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  • g77 8/6 pp. 16-20
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Svegliatevi! 1977
g77 8/6 pp. 16-20

Conoscete le meraviglie della creazione marina?

L’UOMO può fare cose meravigliose usando il cervello. Ma di solito copia dalla natura oppure scopre che le sue invenzioni e i suoi dispositivi sono in uso da secoli nel regno vegetale o animale. Ed esistono molti fenomeni naturali che l’uomo non può imitare. Nei vasti abissi dell’oceano troviamo una serie infinita di tali meraviglie.

Considerate solo un esempio di tali meraviglie, il fenomeno della luce fredda. Diverse specie di pesci luminescenti effettuano una conversione quasi perfetta, al 100 per cento, di energia in luce, quindi senza produrre calore. Anche alcuni insetti che vivono sulla terra hanno questa proprietà, ma nell’oceano si presenta nelle forme più disparate, e viene impiegata a scopo difensivo, per procurarsi il cibo e per l’accoppiamento.

Costruttori straordinari

L’uomo è un grande costruttore. Per mezzo di calcolatori elettronici e servendosi di progetti particolareggiati, esplosivi, gigantesche escavatrici, alte gru e con l’aiuto di ogni sorta di artigiani, erige strutture di grande mole e bellezza. Tuttavia nel mare ci sono costruttori le cui opere, sotto alcuni aspetti, superano di gran lunga quelle dell’uomo. È come se il Creatore volesse far capire all’uomo che l’abilità creativa viene da Dio, e che le capacità di cui l’uomo è dotato provengono da Dio. L’uomo non ha nessun motivo di vantarsi della sua sapienza. — Ger. 9:23, 24; 1 Cor. 4:7.

Tra le più rimarchevoli strutture oceaniche vi sono le belle formazioni coralline. Esistono centinaia di isole coralline e di atolli (isole che formano un anello attorno a una laguna), particolarmente nell’Oceano Pacifico, e solo in anni relativamente recenti l’uomo è stato in grado di capire, fino a un certo punto, come è avvenuta la costruzione.

I coralli sono piccoli animali detti polipi, la maggioranza dei quali sono grandi solo qualche centimetro, sebbene alcuni abbiano un diametro di ben trenta centimetri. I polipi hanno il corpo cilindrico con un’apertura a un’estremità. L’altra estremità si attacca al fondo marino. Poiché prendono il calcio dall’acqua marina formano uno scheletro calcareo. Alla loro morte altri costruiscono sul loro scheletro. Lo scheletro di innumerevoli miliardi di polipi ha contribuito alla formazione di isole e di barriere subacque. La Grande Barriera Corallina al largo della costa nordorientale dell’Australia è la più grande formazione corallina del mondo, essendo lunga circa 2.000 chilometri. Tali barriere possono rappresentare un pericolo per le navi. Ma possono anche fornire un riparo in quanto provvedono una zona di acque calme fra la barriera e la terraferma.

Un “giardino di coralli” sott’acqua è uno degli spettacoli più belli offerti dall’oceano. Vi si trovano coralli di molteplici forme e dai vivaci colori: rosso, arancione, marrone rossiccio, giallo, porpora e verde. Alcuni somigliano a rami d’albero con stelle in cima; alcuni sembrano foglie, felci o ventagli; altri somigliano a funghi, cupole o piccoli organi a canne. Un giardino di coralli offre asilo a molti altri animali: anemoni di mare, meduse e ogni sorta di pesci dai vivaci colori che abitano fra questi bei castelli corallini o all’interno.

Le barriere coralline subacquee sono state definite “la comunità forse più complessa di tutta la natura”. Il prof. John D. Isaacs, direttore delle ricerche sulla vita marina presso l’Istituto di Oceanografia Scripps, ha detto: “Dalle fondamenta di antiche montagne vulcaniche che sprofondano lentamente, le creature dei banchi corallini hanno eretto le più grandi strutture organiche che esistano. Anche il più piccolo atollo supera di gran lunga la più grande opera di costruzione dell’uomo, e un grande atollo si avvicina per la sua massa a tutti gli edifici dell’uomo ora esistenti messi insieme”. Soffermatevi a pensare per un momento a ciò che questo significa.

Associazioni strane ma riuscite

La nota fondamentale della vita oceanica è l’interdipendenza. Talora vediamo questo principio all’opera nei modi più impensati. Vi sono centinaia di casi di “associazione” o accordo di cooperazione tra creature diverse. Per esempio, ci sono animali marini che offrono ad altri servizi di “dottore” o come minimo di “addetto alle pulizie”. Fra questi vi sono gamberi dai vivaci colori e giovani pesci farfalla che liberano altri pesci dai parassiti. Questo pesce “dottore” attende nel suo “studio” situato nella barriera corallina — di solito una nicchia fra i coralli — l’arrivo dei “clienti”, che vengono a turno.

Gli Upeneus martinicus, per esempio, si muovono a banchi quando vanno dal “dottore”, un giovane pesce farfalla. Aspettano pazientemente il proprio turno sulla sabbia. Quando arriva il suo turno, ciascun pesce diventa rosso. Dopo la cura, torna al suo normale colore bianco e giallo e il successivo “paziente” diventa rosso.

Alcuni pesci chiedono d’essere serviti rizzandosi sulla testa o sulla coda. Certi addetti alle pulizie si occupano di varie altre creature; infatti, alcuni gamberi sono disposti a fare lavori di pulizia perfino sulle mani e sulle unghie dell’uomo. Altri addetti alle pulizie si specializzano solo su certi “clienti” o specie di pesci.

Ambo le parti traggono vantaggio da questa attività in cooperazione, detta simbiosi. Il pesce in cura viene ripulito dei parassiti, della carne malata e dei batteri, e se è ferito può cominciare a guarire. L’addetto alle pulizie, a sua volta, si procura da mangiare.

Nella maggioranza dei casi il pesce addetto alle pulizie non è danneggiato dal pesce a cui rende i suoi servizi. In genere il pesce curato rispetta i servizi che riceve. Per esempio, la murena e alcuni altri pesci permettono all’addetto alle pulizie di entrare nella loro bocca e di pulire i loro denti. L’anemone di mare permette a un gambero di strisciare indenne sui suoi velenosi tentacoli; il gambero può così servire l’anemone e riceverne protezione nonché un po’ del cibo che l’anemone si procura. Il piccolo Barbus everetti e il pesce donzella vivono anch’essi insieme all’anemone. Altri pesci vivono tra gli spini acuminati del riccio di mare. La pericolosa caravella portoghese permette a un piccolo pesce, il Nomeo, di dimorare sotto la protezione dei suoi pericolosi tentacoli, con cui normalmente paralizza altri pesci e se li porta alla bocca.

Un’associazione buffa ma reciprocamente utile è quella realizzata fra un crostaceo, il paguro, e l’anemone. Ogni tanto un paguro permette a un anemone di fissarsi sul suo dorso o sul suo guscio. In tal modo l’anemone viene trasportato sul dorso del paguro nei punti dove può procurarsi cibo, mentre il crostaceo si protegge dai nemici grazie alle velenose appendici dell’anemone.

Anche il vorace squalo vive in simbiosi con un altro animale, la remora. In cima alla testa la remora ha una grossa ventosa. Come “compenso” per i lavori di pulizia che fa allo squalo, la remora si attacca sotto di esso e così è presente per avere la sua parte di avanzi quando lo squalo trova da mangiare.

Risparmiano energia

Sebbene molte piccole creature marine si procurino da mangiare senza fare grandi spostamenti, e ad alcuni, come gli addetti alle pulizie, il cibo sia procurato, la situazione è diversa per i pesci grossi che vivono in alto mare. Lì, che un pesce si procuri abbastanza cibo o no dipende in larga misura dalla velocità. Com’era da prevedere, quindi, molti pesci sono velocissimi nel nuoto. È stato molto difficile calcolare con esattezza la velocità massima dei nuotatori più veloci. Questo perché spesso non mantengono tale velocità per lunghi tratti. Di solito si tratta solo di uno scatto rapido e fulmineo o di un salto improvviso necessario per catturare una preda che sta all’erta. Ma è stata calcolata la velocità dei pesci su certe distanze, sebbene sia difficile ottenere un’accuratezza assoluta. L’energico tonno, il solo pesce la cui temperatura corporea è più alta della temperatura del mare, nuota in continuazione, perché il suo corpo è più pesante dell’acqua di mare. Sembra che il tonno sia in grado di nuotare a tempo illimitato a circa 14 chilometri orari. Si afferma che il pesce vela possa raggiungere gli 80 chilometri orari. Anche i barracuda sono velocissimi. Si dice che i pesci volanti vadano a una velocità di oltre 55 chilometri orari prima di guizzare fuori dell’acqua ed eseguire nell’aria un volo planato. Il tonno e il delfino sono considerati addirittura più veloci. Anche la gigantesca manta, che nuota battendo le “ali”, può conseguire una velocità sufficiente per eseguire un buon salto fuori dell’acqua.

Tali pesci sono veramente un “fascio” di muscoli e sono pieni di energia. Ma questo non basta a spiegarne la velocità. Il problema è che l’acqua è circa 800 volte più densa dell’aria, e la sua viscosità è circa cinquanta volte maggiore, ragion per cui oppone una resistenza molto superiore. Un fattore importante di cui le navi devono tener conto è la resistenza aerodinamica provocata dall’acqua e dalla turbolenza, che provoca un grande dispendio di energia per fendere l’acqua. I progettisti di navi hanno cercato di escogitare sistemi per risolvere il problema. Hanno considerato domande come queste: Come fanno i pesci veloci come i tonni a raggiungere una velocità maggiore di quella che i matematici ritengono possibile? Come fanno i tonni e gli squali a fendere l’acqua così facilmente e senza turbolenza?

Alcune risposte sono note. Anzitutto, tali pesci hanno una forma molto aerodinamica, che i progettisti di sottomarini hanno copiato. I pesci veloci nel nuoto possono anche piegare le pinne contro il corpo. Evidentemente le squame si adattano alla pressione dell’acqua per eliminare la turbolenza. Ma il segreto principale della loro velocità, che per tanto tempo è stato un mistero, sta nella conformazione della pelle, che è elastica e flessibile. La pelle dura e coriacea del delfino sembra poggiare su uno strato d’olio, che la fa cedere alle correnti turbolente, facendole così deviare. Inoltre, la pelle di molti veloci nuotatori marini è porosa e ricoperta di muco, da cui si formano filamenti che permettono al pesce di scivolare nell’acqua, lasciandola liscia e quasi immobile. Si sono fatti esperimenti in cui si è cercato di applicare questi princìpi nella costruzione delle navi usando sostanze che danno luogo alla formazione di filamenti e si è riscontrato che si può diminuire la resistenza dell’acqua niente meno che del 70 per cento! Ma questa tecnica ha un costo proibitivo.

L’esplorazione del mare non è mai monotona

Il Creatore ha posto un’infinita varietà di cose sulla superficie terrestre che può tenere occupata la mente degli uomini a tempo indefinito mentre studiano queste meraviglie. Le meraviglie dell’oceano non sono da meno. Vi si trovano le creature più strane, ognuna delle quali svolge la sua parte essenziale nel quadro dell’interdipendenza, sebbene in certi casi il modo preciso in cui lo fanno è ancora un mistero.

Per esempio, c’è la missina, una creatura simile all’anguilla, con tre cuori, uno dei quali è privo di nervi. La sua bocca è una semplice apertura rotonda. Ha i denti sulla lingua e una sola narice. La missina vive sul fondo marino, di solito semisepolta nel fango. Questo pesce secerne tanta bava che se se ne mette un esemplare lungo 25-40 centimetri in un secchiello d’acqua e poi la si agita, nel giro di qualche secondo è possibile tirar fuori l’intero contenuto del secchio trasformato in un’unica grande massa bavosa. La flessibile missina può anche annodarsi. A che scopo? Per poter fare più forza sul pesce morente e introdurvi la lingua rasposa. Anche la bava rende la missina una creatura scivolosa e difficile da afferrare. Ma sciogliendo il nodo può ripulirsi della bava che la ricopre. In questo modo la bava in eccesso viene eliminata affinché non ostruisca le branchie vitali.

Una creatura ben nota ma ciò nondimeno insolita è il cirripede. I cirripedi della specie Balanus sono particolarmente detestati dai marinai perché hanno l’abitudine di attaccarsi quasi inamovibilmente alle chiglie delle navi, rallentandole e causando una resistenza aerodinamica che provoca un consumo di carburante. Questa piccola creatura fabbrica una colla così resistente che una pellicola di 0,0762 millimetri soltanto ha una “resistenza alla sollecitazione di taglio” di 493 chilogrammi per centimetro quadrato! Questa colla è in effetti un cemento che resiste al caldo e al freddo, ai forti acidi e agli alcali, ai solventi organici e all’acqua. Può unire insieme in modo permanente quasi ogni combinazione di sostanze. Poiché nell’acqua salata si indurisce e si stagiona, potrebbe avere un utile impiego in medicina. I dentisti lo troverebbero un cemento ideale per le otturazioni. Probabilmente sarebbe utile nella chirurgia plastica e per saldare fratture alle ossa. Un cemento così forte e resistente troverebbe innumerevoli impieghi nell’industria. Gli scienziati stanno facendo seri sforzi per analizzare e sintetizzare questa ottima sostanza adesiva, ma finora non ci sono riusciti.

Il cirripede, dopo essere uscito dall’uovo ed essere passato attraverso lo stadio larvale, si sistema in (anzi “su”) una casa adatta per mezzo del suo cemento a presa permanente. Il guscio a forma di vulcano ha quattro piastre mobili che si aprono nel “cratere” da cui fuoriescono le zampe simili a piume con cui l’animale si porta il plancton alla bocca. I cirripedi si attaccano a scogli, conchiglie, balene, navi, perfino a masse di petrolio indurite. Ci sono addirittura cirripedi che si fissano su altri cirripedi.

Molti cirripedi possiedono sia gli organi maschili che quelli femminili, ma la maggioranza delle specie più comuni non si autofecondano. Poiché sono ancorati in modo permanente, come possono trovare una compagna? Per i cirripedi questo non presenta nessun vero problema. Poiché abitano in una comunità sovraffollata, non devono far altro che scegliere un vicino adatto per l’accoppiamento. Poi colmano il vuoto per mezzo di un lungo tubo retrattile.

Vi è una specie di cirripedi che non si attaccano alle navi, ma scelgono scogli sommersi. Questo cirripede è molto più gradito a tante persone non solo perché non dà fastidio alle navi, ma anche perché raggiunge il peso di un chilo e mezzo circa e se ne ricava un piatto prelibato, dal sapore molto simile a quello dell’aragosta e del granchio.

Tutto questo dovrebbe farci riconoscere che il salmista disse parole veraci quando dichiarò:

“Quelli che scendono al mare nelle navi,

facendo commercio su vaste acque,

son quelli che hanno visto le opere di Geova

e le sue meravigliose opere nelle profondità”. — Sal. 107:23, 24.

Coloro che esplorano il mare al di sotto della superficie, nelle profondità, vedono meraviglie anche più sorprendenti. Hanno scoperto molte cose che si sono dimostrate utili per l’uomo che vive sulla terraferma, eppure essi stessi ammettono di non aver neppure ‘scalfito la superficie’. Ci sono molte altre cose da scoprire sulle meraviglie del mare, un’inesauribile miniera di informazioni, di risorse alimentari, di ricchezze e di infinito diletto per chi ha il piacere di ‘scendere al mare’ per esplorarne le meraviglie.

[Immagine a pagina 17]

Pesci che vivono fra i micidiali tentacoli della caravella portoghese

[Immagine a pagina 19]

Il pesce che si annoda

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