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  • Milioni di vite vanno in fumo

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  • Milioni di vite vanno in fumo
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Svegliatevi! 1995
g95 22/5 pp. 3-7

Milioni di vite vanno in fumo

È UNO dei beni di consumo più venduti del mondo. Ha folte schiere di leali acquirenti e un mercato in rapida espansione. Le industrie che lo producono vantano profitti astronomici, agganci politici e prestigio. L’unico problema è che i clienti migliori, uno dopo l’altro, continuano a morire!

L’Economist osserva: “Le sigarette sono uno dei beni di consumo che assicurano i maggiori profitti. Sono anche gli unici (leciti) che, se usati nel modo previsto, creano assuefazione nella maggior parte dei consumatori e spesso li uccidono”. Questo significa che le industrie del tabacco fanno soldi a palate, ma anche che i loro clienti ci rimettono molto. Secondo i Centri americani per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie ogni anno la vita dei fumatori americani nell’insieme viene accorciata di circa cinque milioni di anni, più o meno di un minuto per ogni minuto passato a fumare. “Il fumo uccide 420.000 americani all’anno”, riferisce la rivista Newsweek. “Questo significa 50 volte più delle droghe illegali”.

Secondo il libro Mortality From Smoking in Developed Countries 1950-2000 (Mortalità da fumo nei paesi sviluppati 1950-2000), edito dal Fondo Imperiale britannico per le Ricerche sul Cancro, dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’American Cancer Society (Società Americana contro i Tumori), in tutto il mondo muoiono a causa del fumo tre milioni di persone all’anno, ovvero sei persone ogni minuto. Questa analisi delle tendenze mondiali in fatto di fumo, la più estesa svolta finora, riguarda 45 nazioni. “Nella maggior parte dei paesi”, avverte Richard Peto, del Fondo Imperiale per le Ricerche sul Cancro, “il peggio deve ancora arrivare. Se le attuali tendenze relative al fumo continuano, quando i giovani fumatori d’oggi raggiungeranno la mezza età o la vecchiaia i morti causati dal tabacco saranno circa 10 milioni all’anno, uno ogni tre secondi”.

“Il fumo espone a rischi senza pari”, dice il dott. Alan Lopez, dell’OMS. “Finisce per uccidere un fumatore su due”. Martin Vessey, del Dipartimento della Sanità Pubblica dell’Università di Oxford, è dello stesso avviso: “Questi risultati ottenuti nel corso di 40 anni portano alla terribile conclusione che metà di tutti i fumatori finisce per morire a causa del proprio vizio: un pensiero davvero terrificante”. Dagli anni ’50 ad oggi 60 milioni di persone sono morte a causa del fumo.

Questo è un pensiero terrificante anche per le industrie del tabacco. Se attualmente, nel mondo, ogni anno tre milioni di persone muoiono per cause legate al fumo e molte altre smettono di fumare, questo significa che ogni anno bisogna trovare più di tre milioni di nuovi consumatori.

Una fonte di consumatori è emersa grazie a quella che le industrie del tabacco acclamano come la liberazione della donna. Nei paesi occidentali le donne che fumano sono una realtà concreta da diversi anni, e ora questo fenomeno si sta diffondendo in luoghi in cui per una donna fumare era considerato una vergogna. Le industrie del tabacco vogliono rivoluzionare la situazione. Vogliono aiutare le donne ad affermare la loro nuova ricchezza e libertà. Speciali marche di sigarette che vantano un più basso contenuto di catrame e nicotina attirano le fumatrici, le quali trovano il fumo di queste sigarette meno acre. Altre sigarette sono aromatizzate oppure hanno una forma lunga e snella: la stessa forma che le donne forse sperano di raggiungere fumando. In Asia le pubblicità del tabacco presentano giovani ed eleganti modelle asiatiche vestite in maniera seducente con abiti occidentali.

Tuttavia il tasso di mortalità per malattie legate al fumo va di pari passo con la “liberazione” della donna. Negli ultimi vent’anni il numero di donne morte di cancro del polmone è raddoppiato in Giappone, Gran Bretagna, Norvegia, Polonia e Svezia. Negli Stati Uniti e in Canada il tasso è aumentato del 300 per cento. “Hai fatto molta strada, piccola!”, esclama una pubblicità di sigarette.

Alcune aziende del tabacco hanno le proprie strategie. Un’azienda delle Filippine ha distribuito gratuitamente in quel paese a grande maggioranza cattolica dei calendari con un’immagine della Madonna e il marchio delle proprie sigarette posto sfacciatamente sotto l’immagine sacra. “Non avevo mai visto niente di simile”, ha detto la dottoressa Rosmarie Erben, consulente sanitaria asiatica dell’OMS. “Tentavano di collegare l’idea dell’immagine sacra al tabacco, per rendere accettabile alle donne filippine l’idea di fumare”.

In Cina si calcola che il 61 per cento degli uomini adulti fuma, mentre le donne che fumano sono solo il 7 per cento. Le industrie occidentali del tabacco attendono con impazienza la “liberazione” di queste belle signore orientali, a milioni delle quali sono stati negati per tanto tempo i “piaceri” goduti dalle loro affascinanti sorelle occidentali. L’unico, grosso inconveniente è che in Cina quasi tutte le sigarette provengono dall’industria statale del tabacco.

Le industrie occidentali, però, un po’ alla volta si stanno intrufolando anche lì. Pur avendo poche occasioni per pubblicizzare i loro prodotti, alcuni produttori di sigarette cercano di preparare i futuri clienti in modo subdolo. La Cina importa film da Hong Kong, e in molti di questi film gli attori vengono pagati per fumare: una vera e propria forma di persuasione occulta!

Visto che in patria trovano sempre maggiore ostilità, le ricche industrie americane del tabacco stanno allungando i propri tentacoli per ghermire nuove prede. I fatti mostrano che hanno preso di mira le nazioni in via di sviluppo.

I funzionari sanitari di tutto il mondo danno l’allarme. I giornali portano titoli come questi: “L’Africa deve combattere una nuova piaga: le sigarette”. “Il fumo diventa fuoco in Asia mentre il mercato delle sigarette sale alle stelle”. “La percentuale dei fumatori in Asia porterà a un’epidemia di tumori”. “Il nuovo conflitto nel Terzo Mondo riguarda il tabacco”.

Il continente africano è stato devastato dalla siccità, dalla guerra civile e dall’epidemia di AIDS. Tuttavia, dice il cardiologo britannico Keith Ball, “a parte la guerra nucleare o la carestia, il fumo delle sigarette costituisce la più grossa minaccia per la salute futura dell’Africa”.

I colossi multinazionali reclutano i contadini locali perché coltivino tabacco. Questi abbattono alberi che sono preziosissimi per cucinare, riscaldarsi e costruire abitazioni, e li usano come combustibile per la concia del tabacco. Coltivano tabacco anziché generi alimentari, perché rende di più. È normale che gli africani poveri spendano buona parte dei loro magri guadagni in sigarette. Così le famiglie africane avvizziscono per la malnutrizione mentre i profitti vanno ad impinguare le casse delle industrie occidentali del tabacco.

Africa, Europa orientale e America Latina sono tutte nel mirino delle industrie occidentali del tabacco, che vedono nel mondo in via di sviluppo un’occasione commerciale di proporzioni colossali. Ma la popolosa Asia è di gran lunga la miniera d’oro più grande di tutte. Attualmente la sola Cina ha più fumatori dell’intera popolazione degli Stati Uniti: 300 milioni. Essi fumano la fantastica cifra di 1.600 miliardi di sigarette l’anno, un terzo di tutte le sigarette fumate nel mondo!

“Secondo i medici le conseguenze sanitarie del boom del tabacco in Asia sono assolutamente terrificanti”, riferisce il New York Times. Richard Peto calcola che dei dieci milioni di decessi annuali legati al fumo previsti per i prossimi due o tre decenni, due milioni si verificheranno solo in Cina. Cinquanta milioni di bambini cinesi in vita oggi potrebbero morire di malattie causate dal fumo, afferma Peto.

Il dott. Nigel Gray ha riassunto la situazione in questo modo: “La storia del fumo negli ultimi cinque decenni in Cina e in Europa orientale condanna questi paesi a una grossa epidemia di malattie causate dal tabacco”.

“Come può un prodotto che negli USA provoca ogni anno 400.000 morti premature, un prodotto dal cui uso il governo statunitense sta tentando di dissuadere i propri cittadini, diventare improvvisamente diverso al di là delle frontiere americane?”, ha chiesto il dott. Prakit Vateesatokit, della Campagna Antifumo thailandese. “La salute non conta più quando lo stesso prodotto viene esportato in altri paesi?”

Le crescenti industrie del tabacco hanno un potente alleato nel governo degli Stati Uniti. Insieme hanno lottato per creare delle teste di ponte all’estero, soprattutto nei mercati asiatici. Per anni le sigarette americane non potevano essere importate in Giappone, Taiwan, Thailandia e altri paesi, in alcuni dei quali i governi avevano il monopolio dei tabacchi. I gruppi antifumo si opponevano alle importazioni, ma il governo americano sfoderò un’arma molto persuasiva: le tariffe doganali punitive.

Dal 1985 in poi, in seguito a forti pressioni da parte del governo americano, molti paesi asiatici hanno aperto le frontiere alle sigarette americane, che li hanno invasi. Nel 1988 le esportazioni di sigarette americane in Asia aumentarono del 75 per cento.

Forse le vittime più tragiche delle guerre del tabacco sono i bambini. Uno studio citato nel Journal of the American Medical Association afferma che “bambini e adolescenti costituiscono il 90% di tutti i nuovi fumatori”.

Secondo una stima riportata dalla rivista U.S.News & World Report, negli Stati Uniti gli adolescenti che fumano sarebbero 3 milioni e 100.000. Ogni giorno 3.000 nuove reclute cominciano a fumare: 1.000.000 l’anno.

Una pubblicità di sigarette ha per protagonista un cammello che ama i divertimenti e i piaceri e dalle cui labbra spesso pende una sigaretta. Questa pubblicità è accusata di indurre i giovani a divenire schiavi della nicotina prima che questi si rendano conto dei rischi per la salute. Nel giro di tre anni da che fu introdotta questa pubblicità la relativa marca di sigarette ha visto aumentare del 64 per cento le vendite fra gli adolescenti. Uno studio condotto presso il Medical College of Georgia (USA) ha riscontrato che il 91 per cento dei bambini di 6 anni riconosceva il protagonista della pubblicità.

Un’altra popolare immagine legata alle sigarette è quella del virile cowboy che scorrazza in libertà, il cui messaggio è, secondo un adolescente, “Quando fumi, non ti ferma nessuno”. Si dice che il bene di consumo più venduto nel mondo sia una marca di sigarette che si è accaparrata il 69 per cento del mercato dei fumatori adolescenti ed è la marca più reclamizzata. Come ulteriore incentivo, ogni pacchetto di sigarette contiene dei buoni per comprare jeans, cappelli e capi d’abbigliamento sportivo richiesti dai giovani.

Riconoscendo l’enorme potere della pubblicità, i gruppi antifumo sono riusciti a far bandire in molti paesi le pubblicità televisive e radiofoniche del tabacco. Un modo in cui gli astuti pubblicitari del tabacco aggirano l’ostacolo, tuttavia, è quello di piazzare cartelloni pubblicitari in posizioni strategiche durante le manifestazioni sportive. Così, quando una partita viene trasmessa alla TV e viene seguita da un gran numero di giovani, questi possono vedere in primo piano il loro giocatore preferito pronto all’azione e sullo sfondo un enorme cartellone che pubblicizza le sigarette.

Nel centro cittadino o di fronte alle scuole, ragazze astutamente vestite in minigonna o in tenuta da cowboy o da safari distribuiscono sigarette gratuite ad adolescenti bramosi o curiosi. Nelle sale giochi, nelle discoteche e ai concerti rock vengono distribuite gratuitamente sigarette. Il piano di marketing di una ditta finito in mano ai giornalisti rivelava che in Canada una determinata marca di sigarette si prefiggeva di conquistare il mercato dei ragazzi di lingua francese di età compresa tra i 12 e i 17 anni.

Il messaggio fin troppo evidente è che fumare procura piacere, prestanza fisica, virilità e popolarità. “Dove lavoravo”, ha detto un consulente pubblicitario, “ci davamo molto da fare per incoraggiare i quattordicenni a cominciare a fumare”. In Asia le pubblicità fanno vedere personaggi occidentali atletici, giovani e sani, che giocano vivacemente sulla spiaggia o su campi da gioco... naturalmente con la sigaretta in bocca. “I modelli e gli stili di vita occidentali creano standard affascinanti da imitare”, osservava una rivista di marketing, “e i fumatori asiatici non sanno resistere”.

I miliardi di dollari spesi in pubblicità dai venditori di tabacco hanno ottenuto grossi risultati. Un servizio speciale del Reader’s Digest mostrava che l’aumento del numero di giovani fumatori è allarmante. “Nelle Filippine”, dice il servizio, “oggi fuma il 22,7 per cento della popolazione al di sotto dei 18 anni. In alcune città dell’America Latina gli adolescenti che fumano sono addirittura il 50 per cento. A Hong Kong bambini di sette anni sono ormai fumatori abituali”. — Selezione dal Reader’s Digest, aprile 1993, pagine 33, 34.

Tuttavia, proprio mentre il tabacco celebra le sue vittorie all’estero, le aziende produttrici di sigarette sono ben consapevoli delle minacciose nubi che si profilano all’orizzonte in patria. Quante possibilità ha l’industria del tabacco di superare questa bufera?

[Testo in evidenza a pagina 3]

I clienti migliori, uno dopo l’altro, continuano a morire

[Testo in evidenza a pagina 5]

L’Asia è il più recente territorio in cui il tabacco miete le sue vittime

[Testo in evidenza a pagina 6]

Il 90 per cento di tutti i nuovi fumatori: bambini e adolescenti!

[Riquadro a pagina 4]

La ricetta fatale: Cosa c’è in una sigaretta?

Le aziende che producono sigarette possono usare fino a 700 diversi additivi chimici, ma la legge consente loro di mantenere segreto l’elenco di tali additivi. Fra questi, però, ci sono metalli pesanti, pesticidi e insetticidi. Alcuni ingredienti sono talmente tossici che è illegale gettarli in una normale discarica di rifiuti. Nelle graziose volute del fumo di sigaretta si nascondono circa 4.000 sostanze, tra cui acetone, arsenico, butano, monossido di carbonio e cianuro. I polmoni dei fumatori e di chi sta nelle vicinanze devono fare i conti con almeno 43 sostanze riconosciute come cancerogene.

[Riquadro a pagina 5]

I rischi dei non fumatori

Abitate, lavorate o viaggiate insieme a forti fumatori? In tal caso potreste correre un rischio maggiore di contrarre il cancro del polmone e malattie cardiache. Uno studio condotto nel 1993 dall’EPA, l’ente americano per la protezione ambientale, è giunto alla conclusione che il fumo del tabacco nell’aria è una sostanza cancerogena di classe A, ovvero del tipo più pericoloso. Il rapporto, frutto di estese ricerche, analizzava i risultati di 30 studi che riguardavano tanto il fumo che si produce all’estremità delle sigarette quanto quello espirato dai fumatori.

Secondo l’EPA il fumo passivo provocherebbe ogni anno, negli Stati Uniti, 3.000 decessi per cancro del polmone. Nel giugno 1994 l’Associazione Medica Americana ha corroborato queste conclusioni pubblicando uno studio da cui risultava che nelle donne che non hanno mai fumato ma sono state esposte al fumo passivo il rischio di sviluppare il cancro del polmone è del 30 per cento maggiore rispetto ad altri che non hanno mai fumato.

Nei bambini l’esposizione al fumo provoca dai 150.000 ai 300.000 casi di bronchite e polmonite l’anno. Ogni anno negli Stati Uniti il fumo aggrava i sintomi dell’asma in un numero di bambini che va dai 200.000 a 1.000.000.

L’Associazione Americana di Cardiologia calcola che ben 40.000 persone muoiano ogni anno per disturbi cardiovascolari provocati dal fumo passivo.

[Immagini a pagina 7]

Un’affascinante modella asiatica, e il pubblico a cui la pubblicità si rivolge

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