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  • Un uomo che si oppose alla volontà di Dio

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  • Un uomo che si oppose alla volontà di Dio
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
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  • LA PRIMA DELEGAZIONE
  • INVIATA UNA DELEGAZIONE PIÙ ILLUSTRE
  • BALAAM VUOLE LA RICOMPENSA
  • BALAAM NON MALEDICE ISRAELE
  • BALAAM SI OPPONE ALLA VOLONTÀ DI DIO SINO ALLA FINE
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    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1955
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1978
w78 15/10 pp. 28-31

Un uomo che si oppose alla volontà di Dio

BALAAM era un divinatore e l’efficacia delle sue maledizioni e benedizioni lo aveva reso famoso molto al di là dei confini del suo paese nativo. Veniva da Petor, una città situata nella valle superiore dell’Eufrate vicino al fiume Sajur. Non lontano di lì c’era Haran, dove un tempo avevano vissuto uomini devoti come Abraamo, Lot e Giacobbe. Questo fatto potrebbe spiegare perché il divinatore Balaam conosceva il vero Dio, riferendosi a lui persino come a “Geova mio Dio”. — Num. 22:18.

Ma come mai Balaam si oppose alla volontà di Dio? Quando gli Israeliti stavano per entrare nella Terra Promessa, il re moabita Balac e il suo popolo furono colpiti da terrore vedendo la vasta moltitudine, forse 3.000.000 di persone. I rappresentanti della nazione moabita si consigliarono con gli anziani di Madian e convennero che Israele minacciava la loro sicurezza. (Num. 22:1-4) Essi sapevano molto bene ciò che Geova Dio aveva fatto per Israele liberando la nazione dall’Egitto e sapevano pure che aveva concesso loro una schiacciante vittoria sui potenti regni amorrei a est del Giordano. Quindi non avevano nessuna speranza di sconfiggere gli Israeliti in battaglia. Ma fecero questo ragionamento: ‘E se si potessero maledire gli Israeliti? Non servirebbe a indebolirli, per cui sarebbe possibile cacciarli?’ Perciò, il re Balac fu indotto a cercare i servizi di Balaam nella speranza di avere il sopravvento su Israele.

LA PRIMA DELEGAZIONE

Ben presto una delegazione di anziani o principi moabiti e madianiti fu in cammino per Petor. Questo il messaggio inviato a Balaam: “Ecco, un popolo è uscito dall’Egitto. Ecco, hanno coperto la terra fin dove si può vedere, e dimorano proprio di fronte a me. Ed ora vieni, ti prego; maledicimi questo popolo, poiché è più potente di me. Forse li potrò colpire e li potrò cacciare dal paese poiché so bene che colui che tu benedici è benedetto e colui che tu maledici è maledetto”. — Num. 22:5-7.

Quindi Balaam invitò la delegazione a rimanere lì quella notte, promettendo di riferire loro la parola di Geova il giorno dopo. Quale fu la rivelazione divina a Balaam? “Non devi maledire il popolo, perché è benedetto”. (Num. 22:8, 12) In considerazione di queste parole, Balaam disse agli uomini: “Andate al vostro paese, perché Geova ha rifiutato di lasciarmi andare con voi”. (Num. 22:13) Da queste parole, la delegazione poté intuire che in realtà Balaam avrebbe voluto andare ma non gli era stato permesso. Riferendo l’accaduto a Balac, dissero: “Balaam si è rifiutato di venire con noi”. — Num. 22:14.

INVIATA UNA DELEGAZIONE PIÙ ILLUSTRE

A quanto sembra Balac concluse che l’offerta fatta a Balaam e la delegazione stessa non avevano avuto abbastanza effetto. Il re moabita ragionò evidentemente che Balaam aveva il suo prezzo, ed era deciso a far venire il divinatore perché fosse pronunciata una maledizione più potente. Perciò, il re mandò una delegazione più numerosa e più onorevole, assicurando a Balaam che se avesse esecrato Israele avrebbe ricevuto grandi onori. — Num. 22:15-17.

BALAAM VUOLE LA RICOMPENSA

Cosa avrebbe fatto ora Balaam? “Se Balac mi desse la sua casa piena d’argento e d’oro”, disse, “io non potrei trasgredire l’ordine di Geova mio Dio, in modo da fare qualche cosa piccola o grande”. (Num. 22:18) Balaam sapeva molto bene che qualsiasi tentativo di maledire Israele era contro la volontà di Geova. Comunque non mandò via gli uomini ma evidentemente coltivò l’idea che Geova gli permettesse di partire coi messaggeri. Per cui disse loro: “Ora voi pure state qui, vi prego, questa notte, affinché io sappia ciò che ancora mi proferirà Geova”. (Num. 22:19) Pur dicendo che a nessun prezzo avrebbe maledetto Israele, in realtà Balaam voleva la ricompensa. Evidentemente egli ragionò così: ‘Se solo avessi il permesso divino di andare, non esiterei a partire immediatamente per Moab’.

Gli avvenimenti successivi rivelano che in effetti Balaam la pensava così. Quella medesima notte ottenne ciò che cercava: Dio gli permise di accompagnare la delegazione. Ma a questa condizione: “Tu potrai pronunciare solo la parola che io ti avrò pronunciata”. (Num. 22:20) Balaam non indugiò. La mattina sellò la sua asina e partì per Moab insieme ai principi inviati da Balac. Avendo ricevuto il permesso di andare, Balaam era deciso a maledire Israele e ottenere così la ricompensa promessa. Nulla lo avrebbe fermato. O sì?

Geova Dio non era contento che Balaam accompagnasse gli uomini, deciso a maledire Israele malgrado avesse ricevuto il comando di non farlo. Una bella sorpresa attendeva Balaam. La sua asina cominciò a comportarsi in modo piuttosto insolito. Perché? Un angelo di Geova si era fermato sul sentiero. Fu mostrato enfaticamente a Balaam che opponendosi alla volontà di Dio sarebbe incorso nella morte. Gli fu di nuovo rammentato che la sola cosa che era autorizzato a fare era di pronunciare ciò che Geova voleva dicesse. — Num. 22:22-35.

Dopo ciò cambiò Balaam le sue intenzioni? Da quello che disse al re Balac potrebbe sembrare di sì: “La parola che Dio avrà posta nella mia bocca è ciò che pronuncerò”. (Num. 22:38) In effetti, però, Balaam voleva sempre la ricompensa ed era disposto a fare il possibile per ottenerla.

Questo potrebbe suscitare le domande: Perché il vero Dio scelse di parlare per mezzo di un divinatore? Perché semplicemente non gli lasciò pronunciare una maledizione su Israele, maledizione che il tempo avrebbe rivelato essere del tutto inefficace? A questo riguardo, dobbiamo ricordare che i Moabiti e i Madianiti riconoscevano che la sola potenza militare non poteva riuscire contro Israele. Per quanto li riguardava, essi avevano a disposizione nella persona di Balaam l’arma più potente contro Israele, cioè il mezzo per far pronunciare contro di loro un’efficace maledizione. Inoltre, Balaam voleva cooperare con loro per ottenere la ricca ricompensa materiale offerta. Ma che dire se questo famoso divinatore, invece di maledire gli Israeliti, fosse stato costretto a benedirli fino al limite nonostante volesse fare il contrario? Non avrebbe questo dimostrato che nessun’arma poteva riuscire contro il popolo di Dio? Evidentemente servì allo scopo di Geova impiegare Balaam per benedire Israele, con sgomento del re moabita Balac.

All’arrivo di Balaam, il re moabita dovette essere davvero soddisfatto. Balac offrì sacrifici, senz’altro grato agli dèi d’essere riuscito a far venire il divinatore. Per l’occasione furono fatti festeggiamenti propiziatori, a cui Balaam e i principi parteciparono mediante le porzioni inviate loro. — Num. 22:40.

BALAAM NON MALEDICE ISRAELE

In seguito, Balac condusse Balaam su un luogo elevato, da cui il divinatore poteva godere una buona vista degli Israeliti accampati. Balaam si accinse immediatamente a fare quello per cui era stato chiamato. Chiese a Balac di erigere sette altari e di offrire su di essi sette tori e sette montoni. Quindi, Balaam si ritirò da solo su un nudo colle, evidentemente allo scopo di compiere riti per ‘ricorrere a qualche sinistro presagio’. Ma lì Geova costrinse Balaam a pronunciare una benedizione su Israele. Anche altri due tentativi di maledire il popolo di Dio, Israele, fallirono miseramente. — Num. 23:1–24:9.

Perciò l’ira di Balac divampò contro Balaam. “Io ti ho chiamato per esecrare i miei nemici”, disse, “ed ecco, tu li hai benedetti fino al limite queste tre volte. Ed ora vattene al tuo luogo”. (Num. 24:10, 11) Balaam tentò di giustificare il suo fallimento, dicendo: “Non avevo anche ai tuoi messaggeri che mi mandasti parlato io, dicendo: ‘Se Balac mi desse la sua casa piena d’argento e d’oro, non potrei trasgredire l’ordine di Geova in modo da fare qualche cosa buona o cattiva di mio proprio cuore. Qualunque cosa Geova avrà proferita io proferirò’?” — Num. 24:12, 13.

In seguito, spinto dallo spirito di Dio, Balaam pronunciò dichiarazioni profetiche tra cui un messaggio di condanna per Moab. Quindi Balac e Balaam si separarono. La Bibbia riferisce che Balaam “tornò al suo luogo”, intendendo semplicemente che il divinatore se ne andò per la sua strada. Ma aveva Balaam imparato finalmente la lezione che era inutile opporsi alla volontà di Dio? Tornò a Petor? No. — Num. 24:14-25.

BALAAM SI OPPONE ALLA VOLONTÀ DI DIO SINO ALLA FINE

Balaam voleva sempre la ricompensa e cercò di ottenerla in qualsiasi modo possibile. Dal momento che non poteva maledire Israele, escogitò un piano mediante cui gli Israeliti avrebbero potuto attirare su di sé la maledizione di Dio. Suggerì a Balac come servirsi di donne madianite e moabite per indurre gli uomini israeliti a commettere idolatria e fornicazione. (Num. 31:16; Riv. 2:14) La macchinazione ebbe un certo successo, poiché migliaia di uomini furono adescati dalla licenziosa adorazione del sesso. Come conseguenza, 24.000 uomini d’Israele perirono. — Num. 25:1-9.

Ma la provocatoria opposizione di Balaam alla volontà di Dio fu ricompensata? Tutt’altro. Quando Geova comandò agli Israeliti di vendicarsi dei Madianiti per la parte avuta nell’intrappolare gli Israeliti, Balaam era ancora in mezzo a loro e così fu raggiunto dalla spada dell’esecuzione. (Num. 31:7, 8) Sì, Balaam pagò con la vita la sua azione ostinata.

Pertanto il divinatore di Petor è un esempio ammonitore per tutti quelli che insistono a non tener conto della volontà di Dio e inseguono invece un guadagno egoistico. (2 Piet. 2:15, 16; Giuda 11) Questo dovrebbe incoraggiarci a studiare le Sacre Scritture, ad apprendere che cosa vuole Dio da noi e poi a farlo, non seguendo mai una condotta stolta come quella di Balaam.

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