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  • g90 8/9 pp. 24-27
  • Parte III: Il ‘governo dei migliori’ è proprio il migliore?

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  • Parte III: Il ‘governo dei migliori’ è proprio il migliore?
  • Svegliatevi! 1990
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  • Pervertito un nobile ideale
  • Alla ricerca dei ‘migliori’
  • Le aristocrazie trovate mancanti
  • Trovati finalmente ‘i migliori’
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Svegliatevi! 1990
g90 8/9 pp. 24-27

Il dominio dell’uomo pesato sulla bilancia

Parte III: Il ‘governo dei migliori’ è proprio il migliore?

Aristocrazia: governo dei nobili, una minoranza privilegiata o una classe elitaria ritenuta la più idonea per comandare. Oligarchia: governo dei pochi — persone o famiglie — spesso con fini corrotti ed egoistici.

PARE logico pensare che il miglior tipo di governo sia quello formato dalle persone migliori. Le persone migliori sono più istruite, più qualificate e più competenti — così si dice — e perciò più in grado di guidare altri. Un governo aristocratico con a capo una simile élite può assumere varie forme: per esempio, la plutocrazia, il dominio dei ricchi; la teocrazia, il dominio del clero; o la burocrazia, il potere assunto dai funzionari.

Molte società primitive, governate da anziani o capi tribali, erano aristocrazie. In un’epoca o in un’altra, Roma, Inghilterra e Giappone, per citare solo tre casi, ebbero un governo aristocratico. Nell’antica Grecia la parola “aristocrazia” era usata in riferimento alle città-stato o pòleis, nelle quali governava un piccolo gruppo di persone. Spesso il potere era diviso tra alcune famiglie importanti. In alcuni casi, però, singole famiglie si impossessavano illegalmente del potere e instauravano un tipo di dominio più tirannico.

Come altre città-stato greche, Atene aveva avuto in origine un governo aristocratico. In seguito, i cambiamenti culturali indebolirono le distinzioni di classe e frantumarono l’unità della città che quindi assunse forme di governo democratico. Invece Sparta, che si pensa sia stata fondata nel IX secolo a.E.V., era governata da un’oligarchia militare. Questa città cominciò subito a competere con Atene, molto più antica, ed entrambe combatterono per avere la supremazia nel mondo greco di quel tempo. Così il dominio dei molti, come quello di Atene, venne a trovarsi in conflitto con il dominio dei pochi, come quello di Sparta. Naturalmente la loro rivalità era di natura complessa, andando oltre il disaccordo in materia di governo.

Pervertito un nobile ideale

Le divergenze politiche furono spesso oggetto di discussioni filosofiche tra i filosofi greci. Aristotele, che era stato discepolo di Platone, fece una distinzione fra aristocrazie e oligarchie. Secondo la sua classificazione, l’aristocrazia pura era una buona forma di governo, un nobile ideale che permetteva a persone dotate di speciali capacità e con un’elevata moralità di dedicarsi al servizio dei cittadini. Ma capeggiata da un’élite oppressiva ed egoista, l’aristocrazia pura degenerava in un’oligarchia ingiusta, da lui considerata una forma corrotta di governo.

Pur propugnando il dominio ‘dei migliori’, Aristotele ammetteva che probabilmente si sarebbero ottenuti i risultati desiderati unendo l’aristocrazia con la democrazia, un’idea che piace ancora ad alcuni pensatori politici. Infatti gli antichi romani unirono effettivamente queste due forme di governo con un certo successo. “Tutti [a Roma] si occupavano di politica”, dice The Collins Atlas of World History. Nondimeno, contemporaneamente, “i cittadini più ricchi e quelli abbastanza fortunati da avere avuto nobili natali formavano un’oligarchia nell’ambito della quale erano distribuite le cariche di magistrato, comandante militare e sacerdote”.

Anche nel tardo Medioevo e al principio dell’evo moderno, i centri urbani europei univano nel governo elementi democratici e aristocratici. La Collier’s Encyclopedia dice: “La Repubblica estremamente conservatrice di Venezia, che infine Napoleone fece cadere, fornisce un classico esempio di un’oligarchia di questo genere; ma le città libere del Sacro Romano Impero, le città della Lega Anseatica e le città dell’Inghilterra e dell’Europa occidentale provviste di uno statuto rivelano le stesse generali tendenze verso un rigido predominio oligarchico da parte di una classe di nobili [aristocrazia] relativamente piccola ma fiera e molto colta”.

È stato affermato, e non senza buona ragione, che i governi sono tutti di natura aristocratica, in quanto si sforzano tutti di avere al potere le persone più qualificate. Il concetto di una classe dirigente è servito ad avvalorare questa tesi. Un’opera di consultazione trae pertanto questa conclusione: “Classe dirigente ed élite stanno diventando sinonimi atti a definire reale ciò che Platone e Aristotele sostenevano fosse ideale”.

Alla ricerca dei ‘migliori’

Secoli prima della comparsa di questi filosofi greci, una società feudale (basata su signori e vassalli) aveva dato all’antica Cina un certo grado di stabilità e pace sotto la dinastia reale di Chou. Ma dopo il 722 a.E.V., durante il cosiddetto periodo Ch’un Ch’iu, il sistema feudale gradualmente si indebolì. Nell’ultima parte di questo periodo sorse una nuova élite formata dai precedenti “gentiluomini”, che prestavano servizio nelle case feudali, e dai discendenti della vecchia nobiltà. I membri di questa nuova élite occuparono le posizioni governative chiave. Come fa notare la New Encyclopædia Britannica, il famoso saggio cinese Confucio sottolineò che “erano l’abilità e l’eccellenza morale, anziché i natali, a rendere un uomo adatto per comandare”.

Ma oltre duemila anni dopo, in Europa, il processo di scegliere l’élite, i più qualificati per governare, aveva ben poco a che vedere con “l’abilità e l’eccellenza morale”. Il prof. Carl J. Friedrich, della Harvard University, fa notare che “nell’Inghilterra aristocratica del XVIII secolo c’era un’élite che si distingueva primariamente per lignaggio e per ricchezza. Avveniva la stessa cosa a Venezia”. Egli aggiunge: “In alcuni paesi, come la Prussia del XVIII secolo, l’élite si distingueva per lignaggio e per valore militare”.

L’idea che le buone qualità dei ‘migliori’ venissero trasmesse ai discendenti spiega la prassi seguita dai monarchi del passato nella scelta del coniuge. Nel Medioevo prevalse l’idea della superiorità biologica. Sposare un cittadino o una cittadina comune equivaleva a imbastardire la nobiltà del clan, a offendere la legge divina. I monarchi erano costretti a sposarsi solo con persone di nobile nascita. L’idea della superiorità biologica cedette il passo in seguito a una giustificazione più sottile, quella della superiorità basata su opportunità, istruzione, doti o risultati conseguiti.

Il motto “noblesse oblige” intendeva assicurare il successo delle aristocrazie. Significava letteralmente “nobiltà comporta obblighi” e sottolineava “l’obbligo da parte di chi era d’alto rango o aveva avuto nobili natali di tenere un comportamento onorevole, generoso e responsabile”. A causa della loro “superiorità” quelli di nobile nascita erano tenuti a soddisfare in modo responsabile i bisogni altrui. Questo principio era seguito in aristocrazie come quella dell’antica Sparta, i cui guerrieri erano tenuti a mettere gli interessi altrui prima dei propri, e in Giappone tra i samurai, la casta dei guerrieri.

Le aristocrazie trovate mancanti

L’imperfezione del dominio aristocratico si può illustrare con facilità. Nell’antica Roma solo persone di nobile nascita, i cosiddetti patrizi, potevano accedere al Senato. La gente comune, i cosiddetti plebei, non potevano essere eletti. Ma lungi dall’essere persone di ‘abilità ed eccellenza morale’, ciò che secondo Confucio si richiedeva dai governanti, i membri del Senato divennero sempre più corrotti e oppressivi, cosa che portò alla lotta civile.

Nonostante le ripetute riforme, l’oligarchia senatoriale perdurò, almeno finché Giulio Cesare non istituì una dittatura pochi anni prima del suo assassinio avvenuto nel 44 a.E.V. Dopo la sua morte il governo aristocratico fu riportato in auge, ma nel 29 a.E.V. era stato ancora una volta soppiantato. La Collier’s Encyclopedia spiega: “Con il potere, la ricchezza e l’estensione geografica di Roma in continuo aumento, l’aristocrazia era divenuta una corrotta oligarchia e che avesse perso lo spirito civico si poteva capire dal diminuito rispetto del popolo. Il suo crollo portò alla monarchia assoluta”.

Per i successivi 1.200 anni circa, i governi aristocratici, benché monarchici di nome, furono la norma in Europa. Col tempo molti cambiamenti politici, economici e culturali modificarono progressivamente il sistema. Ma per tutto quel periodo l’aristocrazia europea si mantenne forte, riuscendo a conservare le proprietà terriere e il rigido controllo delle cariche militari, ma divenendo sempre più oziosa, stravagante, arrogante e frivola.

Negli anni ’80 del 1700 l’aristocrazia ricevette un duro colpo. Luigi XVI di Francia, trovandosi in difficili condizioni finanziarie, chiese ai rappresentanti dell’aristocrazia francese di rinunciare ad alcuni loro privilegi fiscali. Ma invece di sostenerlo, essi approfittarono delle sue difficoltà, sperando di indebolire la monarchia e di riacquistare un po’ del potere che avevano perso. “Non contenti che il popolo fosse governato dal re, per l’aristocrazia, [gli aristocratici] cercarono di far sì che il popolo fosse governato dall’aristocrazia, per l’aristocrazia”, spiega Herman Ausubel, professore di storia alla Columbia University. Questo modo d’agire contribuì allo scoppio della Rivoluzione francese nel 1789.

Questi avvenimenti in Francia diedero luogo a cambiamenti di grande importanza che ebbero una ripercussione molto al di là dei confini. L’aristocrazia perse i suoi privilegi speciali, il sistema feudale fu abolito, venne adottata una Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino e anche una costituzione. Inoltre, i poteri del clero vennero limitati per decreto.

Il governo dei pochi — anche se quei pochi erano considerati i migliori — era stato pesato sulla bilancia dai molti ed era stato trovato mancante.

Trovati finalmente ‘i migliori’

Il fatto ovvio che ‘i migliori’ non sempre tengono fede al proprio nome mette in evidenza una delle maggiori debolezze del ‘governo dei migliori’, cioè la difficoltà di stabilire chi sono veramente ‘i migliori’. Per soddisfare i requisiti richiesti da coloro che sono più di ogni altro qualificati per governare, non basta essere ricchi, di nobili natali o capaci di compiere imprese militari.

Non è difficile stabilire chi sono i migliori medici, i migliori cuochi o i migliori calzolai. Basta osservare il loro lavoro o i loro prodotti. “Col governo, però, non è così facile”, osserva il prof. Friedrich. Il guaio è che le persone non sono d’accordo su ciò che un governo dovrebbe essere e ciò che dovrebbe fare. Inoltre gli obiettivi del governo mutano di continuo. Perciò, come dice Friedrich, “non si sa con sufficiente certezza chi sia l’élite”.

Perché il ‘governo dei migliori’ sia proprio il migliore, l’élite dovrebbe essere scelta da qualcuno dotato di conoscenza soprannaturale e in grado di giudicare infallibilmente. I prescelti dovrebbero essere persone di incrollabile integrità morale, completamente devoti agli immutabili obiettivi del loro governo. La loro volontà di mettere il benessere altrui prima del proprio dovrebbe essere indubbia.

La Bibbia indica che Geova Dio ha scelto una classe di questo genere — suo Figlio Gesù Cristo e alcuni suoi fedeli seguaci — e li ha nominati per governare la terra per mille anni. (Luca 9:35; 2 Tessalonicesi 2:13, 14; Rivelazione 20:6) Non come creature umane soggette a fallire ma come immortali creature spirituali infallibili, Cristo e coloro che governeranno con lui riverseranno sulla terra le benedizioni di pace, sicurezza e felicità durature, riportando l’umanità alla perfezione. Potrebbe un qualsiasi governo umano — anche un ‘governo retto dai migliori’ — offrire tanto?

[Riquadro a pagina 26]

La moderna oligarchia

“Tendenze oligarchiche . . . sono state riscontrate in tutte le grandi strutture burocratiche dei sistemi politici avanzati. La sempre più grande complessità della società moderna e del governo fa sì che poteri sempre più ampi vengano a trovarsi nelle mani di amministratori e comitati di esperti. Perfino nei regimi costituzionali non si è trovata una risposta del tutto soddisfacente alla domanda su come mettere questi burocrati detentori del potere decisionale nella condizione di dover rendere conto e come limitarne efficacemente i poteri senza che siano contemporaneamente pregiudicate l’efficienza e la razionalità del processo politico”. — The New Encyclopædia Britannica.

[Immagine a pagina 25]

Aristotele credeva che unendo l’aristocrazia con la democrazia si sarebbe ottenuta la migliore forma di governo

[Fonte]

Museo Archeologico Nazionale, Atene

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