La vostra chiesa dovrebbe far politica?
Dal corrispondente di Svegliatevi! in Brasile
È UN ragazzo alto e tutt’ossa. Non fa il bagno da un po’ e si vede. Essendo un lustrascarpe, va in cerca di clienti. Nella sala d’aspetto qualcuno gli offre un dolce fatto in casa. Con le mani sudice lo afferra e senza dire una parola si siede per terra e comincia a divorarlo. Compaiono altri ragazzi e ciascuno ne riceve un pezzetto. In un baleno il dolce sparisce.
Nelle grandi città del mondo non è raro vedere scene pietose come questa. Innumerevoli senzatetto vivono e muoiono ogni giorno per le strade delle grandi metropoli. Nelle baracche e nei bassifondi le madri lottano per i loro piccoli, patendo anche la fame. Tuttavia, come ha detto una volta l’ex presidente americano Lyndon B. Johnson, “per un fatto di calcolo la politica moderna è tentata di trascurare gli indigenti, perché sono una minoranza incapace di esprimersi”.
Nello stesso tempo, vedendo con i propri occhi bambini con lo stomaco vuoto viene da chiedersi: ‘Che ne sarà di tutti i bambini abbandonati? Gli afflitti riceveranno mai un aiuto?’
Qual è il ruolo della chiesa?
Senza dubbio vi preoccupate di problemi come povertà, alloggi e salute. Quindi, prima o poi vi sarete chiesti: ‘La mia chiesa dovrebbe occuparsi attivamente di riforme sociali?’
Forse siete inclini a rispondere: ‘Perché no? La chiesa dovrebbe usare la sua influenza per migliorare il mondo’. Oppure la pensate come Paulo Brossard, ministro della Giustizia brasiliano, che ha detto: “Le questioni secolari le risolve lo stato, le questioni spirituali la chiesa”?
In Brasile, dove ci sono più cattolici nominali che in qualsiasi altro paese, i vescovi parlano ora liberamente di problemi sociali. Per esempio, il Latin America Daily Post osserva: “La chiesa brasiliana sta prendendo sempre più le parti dei senza terra, il che rappresenta una svolta storica rispetto ai giorni in cui la chiesa dava più appoggio all’oligarchia [la classe al potere]”.
Una nuova teologia
La svolta, o cambiamento, avvenuta fra molti ecclesiastici cattolici ha fatto nascere una teologia completamente nuova. Secondo un giornale brasiliano, “la teologia della liberazione ha a che fare con un movimento molto diffuso tra quei sacerdoti brasiliani che vogliono che la chiesa appoggi gli elementi rivoluzionari aventi per obiettivo la lotta contro la povertà e l’oppressione”.
Questa teologia alternativa presenta Gesù come un liberatore. Promuove l’‘idea fondamentale che la principale missione del cristianesimo comporti il mobilitare politicamente i poveri’. Perciò la teologia della liberazione giustifica l’azione da parte dei poveri in un mondo dove essi sono sempre stati incoraggiati a essere passivi.
L’attivista Francis O’Gorman spiega: “Deve avvenire un cambiamento. C’è qualcosa di errato in una società in cui i due terzi del mondo vivono in povertà perché i loro diritti sono calpestati. Abbiamo i mezzi per sfamare tutti. Vediamo che i ricchi diventano più ricchi mentre i poveri diventano più poveri”.
Una teologia che divide la chiesa
La teologia della liberazione divide nettamente la Chiesa Cattolica. Papa Giovanni Paolo II, per esempio, ha sconfessato gli ecclesiastici che la propugnano. Ha detto: “L’idea di Cristo come figura politica, come rivoluzionario, come il sovversivo di Nazaret, non trova riscontro nel catechismo della chiesa”. Il papa, infatti, cerca di frenare i movimenti attivisti, temendo che la chiesa latino-americana si lasci manipolare da forze radicali.
Recentemente il papa ha espresso la sua disapprovazione al teologo brasiliano Leonardo Boff perché propugna la teologia della liberazione. È il caso di notare che i prelati cattolici, come il papa, non criticano i sostenitori della teologia della liberazione per la loro ingerenza nella politica, visto che la chiesa ha una lunga storia sotto questo aspetto. Piuttosto obiettano sulla somiglianza fra teologia della liberazione e ideologia comunista.
Il cardinale Vicente Scherer del Brasile ha dichiarato che i comunisti “usano una tattica diversa da quella usata in passato per infiltrarsi e dominare. Invece di ricorrere a metodi brutali . . . cercano di attrarre a sé certe fazioni della Chiesa, e purtroppo sono riusciti a indurre queste fazioni a promuovere la causa comunista”.
Parlando dei fautori della teologia della liberazione Boaventura Kloppenburg, un vescovo cattolico di Salvador (Brasile), ha detto: “Vogliono leggere in maniera diversa il Vangelo, dare una nuova interpretazione alla dottrina e alla storia, fare una versione popolare della liturgia, sbloccare le coscienze morali nel senso che si possano commettere atti rivoluzionari senza problemi”.
Non è strano che i cattolici sinceri trovino difficile seguire capi religiosi tanto in disaccordo fra loro.
La teologia della liberazione avrà successo?
Sebbene i fautori della teologia della liberazione siano animati da buone intenzioni, non è facile ottenere le riforme necessarie. Le complessità della società umana e l’egoismo innato indicano che anche se si ottiene il cambiamento, non si risolveranno i problemi. Lord Halifax ha scritto: “Quando i popoli lottano per la libertà, di rado ottengono qualcosa dalla loro vittoria se non nuovi padroni”.
Chiedetevi: Coloro che credono in movimenti come quello della teologia della liberazione sanno dove andranno a finire? Gesù avvertì di non andare avanti ciecamente, dicendo: “Se, dunque, un cieco guida un altro cieco, entrambi cadranno in una fossa”. — Matteo 15:14.
Siete dunque sicuri di avere un quadro realistico della situazione dei poveri nel Terzo Mondo e di come porvi rimedio? Dio vede i problemi della povertà e dell’oppressione, e farà qualcosa in merito?
[Testo in evidenza a pagina 4]
“Quando i popoli lottano per la libertà, di rado ottengono qualcosa dalla loro vittoria se non nuovi padroni”