tal caso non siete i soli, poiché oggi molti trovano difficile esprimersi chiaramente.

Ma ora c’è bisogno, come non mai, di esprimersi chiaramente. Gli uomini d’affari e i loro dipendenti devono convincere i clienti dei vantaggi di certi beni di consumo o servizi. I pubblici conferenzieri devono tener viva l’attenzione dei loro ascoltatori con informazioni sia istruttive che interessanti. Genitori e figli hanno bisogno di comunicarsi i loro sentimenti.

Perché tanti hanno difficoltà a esprimersi chiaramente? Che cosa si può fare per risolvere questo problema?

Ostacoli che impediscono di esprimersi chiaramente

Talvolta le emozioni sono un ostacolo che impedisce di esprimersi chiaramente. Per esempio, un bambino che si precipita a casa gridando dopo essersi fatto un brutto taglio mentre giocava non riuscirà a chiarire l’accaduto finché non si sia calmato. Chi è eccitato per qualche cosa di nuovo che ha imparato cercherà di “dire tutto d’un fiato”, con conseguente incomprensibilità. Chi parla direttamente a un uditorio riscontrerà che talora ha la mente “vuota” per il nervosismo. Chi vuole esprimersi chiaramente deve dominare le proprie emozioni. Ma questo non è tutto.

Anche i nostri pensieri possono impedirci di esprimerci chiaramente, poiché quello che si dice è solo un’espressione di quello che si pensa. Se un’idea non è chiara nella nostra mente, non lo sarà nemmeno quando l’esprimiamo. D’altra parte, chi vuole esprimersi deve avere pensieri chiari e ordinati. Può non essere facile. Perché?

Perché quando pensiamo a un soggetto da considerare ci vengono in mente all’improvviso tanti particolari, tutti insieme. Le persone, le cose accadute, il tempo, il luogo, tutto può fondersi insieme. Se non stiamo attenti possiamo “pensare ad alta voce”, così che la nostra conversazione consisterà di una serie di frasi non collegate fra loro, di divagazioni e regressioni. Il pensiero disordinato fa anche pronunciare parole come “ah” “e-ahh”. Molti, udendo una registrazione delle loro conversazioni si sono rattristati apprendendo che la prevalente impressione data dal loro discorso era una serie di prolungati “aahh”. Vi è mai accaduto?

Mettete in ordine i vostri pensieri

Come potete ottenere i modelli di pensiero ordinato che vi permettono di esprimervi chiaramente? Ricordate che non aiuterete i vostri ascoltatori solo comunicando le informazioni così come vi vengono in mente. Per esprimervi chiaramente dovete meditare attentamente in anticipo. In Proverbi 15:28, la Bibbia rileva: “Il cuore del giusto medita come rispondere”. Riguardo all’oratoria pubblica, il prof. William G. Hoffman scrive nel libro How to Make Better Speeches: “In effetti gli oratori più efficaci meditano a casa, in ufficio, per strada, in qualsiasi luogo tranne che sul podio. Sanno che i buoni discorsi sono il frutto di contemplazione, riflessione e predisposizione”.

Questa riflessione anticipata non dovrebbe andare contemporaneamente in tutte le direzioni, ma seguire un modello preciso. Il prof. Hoffman continua: “I buoni discorsi non generalizzano. Vanno a fondo. Cercano di rispondere alla domanda: ‘Per esempio?’ Non cominciano a considerare un punto solo per abbandonarlo a un tratto e passare a qualche altra cosa”.

Come potete raccogliere tali specifiche informazioni? Molti oratori e scrittori di successo suggeriscono di dividere i fatti sotto sei intestazioni che furono descritte dallo scrittore inglese Rudyard Kipling come segue:

“Tengo sei onesti servitori

(M’hanno insegnato tutto quel che so);

Sono Che cosa e Quando e Perché

E Come e Dove e Chi”.

Queste sei domande portano ai fatti. Se sviluppate separatamente in anticipo questi aspetti (per quanto è possibile), la vostra presentazione rivelerà ordine e chiarezza. Certo, la maggioranza non è abituata a pensare considerando un aspetto per volta. Ma potete imparare quest’arte. Col tempo vi verrà quasi automaticamente di pensare e di esprimervi con chiarezza. Tuttavia questo da solo non garantisce che i vostri ascoltatori capiscano quello che dite. Perché no?

Informate il VOSTRO uditorio

Per esprimervi chiaramente dovete anche conoscere il tipo di uditorio a cui parlerete. Persone diverse si interesseranno di aspetti diversi di un soggetto e questo influirà sul modo in cui lo sviluppate. Se narrate un avvenimento, alcuni si contenteranno solo di conoscere “che cosa” è accaduto. Ma quando cercate di persuadere qualcuno a intraprendere una certa linea di condotta, probabilmente dovrete mettere in risalto “perché”. Altri vorranno conoscere il luogo, il tempo e altre circostanze.

In relazione con ciò vi è il bisogno di appurare quanto sa già l’uditorio del vostro soggetto. Per illustrare: Se qualcuno vi chiede come arrivare in un certo luogo, potete cominciare domandando: “Sa dov’è la Via Roma?” Se lo sa, potete fornirgli le indicazioni cominciando di lì. Ma se no, è necessario porre prima un certo fondamento. Similmente, quando vi sforzate d’esser chiari fate bene a chiedervi: I miei ascoltatori quanto sanno già di questo soggetto? Quale fondamento devo porre prima che questi punti siano resi chiari?

Far capire il punto

Vi ha mai interrotto qualcuno chiedendovi: “Per favore, vuole arrivare al punto?” Questo riguarda un altro importante aspetto dell’esprimersi chiaramente, cioè conoscere esattamente quale punto volete far capire quando parlate. Nel preparare un discorso o un altro genere di presentazione pubblica alcuni trovano utile mettere per iscritto il punto principale in una frase. Quindi suddividono il materiale in parti e all’inizio di ciascuna parte ne mettono il riassunto formato di una frase. Questo rammenta all’oratore ciò che vuole specialmente far capire.

L’ordine cronologico o logico è un altro importante fattore se volete che i vostri uditori afferrino il punto. Quale aspetto deve venire prima? Quale per ultimo? In quale ordine dovete mettere i punti principali? Anche questo dipende dall’uditorio e dall’effetto che volete produrre. Descrivendo a un poliziotto un incidente automobilistico, potreste narrare i particolari nell’ordine in cui si sono verificati (ordine cronologico). Ma con tutta probabilità narrereste questi stessi particolari in un ordine interamente diverso (ordine logico) se consigliaste al vostro bambino di stare lontano dagli incroci pericolosi.

È pure importante riconoscere che si pensa molto più in fretta di quanto non si parli. La mente tende a vagare, e se non la si controlla, perderà il senso della vostra presentazione. Che cosa potete fare?

Impiegate la ripetizione. Mentre trattate il materiale, ripetete i punti principali considerati, mettendoli in relazione con il tema centrale. Alcuni hanno trovato efficace inserire nella conclusione di un discorso un conciso riassunto di tutti i punti principali. La ripetizione serve sia a dare risalto ai pensieri principali che a tener vivo l’ascolto dell’uditorio sino alla fine.

Le illustrazioni sono un ulteriore aiuto per far capire il punto. Usando illustrazioni, imprimete sulla mente degli ascoltatori immagini significative. Le illustrazioni scelte opportunamente uniscono l’attrazione intellettuale all’effetto emotivo. Stimolano le facoltà di pensare e permettono di afferrare più facilmente nuovi pensieri. Ma le illustrazioni possono fare più male che bene se non sono scelte con attenzione. Accertatevi che quelle che scegliete siano semplici e che l’uditorio capisca perché le usate. Scegliete illustrazioni che sostengano i vostri punti principali e ne facilitino la comprensione. E non ne usate troppe.

Ora la conclusione. Essa è della massima importanza per far capire il punto. Ciò che si ode per ultimo è spesso ciò che si ricorda per prima. Benché la conclusione possa includere il riassunto di quello che avete detto, forse non è saggio limitarla a ciò. Qui dovete mostrare all’uditorio cosa deve fare. Il libro intitolato “L’oratoria pubblica che piace agli ascoltatori” dice: “Alla fine il discorso dovrebbe andare al punto. . . . Deve rispondere alla domanda dell’uditorio: ‘E ALLORA?’. . . Nella conclusione del discorso invitate l’uditorio a fare qualche cosa di specifico”.

Potete imparare l’arte di esprimervi chiaramente

Alcuni riscontreranno che è relativamente facile imparare a esprimersi chiaramente. Ad altri sembrerà una meta inafferrabile. Ma chi vuole davvero esprimersi chiaramente ed è disposto a sforzarvisi, progredirà sicuramente. Siete disposti a fare lo sforzo necessario? Ecco un metodo semplice per esercitarvi:

Pensate a un soggetto interessante. Quindi tirate sei colonne su un foglio di carta, scrivendo in cima le summenzionate parole che conducono ai fatti (chi, che cosa, perché, quando, dove e come). Scegliete un aspetto e scrivete quello che potete trovare riguardo ad esso. Scrivete i particolari nel maggior numero di colonne che ritenete pratico. Fate altrettanto con un altro aspetto, eccetera. Il risultato sarà una disposizione ordinata di fatti.

Successivamente dovete determinare come usare queste informazioni. Sarà utile prendere un altro foglio di carta e scrivere (in una frase, se possibile) l’idea principale che volete far capire ai vostri ascoltatori. Quindi indicate brevemente il tipo di uditorio a cui parlerete e che cosa volete indurlo a fare. Si può riservare un altro spazio agli esempi o alle illustrazioni.

Avendo scritto queste cose sulla carta sarete aiutati a sviluppare uno schema di ciò che volete dire. Dopo esservi esercitati per un po’ in questo modo, riscontrerete di poter svolgere gran parte di questo processo nella vostra mente. Allora vi sarà naturale pensare ed esprimervi chiaramente.

L’arte di esprimervi chiaramente è alla vostra portata. Ma richiede tempo, pazienza e duro lavoro. Siete disposti a fare lo sforzo necessario? Ne sarete contenti, e lo saranno anche i vostri ascoltatori.

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