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  • “Pace fra gli uomini che egli approva”

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  • “Pace fra gli uomini che egli approva”
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
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  • È PIÙ IMPORTANTE LA SUA MORTE
  • “UOMINI CHE EGLI APPROVA”
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1979
w79 15/12 pp. 5-8

“Pace fra gli uomini che egli approva”

LA NASCITA DI GESÙ FU UN AVVENIMENTO IMPORTANTISSIMO, MA FU SOLO L’INIZIO!

NELL’ANNO 2 a.E.V., verso i primi di ottobre, un uomo e sua moglie giunsero a Betleem per essere registrati in conformità a un decreto emanato da Cesare Augusto. La donna era vicina al parto. “Mentre erano ivi, si compirono i giorni in cui ella doveva partorire. E partorì il suo figlio, il primogenito, e lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché nell’alloggio non vi era posto per loro”. — Luca 2:6, 7.

Molte cose relative a questa nascita erano inconsuete, e inconsueto fu pure un annuncio che ne fu fatto: “In quello stesso paese vi erano anche dei pastori che dimoravano all’aperto e di notte facevano la guardia ai loro greggi. E improvvisamente l’angelo di Geova fu presso di loro, e la gloria di Geova rifulse loro intorno, ed essi ebbero moltissimo timore. Ma l’angelo disse loro: ‘Non abbiate timore, poiché, ecco, vi dichiaro la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà, perché vi è nato oggi un Salvatore, che è Cristo il Signore, nella città di Davide’”. — Luca 2:8-11.

Che notizia sensazionale! Gli ebrei erano in attesa della venuta del Messia. Questi pastori potevano veramente credere che il neonato fosse proprio lui? L’angelo proseguì: “Questo è per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce e a giacere in una mangiatoia”. Improvvisamente apparve una schiera di angeli, che lodavano Dio e dicevano: “Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e sulla terra pace fra gli uomini che egli approva”. I pastori corsero a Betleem; sapevano che questa era la città di Davide, dove doveva nascere il Messia. Trovarono il bambino nella mangiatoia, il segno che l’angelo aveva dato loro. Divennero così testimoni oculari dell’adempimento della profezia riguardante la nascita umana del Messia. Ricolmi di gioia, i pastori tornarono ai loro greggi glorificando Dio e lodandolo. — Luca 2:12-20, Traduzione del Nuovo Mondo, ediz. inglese del 1971, nota in calce; Mic. 5:2; Matt. 2:4-6.

Questa è la nascita che molte nazioni celebrano il 25 dicembre. Che questa non possa essere la data giusta è indicato dalle seguenti parole di un commentario biblico (Clarke’s Commentary) su Luca 2:8:

“Presso gli ebrei era usanza mandare le pecore nel deserto verso il tempo della pasqua, e riportarle a casa al cadere delle prime piogge: nel periodo in cui erano fuori, i pastori le guardavano notte e giorno. Poiché la pasqua cadeva in primavera, e le prime piogge cominciavano agli inizi del mese di marchesvan, che corrisponde in parte ai nostri mesi di ottobre e novembre, si deduce che le pecore restavano in aperta campagna per tutta l’estate”.

A dicembre non c’erano greggi di notte in aperta campagna, per cui il commentario conclude dicendo:

“Proprio per questo si deve rinunciare a far cadere la natività in dicembre”.

La nascita di Gesù si può collocare in un periodo di tempo più ristretto di quello in cui i pastori stavano di notte con i greggi in aperta campagna. Gesù cominciò il suo ministero quando raggiunse i trent’anni; esso durò tre anni e mezzo, dopo di che egli fu messo a morte su un palo di tortura all’età di 33 anni e mezzo.a Si intende quindi che la sua nascita dovette precedere di sei mesi (mezzo anno) una pasqua, per cui ebbe luogo in autunno, verso il 1º ottobre. Comunque, il fatto che la data esatta del nascita di Gesù non sia indicata mostra che i cristiani non sono tenuti a celebrarla. La sua nascita fu solo l’inizio.

È PIÙ IMPORTANTE LA SUA MORTE

“È meglio la fine di poi d’una faccenda che il suo principio”. (Eccl. 7:8) Questo poté dirsi specialmente nel caso della vita terrena di Gesù. Egli stesso riteneva che l’avvenimento importante da commemorare fosse la sua morte non la sua nascita. Essa contrassegnò con successo il conseguimento del proposito per cui Geova aveva mandato Gesù sulla terra. Con la morte di Gesù fu provveduto un riscatto per tutto il genere umano redimibile. Con la sua morte Gesù mantenne l’integrità nella più difficile delle prove e dimostrò che Satana è un bugiardo. Con la sua morte guadagnò il regno che porrà fine alla malvagità e porterà pace durevole. La sua disponibilità a lasciare il cielo, a venire sulla terra e a morire come sacrificio, e quindi la sua elevazione al potere reale, sono descritti in Filippesi 2:5-11:

“Mantenete in voi questa attitudine mentale che fu anche in Cristo Gesù, il quale benché esistesse nella forma di Dio, non la considerò una cosa da afferrare, cioè che dovesse essere uguale a Dio. No, ma vuotò se stesso e prese la forma d’uno schiavo, divenendo simile agli uomini. Per di più, quando si trovò nella forma d’un uomo, umiliò se stesso e divenne ubbidiente fino alla morte, sì, la morte su un palo di tortura. E per questa stessa ragione Dio l’ha esaltato a una posizione superiore e gli ha benignamente dato il nome ch’è al di sopra d’ogni altro nome, onde nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio di quelli che sono in cielo e di quelli che sono sulla terra e di quelli che sono sotto il suolo, e ogni lingua confessi apertamente che Gesù Cristo è il Signore alla gloria di Dio Padre”.

Gesù Cristo diviene il Principe della pace di cui si parla in Isaia 9:6, e quale re di giustizia intronizzato da Geova recherà le pacifiche condizioni descritte nel Salmo 72:6, 7: “Egli scenderà come la pioggia sull’erba del prato, come gli acquazzoni che bagnano la terra. Germoglierà ai suoi giorni il giusto, e l’abbondanza di pace finché non ci sia più la luna”. Fu quindi appropriato che l’angelo che ne annunciò la nascita ai pastori parlasse di lui come di colui che avrebbe portato “pace fra gli uomini che egli approva”. Da tutto questo si comprende che l’evento importante fu la sua morte. La sua nascita era necessaria come preludio della sua morte, ma fu la sua morte a conseguire il grande scopo e a meritare d’essere commemorata. Pertanto la data della sua nascita non è nemmeno scritta, mentre si conosce la data della sua morte ed è comandato di ricordarla. — Luca 22:7, 19, 20.

“UOMINI CHE EGLI APPROVA”

Geova vieta di mischiare la sua adorazione con quella resa agli dèi demonici. “Non devi concludere alcun patto con loro né coi loro dèi, disse al suo popolo, Israele. “Essi non dovrebbero dimorare nel tuo paese, affinché non ti facciano peccare contro di me. Nel caso che tu servissi i loro dèi, ti diverrebbe un laccio”. (Eso. 23:32, 33; 1 Sam. 5:1-4) Questa proibizione è ripetuta ai cristiani: “Non siate inegualmente aggiogati con gli increduli. Poiché quale partecipazione hanno la giustizia e l’illegalità? O quale associazione ha la luce con le tenebre? Inoltre, quale armonia vi è fra Cristo e Belial?” — 2 Cor. 6:14, 15.

L’articolo precedente mostra le origini non cristiane del Natale. Esso si basa sul culto del sole praticato da molti popoli antichi. C’è anche un tentativo di imitare l’opera di redenzione e riconciliazione compiuta con la morte di Gesù. Il risuscitato Gesù, come mediatore, riconciliò Dio e il peccaminoso genere umano. Il vischio usato a Natale è il simbolo pagano di un falso messia che riconcilia Dio e l’uomo. The Two Babylons di Hislop commenta questo fatto e l’usanza del bacio sotto il vischio:

“Il lettore osservi la singolare usanza, tutt’ora viva . . . alla vigilia di Natale, di baciarsi sotto un ramo di vischio. Il ramo di vischio nella superstizione druidica, che, come abbiamo visto, ebbe origine da Babilonia, era simbolo del Messia, ‘L’uomo il ramo’. Il vischio era considerato un ramo divino, un ramo venuto dal cielo, e cresciuto su un albero storto dalla terra. Così, grazie all’innesto del ramo celeste sull’albero terreno, cielo e terra, che il peccato aveva separati furono riuniti, per cui il ramo di vischio divenne il simbolo della riconciliazione divina con l’uomo, essendo il bacio un ben noto simbolo di perdono e riconciliazione”. — Pagg. 98, 99.

Uomini e donne che hanno l’approvazione di Geova e che quindi godono la pace promessa staranno lontani dalle celebrazioni pagane, anche se sono camuffate da usanze in onore della nascita di Gesù. Inoltre la sfacciata commercializzazione del Natale contrasta flagrantemente con lo spirito di Gesù.

GENEROSITÀ NATALIZIA O GENEROSITÀ CRISTIANA?

Sebbene molti si lamentino del carattere commerciale del Natale, alcuni affermano che ciò sia compensato dal fatto che in quel periodo dell’anno hanno luogo molte manifestazioni di generosità. Questo conferisce alla festività un’apparenza cristiana, poiché Gesù ribadì spesso l’importanza della generosità. Questo è il loro ragionamento. Tuttavia, in molti casi tutto si riduce a uno scambio di doni, all’attesa d’essere ricambiati da colui al quale si è fatto un regalo. Se la generosità non è contraccambiata, il nome del colpevole viene depennato dalla lista di quelli che riceveranno un regalo l’anno prossimo. Questo è proprio il contrario di quello che insegnò Gesù Cristo. Egli mostrò il giusto spirito con queste parole:

“Quando fai un pranzo o un pasto serale, non chiamare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i vicini ricchi. Qualche volta essi pure potrebbero invitarti e sarebbe per te una ricompensa. Ma quando tu fai una festa, invita poveri, storpi, zoppi ciechi; e sarai felice, perché essi non hanno nulla per ricompensarti. Poiché tu sarai ricompensato nella risurrezione dei giusti”. — Luca 14:12-14.

Lo stesso spirito si nota nel consiglio di Proverbi 19:17: “Chi mostra favore al misero presta a Geova, ed Egli gli ripagherà il suo trattamento”. Sia questo versetto che i precedenti mostrano che Geova ricompensa. Forse anche colui al quale avete fatto un regalo vorrà ricompensarvi. Non c’è nulla di male in questo, ma il punto è che il motivo della vostra generosità non dev’essere quello di ricevere un regalo in cambio. La vostra generosità può incoraggiare altri a manifestare la loro, come indicò Gesù: “Praticate il dare, e vi sarà dato. Vi sarà versata in grembo una misura eccellente, pigiata, scossa e traboccante. Poiché con la misura con la quale misurate, sarà rimisurato a voi”. Anche in tal caso, siete generosi perché provate felicità nel dare: “Vi è più felicità nel dare che nel ricevere”. — Luca 6:38; Atti 20:35.

Praticate il dare tutto l’anno. Questo aiuterà altri. Vi darà felicità. Farà più piacere a Gesù che non l’aspettare una festa mondana che porta il suo nome per scambiarsi regali. Vi farà ottenere l’approvazione di Geova Dio, che ricompenserà il donatore allegro concedendogli pace sotto il regno che ha affidato a Cristo.

[Nota in calce]

a Per le prove scritturali di un ministero di tre anni e mezzo, vedi La Torre di Guardia del 15 ottobre 1976, pagg. 630, 631.

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