-
Rendiamo con umiltà ciò che Dio chiedeLa Torre di Guardia 1968 | 15 febbraio
-
-
stretti in un nodo. Siccome non rinnovavo nel mio organismo la provvista di nicotina, il mio corpo reagiva evidentemente al cambiamento. A volte, la difficoltà era così grave che pensavo di poter morire. Ma pregai Geova per la forza di superare questo problema, e infatti lo superai.
L’agonia che avevo subita mi fece pensare seriamente al futuro. È vero che mi ero già dedicato a fare la volontà di Dio, ma fino ad allora non mi ero battezzato, e sapevo che questo era qualcos’altro che Geova richiedeva da quelli che avevano accettato le sue verità. Ma era ancora inverno, e non c’era acqua all’aperto di fuori, né c’erano nelle case comodità disponibili. Che fare?
Alla fine risolvemmo il problema costruendo un luogo per il mio battesimo. Facemmo la costruzione per la vasca lunga circa un metro e ottanta e larga sessanta centimetri, la cui altezza fu di circa quarantasei centimetri. Fissammo poi in cima a questa della tela cerata e facemmo pendere la tela nella costruzione, disponendola a forma di vasca, essendo la tela i lati della vasca. All’inizio dell’adunanza tenuta per il mio battesimo mettemmo l’acqua sulla stufa della cucina e alla fine dell’adunanza era abbastanza calda per il battesimo. Una perfetta copertura d’acqua si ebbe nella nostra vasca fatta in casa e io fui battezzato.
RENDERE DELL’ALTRO
Le cose andarono avanti abbastanza come prima per un po’, ma non per molto. Geova aveva posto qualche cosa di buono nel mio cuore e ora chiese di rendere dell’altro. Geova desiderava che io usassi la mia bocca per dire ad altri le cose buone che avevo imparate. Questo sarebbe stato un’espressione di lode a lui. Cominciai ora a farlo con premura, specialmente da intorno al 1920 in poi.
Dato che eravamo agricoltori, predicavamo secondo che potevamo riservarne il tempo. Ecco, io ero un lavoratore di fattoria e dovevo faticare duramente. Il governo ci aveva dato concessioni di terreno per fattorie di 64 ettari l’uno; e se lo avessimo coltivato per cinque anni, il terreno sarebbe divenuto nostro.
Quando ci stabilimmo nei nostri appezzamenti di 64 ettari, non c’era nulla di cui vivere, per cui dovemmo tutti farci la nostra propria casa, come ci trovavamo. Facevamo un tavolato per pavimento, intorno al quale rizzavamo le pareti di legname grezzo e le coprivamo con carta catramata. Di fuori, ammucchiavamo la terra, per uno spessore da cinquanta a sessanta centimetri, fino ad un’altezza da novanta a centoventi centimetri. Questo manteneva il luogo abbastanza caldo d’inverno. Io abitavo da solo, sebbene avessi parecchi vicini a breve distanza che coltivavano le loro fattorie come facevo io.
Questo lavoro della fattoria significava che la nostra predicazione si faceva a intermittenze, poiché mentre il ministero era divenuto parte della nostra vita, i nostri poderi dovevano ancora essere coltivati. Badavamo dunque al necessario lavoro stagionale, quindi trascorrevamo settimane per volta nella predicazione. Ma in quel tempo non c’era nessuna predicazione di settimana in settimana per percorrere regolarmente il territorio, come fanno oggi i testimoni di Geova.
Il nostro territorio era per lo più rurale, e gradualmente estendemmo il campo della nostra attività, percorrendo un raggio di circa centosessanta o più chilometri dai nostri poderi. A volte lavoravamo da Moosejaw, ma non la città stessa. I fratelli che stavano lì predicavano in città. Comunque, essi non avevano nessun mezzo di trasporto per andare a predicare fuori della città. Noi li avevamo, e così badavamo alle aree rurali.
Di che cosa consistevano i nostri mezzi di trasporto? Ebbene, un altro fratello e io che ci accompagnavamo nell’opera di predicazione usavamo una Ford di mia proprietà. La rimodellammo, montando sul di dietro un telaio coperto di tela, di metri due e quaranta per uno e ottanta, per abitarvi. In quell’automobile potemmo abitare per settimane alla volta e compiere il nostro ministero lontano da casa. In essa portavamo tutta la letteratura che ci occorreva, nonché il cibo e altre provviste.
Il nostro lavoro di predicazione era molto piacevole. La gente in queste aree rurali era sempre lieta di vedere qualcuno, dato che la vita della prateria era solitaria. Una volta ogni tanto incontravamo una persona furiosamente opposta, ma non molto spesso. La nostra opera consisteva principalmente di visite alle persone nelle loro case e di lasciare Bibbie e pubblicazioni per lo studio biblico. Quindi, allorché s’interessavano, si associavano alle piccole congregazioni della zona.
CHIAMATO ALLA BETEL
In seguito mi trasferii in Michigan, negli Stati Uniti, dov’ero nato. Ero nel ministero continuo al tempo dell’assemblea tenuta dalla Società Torre di Guardia a Detroit nel 1928. Lì incontrai il presidente della Società di quel tempo, J. F. Rutherford. A quell’assemblea egli rivolse l’invito a servire nella Betel di Brooklyn, sede della Società. Durante l’intervista, egli mi chiese: “Pensi di poter sopportare il duro lavoro che si fa alla Betel?”
Perché quella fu una domanda molto appropriata, nel mio caso specialmente? Perché nel 1928 avevo già cinquantatré anni. Ero nato nel 1875. Avevo dunque un’età di decenni superiore a quella solita dei richiedenti per la Betel. Ma a questa domanda risposi positivamente: “Sì, signore”. Comunque, egli mi corresse gentilmente, dicendo: “Con la grazia del Signore”, il più gentile rimprovero che avessi mai ricevuto da un uomo.
Sono sicuro che ricordasse l’accaduto, poiché un giorno alla Betel mentre lavoravo, sentii una mano che mi batteva amichevolmente la spalla. Quando mi voltai per guardare, era il fratello Rutherford che passava in uno dei suoi giri d’ispezione. Parve compiaciuto che io potessi sopportare il duro lavoro e che egli non avesse mal riposto la sua fiducia in me.
Da che venni alla Betel di Brooklyn più di trentasette anni fa ho avuto molti privilegi. Nei primi tre anni lavorai quasi in ogni piano della stamperia. Alla fine fui assegnato a lavorare a una macchina da stampa. Quindi, verso il 1931, fui messo nell’ufficio a tenere la contabilità e vi stetti per circa vent’anni. Dopo ciò, mi attendeva un altro lavoro, aver cura di quelli i cui abbonamenti alle riviste Svegliatevi! e Torre di Guardia erano scaduti. Insieme a parecchi altri, preparavo gli avvisi che sono mandati alle congregazioni così che quelli che non l’hanno rinnovato possono esser visitati da un ministro che li incoraggia personalmente a continuare il loro studio della Parola di Dio. Nonostante la mia grave artrite sono ancora in grado di occuparmi di questo lavoro, a novantuno anni d’età.
Sono in grado di fare ora alcun lavoro di predicazione? Non di casa in casa come vorrei, sebbene io potessi partecipare a questa attività del ministero finché raggiunsi l’età di ottantacinque anni. Quindi per alcuni anni dopo ciò potei fare l’opera di predicare per le vie. Ma nei passati tre anni non ho avuto la salute per fare nemmeno questo.
In che modo posso quindi predicare? Per corrispondenza! Ottengo nomi e indirizzi di persone interessate dalla congregazione nella forma di quei foglietti di scadenza di abbonamento ai quali aiuto a lavorare durante il giorno. A queste persone scrivo lettere di una pagina o due e mando anche letteratura. Il mio tema in tutte queste lettere è il regno di Dio e la sua giustizia.
Inoltre, per tenermi al corrente spiritualmente, frequento le adunanze il lunedì sera, il martedì sera, il venerdì sera e anche la domenica. In questo modo, benché io sia ben avanti negli anni, ho la forza spirituale di rendere in qualche piccola misura ciò che Geova chiede a quelli che sono stati benedetti con le sue verità.
Alcuni domandano come ho potuto sopportare il duro lavoro nei passati cinque decenni circa. La risposta deve venire dal motivo e dalla dedicazione. Si trattava di piacere a me stesso o di piacere a Geova, per ciò che mi riguardava. Pensavo che Geova mi aveva dato la verità dapprima, così aveva il diritto di richiedere da me certe cose. Se avevo accettato la verità, dovevo quindi esser disposto a rendere ciò che chiede. Il mio motivo nella vita dopo la dedicazione è stato dunque quello di far piacere a Geova prima di tutto, e questo ho cercato di fare.
Ciò che è stato di grande aiuto, anche, è che ho riflettuto di continuo sulle promesse di Geova e ho avuto completa fede nella sua Parola che egli avrebbe corretto tutte le questioni dell’uomo a suo tempo debito. Con questa piena fiducia ho potuto sopportare il lavoro indipendentemente da ciò che si richiedeva, perché sapevo assai bene che alla fine Geova avrebbe fatto operare tutte le cose per i migliori interessi dei suoi servitori, me compreso. Sì, con spirito volenteroso, mettendo al primo posto Dio e le sue esigenze, chiunque può rendere con umiltà a Dio ciò che gli chiede. — Mich. 6:8.
-
-
Esercitate una permanente stretta sulla vitaLa Torre di Guardia 1968 | 15 febbraio
-
-
Esercitate una permanente stretta sulla vita
In questa serie di articoli sul libro biblico di Rivelazione, siamo giunti al capitolo 20, versetti da 7 fino a 10. I precedenti sei versetti si riferiscono in breve al regno di mille anni di Cristo, durante il quale la terra sarà dominata dal suo regno senza interferenze dell’influenza satanica. Questo dominio del promesso Seme per benedire tutte le famiglie della terra ha lo scopo di recare alla fine la vera vita — pienamente, nella sua perfezione — al genere umano. I versetti da 7 a 10, considerati in questo articolo, mostrano il meraviglioso scopo universale che Dio si propone riguardo a quelli che saranno in quel tempo sulla terra.
1. Che cosa si richiederebbe perché una persona si sentisse pienamente tranquilla e sicura?
VI POTETE sentire tranquilli e sicuri nella vostra casa se è gravemente ipotecata, anche se avete un impiego continuo o una buona entrata? Difficilmente. Voi comprendete che infermità, incidenti o rovesci finanziari possono portarvi via ogni cosa che possedete da un giorno all’altro. La stessa cosa può dirsi della vita, che è “come un’ombra”. Ma supponete, ora, d’essere perfetto nell’organismo fisico, di vivere in un mondo dove non ci sia nessuna guerra, nessun delitto, dove possediate la vostra propria casa abbellita e adorna per la delizia del vostro cuore; inoltre, dove abbiate da fare lavoro che sfidi le vostre capacità e tenga la vostra mente occupata in attività gioiosa.
2. È possibile ottenere piena sicurezza, e quale domanda può sorgere nella mente dell’individuo a questo riguardo?
2 “Eccellente”, voi dite, “se fosse possibile”. Ebbene, è possibile, poiché è il medesimo scopo che Dio si propone verso questa terra, di farla popolare di genere umano ubbidiente che vivrà nella perfezione, in grado d’impiegare tutto il suo talento e le sue capacità, come dispose che facessero in principio. Di nuovo, potreste dire: “Sì, ma osservo la parola ‘ubbidiente’, ubbidiente genere umano. Come sarei sicuro d’essere ubbidiente per sempre? Sarebbe come una spada pendente scomodamente sulla mia testa, il timore che potrei fare come Adamo ed Eva, e perdere la vita”.
3. Dove possiamo trovare la risposta alle suddette domande?
3 Dio comprende questo e, nel suo amore per quelli che lo amano, si è benignamente proposto di fare qualche cosa che va oltre la nostra capacità, ma che egli porterà a compimento come ce lo descrive nei versetti dal settimo al decimo del ventesimo capitolo di Rivelazione.
RAGGIUNTA LA PERFEZIONE
4. Nel nostro presente studio, a quale momento di tempo guardiamo, e che cosa è stato fatto a quel tempo?
4 Guardiamo al momento in cui il regno di mille anni del Figlio di Dio è appena finito. Lo speciale proposito di questo regno, cioè quello di riportare il genere umano alla perfezione data in origine e di recare l’ambiente necessario per le persone perfette, una terra paradisiaca, è stato compiuto. Durante i mille anni, come l’apostolo Paolo spiegò, tutti i nemici di Dio e dell’uomo, perfino la morte, come ultima nemica, saranno ridotti a nulla. A quel tempo ogni traccia di peccato derivante da Adamo sarà stata rimossa lungi da ogni persona vivente sulla terra a motivo dell’ubbidienza durante il regno di Cristo. Questo significherà la rimozione di ogni traccia della morte ereditata da Adamo, poiché il pungiglione che produce la morte è il peccato e il salario che il peccato paga è la morte. — 1 Cor. 15:26; Rom. 6:23; 1 Giov. 3:8.
5. Spiegate 1 Corinti 15:24.
5 “Poi, la fine, quando avrà consegnato il regno al suo Dio e Padre, quando avrà ridotto a nulla ogni governo e ogni autorità e potenza”. (1 Cor. 15:24) Mentre è vero che Gesù Cristo è alla destra di Dio come suo nominato Re, tuttavia egli rimette qui il regno a Geova, suo Dio e Padre. Il contesto ci mostra che rimette il suo regno riguardo allo speciale dominio di mille anni verso la terra. Egli ha completato il suo lavoro e ha consegnato l’opera finita al Padre suo per la finale ispezione e approvazione. Da tutto l’universo la terra è stata, relativamente alla sovranità di Dio, l’unico luogo che in senso figurativo si è trovata “fuori orbita”. Ora, essendo ogni cosa rimessa a posto conforme alla volontà di Dio, è di nuovo nella sua propria orbita. — Filip. 2:9-11; Riv. 11:15.
DOMANDA FINALE ANCORA DA APPAGARE
6. Anche al tempo che il genere umano viene alla perfezione, quale domanda dev’essere ancora appagata, e perché?
6 Comunque, c’è ancora una domanda che richiede una risposta finale. Può la malvagità sorgere di nuovo per spingere la terra o qualsiasi parte dell’universo in un’orbita di selvaggia disubbidienza, a danno o turbamento di tutte le sue creature, come è accaduto durante i primi seimila anni della storia umana? Questa spiacevole domanda esiste ancora, perché la perfezione non rende incapace di peccare o disubbidire. La contesa della sovranità universale di Dio continua ad avere perciò un aspetto da risolvere prima che Dio sia soddisfatto e prima che la vita completa ed eterna sia concessa a quelli viventi sulla terra.
7. Perché Satana non è completamente annientato quando è inabissato immediatamente dopo la battaglia di Armaghedon?
7 Per questa ragione non s’intese che Satana e i suoi demoni rimanessero per sempre nell’abisso in cui furono scagliati poco prima dell’inizio del regno di mille anni di Cristo. Mediante il regno messianico, Dio ha fatto tenere Satana solo in riserva, nell’imminenza della sua distruzione eterna. Questo non viene fatto a Satana per misericordia, ma Dio ha un proposito, cioè risolvere la controversa contesa della sovranità universale per sempre, così che non sorga più e non crei più disturbo a quelli che vogliono servire Dio e che amano la sua sovranità.
8. Perché è sciolta la catena di Satana, e da chi?
8 Dio ci dice per mezzo del suo servitore angelico: “Ora appena saranno finiti i mille anni, Satana sarà lasciato sciolto fuori della sua prigione”. (Riv. 20:7) Satana è colui che fece sorgere la contesa della rettitudine e giustizia della sovranità di Dio, e che fece recare da Adamo ed Eva la morte sulla razza umana inducendoli a ribellarsi contro la sovranità di Dio. L’angelo dell’abisso, colui al quale viene data in precedenza la “chiave della fossa dell’abisso” (Riv. 9:1, 2), è quello che ora ha da Geova il comando d’aprire il suggello dell’abisso e di far uscire Satana e i suoi demoni, togliendo loro la catena e lasciandoli sciolti presso la terra. Chi è quest’angelo? Ovviamente lo stesso angelo che li scagliò nell’abisso, il Seme della “donna” di Dio, il Signore Gesù Cristo, poiché Dio gli sottopone ogni cosa. — 1 Cor. 15:27; Ebr. 2:8.
DIO DIVIENE “OGNI COSA A TUTTI”
9. In che modo tutto il genere umano rende direttamente conto a Dio dopo la fine del regno di mille anni di Cristo?
9 L’apostolo Paolo continua dicendoci che, quando Gesù giunge alla fine del suo regno di mille anni, Gesù, a sua volta, si sottopone a Colui che gli sottopose tutte le cose. Perché? “Affinché Dio sia ogni cosa a tutti”. (1 Cor. 15:28) Fino a questo punto Cristo ha dominato in nome del Padre suo, e il sacrificio di riscatto è stato reso disponibile ed è stato afferrato da quelli sulla terra, ma a questo tempo i benefici del riscatto sono stati completamente applicati. Cristo come Sommo Sacerdote si fa per così dire da parte, onde il perfezionato genere umano possa stare dinanzi a Dio secondo il proprio merito senza Cristo quale sacrificante sommo sacerdote che renda servizio per loro e venga a salvarli quando abbiano fatto errori. Ora sono umanamente perfetti, del tutto padroni di ogni loro facoltà, e ogni cosa che ancora faranno la faranno a causa della loro propria volontà e non sarà un errore dovuto all’imperfezione. Poiché ‘Dio è Colui che li dichiara giusti’, Dio si riserva l’autorità di dare la vita eterna, il permanente diritto alla vita nel suo universo. — Rom. 8:33.
10. Perché le persone perfette devono esser messe alla prova sulla contesa della sovranità di Geova?
10 Questi uomini perfezionati devono perciò provare il loro incrollabile attaccamento alla sua sovranità. Ci sono molte persone che apprezzerebbero e troverebbero piacevole la sovranità di Dio finché significasse cose buone per loro. Sarebbero ubbidienti alle leggi, poiché vedrebbero che significherebbero per loro tutti i desideri del cuore. Ma è diverso quando la sovranità di Dio è sfidata e c’è una contesa suscitata in maniera potente, dove si può pensare d’aver l’opportunità di divenire assolutamente indipendente e di fare esattamente a proprio piacimento. Se, per giunta, uno deve escludersi, mettendo in pericolo i suoi propri interessi egoistici per sostenere la sovranità di Dio, può quindi agire diversamente, poiché la perfezione dell’organismo non significa che la creatura perfetta non possa esser tentata a commettere peccato. Tutti sulla terra in quel tempo dovranno infine esser messi alla prova in quanto a se il loro amore verso la sovranità di Dio sarà indefettibile. Dovranno desiderarla al di sopra d’ogni cosa. Dovranno volere la sovranità di Dio e dovranno esser disposti a combattere per essa e, se necessario, cedere per essa la loro vita.
11. Come la prova finale di tutto il genere umano ha luogo?
11 Come questa prova avrà luogo continua a mostrarlo Rivelazione: “Ed egli [Satana, accompagnato dai suoi demoni] uscirà per sviare le nazioni che sono ai quattro angoli della terra, Gog e Magog, per radunarli alla guerra. Il numero di questi è come la sabbia del mare”. (Riv. 20:8) Alla fine dei mille anni la terra sarà popolata fino ai “quattro angoli”, ai suoi quattro canti, quale risultato della risurrezione di tutti i morti dai sepolcri terrestri e acquei durante il regno millenniale di Cristo. A questa popolazione potranno aver contribuito quelli della “grande folla” dei superstiti di Armaghedon che si saranno sposati o erano già sposati e che per qualche tempo dopo la fine di questo malvagio sistema di cose alleveranno famiglie, come fecero i figli di Noè dopo il diluvio universale. Noi non sappiamo ora quanti in toto abiteranno la terra, sebbene durante i mille anni possano farsi censimenti. Il numero di quelli che combatteranno contro la sovranità di Dio allorché Satana sarà stato rilasciato e avran seguito lui e i suoi demoni non ci è rivelato. Sarà un numero considerevole, nonostante che sia indefinito come i granelli di sabbia lungo la spiaggia del mare. — Si paragoni Genesi 22:17.
“GOG E MAGOG”
12. Chi sono quelli descritti come “Gog e Magog” in quel tempo, e quali sono il loro motivo e il loro obiettivo?
12 Nella Rivelazione ci è rammentato “Gog del paese di Magog” predetto in Ezechiele 38:1–39:16. La profezia di Ezechiele descrive Satana ora nel suo degradato reame da che è stato scagliato fuori del cielo e giù verso la terra intorno all’anno 1918 della prima guerra mondiale. Rivelazione 20:8 fa qui un paragone, perché, nella profezia di Ezechiele, Gog del paese di Magog aveva fatto, mille anni prima, il suo attacco contro lo spiritualmente prospero popolo di Geova Dio dopo la sua restaurazione del 1919 E.V. Questo attacco in quel tempo recò l’ira di Geova Dio e diede luogo alla distruzione dell’organizzazione terrestre visibile di Satana. Ma ora alla fine dei mille anni questi uomini sviati fanno il loro attacco dopo che un paradiso edenico è stato restaurato su tutta la terra mediante il regno di Dio, dopo che tutto il vivente genere umano è stato elevato alla perfezione umana e alla somiglianza di Dio che Adamo ed Eva avevano nel giardino di Eden. Queste persone ribelli che seguono Satana hanno lo stesso spirito che Gog ebbe in quel tempo. Perciò, sono descritte coi termini Gog e Magog, proprio come oggi le persone potrebbero chiamare la folla violenta “turba come Hitler”, o un vicinato immorale una “Sodoma e Gomorra”. Rivelazione parla di loro come di “nazioni che sono ai quattro angoli della terra”. Dal fatto che se ne parla come di nazioni possiamo capire ciò che si intende, poiché oggi il nazionalismo è una contesa. Sempre più le nazioni vogliono la loro sovranità indipendente. Le “nazioni che sono ai quattro angoli della terra” in quel tempo sarebbero quelle che si sono ribellate e si sono poste indipendentemente come nazioni lungi da Geova Dio e dalla sua organizzazione centrale.
13. Come quelle “nazioni” sviate cercano di conseguire il loro obiettivo, e contro che cosa in effetti combattono?
13 Quale azione compiono queste “nazioni”? “E avanzarono sull’estensione della terra e circondarono il campo dei santi e la città diletta”. (Riv. 20:9) Questo popolo ribelle, come il precedente Gog di Magog, si è separato dal popolo di Dio e perciò è descritto come se fosse in un luogo lontano. Essi odiano la città diletta; naturalmente, pure odiano quelli che sulla terra servono quella città diletta, ma la città diletta qui si riferisce a Sion o Gerusalemme, la città celeste composta di quei “santi” che presero parte alla prima risurrezione e che in questo tempo hanno regnato con Cristo per mille anni. (Sal. 87:2, 3; Isa. 49:14-16) È una rivolta contro la sovranità di Geova, che specialmente ha vigore quando Cristo rimette il Regno al Padre. Essi non vogliono questa sovranità. Ora che il Diavolo ha dato loro la supposta opportunità di uscire di sotto la sovranità di Dio, ne traggono vantaggio. Dunque la rivolta, sebbene direttamente contro i giusti sulla terra, è in effetti contro il governo capitale di Dio. La contesa è uguale a quella suscitata in Eden, la vecchia contesa universale. A motivo di questa contesa i ribelli sono spinti ad attaccare la città diletta.
PROVA CHE SCRUTA LE ANIME
14. Che effetto avrà l’attacco delle “nazioni” sviate ai fedeli di Geova sulla terra?
14 Per certo, queste “nazioni” non possono toccare la Sion celeste; perciò, recano grande pericolo a quelli che sulla terra stanno saldi per il dominio della città diletta e della sovranità di Geova, che mantengono lealtà verso la sovranità di Geova. Ma questi fedeli non saranno minimamente danneggiati, sebbene possa sembrare molto minaccioso e per certo darà luogo a una completa prova che scruterà le anime. Dio protegge i suoi fedeli, poiché fuoco uscirà dal cielo e divorerà i nemici. (Riv. 20:9) Essi non andranno nello Sceol o Ades ma saranno bruciati, annientati per sempre.
15. Come Genesi 3:15 avrà a questo punto il suo finale e completo adempimento?
15 Satana il Diavolo e i suoi demoni presto saranno essi stessi gettati nel lago di fuoco e zolfo. Questo, naturalmente, avverrà per mano del reale Seme della donna di Dio, il Re Gesù Cristo. Sebbene egli abbia rimesso il Regno al Padre, è stato allo scopo di questa prova ed egli è ancora il principale Esecutore di Geova Dio e il suo Giustiziere. La simbolica “bestia selvaggia” e il “falso profeta”, che rappresentano il sistema politico di Satana, sono stati ora nel lago di fuoco per mille anni e non sono più riapparsi. Il Diavolo si unirà infine a loro a sua distruzione eterna. La testa del Serpente è finalmente e del tutto schiacciata dal Seme della donna di Dio, Gesù Cristo. (Gen. 3:15) Il trionfante Re ha usato le chiavi della morte, dell’Ades (Sceol) e dell’abisso, ma non ha nessuna chiave per questo “lago di fuoco e zolfo”. Egli non farà mai uscire i simbolici bestia e falso profeta e Satana il Diavolo e i suoi demoni dall’infuocato lago solforoso. Per questo si dice che “saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli”. — Riv. 20:10.
LA CONTESA NON SORGERÀ MAI PIÙ
16. Qual è il significato del verbo greco tradotto in Rivelazione 20:10 “tormentati”?
16 Nell’originale greco la parola tradotta “saranno tormentati” è il tempo futuro della parola greca basanízō. Essa significa primariamente “strofinare sulla pietra di paragone, mettere alla prova, quindi, esaminare mediante tortura (básanos), pietra di paragone, tormento”. — The Expository Dictionary of New Testament Words, Volume IV, pagina 141, di W. E. Vine, edito da Oliphants Ltd., Londra, Inghilterra.
17. Fino a qual punto sarà risolta la contesa della sovranità, e come comprendiamo che Dio è stato giusto permettendo che la malvagità esistesse sulla terra per quasi seimila anni?
17 Da ciò potete vedere che, nel risolvere la contesa della sovranità di Dio, che era stata sfidata settemila anni prima, la sentenza giudiziaria dell’Altissimo Dio Geova servirà da precedente in eterno. Se mai la contesa della sovranità di Geova dovesse sorgere di nuovo da parte di qualsiasi individuo, spirituale o fisico, in qualsiasi parte dell’universo, si potrebbe far riferimento a questa causa o precedente legale come alla pietra di paragone riguardo a chi ha giustamente la sovranità universale. Questo accade perché la causa in cui è implicato Satana è stata dibattuta sino in fondo come prova che non c’è domanda a cui non sia stata data risposta circa la sovranità di Dio. Essa è stata completamente e interamente risolta. Perciò, chiunque volesse fare qualsiasi dichiarazione non in armonia con la sovranità di Dio sarebbe giudicato in base a questo precedente e immediatamente distrutto nel “lago di fuoco e zolfo”. Dio non ha dunque perduto tempo permettendo che la malvagità giungesse al culmine in 6.000 anni di storia umana. La pietra di paragone (básanos) della sovranità universale, essendo per l’uso eterno, tormenterà o accumulerà per sempre vergogna sul nome di Satana il Diavolo.
18. (a) Illustrate come la contesa sarà completamente risolta. (b) Che cosa accadrebbe se alcuno in un qualsiasi luogo dell’universo sfidasse di nuovo la sovranità di Dio?
18 Questo potrebbe illustrarsi. Supponete, per esempio, che un buon uomo nella comunità abbia una famiglia a lui leale. C’è un malvagio odiatore nel vicinato che lo diffama e mente intorno a lui, mettendo in dubbio il suo nome o la sua reputazione nella mente degli abitanti della città. Si fa un’investigazione, sono determinati i fatti, e nel successivo processo legale colui che fa le accuse di mendacio è pienamente smascherato come diffamatore e persona del tutto malvagia. Da quel tempo in poi il nome di quell’uomo malvagio, quando è menzionato nella comunità, è come un fetore alle narici delle persone. Esse direbbero: “Oh, quel bugiardo e diffamatore”, quando si menzionerebbe il suo nome. Tale ricordo e ripetuta menzione di ciò che era stato smascherato d’essere sarebbe un tormento o afflizione per il suo nome e, se avesse famiglia, questo risulterebbe un tormento per quelli che dovessero portarne il nome. Se la contesa della sovranità di Dio dovesse dunque sorgere in alcun luogo, sarebbe solo un rammemoratore della ribellione di Satana, che è un fetore alle narici di tutti quelli che amano la sovranità di Dio. Tale sfidatore della sovranità universale di Geova sarebbe messo a morte.
ASSICURATA LA VITA ETERNA
19. Avrà allora alcuno vivente sulla terra da temere che qualche giorno possa morire? Perché?
19 Da parte di chiunque si mantenga fedele durante la prova finale non ci sarà nessun timore di divenire mai tali malvagi sfidatori della sovranità di Dio. La prova amministrata da Geova stesso sarà completa, intera, garantendo l’ubbidienza eterna di quelli che la supereranno con successo. Egli emana decisioni giudiziarie per approvarli e giustificarli, dichiarandoli giusti, col diritto a un luogo permanente sulla terra. Sotto la sua eterna sovranità possono esser sicuri ch’egli sa come la loro fedeltà sarà tale e tale sarà la loro integrità da non allontanarsi mai da lui. Essi guardano alla vita di un milione d’anni, sì, di mille milioni d’anni futuri con la piena certezza che l’amorevole Dio Geova proteggerà e sosterrà la loro vita per tutta l’eternità. Egli provvederà loro progressivamente cose meravigliose dal suo inesauribile deposito di ricchezze per mezzo della continua amministrazione del suo diletto Figlio e Principale Agente, Gesù Cristo. — Rom. 11:33-36; Filip. 4:19; 2:9-11.
-
-
Scritture per marzoLa Torre di Guardia 1968 | 15 febbraio
-
-
Scritture per marzo
16 Cristo . . . [vi lasciò] un modello, onde seguiate attentamente le sue orme. — 1 Piet. 2:21. TG 15/1/67 8a
17 Congregami il popolo affinché faccia udire loro le mie parole, onde imparino a temermi per tutti giorni che saranno in vita sul suolo e onde insegnino ai loro figli. — Deut. 4:10. TG 1/7/66 17, 20, 19
18 Dicendo la verità, mediante l’amore cresciamo in ogni cosa in lui che è il capo, Cristo. — Efes. 4:15. TG 15/12/66 19
19 Ogni giorno, nel tempio e di casa in casa, continuavano senza posa a insegnare e a dichiarare la buona notizia intorno al Cristo, Gesù. — Atti 5:42. TG 1/2/67 14
20 Pertanto Elifaz . . . e Bildad . . . e Zofar . . . andarono e fecero proprio come Geova aveva parlato loro; e Geova accettò dunque la faccia di Giobbe. — Giob. 42:9. TG 15/3/67 21
21 Se continuate a . . . osservare i miei comandamenti . . . metterò nel paese la pace. — Lev. 26:3-6. TG 15/2/67 24, 25
22 Certo se alcuno non provvede per quelli che son suoi, e specialmente per quelli che sono membri della sua casa, ha rinnegato la fede ed è peggiore di uno senza fede. — 1 Tim. 5:8. TG 15/8/66 14
23 A far la tua volontà, o mio Dio, mi sono dilettato. — Sal. 40:8. TG 15/11/66 19, 20
24 Perciò, sia che mangiate o che beviate o che facciate qualsiasi altra cosa, fate ogni cosa alla gloria di Dio. — 1 Cor. 10:31. TG 15/8/66 14-16
25 Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue, che sarà versato in vostro favore. — Luca 22:20. TG 1/8/66 4, 5
26 Quando era oltraggiato, non rese oltraggio. Quando soffriva, non minacciò, ma continuò ad affidarsi a colui che giudica giustamente. — 1 Piet. 2:23. TG 1/2/67 12, 13
27 Io son venuto affinché esse abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Io sono il pastore eccellente; il pastore eccellente cede la sua anima a favore delle pecore. — Giov. 10:10, 11. TG 1/10/66 13
28 Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, onde chiunque esercita fede in lui non sia distrutto ma abbia vita eterna. — Giov. 3:16. TG 1/11/66 2a
29 Quelli che sono piantati nella casa di Geova, nei cortili del nostro Dio, fioriranno. Continueranno ancora a prosperare durante i capelli grigi, grassi e freschi continueranno ad essere per annunciare che Geova è retto. — Sal. 92:13-15. TG 1/12/66 14a
30 Dove due o tre persone sono radunate nel mio nome, io sono in mezzo a loro. — Matt. 18:20. TG 1/7/66 9, 10
31 In quel giorno di sicuro dirai: “Ti ringrazierò, o Geova, poiché sebbene tu ti adirassi con me, la tua ira gradualmente si stornò, e mi confortavi”. — Isa. 12:1. TG 1/1/67 21
-
-
AnnunciLa Torre di Guardia 1968 | 15 febbraio
-
-
Annunci
MINISTERO DI CAMPO
Tutti i testimoni di Geova sono ministri in servizio continuo. E nel loro servizio manifestano santa contentezza. (1 Tim. 6:8) Essi hanno dedicato la loro vita a Dio per fare la sua volontà, e, avendo studiato la Bibbia, sanno qual è tale volontà in questa particolare epoca. Gesù Cristo, come principale Testimone di Geova, diede loro l’esempio. Egli fu predicatore della buona notizia del regno di Dio, e portò quel messaggio alle persone ovunque fossero, addestrando i suoi discepoli a fare la medesima opera. Pertanto, nel mese di febbraio questi cristiani testimoni di Geova seguiranno l’esempio del loro Maestro, andando di casa in casa per far conoscere la buona notizia della prossima istituzione di un nuovo sistema di cose, offrendo l’abbonamento annuo a La Torre di Guardia. Se desiderate riceverlo, scrivete all’indirizzo del vostro paese, indicato nella parte interna della copertina di questa rivista.
STUDI “TORRE DI GUARDIA” PER LE SETTIMANE
del 10 marzo: Mantenete la lingua sotto controllo. Pagina 105.
del 17 marzo: La lingua: Potere per il bene o per il male. Pagina 111.
-
-
Rendete il rispetto a chi è dovutoLa Torre di Guardia 1968 | 1° marzo
-
-
Rendete il rispetto a chi è dovuto
LA REGOLA “come volete che gli uomini facciano a voi, fate lo stesso a loro” include il rendere rispetto a chi è dovuto. Far questo non è solo giusto ma anche saggio, poiché favorisce buoni rapporti con il nostro Fattore, Geova Dio, e col nostro simile. — Luca 6:31.
Il rendere il rispetto a chi è dovuto richiede pensiero e buon giudizio e quindi si può dire che sia un’arte. E poiché è un’esigenza giusta e retta si può anche chiamare virtù. Come comandò l’ispirato apostolo Paolo: “Rendete a tutti ciò che è loro dovuto . . . a chi il rispetto, il rispetto”. (Rom. 13:7, Ga) La moderna tendenza è tutt’altro che quella di rendere rispetto, specialmente da parte dei giovani. Come disse un tutore della legge: “Oggi i ragazzi dicono di rado: ‘Signore’”.
Il rispetto è stato definito “il sentimento di stima, riguardo, o considerazione, suscitato dalla contemplazione del merito personale, della dignità o del potere; ciò che è dovuto, per merito personale e potere”. Implica una ragionata stima o valutazione della persona e un certo grado di riconoscimento dovutogli.
Colui che sopra tutti gli altri merita il nostro rispetto è il nostro Fattore, poiché certo egli ha ‘merito personale, dignità e potere’ sopra tutti gli altri. Tuttavia forse mai prima nella storia dell’uomo c’è stata tale estesa mancanza di rispetto verso di Lui come oggi, e questo anche da parte di ecclesiastici della cristianità la cui vocazione stessa, sembrerebbe, li obbliga a inculcare in altri il rispetto verso Dio. Certo tutti quelli che dicono “Dio è morto” e vorrebbero predicare una religione senza un Dio vivente insultano Dio negando che egli esista.
Comunque, tutte le creature intelligenti che hanno vero intendimento accorderanno al Creatore il rispetto che gli è dovuto. Naturalmente, un modo in cui possiamo far questo è considerando sempre con rispetto il nome di Dio, evitando ogni bestemmia e profanità. Ma c’è anche un altro modo. Come mostra l’apostolo Pietro, con la nostra stessa condotta possiamo mostrare “rispetto verso Geova”. Sì, come dice il proverbio, “le azioni sono più eloquenti delle parole”, e quindi stando attenti a non recare dispiacere a Dio con la nostra condotta, gli accordiamo il dovuto rispetto. — 2 Piet. 2:11; Eso. 20:7.
Come il Creatore ha diritto al nostro massimo rispetto a motivo della sua posizione, delle sue qualità e dei suoi poteri, così nella misura che altri hanno ‘merito, dignità e poteri personali’ hanno diritto a un certo rispetto. Tra questi ci sono i padri, i quali, avendo dato la vita ai figli e provvedendo per loro, hanno diritto al rispetto, come mostra la Bibbia: “Avevamo i padri che erano della nostra carne per disciplinarci, e rendevamo loro rispetto”. I figli possono mostrare rispetto ai loro padri (e alle loro madri) rivolgendosi sempre ad essi con tono di voce e modi rispettosi. I figli possono specialmente mostrare rispetto ai genitori ubbidendo loro. Comunque, oggi molti figli non mostrano rispetto ai genitori, e molti genitori tollerano stoltamente la condotta irrispettosa dei loro figli. — Ebr. 12:9; Prov. 15:5; Efes. 6:1-3.
I mariti, a motivo dell’autorità che le Scritture accordano loro e della sicurezza che danno alle loro mogli, meritano il rispetto delle loro mogli, come comanda pure la Bibbia: “La moglie abbia profondo rispetto per il marito”. Certo questo esclude che la moglie signoreggi sul marito. Ella non dice, come alcune, “Ho mandato mio marito al negozio a prendere il latte”. No, ella può mandare i figli, ma al marito chiede rispettosamente se vorrebbe fare questa, quella o quell’altra cosa. Le mogli cristiane sono consigliate di guadagnare al cristianesimo i loro mariti increduli con la loro “condotta casta insieme a profondo rispetto”. Nello stesso tempo il marito saggio e amorevole tratterà sua moglie col dovuto rispetto, come il modesto, virtuoso “vaso più debole, il femminile”. — Efes. 5:33; 1 Piet. 3:2, 7.
Si dovrebbe anche rendere un certo rispetto ad altri che hanno incarichi di autorità, come un insegnante di scuola, un caporeparto in un luogo di lavoro o in un laboratorio, o un funzionario governativo. Anche in questo caso si può mostrare il rispetto col proprio tono di voce e conformandosi ai giusti comandi, desideri e richieste. In un’occasione l’apostolo Paolo si riferì a uno che aveva ordinato che lo colpissero come a un “muro imbiancato”. Ma quando Paolo fu informato che l’uomo era il sommo sacerdote, Paolo si scusò e citò la Legge: “Non devi parlare ingiuriosamente del governante del tuo popolo”. Sì, questo è un altro modo in cui si può mostrare rispetto a coloro che hanno autorità, non parlando ingiuriosamente di loro. E, in particolare, ogni volta che quelli che hanno autorità chiedono ai Cristiani la ragione della loro speranza essi devono rispondere “con mitezza e profondo rispetto”. — Atti 23:3-5; 1 Piet. 3:15; Efes. 6:5.
Ancora, si deve mostrare alle donne in genere un certo rispetto. Qualsiasi cosa che rischi di divenire indebitamente familiare deve evitarsi. Saggiamente l’apostolo Paolo consigliò al ministro Timoteo di trattare le donne anziane come avrebbe trattato la sua propria madre e le donne giovani come avrebbe trattato le sue proprie sorelle carnali, il che significa con rispetto. — 1 Tim. 5:2.
Questo principio di rendere il rispetto a chi è dovuto si applica ovviamente anche nella congregazione cristiana. Certo, a quelli cui è stata affidata la sorveglianza e che devono prendere la direttiva si dovrebbe rendere rispetto, poiché rappresentano Geova Dio e suo Figlio Gesù Cristo. Da non trascurare è il fatto che i componenti giovani della congregazione dovrebbero rendere il rispetto a quelli che sono avanti negli anni. — Lev. 19:32; Prov. 16:31; Ebr. 13:17.
La diffusa mancanza di rispetto per il Creatore, Geova Dio, per i genitori e per altri che hanno incarichi di autorità è una indicazione che viviamo negli “ultimi giorni”. Comunque, quelli che sono saggi e vogliono fare ciò che è giusto non seguiranno questa tendenza ma renderanno il rispetto a chi è dovuto. — 2 Tim. 3:1-5.
-
-
Come sappiamo che Dio porrà fine alla malvagitàLa Torre di Guardia 1968 | 1° marzo
-
-
Come sappiamo che Dio porrà fine alla malvagità
DIO agirà mai in maniera decisiva per spazzar via per sempre la malvagità dall’universo? L’urgente bisogno di una risposta conclusiva è indicato dalle condizioni della nostra èra in continuo peggioramento. La mancanza di riguardo per il dominio della legge è evidente ovunque, tanto nella vita privata quanto nella vita pubblica. Una grande ondata di violenza e malvagi delitti rende perplessi i sociologi. Mentre la corrente tendenza nel comportamento umano getta la sua sinistra ombra sul futuro, che base c’è per credere che Dio interverrà per stabilire la giustizia e la pace?
La speranza che Dio agisca per por fine a tutta la malvagità si può basare sulla conoscenza delle stesse qualità di Dio. Egli è l’Iddio dell’amore e della verità. Uno dei suoi ispirati servitori scrive di lui: “La Sua anima per certo odia chiunque ama la violenza”. (Sal. 11:5) E in un altro luogo egli ci informa: ‘Io, Geova, amo il diritto, odio la rapina insieme all’ingiustizia”. (Isa. 61:8) Questo Dio di giustizia sopporterebbe per sempre ciò che odia?
Per rivendicare il suo proprio nome il giusto Dio, Geova, agirà sicuramente al suo tempo fissato contro ogni malfattore, e quel tempo è vicino. Egli non permetterà che i malvagi restino per sempre impuniti dando l’impressione che Dio approvi ciò che fanno. Agli illegali, agli immorali Geova dà questo avviso ammonitore: “Hai fatto queste cose, e io tacevo. Pensasti che io sarei positivamente divenuto come te. Io ti riprenderò, e di sicuro metterò le cose in ordine dinanzi ai tuoi occhi”. (Sal. 50:21) La longanimità di Dio, che ha lo scopo di dare ai malfattori la piena opportunità di pentirsi, è stata da alcuni fraintesa ed essi si sono cullati in una pericolosa compiacenza. Non c’è stata una rapida retribuzione dei loro delitti, così essi immaginano che non gli accadrà mai nulla.
Ma Dio conosce i loro più intimi pensieri. Sa che cosa li tiene sulla loro via malvagia, e smaschera il loro errato modo di pensare: “Perché la sentenza contro un’opera cattiva non è stata eseguita rapidamente, per questo il cuore dei figli degli uomini s’è in loro pienamente volto a fare il male”. (Eccl. 8:11) Con la loro attitudine rivelano anche di non considerare i molti positivi avvertimenti del proposito di Dio d’agire.
LE PROMESSE DI DIO ADDITANO LA FINE DELLA MALVAGITÀ
È vero che viviamo nei giorni quando la malvagità è diffusa e i malfattori si moltiplicano, ma le promesse di Geova additano una completa fine della malvagità. Ai mansueti, per esempio, egli dà questa forte assicurazione: “Non ti mostrare acceso a causa dei malfattori. Non essere invidioso di quelli che fanno ingiustizia. Poiché i malfattori stessi saranno stroncati, ma quelli che sperano in Geova sono coloro che possederanno la terra. E ancora un pochino, e il malvagio non sarà più; e per certo presterai attenzione al suo luogo, ed egli non sarà. Ma i mansueti stessi possederanno la terra, e in realtà proveranno squisito diletto nell’abbondanza della pace”. — Sal. 37:1, 9-11.
Notate come Geova ripulirà a fondo questa terra. Anche se i mansueti faranno una diligente ricerca non saranno in grado di trovare neppure una persona malvagia che macchi la felice e tranquilla scena. I malvagi saranno spariti, ma i mansueti sopravvivranno.
Un’altra promessa di Dio secondo cui egli allevierà le persone giustamente disposte dal terribile peso di vivere indefinitamente fra i malvagi fu espressa dal patriarca Enoc. La visione che Dio gli diede era così realistica che egli fu spinto a esclamare circa il suo futuro adempimento: “Ecco, Geova è venuto con le sue sante miriadi, per eseguir giudizio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le loro empie opere che hanno empiamente fatte e di tutte le cose offensive che gli empi peccatori han dette contro di lui”. (Giuda 14, 15) La portata di questa finale opera di esecuzione è indicata dal fatto che sono coinvolte miriadi di angeli e dal fatto che “tutti gli empi” devono essere giustiziati.
Un’altra promessa ancora che addita inequivocabilmente la fine dei malvagi su scala internazionale fu espressa dal profeta di Dio, Sofonia: “‘Perciò attendetemi’, è l’espressione di Geova, ‘fino al giorno che mi leverò per il bottino, poiché la mia decisione giudiziaria è di raccogliere le nazioni, di radunarmi i regni, per versare su di loro la mia denuncia, tutta la mia ira ardente; poiché dal fuoco del mio zelo sarà divorata tutta la terra’”. (Sof. 3:8) Nello stesso tempo Dio offre protezione e sopravvivenza ai mansueti di tutte la nazioni che cercano lui e le sue vie di giustizia. — Sof. 2:1-3.
Che Geova e il suo Giustiziere costituito, Cristo Gesù, colpiranno pure direttamente la radice di ogni malvagità è reso certo dalle parole di Gesù nella sua illustrazione circa le simboliche pecore e i simbolici capri: “Quindi dirà, a sua volta, a quelli alla sua sinistra: ‘Andatevene da me, voi che siete stati maledetti, nel fuoco eterno preparato per il Diavolo e per i suoi angeli’”. (Matt. 25:41) L’annientamento, rappresentato dal “fuoco eterno”, è il destino di colui che diede inizio e che dirige ogni malvagità, poiché l’apostolo Giovanni così descrive l’azione nella visione profetica datagli da Dio: “Il Diavolo che . . . sviava [gli uomini] fu scagliato nel lago di fuoco e zolfo”. — Riv. 20:10.
Così le promesse di Dio forniscono ampia base per prevedere la fine di tutta la malvagità, e l’eliminazione di colui che è il fomentatore stesso del male.
IL MODELLO D’AZIONE CHE DIO SEGUE
Oltre a queste e a molte altre promesse di liberare l’universo dai malvagi, il modello d’azione seguìto da Dio nei suoi passati atti coi malfattori ci offre una certa guida su come tratterà ora con loro. Considerate, per esempio, le condizioni che si verificarono ai giorni di Noè. Angelici figli di Dio abbandonarono il loro giusto posto in cielo, si materializzarono come uomini e si accoppiarono alle belle figlie degli uomini per produrre un’ibrida razza di giganti o prepotenti. Ne risultò un’èra di violenza e immoralità. Il sacro Racconto dice che “Geova vide che la malvagità dell’uomo era abbondante sulla terra e che ogni inclinazione dei pensieri del suo cuore era solo male in ogni tempo”. E quale fu la risoluzione di Dio? “Io cancellerò gli uomini che ho creati dalla superficie della terra”. — Gen. 6:1-7; 2 Piet. 2:5.
Mentre Noè costruiva risolutamente l’arca per la salvezza della sua famiglia, possiamo immaginare le grida di scherno e derisione della moltitudine: ‘Non avverrà mai nel nostro giorno, Noè. Tu sprechi tempo’. Ma l’arca venne terminata, il suo prezioso carico fu caricato e la porta fu chiusa. Quindi cominciò a scrosciare la pioggia. Le persone corsero al riparo. Il livello dell’acqua saliva costantemente di ora in ora, di giorno in giorno. Le persone fuggivano in luogo più elevato, freneticamente, in maniera disorganizzata. I monti si trasformarono in isole mentre le acque che salivano separavano le famiglie. Le persone sui monti più alti potevano udire le grida e le urla di moltitudini intrappolate mentre le più basse alture venivano sommerse da acque turbinose. La frenetica mischia delle moltitudini che cercavano di occupare le vette più alte fu accompagnata da grande perdita di vite. Infine, non rimase neppure una cima, e il solo rumore che si sentiva era il mormorio delle acque che copriva le più alte montagne. Le ultime vane grida d’aiuto tacquero. — Gen. 7:17-24.
Mentre l’arca era sballottata qua e là sulla superficie delle immense acque, i suoi occupanti, Noè e la sua famiglia, ebbero il tempo di ponderare il fatto che gli annunciati propositi di Dio si adempiono sempre. Anche se la malvagità si era estesa e aveva dominato la terra, il Supremo Governante aveva purificato la terra dagli uomini malvagi.
Un altro rimarchevole esempio del modello che Dio segue trattando coi malvagi si trova nel racconto biblico di Sodoma e Gomorra. Il giusto Lot abitava a Sodoma, ed era “grandemente afflitto dalla condotta dissoluta di persone che sfidavano la legge”. Per soddisfare le loro animalesche passioni, quegli uomini di Sodoma erano pronti a ricorrere alla violenza contro forestieri apparentemente indifesi. I vergognosi abissi della loro depravazione giunsero agli orecchi di Geova come un alto “grido di lamento”. Gli angeli mandati a liberare Lot e la sua famiglia diedero l’urgente messaggio: “Levatevi! Uscite da questo luogo, perché Geova ridurrà la città in rovina!” — 2 Piet. 2:7; Gen. 18:20; 19:4-14.
L’avvertimento di Lot circa l’imminente catastrofe che si sarebbe abbattuta sulla città e sul distretto fu considerato dai suoi futuri generi come un grande scherzo. La popolazione, abituata ora da lungo tempo a rimanere impunita per il male che commetteva, provava la falsa sensazione d’essere al sicuro dalla punizione. Tuttavia, non appena Lot e le sue figlie furono fuori del distretto condannato, “Geova fece piovere zolfo e fuoco” sull’intera area. Anche da considerevole distanza Abraamo poteva osservare che “denso fumo ascendeva dal paese come il denso fumo di una fornace da mattoni!” — Gen. 19:24-28.
Tutti gli abitanti del distretto, con le loro città, le loro case, i loro giardini e tutto il fertile paese ben irriguo, furono rovesciati nel disastro di fuoco. Tre persone, che temevano Dio, Lot e le sue figlie, sopravvissero per narrare la terribile esperienza. Dio aveva nuovamente dichiarato il suo proposito di portare la rovina sui malvagi, e nuovamente aveva manifestato il modello di distruggere i malvagi ma liberare i giusti.
PROFETICI MODELLI PER OGGI
Questi esempi del modello d’azione di Dio nel trattare con la malvagità costituiscono per certo lezioni obiettive da leggere e capire per tutti quelli vissuti da allora. Esse indicano che Geova aborrisce il male, ed è zelante per sradicare la malvagità. Ma vanno oltre. Esse furono effettivamente messe per iscritto come profetici modelli di cose che devono avvenire in proporzioni molto più vaste. E non spetta a noi uomini indovinare che quegli avvenimenti furono rappresentazioni di un avvenimento più grande che si sarebbe verificato in futuro.
Il fatto che una razza malvagia affogò è sopravvissuto nelle tradizioni di quasi tutte le tribù e le nazioni fino a questo giorno. Ma millenovecento anni fa esso assunse nuova importanza come modello di cose avvenire quando Gesù Cristo dichiarò: “Come furono i giorni di Noè, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo. Poiché come in quei giorni prima del diluvio mangiavano e bevevano, gli uomini prendevano moglie e le donne andavano a marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca; e non si avvidero di niente finché venne il diluvio e li spazzò via tutti, così sarà la presenza del Figlio dell’uomo”. (Matt. 24:37-39) Com’essi a quel tempo soddisfacevano gli egoistici desideri della carne e ignoravano l’avvertimento di Dio, così avviene oggi.
Pertanto Gesù avvertì in maniera autorevole che il modello profetico sarà certamente adempiuto per mezzo di una distruttiva fine per i malvagi. E, riferendosi a questo stesso modello profetico del Diluvio, l’apostolo Pietro dà ulteriori particolari su come verrà la fine della malvagità internazionale: “Mediante tali mezzi [la parola di Dio che diresse il rovescio di pioggia senza precedenti] il mondo di quel tempo subì la distruzione quando fu inondato dall’acqua. Ma mediante la stessa parola i cieli e la terra che sono ora son custoditi per il fuoco e sono riservati al giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi”. (2 Piet. 3:6, 7) Nuovamente un intero mondo di creature malvage sarà spazzato via, ma i giusti saranno risparmiati, come furono risparmiati Noè e la sua famiglia.
Similmente l’esperienza di Sodoma e delle altre città vicine non è un semplice episodio storico che non abbia nulla a che fare con le persone viventi oggi sulla terra. Sotto la direttiva dello spirito santo di Dio l’apostolo Pietro fu spinto a scrivere: “Riducendo le città di Sodoma e Gomorra in cenere [Dio] le condannò, ponendo per gli empi un modello di cose avvenire”. (2 Piet. 2:6) Così è certo che Dio seguirà quel modello d’azione relativamente alla generazione malvagia che ingombra oggi la terra.
Un altro scrittore biblico, Giuda, aggiunge la sua ispirata testimonianza al vero scopo del racconto del rovesciamento di Sodoma e Gomorra: “Come Sodoma e Gomorra e le città vicine, che, nella stessa maniera di loro [gli angeli materializzati] si abbandonarono alla fornicazione e andarono dietro ad una carne differente, son date come esempio e subiscono la pena d’un fuoco eterno”. (Giuda 7, Na) Dio non tollererà indefinitamente i malvagi.
Ci sono oggi coloro che si fanno beffe dell’idea che Dio ponga fine completamente alla malvagità e liberi i giusti, che considerano come un grande scherzo il pensiero di un imminente distruttivo giudizio? Dio preconobbe che ci sarebbero stati, e fece profetizzare dall’apostolo Pietro: “Negli ultimi giorni verranno degli schernitori con i loro scherni, che procederanno secondo i propri desideri e diranno: ‘Dov’è questa sua promessa presenza? Infatti, dal giorno che i nostri antenati si addormentarono nella morte, tutte le cose continuano esattamente come dal principio della creazione’”. (2 Piet. 3:3, 4) I distruttivi avvenimenti del giorno di Noè e del giorno di Lot additano l’errore di tali schernitori e il fatto che Geova libererà i giusti. — 2 Piet. 2:9.
Le qualità dimostrate dal giusto e amorevole Dio offrono una valida garanzia che egli si leverà e porrà fine a una generazione di malfattori che oggi mal lo rappresentano e rovinano la sua opera qui sulla terra. Anche le sue promesse additano tale decisiva azione, ed è impossibile che egli menta. (Ebr. 6:18) I suoi atti coi malvagi uomini del passato e la sua liberazione dei giusti additano il modello che seguirà nel nostro giorno. E forse la cosa più esplicita è il fatto che nella sua Parola il distruttivo Diluvio del giorno di Noè e l’infuocato rovesciamento di Sodoma e Gomorra sono specificamente chiamati modelli di “cose avvenire”. Non può esserci dubbio che Dio porrà fine a ogni malvagità.
-
-
Rivedrete i vostri cari morti?La Torre di Guardia 1968 | 1° marzo
-
-
Rivedrete i vostri cari morti?
1. Che cosa potrebbero rispondere alcuni alla domanda se vorrebbero rivedere i loro cari morti, e perché sarebbe un punto di vista errato?
TUTTI noi abbiamo perduto con la morte persone che amavamo e che ci amavano. La maggioranza di noi nutriamo il vivo desiderio di rivederli, ma all’idea che ritornino, potremmo scuotere la testa e dire: “Ebbene, da un punto di vista egoistico, vorrei rivederli, ma quando penso a tutte le difficoltà che dovrebbero sopportare e quindi morire di nuovo, direi: “No, lasciamoli riposare’”. Ragionando da un punto di vista strettamente umano avremmo ragione; tuttavia, saremmo molto in errore perché trascureremmo ciò che Colui il quale concepì l’idea della risurrezione ci dice riguardo agli scopi, alle condizioni e alle circostanze della risurrezione.
2. Dato che sappiamo come son vissute le persone e tenendo presenti le dottrine delle religioni del mondo, che effetto sembrerebbe avere questo sulle nostre probabilità di rivedere i nostri cari morti?
2 Alcuni di quelli che amavamo si sforzarono di condurre una vita cristiana; altri no. Alcuni che non professavano affatto nessuna religione sono ciò nondimeno stati onesti e per bene ed hanno dato prova di alcune eccellenti qualità. Tutti sono stati imperfetti e, in minore o maggiore misura, hanno mostrato cattive qualità. In relazione con la risurrezione, sorge l’allarmante pensiero che i morti possano trovarsi in categorie o diverse località, come purgatorio, inferno di fuoco, limbo, nirvana, un mondo di ombre o spiriti disincarnati, come insegnano varie religioni della terra. Se fosse così, le nostre probabilità di vedere i nostri cari sulla terra sarebbero piccole. Ma queste idee sono interamente antiscritturali. Possiamo vedere ciò che il Creatore di tutte le anime viventi si propone per i morti considerando ciò che dice al riguardo nel ventesimo capitolo del libro biblico di Rivelazione o Apocalisse.
3. Non saranno alcuni risuscitati sulla terra? Chi? Perché?
3 È vero che la descrizione di Rivelazione ci dice che alcuni riceveranno una risurrezione celeste, la quale è chiamata “prima risurrezione”, e che saranno sacerdoti di Dio e di Cristo. Questo numero, comunque, è assai piccolo in paragone coi miliardi di persone vissute sulla terra. È solo di 144.000, un “piccolo gregge” davvero. Questi, essendo sacerdoti in cielo, vedranno necessariamente quelli che sono risuscitati per vivere sulla terra, poiché li serviranno per assisterli. — Luca 12:32; Riv. 20:4, 6; 14:1.
4. (a) Perché, a metà del ventesimo capitolo di Rivelazione, Giovanni torna indietro nel tempo? (b) Che cosa descrive ora Giovanni, e quali informazioni ci ha già date per l’inizio del dominio di mille anni di Cristo?
4 Gli studenti della Bibbia sanno che, quando fu scritta la Bibbia, non venne divisa in capitoli e versetti. Questa fu una divisione fatta in seguito dall’uomo per convenienza nello studio della Bibbia. I capitoli della Bibbia non si limitano dunque necessariamente a un soggetto o alla fase di un soggetto. L’apostolo Giovanni, nella Rivelazione, completa il racconto delle cose che devono aver luogo in questo tempo della fine e la sconfitta di tutti i nemici di Dio, Satana compreso, che è scagliato nell’abisso di inattività simile alla morte e alla fine dei mille anni torna per breve tempo ed è quindi annientato per sempre. Avendo così terminato di considerare il destino dei nemici di Dio, ora Giovanni torna al principio del regno millenario di Cristo e alle cose che avranno luogo durante quel tempo. Egli ci ha già informato che vi sarà una “grande folla” di un numero non specificato di persone di tutte le nazioni che, prendendo ora la giusta determinazione, sopravvivranno alla distruzione di questo sistema di cose. (Riv. 7:9, 14-17) Sparita la malvagità ed essendo esercitato sulla terra il giusto dominio di Cristo, questi saranno pronti per accogliere i risuscitati.
GIUDIZIO DINANZI AL “GRANDE TRONO BIANCO”
5. Che cos’è il “grande trono bianco”, e quale condizione esisterà quando Dio si siede per giudicare il genere umano?
5 Tutti quelli che hanno letto la Bibbia riconoscono che ci sarà un giorno di giudizio per i morti. Lì, in Rivelazione 20:11-15, troviamo che cos’è. Nell’undicesimo versetto Giovanni scrive: “E vidi un grande trono bianco e colui che vi sedeva sopra. Dalla sua presenza fuggirono la terra e il cielo, e non fu trovato luogo per loro”. Il “grande trono bianco” è il trono di Geova Dio stesso, “giudice di tutti”. (Ebr. 12:23) Esso è puro, retto, stabilito sulla giustizia. (Sal. 89:14) Quando Dio si siede per giudicare quelli allora viventi e i morti, la vecchia simbolica terra, con la “bestia selvaggia” e il “falso profeta” che la dominarono sotto il controllo di Satana saranno nel “lago di fuoco e zolfo”, da cui non c’è ritorno. Il Diavolo e i suoi invisibili demoni saranno pure stati tolti di mezzo, essendo cioè nell’abisso. Dopo che i mille anni saranno finiti, egli e i suoi demoni saranno scagliati nel “lago di fuoco e zolfo” per raggiungere la “bestia selvaggia” e il “falso profeta”.
6. A chi è affidato il giudizio?
6 Gesù Cristo è costituito per giudicare secondo i giudizi del Padre suo, Geova Dio. (Atti 17:31; 10:42; Rom. 14:9-12) In questa opera di giudizio sono inclusi i re e sacerdoti associati i quali prendono parte alla prima risurrezione, poiché il potere di giudicare come associati di Gesù Cristo è dato a questi 144.000. (Riv. 20:4, 6) Al versetto quinto Giovanni menziona tra parentesi quelli che devono essere giudicati: “Il resto dei morti non vennero alla vita finché i mille anni non furono finiti”. Riguardo a questi ci sono alcune informazioni molto confortanti: “E vidi i morti, grandi e piccoli, in piedi davanti al trono, e dei rotoli furono aperti. Ma fu aperto un altro rotolo; è il rotolo della vita. E i morti furono giudicati dalle cose scritte nei rotoli secondo le loro opere. E il mare diede i morti ch’erano in esso, e la morte e l’Ades diedero i morti ch’erano in essi, e furon giudicati individualmente secondo le loro opere. E la morte e l’Ades furono scagliati nel lago di fuoco. Questo significa la seconda morte, il lago di fuoco. Inoltre, chiunque non fu trovato scritto nel libro della vita fu scagliato nel lago di fuoco”. — Riv. 20:11-15.
NESSUNA PARZIALITÀ
7. (a) Chi sono i “grandi e piccoli”? (b) Chi è davanti al trono?
7 Che cosa c’è di così confortante in questo? Ebbene, prima noterete che Giovanni vide “grandi e piccoli”, tutti in piedi davanti al trono, in un sol luogo, sulla terra. Alcuni si sono fatti un grande nome durante la loro vita sulla terra, altri sono stati insignificanti, ma non c’è parzialità nel giudizio. Un’altra cosa che noterete è che sono lì in piedi per il giudizio, ed esso include tutti quelli che sono nell’Ades (l’equivalente dell’ebraico Sceol), che è il comune sepolcro del morto genere umano nella terra, come pure quelli che possono essere morti nel mare e quindi non essere stati sepolti nella terra e i cui corpi possono essere stati mangiati dai pesci del mare. Tutti questi morti sono ricordati, come se fossero in tombe commemorative da cui verranno fuori quando Cristo li chiamerà. — Giov. 5:22-29.
8. (a) Perché la “grande folla” dei superstiti di Armaghedon sono pure giudicati a quel tempo? (b) Sebbene abbiano corpi carnali, saranno risuscitati gli stessi corpi di quelli che sono morti? Spiegate.
8 La “grande folla” di un numero non specificato di persone che sono sopravvissute alla distruzione di questo vecchio sistema di cose saranno lì per accogliere i risuscitati, ma tutti, compresa questa “grande folla”, dovranno stare davanti al trono di giudizio. Perché? Perché nessuno di loro è ancora perfetto. La “grande folla” ha seguìto i princìpi di Geova per rinnovare le menti e le personalità. Quei risuscitati non avranno la risurrezione del precedente corpo umano, poiché Dio dà ai risuscitati sulla terra un corpo carnale adatto al suo proposito, ma è la personalità ad essere risuscitata, l’anima, voi. Ora, sappiamo che la personalità che abbiamo è imperfetta, perché abbiamo ereditato la morte dal nostro primo padre umano, il peccatore Adamo, così che siamo tutti nati peccatori. (Rom. 5:12) Anche la “grande folla”, se fosse lasciata a se stessa e non fosse liberata da questa condanna della morte, morirebbero tutti col tempo e avrebbero bisogno di sepoltura.
9. Da che cosa devono essere liberati quelli che sono in piedi davanti al trono, e come otterranno la liberazione?
9 Da questo punto di vista coloro che sono davanti al trono saranno ancora nella morte o soggetti alla morte ereditata dal peccatore Adamo, e avranno bisogno di esser tratti fuori da questa condizione. Come si libereranno da questo stato mortifero? Mediante l’opera sacerdotale del grande Re, Gesù Cristo. Cristo è sacerdote, come Melchisedec dell’antica Salem. (Sal. 110:1-4; Ebr. 5:5, 6, 10; 6:20 fino a 7:17) Egli è il Sommo Sacerdote di Geova, e i 144.000 sono sottosacerdoti, per il qual fatto è detto che “saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per i mille anni”. — Riv. 20:6.
10. Come fu prefigurata questa caratteristica dell’opera sacerdotale di Cristo nel Giorno di Espiazione?
10 La procedura seguita dal Sommo Sacerdote di Geova corrisponde ora a quella del sommo sacerdote d’Israele, Aaronne, nell’annuale Giorno d’Espiazione. Ricordiamo che egli entrava nel Santissimo del sacro tabernacolo per presentare a Dio non solo il sangue del toro per la tribù sacerdotale, ma in seguito il sangue del capro per il sacrificio che era versato per tutte le altre dodici tribù d’Israele. — Lev. 16:15; Ebr. 13:11, 12.
GIUDICATI IN BASE A CHE COSA?
11. I rotoli aperti allora sono forse la storia della vita passata di quelli che vengono giudicati, o che cosa?
11 Che cosa sono i rotoli che saranno aperti durante quei mille anni? Non sono la storia della passata vita terrestre di quelli che vengono giudicati. Non ci sarebbe senso a presentare questa storia, poiché, dal momento che nessuno è giusto a motivo delle sue proprie opere, lo condannerebbe soltanto. Essi cercano di liberarsi da questa imperfezione. I “rotoli” sono i libri della legge di Geova, pubblicazioni che espongono la sua volontà per tutte le persone sulla terra durante il regno millenniale di Cristo. Sotto il pieno dominio della disposizione del Regno ci saranno molte nuove aggiunte e molte cose da fare, che richiederanno questi libri di istruzione la quale verrà da Geova mediante il suo governo del Regno sotto Cristo. Secondo il modo in cui quelli che affrontano il giudizio ubbidiranno a ciò ch’è scritto in questi rotoli, secondo queste opere, essi saranno giudicati.
12. Che cosa provvederà il dominio di Cristo per quei viventi, e in quale maniera avrà probabilmente luogo la risurrezione?
12 Essendo il governo retto da Gesù Cristo, assistito dai suoi 144.000 subordinati re e sacerdoti, le persone riusciranno a rinnovare la loro personalità e a praticare la completa giustizia. (Isa. 26:9) Benché quei risuscitati non siano probabilmente riportati tutti in vita nello stesso tempo, essi torneranno dai morti mentre è in corso il programma di istruzione e giudizio e man mano che quei viventi saranno in grado di prepararsi ad occuparsi dell’ulteriore numero di persone che torneranno dai sepolcri.
FACILMENTE POSSIBILE L’ADDESTRAMENTO PER TUTTI I RISUSCITATI
13. Quale problema o domanda sorge quando si considera la risurrezione dei milioni che sono morti?
13 È sorta una domanda circa la possibilità che tutti i morti tornino per il giudizio senza sopraffare per il numero quelli sulla terra che rappresenteranno il celeste Regno per controllarli, assisterli e istruirli. In quanto al numero delle persone che son vissute sulla terra, è stata fatta una stima piuttosto libera di venti miliardi (ventimila milioni). Dividendo per mille questa cifra, si ottiene venti milioni all’anno o quasi 55.000 al giorno. Questo è un gran numero di persone a cui si dovrebbero provvedere cibo, alloggio, vestiario e lavoro. Ma consideriamo il problema in base al modo in cui Geova ha trattato in passato col suo popolo.
14. In che modo i testimoni di Geova hanno fatto in questo tempo un’opera simile, e con quali aumenti di numero?
14 Fra i testimoni di Geova, la cui opera è quella di predicare e insegnare la buona notizia del Regno, è un grande lavoro studiare la Bibbia con una persona, aiutarla ad applicare i princìpi biblici alla sua vita per volgerla alla via di Dio, addestrarla nel ministero e assisterla a divenire matura come cristiana, in grado, a sua volta, di aiutare qualcun altro. Nella loro opera, i Testimoni hanno visto annuali aumenti di numero, dal 2 per cento al 20 per cento o più. L’aumento del 10 per cento è stato considerato normale, e dà una proporzione di una persona nuova ogni dieci capaci di aiutarla durante un intero anno. Questo è stato fatto con successo tanto che è esistita un’organizzazione compatta e salda, e solo una piccolissima percentuale smette o si allontana. Il numero di quelli che predicano si è quasi raddoppiato nel decennio 1955-1965.
15. Illustrate come si potrebbe facilmente aver cura di tutti i morti calcolati e addestrarli nella giustizia in maniera simile al modo in cui Geova fa compiere oggi l’opera.
15 Cominciamo perciò il nostro calcolo, non per fare una profezia ma solo allo scopo di illustrare il punto, dalla cifra di un milione di superstiti di Armaghedon. Anche con questo piccolo inizio, e solo con un aumento diciamo del 3 per cento all’anno (la proporzione di un risuscitato ogni trentatré viventi sulla terra), il numero delle persone viventi sarebbe raddoppiato circa ogni ventiquattro anni. Se fossero risuscitati venti miliardi (ventimila milioni) di persone, ciò potrebbe avvenire in meno di quattrocento anni. Ci sarebbero quindi tempo e aiuto sufficienti per addestrare e disciplinare tutti, portando gli ubbidienti al punto che, a loro volta, potrebbero addestrare altri senza alcun turbamento per il progresso di quel nuovo ordine di cose. Essendo la produzione e le risorse della terra portate al massimo rendimento e debitamente distribuite e impiegate per il beneficio del genere umano, non ci sarebbe alcun problema alimentare, come immaginano gli odierni economisti.
MORTE E ADES TOLTI DALL’ESISTENZA
16. Spiegate come e quando la morte e l’Ades saranno distrutti.
16 Verrà il tempo, naturalmente, quando la risurrezione cesserà. L’Ades e il mare avranno dato l’ultimo dei morti che sono in essi. Similmente la morte adamica, la morte che venne a tutto il genere umano dall’originale peccato di Adamo, cesserà; sarà l’“ultimo nemico” che sarà ridotto a nulla. Questo avverrà quando nessuno avrà più alcuna traccia degli effetti ereditati del peccato di Adamo. Essi avranno prima esercitato fede nel sacrificio di Gesù Cristo e il suo merito purificatore sarà stato applicato loro col perdono dei peccati confessati, e, inoltre, avranno praticato opere in armonia con la loro fede, in ubbidienza ai rotoli scritti. Solo quando l’imperfezione e la debolezza mentale e fisica saranno state loro tolte ed essi saranno nella perfezione umana che ebbero in origine gli innocenti Adamo ed Eva nel giardino d’Eden, solo quando l’ultima traccia di peccato, che è il pungiglione che produce la morte, sarà stata distrutta, essi saranno in grado di ubbidire perfettamente a tutta la legge di Dio, comprese le cose scritte nei rotoli. — 1 Cor. 15:56.
17. Che cos’è rappresentato dalla morte e dall’Ades che vengono scagliati nel lago di fuoco?
17 A quel punto si adempirà la profezia di Rivelazione che la morte e l’Ades devono essere “scagliati nel lago di fuoco”. Il lago di fuoco raffigura il completo annientamento, “la seconda morte”, non un luogo di tormento cosciente, poiché come si potrebbero tormentare la morte e l’Ades? Quando l’Ades, il sepolcro del genere umano, è vuotato e quando la morte ereditata da Adamo non esiste più fra il genere umano e non può più esercitare quindi nessuna stretta o influenza su di loro, la morte e l’Ades non saranno più, saranno stati completamente annientati. — Riv. 21:4.
18. Come fu illustrata molto tempo fa a Gerusalemme questa completa distruzione?
18 Molto tempo fa, nella Geenna o luogo di scarico fuori delle mura dell’antica Gerusalemme venivano distrutti dal fuoco e dallo zolfo i rifiuti della città, compresi i corpi dei criminali che erano stati prima messi a morte. (Matt. 10:28; Mar. 9:43-48) Come se fosse scagliata nella Geenna, la morte adamica e l’Ades o Sceol (“inferno”) saranno distrutti per sempre. Questo avverrà prima che Satana sia sciolto dall’abisso alla fine dei mille anni.
NOMI NEL ROTOLO DELLA VITA, DI GEOVA
19. (a) Che cos’è il rotolo della vita che è di Geova? (b) Quali nomi vi sono scritti, possono essere cancellati, e possono essere permanentemente scritti in esso? Spiegate.
19 Il rotolo della vita che è di Geova è diverso dal rotolo della vita che è dell’Agnello, in cui sono scritti i nomi dei 144.000 che sono degni di avere per sempre la vita immortale con l’Agnello di Dio in cielo. (Riv. 3:5; 13:8; 21:27) Il rotolo della vita che è di Geova conterrà i nomi di quelli che meritano la vita eterna in una terra paradisiaca. Il giusto Abele è il primo ad avere il nome nel rotolo e ne sono stati aggiunti molti altri, ma in qualsiasi tempo durante il regno di mille anni il proprio nome può essere cancellato dal rotolo a causa di disubbidienza volontaria. (Matt. 23:35; Ebr. 11:4) Alla fine dei mille anni, quando tutto il genere umano vivente sarà stato reso perfetto e avrà la piena capacità di ubbidire perfettamente alla legge di Dio, essi subiranno la finale e decisiva prova. Se alcuno lascerà che il Diavolo lo svii permettendo che si sviluppi in lui una cattiva condizione di cuore, come fecero Adamo ed Eva, sarà scagliato nel lago di fuoco, che significa essere privati in eterno dell’esistenza, la distruzione senza fine. La persona avrà commesso il peccato contro lo spirito santo di Dio, il peccato che incorre nella distruzione, e il suo nome non sarà “trovato scritto nel libro della vita”. (Riv. 20:15) Quelli, comunque, che mantengono la loro integrità nella prova finale mostreranno che è un’integrità di tipo incrollabile, che li rende qualificati ad avere il nome scritto indelebilmente, per così dire, nel rotolo della vita che è di Geova, essendo dichiarati giusti, giustificati per la vita eterna, con la certezza di vivere per sempre. — Matt. 12:31, 32; 1 Giov. 5:16, 17; Rom. 8:33.
20. Da quale punto di vista Gesù considerava le cose quando fece la dichiarazione di Giovanni 5:28, 29?
20 Le parole di Gesù saranno state allora completamente adempiute. Considerando tutti quelli che devono essere risuscitati, sia quelli al cielo che quelli alla terra, egli disse: “Tutti quelli che sono nelle tombe commemorative udranno la sua voce e ne verranno fuori, quelli che hanno fatto cose buone alla risurrezione di vita, quelli che hanno praticato cose vili alla risurrezione di giudizio”. Lì Gesù parlava dal punto di vista della fine del suo dominio di mille anni e ricordando il giudizio, prima dei 144.000 e quindi del resto del genere umano. La risurrezione di tutti, alla fine dei mille anni, si sarà dimostrata una risurrezione di vita o una risurrezione di giudizio per la distruzione, secondo che abbiano praticato cose buone o cose vili. — Giov. 5:28, 29.
21. Chi sono quelli che “hanno fatto cose buone” e quelli “che hanno praticato cose vili”, e qual è la loro ricompensa?
21 I 144.000 fedeli seguaci delle orme di Cristo che infine regnano e sono sacerdoti con lui ricevono il pieno merito del sacrificio di Cristo nel corso della loro vita terrestre e sono pienamente giudicati al tempo della loro morte. Essi “hanno fatto cose buone”. Sono risuscitati ai cieli e la loro risurrezione si è dimostrata una “risurrezione di vita”. Per la “grande folla” dei superstiti di Armaghedon e i morti che sono nell’Ades e nel mare, la finale determinazione del loro futuro sarà fatta in base all’ubbidienza alle cose scritte nei rotoli durante i mille anni e in base al fatto che superino con successo la prova alla fine d’essi. Quindi, a quel tempo, anch’essi saranno quelli che “hanno fatto cose buone”, provando che la loro è una “risurrezione di vita”. Tutti coloro che a quel tempo saranno stati distrutti saranno quelli che “hanno praticato cose vili”, dimostrando la loro risurrezione d’essere una “risurrezione di giudizio”, cioè d’avverso giudizio, di condanna.
IL RISCATTO TRIONFA SUL PECCATO E SULLA MORTE
22. In che modo il sacrificio di riscatto di Cristo è più forte del peccato che fu recato sulla razza umana da Adamo?
22 Questa è dunque una meravigliosa cosa da immaginare con la gioiosa consapevolezza che tutto il male causato dal peccato di Adamo e a cui tutto il genere umano fu sottoposto, non di sua propria volontà, sarà assolutamente rimosso così che non avrà recato permanente danno. (Rom. 8:20) Nel giudizio di Dio riguardo al genere umano, ciascuno sarà giudicato non secondo la condanna che ricevette da Adamo, ma individualmente, secondo le sue opere. (Riv. 20:13) Il sacrificio di riscatto di Cristo e i suoi servizi sacerdotali sono più forti, perciò, del peccato di Adamo. Tutti hanno ereditato il peccato e la morte da Adamo e molti sono morti, ma in ultima analisi si riscontrerà che nessuno sarà privato della vita a causa di ciò che fece Adamo. Se alcuno non vivrà nel giusto nuovo ordine, sarà perché non vuole la giustizia. Di sua propria scelta segue l’ingiustizia e viene a trovarsi nella condizione di annientamento e inesistenza del “lago di fuoco e zolfo”. — 1 Giov. 3:8.
23. (a) Dovremmo desiderare di rivedere i nostri cari morti? (b) Possiamo ora vivere in qualsiasi modo che desideriamo, dato che ci sarà ancora un giudizio durante i mille anni? (c) Come dovremmo vivere ora, con quali prospettive?
23 Dovremmo dunque desiderare di vedere i nostri cari morti? Dal giusto punto di vista basato sulla Bibbia possiamo dire lietamente: “Sì”, sotto ogni aspetto. Poiché Dio estende tale amorevole benignità e misericordia al genere umano, significa questo che non abbia importanza come viviamo oggi, dato che il sopradescritto giudizio verrà in un vicinissimo futuro? No, non è così. Se seguiamo tale ragionamento diverremo peccatori volontari contro Dio e combatteremo contro di lui nel tempo in cui egli annienterà tutti i suoi nemici terrestri insieme alla “bestia selvaggia” e al “falso profeta” ad Armaghedon. Inoltre, maggiore è lo sforzo che facciamo ora per conformare la nostra vita agli eterni princìpi di Dio e per rinnovare la nostra personalità al fine d’essere in armonia con la sua Parola di verità, più rapido sarà il nostro progresso nel giusto nuovo ordine e maggiore l’opportunità che avremo di aiutare altri. Questo includerà i nostri cari che torneranno e che possiamo assistere a fare progresso sul sentiero che conduce alla vita. Prepariamoci dunque pienamente, aiutando il maggior numero possibile di persone a essere ora di quella “grande folla” che sopravvivrà ad Armaghedon e ad avere quindi l’indescrivibile gioia di far parte dell’organizzazione di Dio che accoglierà dai morti i nostri cari ed altri. Parteciperemo all’opera d’istruzione, aiutandoli a camminare sulla strada che conduce alla vita eterna e anche ad abbellire la terra per renderla come un paradiso, alla lode dell’eterno Re, Geova Dio.
-
-
Scritture per aprileLa Torre di Guardia 1968 | 1° marzo
-
-
Scritture per aprile
“Osserviamo la festa . . . con . . . verità”. — 1 Cor. 5:8.
1 Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni. — Matt. 24:14. TG 15/10/67 36, 37
2 [Geova] vi conceda . . . d’essere rafforzati nell’uomo che siete di dentro . . . onde siate pienamente capaci di afferrare mentalmente con tutti i santi ciò che è l’ampiezza e la lunghezza e l’altezza e la profondità, . . . affinché siate in ogni cosa ripieni di tutta la pienezza che Dio dona. — Efes. 3:16-19. TG 1/9/66 5a
3 Geova disse quindi a Satana: “Da dove vieni?” — Giob. 1:7. TG 15/4/66 20-23
4 Divenite miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo. — 1 Cor. 11:1. TG 15/7/66 23
5 “Ecco, vengono i giorni”, è l’espressione di Geova, “e io per certo concluderò con la casa d’Israele e con la casa di Giuda un nuovo patto”. — Ger. 31:31. TG 1/8/66 10, 11, 8
6 Che dunque? Nulla, salvo che in ogni modo . . . Cristo è annunciato, e in questo mi rallegro. — Filip. 1:18. TG 15/11/66 10a
7 Continuate a camminare unitamente a lui, avendo messo radice ed essendo edificati . . . nella fede, quale vi è stata insegnata. — Col. 2:6, 7. TG 15/12/66 12, 13
8 I legami della mia prigionia son divenuti di pubblica conoscenza in relazione con Cristo fra tutta la guardia pretoriana e tutti gli altri; e la maggioranza dei fratelli . . . provando fiducia a motivo dei legami della mia prigionia, mostrano ancor più coraggio nel dichiarare la parola di Dio senza timore. — Filip. 1:13, 14. TG 1/2/67 17
9 Vi è più felicità nel dare che nel ricevere. — Atti 20:35. TG 1/10/66 14-16
10 La donna che teme Geova è quella che si procura lode. — Prov. 31:30. TG 1/11/66 17, 18
11 Considerate la pazienza del nostro Signore come salvezza. — 2 Piet. 3:15. TG 1/1/67 22
12 (Data della Commemorazione, dopo le 18, ora solare) Questo calice significa il nuovo patto in virtù del mio sangue, che sarà versato in vostro favore. — Luca 22:20. TG 1/8/66 4, 5
13 [Insegnate] loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. — Matt. 28:20. TG 15/1/67 13-15a
14 Non appena venne il sabato egli entrò nella sinagoga e insegnava. — Mar. 1:21. TG 15/5/66 4, 5a
15 Noi dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato, mentre è giorno; viene la notte, quando nessuno può operare. — Giov. 9:4. TG 1/2/67 18a
(Indicazione dei luoghi di ulteriori commenti su queste scritture: I numeri dopo la data de “La Torre di Guardia” si riferiscono ai paragrafi nel primo articolo di studio. Quando il numero del paragrafo è seguito da “a”, il commento è nel secondo articolo di studio; quando vi è “b”, si riferisce al terzo articolo di studio).
-
-
AnnunciLa Torre di Guardia 1968 | 1° marzo
-
-
Annunci
MINISTERO DI CAMPO
Quando Gesù fu sulla terra, invitò alcuni a seguirlo per divenire “pescatori di uomini”. Durante il suo ministero, egli addestrò i suoi seguaci a ‘calare le reti per la pesca’. (Luca 5:4) L’opera di pesca non terminò con la morte dei primi seguaci di Gesù, ma è tuttora compiuta in proporzioni mondiali. Anche nel mese di marzo i testimoni di Geova si impegneranno nel loro ministero di casa in casa, per trovare le persone interessate nel messaggio di verità. Offriranno anche l’abbonamento annuo alla rivista La Torre di Guardia che, come indica la copertina, ‘annuncia il regno di Geova’. Se desiderate riceverla, scrivete all’indirizzo del vostro Paese, indicato nella parte interna della copertina di questa rivista.
STUDI “TORRE DI GUARDIA” PER LE SETTIMANE
del 24 marzo: Lo spirito e la Parola di Dio: Divini provvedimenti per la vita. Pagina 137.
del 31 marzo: Riconosciamo la parte svolta dall’organizzazione di Geova. Pagina 143.
-
-
Guardatevi dal desiderio di cose dannose!La Torre di Guardia 1968 | 15 marzo
-
-
Guardatevi dal desiderio di cose dannose!
DESIDERATE seguire la condotta saggia e fare ciò che è giusto? “Naturalmente”, risponderete. Non potete quindi ignorare i consigli della Parola di Dio, la Sacra Bibbia. Lungi dall’essere un libro fuori moda, senza alcuna relazione col nostro giorno, essa è così pertinente e attinente a quest’ultima parte del ventesimo secolo come lo fu quando si cominciò a metterla per iscritto quasi 3.500 anni fa.
Per esempio, ci sono le sagge parole di avvertimento dell’apostolo Paolo, che richiama la nostra attenzione sulle follie degli Israeliti al tempo del profeta Mosè: “Ora queste cose divennero nostri esempi, onde non siamo desiderosi di cose dannose, come essi le desiderarono”. Senza dubbio, oggi c’è più desiderio di cose dannose che non mai nella storia umana. — 1 Cor. 10:6-10.
Fra molte di queste cose che si potrebbero menzionare è l’abitudine di fumare sigarette. Secondo il dott. Hollis S. Ingraham, commissario di sanità dello Stato di New York, la sigaretta è “il più grave agente letale oggi conosciuto . . . Non c’è nessun altro agente, si tratti di pallottole o di germi o di virus, che uccide alcunché come tanti Americani quanti la sigaretta”. Non c’è da meravigliarsi se i paesi come la Gran Bretagna e l’Italia proibiscono la pubblicità delle sigarette alla TV e se il governo degli Stati Uniti esige che ciascun pacchetto venduto entro i suoi confini contenga l’avvertimento: Attenzione: Il fumar sigarette può essere un rischio per la salute”. Eppure nel 1966 le spedizioni di sigarette aumentarono negli Stati Uniti d’America del 2,2 per cento rispetto all’anno precedente, per un totale di 522,5 mila milioni di sigarette, o in media di 4.296 annue per ciascun Americano oltre i diciotto anni d’età. — Times di New York, 28 febbraio 1967.
Un’altra cosa dannosa a cui le persone si dedicano sempre più sono le droghe che causano allucinazioni, chiamate “allucinogeni”. In quanto a esse, il dott. Dana L. Farnsworth riferisce: “L’esperienza che accumuliamo di giorno in giorno su pazienti che subiscono le conseguenze degli allucinogeni dimostra senza dubbio che queste droghe hanno il potere di danneggiare la psiche [la personalità] degli individui, sì, di paralizzarla per tutta la vita”. Gli diede conferma la notizia apparsa nel Daily News di New York del 27 aprile 1967 circa due giovanotti che avevano preso l’LSD. Uno di questi, un bel ragazzo diciannovenne, disse: “Quando vedo la mia faccia allo specchio, la vedo cambiarsi in mille facce”. Egli era semiconscio e legato a un letto quando il giudice ordinò d’affidarlo a un ospedale di stato per la cura mentale. L’altro era un brillante studente ventunenne dell’Università del Texas, che un giudice affidò per novanta giorni a un ospedale per la cura mentale.
E c’è poi quella cosa dannosa, le relazioni sessuali promiscue. Può sembrare che l’abbandono offra intenso piacere, ma quali frustrazioni, afflizioni e malattie veneree vi sono spesso associate! Così la Svezia, dove le relazioni sessuali prematrimoniali non sono più respinte, ha il ritmo d’aumento delle malattie veneree più veloce del mondo, dopo averlo triplicato nei passati dieci anni, col 52 per cento dei casi nei quali sono implicati giovani dai quindici ai diciannove anni. Il ritmo delle nascite di bambini illegittimi è del 12 per cento, tre volte quello di altri paesi come il Canada; e il 92 per cento delle spose al di sotto dei vent’anni sono incinte quando si sposano.
Non che solo i giovani sbaglino a questo riguardo. La promiscuità va divenendo così prevalente che poco tempo fa un arcidiacono d’Inghilterra osò chiedere all’assemblea dei vescovi e degli arcivescovi anglicani: “Chi di voi non ha mai desiderato nella sua vita una donna estranea?” Tuttavia chi scherza con l’infatuazione, mettendosi ad amoreggiare, rischia di venire profondamente coinvolto in rapporti illeciti che potrebbero ben danneggiare lui stesso, i suoi cari e l’altra persona.
E ancora, il desiderio di possedere cose come un’automobile può essere dannoso se è data a un giovane immaturo, come si può capire dal fatto che gli adolescenti sono implicati in incidenti automobilistici mortali, proporzionatamente, due volte più degli automobilisti al di sopra dei venticinque anni. Tipici furono i cinque adolescenti, tutti ragazzi da cinque diverse famiglie, che furono uccisi fuori della città di New York poco prima di mezzanotte, il 9 aprile 1967, mentre cercavano di arrivare a un passaggio a livello prima di un treno, col quale fecero a gara fino al punto di aggirare le sbarre abbassate. Usare l’automobile per procurarsi eccitazione e brivido significa farne una cosa dannosa.
Giacché può dirsi che desiderare le cose dannose significa giocare una partita che non vale la pena di correrne il rischio, perché tanti vi si impegnano? Perché? A causa del peccato dei nostri primogenitori, per la cui ragione “l’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia sin dalla sua giovinezza”, come dichiarò lo stesso Creatore, Geova Dio, subito dopo il diluvio del giorno di Noè. A motivo di questa eredità siamo inclini a desiderare egoisticamente i piaceri senza dovuto riguardo per le leggi di Dio che le regolano. Il Creatore ci diede la vita per uno scopo, non soltanto perché si perseguano i piaceri. Il desiderio di cose dannose è perciò tanto errato quanto stolto, specialmente da che non possiamo danneggiare noi stessi senza influire anche su altri. — Gen. 8:21; Mar. 12:31.
Che cosa ci aiuterà a guardarci dal desiderio delle cose dannose? Lo studio della Parola di Dio ci aiuterà, e in tre modi. Primo, credetevi quando avverte che desiderare cose dannose significa incorrere nell’ira di Dio; e “noi non siamo più forti di lui, non vi pare?” — 1 Cor. 10:22, 5.
Secondo, la Parola di Dio ci mostra esattamente quali cose sono dannose, nocive, e perciò da evitare come stolte, se non anche moralmente cattive. Con le sue leggi e i suoi princìpi e il suo racconto storico, essa ci istruisce. Come scrisse l’ispirato salmista molto tempo fa: “La tua parola è una lampada al mio piede, e una luce al mio cammino”. — Sal. 119:105.
E terzo, la Bibbia ci aiuta a guardarci dalle cose dannose imprimendo nella nostra mente il valore delle cose buone, vere e sane come l’onesta fatica, la sana vita familiare e l’adorazione di Dio, che recano buona coscienza e speranza di vita eterna per fare ciò che è giusto. Essa ci mostra che “la santa devozione con autosufficienza” è sin da ora un grande guadagno. Di sicuro tutte queste sono ragioni, nonché aiuti, per non desiderare le cose dannose. — 1 Tim. 6:6; Eccl. 9:7-9; Rom. 6:23.
-
-
Gli “ultimi giorni” — Ciò che significano per voiLa Torre di Guardia 1968 | 15 marzo
-
-
Gli “ultimi giorni” — Ciò che significano per voi
AVRETE udito senza dubbio l’espressione “ultimi giorni”. Molti la conoscono bene perché è usata nella Parola di Dio, la Bibbia. Ma poiché l’espressione dà luogo a presentimento e preannuncia condanna, spesso non è un soggetto bene accolto. Alcuni perfino si fanno beffa che ci possa essere una tal cosa e chiudono la loro mente quando sorge il soggetto biblico degli “ultimi giorni”. Tuttavia, è un fatto che molte cose in effetti giungono alla loro fine, e, pertanto, si trovano nei loro giorni terminali.
Per esempio, le persone giungono agli ultimi giorni della loro vita, o di qualche aspetto della loro vita. Se visitaste una grande biblioteca e ne guardaste il catalogo a schede, trovereste libri su soggetti come “Gli ultimi giorni di Carlo II”, “Gli ultimi giorni di Maria Antonietta”, “Gli ultimi giorni del generale Grant”, “Gli ultimi giorni di Abraamo Lincoln”, “Gli ultimi giorni di Hitler”, e così via. Per certo nessuno dubita che le persone giungono agli “ultimi giorni” della vita umana!
Anche altre cose pervengono agli ultimi giorni. Così in certe biblioteche pure troverete libri intitolati “Gli ultimi giorni di Sebastopoli”, “Gli ultimi giorni di Pompei” e “Gli ultimi giorni di Ercolano”. Guerre devastatrici a volte recano la fine alle funzioni ordinarie di una città, come accadde alla città di Sebastopoli sul mar Nero durante la seconda guerra mondiale. Oppure un disastro vulcanico può seppellire una città e la sua popolazione facendola scomparire dall’esistenza, come fece l’eruzione del monte Vesuvio alle città di Pompei ed Ercolano nel 79 E.V.
Tuttavia, non solo persone e città, ma intere nazioni e imperi sono giunti ai giorni finali della loro esistenza. Soltanto alcune generazioni fa potenti nazioni indiane scorrazzavano nelle pianure degli Stati Uniti occidentali, vivendo la semplice vita nomade. Ma ora non ci sono più, cancellati dall’esistenza all’avanzata verso occidente dell’uomo bianco. Robert M. Utley, nel suo recente libro The Last Days of the Sioux Nation, descrive gli ultimi conflitti e avvenimenti che portarono alla scomparsa di questa nazione indiana un tempo potente.
Non è insolito che vecchi governi o sistemi di dominio giungano ai loro ultimi giorni, e, col passar del tempo, siano soppiantati dai nuovi. Questo è fatto notare nel libro The Last Days of the French Monarchy. “Nell’agosto 1788”, scrive l’autore, “finirono i giorni del vecchio regime [francese], e cominciò un nuovo ordine”. Un libro più recente, The Last Days of the British Raj, parla degli ultimi giorni del dominio britannico nel paese dell’India. E un volume pubblicato solo l’anno scorso a cui si è fatta molta pubblicità, The Last 100 Days, descrive gli ultimi giorni della Germania nazista.
SOGGETTO ALLA INCOMPRENSIONE
Quello degli “ultimi giorni” è chiaramente un argomento comune. Farsene dunque beffe perché nella Bibbia sono menzionati gli “ultimi giorni” è per certo ingiustificato. Comunque, giacché l’espressione può avere vari significati, è facile che persone non informate o male informate traggano conclusioni sbagliate e ne abbiano incomprensione.
Per esempio, si potrebbe desumere dal titolo del libro The Last Days of Richard Nixon (Gli ultimi giorni di Richard Nixon) che l’uomo sia morto. Ma questo non è vero, poiché in questo caso l’espressione “ultimi giorni” non si riferisce agli ultimi giorni della vita dell’uomo, come in genere accade, ma a un episodio o fase della sua vita. Le città di Sebastopoli e Pompei potrebbero prendersi come altri esempi. Mentre entrambe pervennero a “ultimi giorni”, i risultati furono del tutto diversi. Pompei e ogni singola persona che rimase entro la città furono annientati, e Pompei è ancora in rovina dopo quasi 1.900 anni. D’altra parte, Sebastopoli, sebbene subisse una grande distruzione, fu riedificata e ora è una città operosa di oltre 100.000 abitanti.
Le persone che non conoscono i fatti possono dunque facilmente fraintendere il significato dell’espressione “ultimi giorni”. Questo può dirsi anche dell’uso di tali parole nella Bibbia. Molti hanno un’impressione interamente errata di ciò che la Bibbia vuol dire quando parla degli “ultimi giorni”. Comunque, è molto importante che conosciamo la verità sul soggetto. Che cosa sono gli “ultimi giorni”? Gli “ultimi giorni” di che cosa? Possono evitarsi? Devono essere considerati con orrore? Che cosa significano per voi?
CHE COSA SONO GLI “ULTIMI GIORNI”?
In Secondo Timoteo 3:1, capitolo terzo, versetto primo, la Bibbia spiega: “Sappi questo, che negli ultimi giorni vi saranno tempi difficili”. Anche in Secondo Pietro 3:3, 4, capitolo terzo, versetti terzo e quarto, la Bibbia dice: “Poiché voi sapete questo prima di tutto, che negli ultimi giorni verranno degli schernitori con i loro scherni, che procederanno secondo i propri desideri e diranno: ‘Dov’è questa sua promessa presenza? Infatti, dal giorno che i nostri antenati si addormentarono nella morte, tutte le cose continuano esattamente come dal principio della creazione’”.
Gli “ultimi giorni” dei quali si parla qui nella Bibbia sono ovviamente un periodo importante della storia che sarebbe stato contrassegnato da insolita afflizione, sì, “tempi difficili”. Tuttavia, la Bibbia mostra che, nonostante la prova che gli “ultimi giorni” sarebbero arrivati, la gente non ci avrebbe creduto. Avrebbe invece deriso: ‘Dov’è questa promessa presenza di Dio? Non verrà nel nostro giorno. Tutte le cose continuano come sono sempre state’.
Gesù Cristo pure parlò infallibilmente degli “ultimi giorni”. Quando fu sulla terra i suoi discepoli gli si accostarono in privato e domandarono: “Di’ a noi, quando avverranno queste cose, e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo?” (Matt. 24:3, La Sacra Bibbia a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma) Oppure, come una traduzione moderna più accuratamente rende l’ultima domanda: “Quale sarà il segno della tua presenza e del termine del sistema di cose?” (Traduzione del Nuovo Mondo) Con la sua risposta Gesù mostrò che la sua “presenza” e “il termine del sistema di cose”, o “la fine del mondo”, avrebbe richiesto un periodo di tempo. Questo periodo di tempo corrisponde a ciò che la Bibbia pure chiama gli “ultimi giorni”.
GLI ULTIMI GIORNI DI CHE COSA?
Dato che gli “ultimi giorni” e “la fine del mondo” sono così collegati nella Bibbia, molti credono che gli “ultimi giorni” significhino la fine dei cieli e della terra letterali. Essi credono che, in qualche modo, un tremendo fuoco incendierà la terra e i corpi celesti, e che questi saranno tutti bruciati finché sian ridotti a tizzoni di desolazione. Si asserisce che la Bibbia sostenga questa veduta quando, parlando degli “ultimi giorni”, dice: “I cieli e la terra che sono ora son custoditi per il fuoco e sono riservati al giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi”. (2 Piet. 3:3-7) Non c’è da meravigliarsi se persone che hanno tale credenza considerino gli “ultimi giorni” un soggetto di spiacevoli presagi!
Or dunque, significano gli “ultimi giorni” la fine dei giorni per il pianeta terra? Significa la “fine del mondo” la fine dei cieli e della terra letterali? Per certo non è ragionevole che questo bel pianeta, da Dio dichiarato “molto buono” dopo ch’era stato preparato per l’abitazione umana, debba essere completamente distrutto, ridotto a un tizzone, a causa della caparbietà di alcuni uomini malvagi. (Gen. 1:31) Non solo questo è irragionevole, è anche antiscritturale.
Notate ciò che la Parola di Dio dice sull’argomento. “Poiché questo è ciò che ha detto Geova, il Creatore dei cieli, il vero Dio, il Formatore della terra e il suo Fattore, Colui che la stabilì fermamente, che non la creò semplicemente per nulla, che la formò pure per essere abitata”. (Isa. 45:18) Dio creò la terra non semplicemente per nulla, invano, ma perché su di essa abitassero e si rallegrassero giusti abitanti.
Che questo proposito di Dio sarà adempiuto è chiaramente mostrato nella Bibbia, dove dice: “I giusti stessi possederanno la terra, e risiederanno su di essa per sempre”. (Sal. 37:29) Sì, sarà possibile alle persone giuste abitare sulla terra in eterno, poiché la Bibbia ancora dice: “Egli [Dio] ha fondato la terra sui suoi luoghi stabiliti; non si farà vacillare a tempo indefinito, o per sempre”. Perciò, gli “ultimi giorni” non significano la fine del pianeta terra. Questa terra, come anche i bei cieli stellati, dureranno per sempre, come la Bibbia stessa promette. — Sal. 104:5; Eccl. 1:4.
Or dunque, “i cieli e la terra”, dei quali si parla in Secondo Pietro al capitolo terzo, che “son custoditi per il fuoco” al culmine degli “ultimi giorni” non sono ovviamente i cieli e la terra fisici. (2 Piet. 3:7) Questo è mostrato nei versetti precedenti di quel capitolo, che spiegano come la distruzione di un mondo antico avvenne “quando fu inondato dall’acqua”. Per certo non fu il letterale pianeta terra a perire nelle acque del diluvio al giorno di Noè, e così nemmeno il termine dell’attuale sistema di cose comprenderà la distruzione della terra letterale. Piuttosto, il giorno di giudizio di Dio, al termine degli “ultimi giorni”, porterà l’annientamento delle persone malvage, la “distruzione degli uomini empi”.
Questo ci aiuta a capire a che cosa si riferisca l’espressione “ultimi giorni”, di che cosa siano gli ultimi giorni. Son gli ultimi giorni non del mondo fisico, ma dell’attuale sistema di cose malvagio, che è formato di tutte le organizzazioni degli uomini i quali si rifiutano di sottomettersi alla direzione di Dio. Sì, tutti i terreni governi del genere umano opposti al regno di Dio saranno distrutti, come la Bibbia spiega: “L’Iddio del cielo stabilirà un regno che non sarà mai ridotto in rovina. . . . Esso stritolerà tutti questi regni e porrà loro fine, ed esso stesso starà a tempi indefiniti”. — Dan. 2:44.
PRESTATE ASCOLTO ALL’AVVERTIMENTO!
Ma quando accadrà questo? Ci troviamo noi ora negli “ultimi giorni” di questo mondano sistema di cose? Sì! Tutte le prove fisiche che adempiono le profezie bibliche additano quel termine. Proprio come città, nazioni e perfino imperi sono giunti nel passato ai loro ultimi giorni, così noi siamo ora giunti al tempo in cui TUTTI i regni e le nazioni sono, nello stesso tempo, ai loro ultimi giorni! È vero, può sembrare incredibile, ma è un fatto! Le prove sono conclusive.
Nei recenti anni i cristiani testimoni di Geova hanno fatto risuonare l’avvertimento che il tempo sta per scadere, che questi “ultimi giorni” termineranno presto con una distruzione paragonabile al diluvio universale del giorno di Noè. Sebbene molte persone si facciano beffe, ricordate: La Bibbia predisse che “negli ultimi giorni verranno degli schernitori con i loro scherni”. È caratteristico di persone che non tengono conto degli avvertimenti di mettersi in salvo.
Per esempio, quando il monte Vesuvio dava avvertimenti nel 79 E.V. la maggioranza del popolo della città di Pompei non prestò ascolto. Mentre pochi lasciarono la città alla prima esplosione del monte, uno storico spiegò: “Molti Pompeiani — principalmente i ricchi — non vollero abbandonare le preziose case e i possedimenti per mettersi al riparo, sperando che l’orrore passasse. La decisione costò loro la vita”. Essi comprendevano che le cose non andavano bene, tuttavia non fuggirono. Che stoltezza! Anziché fare oggi uno sbaglio simile, noi dovremmo prestare ascolto all’avvertimento dell’appressarsi della fine. Ma quale azione si dovrebbe compiere?
L’AZIONE CHE È URGENTE ORA
Ovviamente gli “ultimi giorni” non si possono evitare; poiché sono ora giunti, accompagnati da ogni calamità, afflizione e decadimento morale che fu predetto li avrebbe contrassegnati. Il divino “giorno del giudizio e della distruzione degli uomini empi” s’avvicina rapidamente! (2 Piet. 3:7) Ma dovrebbe essere considerato con orrore e spavento? Dovremmo ritenere che gli “ultimi giorni” siano un argomento spiacevole, rifiutandoci di esaminare ciò che significano per noi? Niente affatto!
Vogliate notare che il giudizio di Dio influirà avversamente solo sugli “uomini empi”. Solo quelli che si rifiutano di sottomettersi alle leggi di Dio subiranno la distruzione. D’altra parte, per quelli che amano la giustizia e attendono con ansia che il regno di Dio rimuova la malvagità dalla terra, gli “ultimi giorni” sono davvero un tempo per rallegrarsi. I veri cristiani possono rallegrarsi perché il regno di Dio è vicino e s’approssima la liberazione da questo malvagio sistema di cose. (Luca 21:28-32) Ma per essere fra quelli che avranno la benedizione di sopravvivere quando questo intero sistema crollerà nella distruzione, è urgente agire in modo positivo.
Prima di tutto, dovete dare prova che, come Noè e la sua famiglia, camminate con Dio e amate le sue vie. In quell’èra antidiluviana Dio separò le persone o perché sopravvivessero o perché fossero distrutte, e oggi sta facendo la stessa cosa. Gesù Cristo è stato nominato giudice, e la Bibbia spiega che egli separa le persone o come “pecore” alla sua destra di favore o come “capri” alla sua sinistra di disfavore. (Matt. 25:31-46) Che cosa darete prova d’essere voi, una “pecora” o un “capro”?
Determinerete questo dal modo in cui vi comporterete verso il messaggio di Dio recato dai suoi ministri. Le persone simili a pecore ascoltano le istruzioni che Dio dà nella sua Parola e le seguono, modellando la propria vita secondo i giusti princìpi di Dio. Questa azione sarà vantaggiosa non solo per se stessi, ma anche per altri membri della loro famiglia. Poiché proprio come ascoltando i genitori l’avvertimento prima della distruzione di Pompei furono preservati i loro figli minori, così in maniera simile alla fine di questo sistema di cose la vostra condotta influirà direttamente sui vostri figli onde intraprendano il servizio di Dio, e, quindi, ne ricevano il favore e la benedizione o no.
Poiché gli “ultimi giorni” stanno rapidamente per scadere, è urgente davvero agire in modo positivo. È un tempo in cui vi potrete rallegrare. Poiché questi non dovranno essere gli ultimi giorni della vostra vita, ma solo di una particolare fase della vostra vita. Sì, potrete avere la grandiosa prospettiva di vivere con la vostra famiglia oltre la fine di questo sistema di cose, e per tutta l’eternità, nel giusto nuovo ordine di Dio.
-
-
Lo Sposo e la Sposa rivolgono l’attenzione alla crescita della famigliaLa Torre di Guardia 1968 | 15 marzo
-
-
Lo Sposo e la Sposa rivolgono l’attenzione alla crescita della famiglia
1. Perché è impossibile che un uomo cresca dovutamente una famiglia mentre è in guerra?
L’ALLEVAMENTO dei figli è una felice ma grave responsabilità. Richiede tenera cura, continua attenzione, l’espressione di molto amore, disciplina, correzione, unione, associazione e partecipazione familiare alla ricreazione. Perciò, quando un uomo è in guerra ha difficilmente il tempo di prestare attenzione alla crescita della famiglia. Le nazioni in genere riconoscono questo ed esentano gli uomini con famiglia dal servizio militare a meno che la situazione nazionale non divenga estrema. Quando un uomo da poco sposato torna dalla guerra è molto felice di essere con la sua sposa ed ella con lui. La loro felicità è massima perché ora possono lavorare insieme, possono pensare di formare una famiglia e cominciare ad adempiere il primario scopo del matrimonio, l’allevamento dei figli. È qualche cosa che Dio ha provveduto. Noi della razza umana siamo grati a Dio che ha disposto così le cose, poiché in tal modo abbiamo ottenuto la vita.
2. Qual è il proposito di Dio per il genere umano, e come ce lo illustra?
2 Affinché potessimo capire i propositi di Geova verso di noi Dio si è servito di questa medesima circostanza per illustrarci quello che sta per fare a favore della razza umana. Egli ama la famiglia umana e vuole che abbiamo la vita, non solamente per alcuni brevi anni con gran parte di questi anni pieni di afflizioni e sofferenze, ma la vita per sempre in una condizione in cui non ci sarà nessuna mancanza di continua felicità. Egli ci ha ripetutamente detto mediante la sua Parola d’aver provveduto il Messia, il suo unigenito Figlio Gesù Cristo, come mezzo per la vita del genere umano. In che modo ci rechi questi benefici qui sulla terra lo rende chiaro usando la medesima comprensibile illustrazione di uno sposo e una sposa che prestano attenzione alla crescita della famiglia.
3. Chi è lo Sposo? la sposa?
3 Gesù Cristo è lo Sposo. (Giov. 3:28, 29) Egli è spirituale, immortale, in cielo. (1 Piet. 3:18; 1 Tim. 6:14-16) Chi è la sposa e che genere di persona è ella? Ebbene, la Bibbia dice che la sua sposa è la congregazione cristiana. (Col. 1:18) Naturalmente, ella non è una donna individuale ma è una sposa composta, un’organizzazione formata di persone. La sposa che debba sposare uno sposo spirituale dev’essere spirituale, ed ella è tale, essendo l’Israele di Dio, o Israele spirituale, figli generati da Dio per mezzo dello spirito. Questa sposa composta è anche menzionata come il “piccolo gregge” a cui Dio darà il Regno (Luca 12:32), e che saranno re e sacerdoti con Cristo. (Riv. 20:4, 6) In armonia col fatto che sono un “piccolo gregge” la Bibbia indica che il loro numero è di soli 144.000. (Riv. 14:1) Lo Sposo e la sposa appartengono alla famiglia del grande Padre celeste, Geova Dio. Avendo sposato il Figlio, ciascun membro della composta sposa ha sulla fronte il nome di Cristo quale Marito e anche il nome del Padre suo.
COMBATTIMENTO PER PROTEGGERE IL NOME DELLA SPOSA E DELLA FAMIGLIA
4. Che cosa deve fare lo Sposo prima che egli e la sua sposa rivolgano l’attenzione alla crescita della famiglia? Perché?
4 Ora, lo Sposo e la sua sposa si occupano di crescere una famiglia degna dell’illustre nome del Padre Geova, ubbidiente e pienamente rispettosa verso il nome della famiglia. In difesa di questo nome della famiglia e anche per proteggere la sua sposa, lo Sposo deve combattere una guerra prima che possa godere piena pace e prestare indivisa attenzione alla crescita della famiglia. Questa guerra è contro i nemici del Padre suo, capeggiata dal principale oppositore di Dio, Satana il Diavolo. Satana si è servito sulla terra di uomini opposti al vero cristianesimo per tentar di distruggere la sposa e contaminarla moralmente e spiritualmente così che ella non fosse idonea al matrimonio dello Sposo celeste. Per questa ragione lo Sposo combatte la battaglia di Armaghedon, schiacciando completamente tutti i nemici terrestri e sconfiggendo quindi Satana e i suoi malvagi demoni. Ciò che risulta da questa azione è descritto nella Bibbia come la fuga della terra e dei cieli, così che non si troverà più posto per loro. (Riv. 20:11) Ogni ostacolo sarà in tal modo rimosso per la completa pace, così che non rimarrà nessuna minaccia per la sposa. Lo Sposo ha ora stabilito condizioni del tutto favorevoli per la sua sposa: “E vidi un nuovo cielo e una nuova terra; poiché il precedente cielo e la precedente terra erano passati, e il mare non è più”. — Riv. 21:1.
5. (a) Quando la sposa e lo Sposo cominciano a crescere la famiglia? (b) Che cosa sono il “nuovo cielo” e la “nuova terra”?
5 Essendo il vecchio cielo di Satana e dei suoi demoni scomparso, insieme allo spirito di Satana, il quale è lo spirito del mondo che esercita la propria forza malvagia per volgere la mente delle persone alla malvagità, un nuovo corpo amministrativo assumerà il pieno potere, cioè Gesù Cristo e i suoi 144.000 associati re e sacerdoti. La Bibbia ci aiuta a stabilire il tempo in cui lo Sposo e la sua sposa rivolgono l’attenzione alla crescita della famiglia, quando ci dice che questa amministrazione dominerà per mille anni. (Riv. 20:4) Questo tempo felice è all’inizio del regno millenniale di Cristo. La “nuova terra” su cui questa amministrazione dominerà non sarà un nuovo globo terrestre che viaggi per lo spazio, come il “nuovo cielo” non sostituirà il cielo di Dio. È ciò che sostituisce permanentemente la vecchia, corrotta, terrena disposizione umana di Satana, proprio come i nuovi cieli sostituiranno permanentemente i vecchi cieli satanici che han corrotto e dominato la società umana. La “nuova terra” è una terrestre società umana completamente giusta e nuova. Il simbolico “mare” degli irrequieti, ribelli, empi popoli, da cui la simbolica bestia selvaggia ascese molto tempo fa onde il Diavolo se ne servisse, sarà scomparso. (Riv. 13:1, 2; Isa. 57:20) I nostri mari letterali rimarranno. Ma come verrà a costituirsi tale giusta e nuova società terrestre? L’apostolo Giovanni vide come nella sua visione:
SCENDE LA NUOVA GERUSALEMME
6. Che cos’è la Nuova Gerusalemme, e in che senso scende dal cielo?
6 “E vidi la città santa, la Nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, e preparata come una sposa adorna per il suo marito”. (Riv. 21:2) Questo è un tempo molto felice per lo Sposo, un tempo in cui egli comincerà il suo glorioso regno di mille anni con la sua sposa. Naturalmente, è un tempo felice anche per lei, ed ella è descritta come splendidamente adorna per l’occasione. È paragonata a una città, Gerusalemme, che al tempo del glorioso regno del re Salomone era un luogo di stupenda bellezza, alta sul colle Sion col suo magnifico tempio che si vedeva di lontano, rifulgente alla luce solare ed esaltante la vera adorazione di Geova Dio. La città è spesso usata nelle Scritture per rappresentare un’organizzazione. Questa sposa è un un’organizzazione tenuta insieme in completa unità nell’amore dello Sposo e del suo Padre Geova e del tutto preparata per il servizio, “preparata come una sposa adorna per il suo marito”, e pronta a fare i desideri del suo marito. Insieme ora rivolgono l’attenzione alla terra, poiché servono da nuova organizzazione capitale, la nuova organizzazione. Essi sono il completo seme di Abraamo per mezzo del quale “tutte le nazioni della terra di certo si benediranno”. — Gen. 22:18; Riv. 3:12.
7. Chi sono i figli della sposa e dello Sposo, e come divengono tali?
7 Come possono allora quelli che sono sulla terra, avendo almeno un po’ di vita per il fatto che sono della stirpe di Adamo, divenire figli dello Sposo e della sposa? O, chi sono i figli generati? Ebbene, quelli che allora sono sulla terra vivranno rettamente, essendo sopravvissuti alla battaglia di Armaghedon, ma non sono perfetti; hanno ancora l’eredità adamica del peccato; morirebbero col passar del tempo. Armaghedon non ha cambiato i loro corpi, benché abbia spazzato via i loro nemici. Hanno dunque bisogno che si infonda in loro vera vita. Hanno bisogno di divenire, anziché figli del peccatore Adamo, figli del “Padre eterno” Gesù Cristo. (Isa. 9:6) Questo significa che c’è molto lavoro per la sposa e lo Sposo, poiché avranno la responsabilità di mostrare a queste persone una grande quantità di amore e tenera cura e di infondere in loro la vera vita. Oltre a ciò ci sono milioni di individui che non hanno affatto la vita. Son morti e privi di esistenza. Questi fanno parte delle nazioni e delle famiglie della terra che il seme abraamico deve pure benedire, e devono dunque riportarsi in vita, devono stare di nuovo su questa terra per avere l’opportunità di divenire posteri della sposa e dello Sposo, permanenti membri della famiglia. (Gen. 12:3) Come la sposa e lo Sposo faranno quest’opera? A questa domanda Giovanni ebbe successivamente la risposta nella sua visione:
LA FAMIGLIA DELLO SPOSO
8. (a) Come la tenda di Dio sarà allora col genere umano? (b) Quale sarà la situazione alla fine dei mille anni?
8 “Allora udii un’alta voce dal trono dire: ‘Ecco, la tenda di Dio è col genere umano ed egli risiederà con loro, ed essi saranno suoi popoli. E Dio stesso sarà con loro’”. (Riv. 21:3) Avviene in questo modo. Dio la grande Fonte della vita non si attenda o non risiede personalmente col genere umano sulla terra, a diretto contatto con loro, perché anche quelli che compongono la sposa, mentre erano ancora sulla terra, non ebbero Dio a dimora personalmente con loro. Gesù Cristo serviva da Mediatore fra Dio e gli uomini a favore dei 144.000, la sposa. È venuto dunque il tempo che il resto del genere umano si riconcili pienamente con Dio. (1 Tim. 2:5, 6; 2 Cor. 5:20) Durante la loro riconciliazione Dio dimora con loro solo in maniera rappresentativa, nell’aspettativa del tempo in cui i mille anni del regno millenniale termineranno. In quel tempo tutti gli ubbidienti della terra saranno stati tratti nella famiglia dello Sposo, “l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, e allora avrà coltivato in loro le sue proprie giuste qualità. Essi mostreranno i tratti familiari di Gesù Cristo l’“ultimo Adamo”, invece dei degradati, degenerati tratti del loro originale padre il “primo uomo Adamo”. (1 Cor. 15:45) Per mezzo della loro fede nello sparso sangue dell’Agnello di Dio, con la loro ubbidienza a Cristo come Padre eterno, i benefici del suo sacrificio perfetto opereranno su di loro per recare loro la vita, in contrasto col peccato ereditato da Adamo, che ha operato per la loro morte. — Giov. 1:29, 36; Rom. 5:12.
9. In quanto a Dio che risiede fra il suo popolo, quale parte hanno la sposa e lo Sposo?
9 Nell’antico Israele la tenda nel deserto aveva un compartimento interno chiamato Santissimo in cui Dio dimorava in maniera rappresentativa fra il suo popolo. La luce tra i cherubini sull’arca del patto e la nuvola che stava al di sopra del tabernacolo erano prove della favorevole attenzione di Geova verso di loro. La classe della sposa di 144.000 membri, ricordiamo, è una classe spirituale, un tempio spirituale in cui Gesù Cristo è la pietra angolare di fondamento, il luogo in cui Geova Dio abita con lo spirito. (1 Piet. 2:5; Efes. 2:19-22) Come il marito è il fondamento della famiglia, così Cristo lo è della sua sposa. Quando scendono dal cielo, il che significa che rivolgono la loro attenzione e le loro attività e la loro potenza a questa terra e a quelli che vi abitano, Dio prende a risiedere con gli uomini per mezzo di questa classe del tempio. Esso è il centro dell’adorazione verso cui tutto il popolo deve venire, proprio come nell’antico Israele il centro dell’adorazione fu il tabernacolo (e in seguito il tempio). Essi saranno in tal modo riconciliati con Dio e diverranno veramente “suoi popoli”.
10. Descrivete i risultati allorché il genere umano è riconciliato con Dio dallo Sposo e dalla sposa.
10 Quale sarà il risultato per i suoi popoli allorché si avvicineranno sempre più alla completa riconciliazione con Dio? Giovanni ci dice: “Ed egli [Dio] asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena. Le cose precedenti sono passate”. (Riv. 21:4) Quale meravigliosa, ristoratrice, rafforzante, vivificante disposizione per il genere umano! Mentre esprimono ubbidienza e mentre Cristo e la sua sposa amorevolmente li assistono a fare progresso in senso spirituale e applicano loro i benefici del riscatto per la guarigione dei loro corpi, ci saranno sempre meno dolore, sempre meno ragioni di lagrime. Non ci sarà più la morte. La morte ereditata da Adamo cesserà di estendersi ulteriormente allorché i figli cesseranno di nascere. I viventi sulla terra, una volta raggiunta la perfezione, non avranno più il peccato adamico operante in loro. La morte ricevuta come eredità da Adamo sarà completamente spazzata via, per non esistere mai più. — Rom. 5:12, 18, 19.
11. Quando e come i cimiteri non ci saranno più?
11 I cimiteri hanno recato molta angoscia al genere umano. È una cosa che turba perfino il guardare un cimitero. L’Ades, comune tomba di tutto il genere umano, similmente non sarà più quando la risurrezione di quelli che sono nei sepolcri sarà avvenuta e quando nessuno scenderà più nei sepolcri come risultato del peccato adamico. Allora veramente potrà dirsi: “Le cose precedenti sono passate”.
ASSICURAZIONE DALL’INFALLIBILE FORMULATORE DI PROPOSITI
12. Nonostante tutte le cattive condizioni che esistono ora, come possiamo riporre fede nella promessa di Dio di condizioni migliori?
12 Geova comprende che è difficile agli uomini sulla terra, nelle condizioni che osserviamo oggi, aver visione di tale desiderabile condizione. Sembra troppo buona per esser vera, ma, allora, d’altra parte, non sembra troppo cattiva per esser vera la situazione del tempo attuale sotto Satana il grande nemico di Dio? E non ha la Parola di Dio predetto questo giorno? Dio stesso ci dice che farà avvenire queste buone cose. È impossibile ch’egli menta. (Ebr. 6:18) Giovanni scrive: “E colui che sedeva sul trono disse: ‘Ecco, faccio ogni cosa nuova’. E dice: ‘Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veraci’”. (Riv. 21:5) Geova benignamente e comprensivamente ci dà questa ulteriore assicurazione a suo proprio nome. Egli è l’Iddio fedele e verace, e suo Figlio lo Sposo diede la sua vita onde l’uomo ottenesse la vita. Il Figlio si occupa, al di sopra di ogni altra cosa, di adempiere e avverare e realizzare queste promesse di Dio.
13. Spiegate come Dio poté, circa 1.900 anni fa, dire: “È accaduto!”
13 Le cose che Dio si propone di fare sono così sicure che avvengano da chiamare se stesso “Colui che annuncio dal principio il termine, e da molto tempo fa le cose che non sono state fatte”. Anche dei suoi servitori Abraamo, Isacco e Giacobbe poté dire, benché fossero morti, che egli era il loro Dio, poiché “non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi”. Prima di comandare a Giovanni di scrivere la visione datagli disse ancora a Giovanni: “È accaduto!” perché è sicuro che si compirà. — Isa. 46:10; Matt. 22:32; Riv. 21:6; Rom. 4:17.
14. Quale assicurazione ci dà il titolo di Dio “l’Alfa e l’Omega”?
14 Credete che queste cose si verifichino? Dio, ci mostra ulteriormente come può considerare le cose che non sono come se fossero, dicendo pazientemente: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine”. Nella lingua greca, in cui l’apostolo Giovanni scrisse, la lettera alfa dà inizio all’alfabeto e la lettera omega gli pone fine. Geova qui ci dice, perciò, che quando comincia una cosa, essendo l’Onnipotente e il Formulatore di propositi, la porta con successo alla fine. Nessun ostacolo o interferenza gliela può far lasciare incompiuta. — Riv. 21:6; 1:8; 22:13.
15. Spiegate la dichiarazione di Geova: “A chi ha sete darò della fonte dell’acqua della vita gratuitamente”.
15 Dato che la sua promessa si basa su un fondamento solido, possiamo aver fiducia nell’accettare il suo invito: “A chi ha sete darò della fonte dell’acqua della vita gratuitamente”. (Riv. 21:6) Salmo 36:9, indirizzato a Geova, dice: “Presso di te è la fonte della vita”. Ogni creatura umana che ha sete di vita perfetta e felice dovrà ottenerla per tutta l’eternità dalla grande Fonte o Sorgente di vita Geova Dio, che è l’Alfa da cui ogni cosa buona ha origine. Gli assetati non potranno comprare questa vivificante, sostentatrice acqua con oro, argento o cose materiali. Geova Dio la darà gratuitamente, ma solo secondo i suoi propri termini. Per cui l’acqua della vita dovrà essere accettata tramite suo Figlio Gesù Cristo.
16. A chi e perché Geova rivolge la sua ottava e ultima esortazione alla fedeltà nella Rivelazione?
16 Dio parla quindi al rimanente dei 144.000 eredi spirituali di Dio ancora sulla terra che sono coeredi di Gesù Cristo. Nella sua ottava e ultima esortazione alla fedeltà nella Rivelazione, Geova dice: “Chiunque vincerà erediterà queste cose, e io gli sarò Dio ed egli mi sarà figlio”. (Riv. 21:7; 2:7, 11, 17, 26; 3:5, 12, 21) Per assicurarsi questa eredità celeste il rimanente dei 144.000 deve vincere questo mondo malvagio come fece Gesù Cristo il principale Figlio di Dio. (Giov. 16:33; Riv. 3:21) Devono continuare a vincere il mondo mantenendo l’integrità verso Dio e mantenendo la castità spirituale e morale come coniugata sposa finché l’ardente fine di questo sistema malvagio non lo rimuova fra breve dall’esistenza ed essi entrino vittoriosamente nel nuovo ordine.
NON TUTTI DIVERRANNO FIGLI DELLA SPOSA
17. Diverranno tutti sulla terra figli dello Sposo e della sua sposa? Spiegate.
17 Tutto il genere umano sulla terra diverrà forse automaticamente figli della sposa e dello Sposo, assunti infine nella grande ed eterna famiglia di Geova Dio? No. Giovanni descrive quindi quelli che non vi faranno parte: “Ma in quanto ai codardi e a quelli senza fede e a quelli che sono disgustanti nella loro impurità e agli assassini e ai fornicatori e a quelli che praticano lo spiritismo e agli idolatri e a tutti i bugiardi, la loro parte sarà nel lago che brucia con fuoco e zolfo. Questo significa la seconda morte”. (Riv. 21:8) Le persone che praticano queste cose non vincono il mondo, poiché fanno le stesse cose del mondo, le opere della carne. Compiono le opere del peccatore antenato della razza umana, Adamo, e seguono il modello di Babilonia la Grande, “la madre delle meretrici e delle cose disgustanti della terra”. Gli assassini, i fornicatori o sessualmente immorali, quelli che seguono Babilonia la Grande nel praticare lo spiritismo, la stregoneria e la magia, gli idolatri, compresi quelli che adorano la simbolica “bestia selvaggia” e la sua “immagine” del giorno moderno, e i bugiardi che imitano il Diavolo “padre della menzogna”: questa specie non vince il mondo e sarà distrutta ad Armaghedon. Nella nuova terra queste qualità saranno ugualmente detestabili e le persone che le praticassero non potrebbero continuare a vivere. — Giov. 8:44; Riv. 17:5, 6; 18:23, 24.
18. (a) Di quale morte morranno i ribelli? (b) Che cos’è il “lago di fuoco”?
18 La fonte dell’acqua della vita, sebbene aperta a tali persone, è chiusa da loro e perciò non bevono da essa, perdendo la loro propria vita. La morte di cui morranno sarà non la morte adamica, ma una morte causata dalla loro propria volontaria ribellione e malvagità. Sarà una morte eterna, simboleggiata dal “lago che brucia con fuoco e zolfo”, la seconda morte. (Riv. 21:8) Non sarà subìta nessuna così detta “morte di vita cosciente” da un’immaginaria anima umana immortale che sia tormentata con fuoco e zolfo per l’eternità. È una morte da cui non ci sarà nessuna risurrezione. Non c’è nessuna chiave per la seconda morte, sebbene Gesù abbia la chiave per la morte adamica. (Riv. 1:18) La seconda morte è assolutamente distinta dalla morte adamica, poiché il Dragone, l’originale Serpente, Satana il Diavolo, non morì mai della morte adamica ma è scagliato nella “seconda morte”, il simbolico lago di fuoco, e così, inoltre, vi sono scagliati la “bestia selvaggia” e il “falso profeta”. Anche la stessa morte adamica e l’Ades o Sceol sono scagliati nella “seconda morte”. Il “lago di fuoco” simboleggia dunque la distruzione eterna di una persona o cosa. È la morte adamica che non sarà più, non la “seconda morte”. Quelli scagliati nella seconda morte vi rimarranno per sempre, irredenti.
19. (a) Perché lo Sposo e la sposa non si rattristeranno di quelli che non desidereranno esser membri della loro famiglia? (b) Oltre ad allevare una famiglia, quale altra opera faranno lo Sposo e la sposa per la loro famiglia durante i mille anni, e a quale famiglia apparterranno infine quelli sulla terra?
19 Lo Sposo e la sposa non si rattristeranno affatto della morte di tali persone, poiché queste avranno mostrato lo stesso spirito malvagio di Satana e non si verseranno lagrime per la loro scomparsa dalla superficie della terra. Nel regno di mille anni, quando la sposa e lo Sposo si occuperanno di crescere una famiglia, istruiranno anche i loro figli sulla costruzione di bellissime case, cioè di un paradiso terrestre, così che per la fine dei mille anni e dopo la distruzione degli indegni nel “lago di fuoco” ci sarà una grandiosa famiglia di migliaia di milioni di persone, tutte viventi felicemente con la vita eterna sulla terra abbellita. (Sal. 37:10, 11; Rom. 8:21) Il proposito di Dio circa questo benedetto matrimonio del suo diletto, fedele Figlio sarà portato a una gloriosa conclusione, conducendo la famiglia umana nella famiglia del Padre celeste come “figli di Dio”.
-
-
Scritture per aprileLa Torre di Guardia 1968 | 15 marzo
-
-
Scritture per aprile
16 Molti verranno da luoghi orientali e occidentali e giaceranno a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. — Matt. 8:11. TG 15/9/67 15
17 Aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza la padronanza di voi stessi. — 2 Piet. 1:5, 6. TG 15/12/67 18, 19a
18 Molti dei suoi discepoli . . . dissero: “Questo discorso è offensivo; chi lo può ascoltare?” Per questo molti dei suoi discepoli se ne tornarono indietro e non camminavano più con lui. — Giov. 6:60, 66. TG 15/1/68 20-22a
19 Rimani nelle cose che hai imparate e sei stato persuaso a credere, sapendo da quali persone le hai imparate. — 2 Tim. 3:14. TG 1/12/67 21, 22a
20 Ma se l’omicida senza fallo esce dalla . . . sua città di rifugio . . . e il vendicatore del sangue ammazza in effetti l’omicida, non ha colpa del sangue. — Num. 35:26, 27. TG 1/2/68 19a
21 Continuate ad acquistar potenza nel Signore e nella possanza della sua forza. — Efes. 6:10. TG 1/8/67 25, 31a
22 Il regno dei cieli è simile a un uomo, un padrone di casa, che uscì di buon mattino per assumere degli operai per la sua vigna. — Matt. 20:1. TG 1/7/67 11-13
23 Cessate di conformarvi a questo sistema di cose, ma siate trasformati rinnovando la vostra mente, per provare a voi stessi la buona e accettevole e perfetta volontà di Dio. — Rom. 12:2. TG 1/10/67 20, 21
24 Se un uomo aspira all’incarico di sorvegliante, desidera un’opera eccellente. — 1 Tim. 3:1. TG 15/11/67 4-6a
25 Le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti mediante Dio per rovesciare cose fortemente trincerate. — 2 Cor. 10:4. TG 15/2/68 6
26 Se io compio questo volontariamente, ho una ricompensa; ma se lo faccio contro la mia volontà, mi è affidata ciò nonostante una gestione. — 1 Cor. 9:17. TG 1/11/67 15a
27 Mentre era in corso il giorno della festa della Pentecoste, erano tutti insieme nello stesso luogo. — Atti 2:1. TG 1/1/68 16a
28 Ricordati tu stesso di me secondo la tua amorevole benignità, per amore della tua bontà, o Geova. — Sal. 25:7. TG 15/8/67 10-12
29 Quelli che sono secondo la carne rivolgono la loro mente alle cose della carne, ma quelli che sono secondo lo spirito alle cose dello spirito. — Rom. 8:5. TG 1/3/68 2
30 Essendo venuto Cristo come sommo sacerdote . . . egli entrò una volta per sempre nel luogo santo . . . col proprio sangue e ottenne per noi una liberazione eterna. — Ebr. 9:11, 12. TG 1/1/68 14
-
-
AnnunciLa Torre di Guardia 1968 | 15 marzo
-
-
Annunci
Il pasto serale del Signore
La data per commemorare il pasto serale del Signore nel 1968 è venerdì 12 aprile, dopo le 18, ora solare. Ogni congregazione dei testimoni di Geova dovrebbe cominciare ora a disporre affinché tutti quelli che si associano regolarmente con la congregazione e altre persone interessate si riuniscano insieme per questa occasione. Un oratore qualificato, uno del rimanente degli unti seguaci di Cristo, se c’è ed è capace, dovrebbe ricevere l’incarico di fare il discorso. In armonia con le istruzioni date da Gesù ai suoi discepoli mentre era ancora sulla terra, esortiamo tutti i lettori de La Torre di Guardia a essere presenti per questa adunanza. — Luca 22:19, 20.
STUDI “TORRE DI GUARDIA” PER LE SETTIMANE
del 7 aprile: “Calate le vostre reti per la pesca”, 1-26. Pagina 176.
del 14 aprile: “Calate le vostre reti per la pesca“, 27-32, e Istruzioni per la pesca in tutto il mondo, 1-21. Pagina 182.
-
-
Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1968 | 15 febbraio
-
-
Domande dai lettori
● Qual è il motivo del cambiamento nel rendere Efesini 5:13 nella Traduzione del Nuovo Mondo, dall’edizione del 1950, che disse: “Ogni cosa che rende manifesto è luce”, all’edizione del 1961, dove si legge: “Ogni cosa resa manifesta è luce”? — R. J. S., Stati Uniti.
In Efesini 5:13 l’espressione “che rende manifesto” che si trova nell’edizione del 1950 della Traduzione del Nuovo Mondo delle Scritture Greche Cristiane (solo in inglese), o l’espressione “resa manifesta” che si trova nell’edizione del 1961 della completa Traduzione del Nuovo Mondo, è una versione della forma participiale della parola greca, che nella voce attiva significa “rendere manifesto”. Comunque, questo participio greco in Efesini 5:13 non è nella forma della voce attiva, ma nella forma che può essere sia della voce media greca sia della voce passiva greca. L’edizione del 1950 la considerò nella voce media del participio greco, come pure la Authorized o King James Version, che la rende in modo simile. Nella voce media questo verbo significherebbe rendersi manifesto, e come il “Critical and Exegetical Handbook dell’Epistola ai Galati e agli Efesini” del dott. Meyer mostra, il trattare il participio verbale greco come voce media ha dato luogo a quelle traduzioni come: “Poiché è luce ciò che rende tutte le cose manifeste”, o: “Poiché ogni cosa che rende altre cose manifeste è luce”. Quest’idea sembra quella cui aderì monsignor Ronald A. Knox in The New Testament in English, poiché egli rende l’espressione: “Solo la luce si mostra”. Pare che questa sia anche l’idea di Hugh J. Schonfield, poiché in The Authentic New Testament rende l’espressione: “Giacché ogni visibilità è dovuta alla luce”. Conformemente, l’edizione del 1950 della Traduzione del Nuovo Mondo ha un buon sostegno.
Comunque, nella Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture del 1961 il comitato di traduzione mostrò la sua preferenza intendendo che la forma del participio verbale greco rappresentasse la voce passiva invece della voce media. Con questo intendimento sono concordi molti altri traduttori moderni della Bibbia. Per esempio la traduzione di Moffatt dice: “Poiché qualsiasi cosa che è illuminata diviene luce”. An American Translation di Smith-Goodspeed dice: “Qualsiasi cosa che è resa visibile è luce”. The New English Bible, pubblicata nel 1961, dice: “Ogni cosa così illuminata è tutta luce”. La Sacra Bibbia a cura di monsignor Salvatore Garofalo, edita nel 1964, dice: “Tutto ciò, infatti, che si rende manifesto è luce”. La Sacra Bibbia a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma, edita nel 1961, dice: “Ché quanto è reso manifesto è luce”. La Sacra Bibbia a cura delle Università Pontificie di Propaganda Fide e Lateranense, edita nel 1964 da Garzanti, dice: “Tutto ciò che è manifesto è luce”. In maniera corrispondente, la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture del 1961 dice: “Ogni cosa resa manifesta è luce”.
Naturalmente, come l’apostolo Paolo mostra nel contesto, le infruttuose opere che appartengono alle tenebre desiderano rimanere nascoste e oscurate e lungi dalla luce. Esse non preferiscono manifestarsi pubblicamente all’aperta vista di tutti. D’altra parte, quelle cose che appartengono alla luce si offrono di manifestarsi a chiunque per quello che sono, e questo senza vergogna o riprensione. Come Gesù disse in Giovanni 3:21: “Chi fa ciò che è vero viene alla luce, onde le sue opere siano rese manifeste, poiché sono state compiute in armonia con Dio”.
Comunque, il primo pensiero di Efesini 5:13 risulta d’essere che i partecipanti a quelle infruttuose opere delle tenebre non le riconoscono per peccato. Non sono state smascherate a questi perpetratori come peccati. Comunque, col passar del tempo viene la luce della verità cristiana ed essa risplende su quelle infruttuose opere che appartengono alle tenebre. Essa smaschera la loro vera natura e rende molto chiaro ed evidente che quelle opere appartengono alle tenebre e sono peccaminose e son così vergognose che quelle cose che avvengono in segreto ad opera di questi perpetratori non meritano d’esser narrate, riferite o descritte, in modo da mettere cattive idee nei cuori o nelle menti di quelli che odono i racconti di queste cose. In ogni modo, quando a causa della necessità e dell’inevitabilità, tali cose vergognose sono smascherate dalla luce della verità cristiana, sono quindi rivelate come peccaminose. Questa rivelazione della peccaminosità di quelle cose è perciò un fulgore di luce. Si fa luce e quelle cose sono illuminate come peccaminose. La peccaminosità di quelle cose è ciò che è la luce, non le opere vergognose in se stesse. Quelle cose che sono riprovate e rese manifeste son dunque viste dai cristiani nella loro vera luce, cioè come cose condannate da Dio e che i cristiani devono evitare e scansare.
-
-
Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1968 | 1° marzo
-
-
Domande dai lettori
● Quando Gesù fu messo al palo, quale abito o abiti i soldati distribuirono tirando a sorte? — D. T., Nuova Zelanda.
Questa domanda si basa su un’apparente discordanza fra il racconto di Matteo e ciò che Giovanni dice avvenne in questa occasione. Prima, Matteo scrisse: “Messolo al palo, distribuirono i suoi abiti tirando a sorte”. (27:35) Marco presentò essenzialmente le stesse informazioni. (15:24) Comunque, Giovanni scrisse: “Or quando i soldati ebbero messo al palo Gesù, presero i suoi abiti e ne fecero quattro parti, una parte per ciascun soldato, e la veste. Ma la veste era senza cucitura . . . Perciò dissero l’uno all’altro: ‘Non la strappiamo, ma determiniamo a sorte di chi sarà’. Questo era affinché si adempisse la scrittura: ‘Ripartirono fra loro i miei abiti, e sulla mia veste tirarono la sorte’. E i soldati fecero realmente queste cose”. — Giov. 19:23, 24.
Dal racconto del testimone oculare Giovanni apprendiamo che Gesù aveva degli abiti e una veste. Giovanni 19:23 ci informa che i soldati fecero quattro parti dei suoi abiti, prendendone un pezzo ciascuno; comunque, Giovanni non ci dice come decidessero quale pezzo avrebbe avuto ciascuno. Infine, Giovanni 19:24 rivela che i soldati tirarono a sorte la veste in un sol pezzo di Gesù.
Il racconto di Matteo 27:35 non nega il fatto che Gesù aveva una veste; né contraddice il fatto che essa fu tirata a sorte. Matteo semplicemente non menziona questo particolare abito. Invece, egli fornisce dettagli circa gli abiti di Gesù, di cui Giovanni dice furon fatte quattro parti, e Matteo aggiunge che anch’esse furono distribuite tirando a sorte.
Prendendo in considerazione i due Vangeli, Matteo e Giovanni, possiamo vedere che i soldati tirarono a sorte sia gli abiti che la veste. Invece di contraddizione, abbiamo due racconti scritti da diverse persone, ciascuno dei quali provvede dettagli che l’altro non include, eppure nessuno dei due contraddice l’altro. E, come indica il successivo racconto scritto da Giovanni, tirando a sorte le vesti del Messia fu adempiuto Salmo 22:18. Possiamo trarre questa corretta conclusione leggendo l’uno o l’altro dei libri ispirati.
-
-
Domande dai lettoriLa Torre di Guardia 1968 | 15 marzo
-
-
Domande dai lettori
● Vi è qualche obiezione scritturale se uno dona il proprio corpo perché sia usato in ricerche mediche o se si accettano organi per il trapianto da tale origine? — W. L., U.S.A.
In questo affare sono implicate diverse questioni, compresa la correttezza dei trapianti e delle autopsie di organi. Molto spesso l’emozione umana è il solo fattore considerato quando individui decidono queste cose. Sarebbe bene, però, che i cristiani considerassero i princìpi scritturali da applicare e che prendessero quindi le decisioni in armonia con questi princìpi in modo da piacere a Geova. — Atti 24:16.
Primariamente, sarebbe bene tener presente che le operazioni di trapianto di organi, come quelle che ora si fanno nel tentativo di riparare il corpo o di prolungare la durata della vita, non si usavano migliaia di anni fa, per cui non ci possiamo aspettare che nella Bibbia si trovi la legislazione sul trapianto di organi umani. Tuttavia, questo non significa che non abbiamo su tali questioni nessuna indicazione della veduta di Dio.
Quando Geova autorizzò per la prima volta gli uomini a mangiare carne animale, spiegò la cosa a Noè in questo modo: “Il timore di voi e il terrore di voi continuerà su ogni creatura vivente della terra e su ogni creatura volatile dei cieli, su ogni cosa che si va muovendo sulla terra e su tutti i pesci del mare. Essi son ora dati in mano vostra. Ogni animale che si muove ed è in vita vi serva di cibo. Come nel caso della verde vegetazione, vi do in effetti tutto questo. Solo non dovete mangiare la carne con la sua anima, col suo sangue”. (Gen. 9:2-4) Questa autorizzazione fu data a Noè, da cui discende ora ogni persona vivente. Per cui, si applica a tutti noi.
Gli uomini furono autorizzati da Dio a mangiare carne animale e a sostentare la propria vita umana sopprimendo la vita degli animali, sebbene non fosse permesso loro di mangiar sangue. Includeva questo il mangiare carne umana, sostentando la propria vita per mezzo del corpo o di parte del corpo di un altro uomo, vivo o morto? No! Questo sarebbe stato cannibalismo, una pratica aborrita da ogni persona civile. Geova fece una chiara distinzione fra la vita degli animali e la vita degli uomini, essendo stato il genere umano creato a immagine di Dio, con le sue qualità. (Gen. 1:27) Questa distinzione è resa evidente dalle Sue successive parole. Dio proseguì mostrando che la vita dell’uomo è sacra e non dev’essere soppressa a volontà, come può farsi con gli animali da usare per nutrirsi. Mostrando mancanza di rispetto per la santità della vita umana l’individuo si rendeva soggetto alla soppressione della sua propria vita. — Gen. 9:5, 6.
Quando un organo è malato o infetto, di solito la salute si ristabilisce prendendo sostanze nutrienti. Il corpo usa il cibo ingerito per riparare o sanare l’organo, sostituendone gradualmente le cellule. Quando gli uomini di scienza concludono che questo processo normale non funzioni più e suggeriscono di rimuovere l’organo e di sostituirlo direttamente con l’organo d’un altro uomo, questa è semplicemente una scorciatoia. Quelli che si sottopongono a tale operazione si sostenteranno quindi della carne di un altro uomo. Questo è cannibalesco. Comunque, autorizzando l’uomo a mangiare carne animale Geova Dio non diede agli uomini il permesso di cercar di perpetuare la propria vita mettendo cannibalescamente nei loro corpi carne umana, sia masticandola che nella forma di interi organi o parti del corpo tolte da altri.
È interessante notare che nella sua considerazione del cannibalismo l’Encyclopædia of Religion and Ethics, edita da James Hastings, Volume III, pagina 199, ha una sezione designata “Cannibalismo medico”. Essa indica che questo si associa all’idea di ottenere forza o qualche virtù medica dalla carne di un altro uomo, aggiungendo: “Il più rimarchevole esempio di questa pratica si verifica in Cina. Fra i poveri non è insolito che un membro della famiglia tagli un pezzo di carne dal braccio o dalla gamba, il quale è cotto e quindi dato a un parente malato. . . . L’intera superstizione in Cina è per certo connessa all’idea che mangiando del corpo umano il mangiatore si rafforzi. . . . Fra i selvaggi si riscontra la pratica di dar da bere all’uomo malato del sangue preso dalle vene di un parente”. Alcuni potrebbero argomentare che le pratiche terapeutiche seguite nelle moderne operazioni di trapianto di organi siano più scientifiche di tale trattamento primitivo. Ciò nonostante, è evidente che gli uomini i quali praticano la medicina non hanno superato i trattamenti che ammontano al cannibalismo dal momento che questi son ritenuti giustificati.
La scienza moderna ha sviluppato molti diversi tipi di operazioni che si compiono su parti del corpo umano, alcune che sono comuni e di solito hanno successo e altre che sono sperimentali e spesso non hanno successo. Non spetta a noi decidere se tali operazioni siano consigliabili o garantite dal punto di vista scientifico o medico. Sarebbe bene, però, che i cristiani i quali debbano prendere una decisione del genere considerassero l’indicazione del punto di vista di Dio presentato dalle Scritture. — Efes. 5:10.
Attualmente i ricercatori scientifici cominciano a usare parti artificiali o animali dove in precedenza si ritenevano necessarie parti umane, come nel caso dei trapianti di cornea. (Si veda, per esempio, Science News del 21 maggio 1966, pagina 396, e il Time del 28 aprile 1967, pagine 68 e 70). Se di queste operazioni faranno più ampio uso, non lo sappiamo. Né possiamo decidere se il cristiano debba accettare qualche parte di animale per trapianto; questo spetta alla decisione personale. (Gal. 6:5) Comunque, possiamo essere sicuri che nel futuro verrà il tempo in cui tutte le operazioni mediche umane non saranno necessarie. (Riv. 21:4) I cristiani hanno la chiara prova che è vicino il nuovo ordine in cui Geova il Grande Medico, per mezzo di Gesù, farà guarigioni oltre i limiti della scienza medica odierna. — Mar. 8:22-25; Giov. 11:43, 44; Atti 3:6, 7; Matt. 12:15.
Che cosa si dovrebbe fare, però, quando si chiede a un cristiano di provvedere un organo da usare in un’altra persona o di permettere che venga usata in tal modo la parte del corpo di un caro deceduto? Potremmo chiedere: Se il cristiano ha personalmente deciso di non voler sostentare la propria vita con la carne d’un altro uomo imperfetto, potrebbe egli secondo coscienza permettere che parte della sua carne venisse usata in quel modo per sostentare qualcun altro?
Perfino dal punto di vista medico c’è qualche dubbio circa la saggezza e l’etica di alcuni trapianti. Un medico ha trattato questo pubblicamente negli Annals of Internal Medicine, citando i risultati di 244 operazioni di trapianto del rene. Nella maggioranza dei casi quelli che han ricevuto il trapianto non hanno sopravvissuto all’operazione più di un anno. Quindi, commentando i pericoli del volontario che dona uno dei suoi reni, il medico chiese: “È giusto sottoporre una persona sana . . . alla possibilità . . . di abbreviare la sua vita di 25 o 30 anni per prolungare la vita di un altro di 25 o 30 mesi o meno?” Riferendo su ciò, Newsweek del 2 marzo 1964, a pagina 74, aggiunse che il medico “non offre nessuna conclusiva risposta, ma suggerisce che la domanda dev’essere fatta più spesso”.
Allorché bisogna decidere sul da fare del proprio corpo o del corpo di un caro deceduto, di cui un cristiano sia responsabile, non si dovrebbero trascurare le parole dell’apostolo Paolo in Romani 12:1: “Vi supplico per le compassioni di Dio, fratelli, di presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, accettevole a Dio, sacro servizio con la vostra facoltà di ragionare”. I battezzati cristiani han dedicato la loro vita, compreso il loro corpo, a fare la volontà del loro Creatore. In vista di ciò, può tale persona donare il proprio corpo o parte d’esso onde medici o altri ne facciano un uso non limitato? Ha l’uomo il diritto, per concessione di Dio, di dedicare gli organi del proprio corpo all’esperimento scientifico? È giusto che permetta di far questo del corpo di una persona cara? Queste sono domande che meritano una seria considerazione.
Da non trascurare è l’uso che potrebbe farsi di un corpo morto. Il cristiano che, mentre è in vita, ha rifiutato di dare il proprio sangue perché fosse usato come trasfusione per qualche altra persona, consentirebbe che il suo corpo sia dato a un gruppo o a una persona e forse in quel tempo ne sia tolto il sangue per trasfonderlo, come è stato fatto di alcuni cadaveri? (Si veda, per esempio, Svegliatevi! [solo in inglese] del 22 ottobre 1962, pagina 30). Una persona potrebbe ritenere di poter stipulare che il suo corpo non sia usato in quel modo; ma se molti che hanno autorità si rifiutano di attenersi ai desideri del cristiano circa il sangue quando egli è vivo, quale ragione c’è per credere che mostreranno più rispetto per i suoi desideri dopo la sua morte? Userebbero i suoi organi in cannibaleschi esperimenti medici?
Il nostro corpo è la creazione di Geova Dio. (Sal. 100:3; 95:6; Giob. 10:8) I cristiani possono consentire che si compia un’operazione chirurgica necessaria, come la rimozione di un arto malato, ma non mutilano inutilmente il loro corpo creato da Geova. Permettendo che un corpo sia mutilato dopo la morte si mostrerebbe forse rispetto e apprezzamento per la creazione di Dio? È vero che in alcuni casi ci possono essere esigenze legali che i cristiani devono osservare, come quando la legge richiede l’esame dopo la morte per determinare la causa del decesso. (Rom. 13:1, 7; Mar. 12:17) In tali casi il parente più stretto può richiedere che gli organi non siano rimossi per il trapianto o ulteriore uso. In questo modo, sebbene si possa richiedere l’autopsia, il cristiano può prevenire l’indebito uso del corpo della persona cara. Ma quando tali leggi non si applicano, il cristiano può decidere in tal modo che si evitino non necessarie mutilazioni e ogni possibile uso indebito del corpo. Così sarà in grado di avere una coscienza serena dinanzi a Dio. — 1 Piet. 3:16.
Da questa considerazione dovrebbe risultare evidente che i cristiani i quali sono stati illuminati dalla Parola di Dio non devono prendere queste decisioni semplicemente in base al capriccio o all’emozione. Possono considerare i princìpi divini riportati nelle Scritture e servirsene per prendere decisioni personali mentre si rivolgono a Dio per essere guidati, confidando in lui e riponendo la loro fiducia nel futuro che egli riserva a quelli che lo amano. — Prov. 3:5, 6; Sal. 119:105.
-
-
Lo spirito e la Parola di Dio: Divini provvedimenti per la vitaLa Torre di Guardia 1968 | 1° marzo
-
-
Lo spirito e la Parola di Dio: Divini provvedimenti per la vita
“Lo spirito è vivificante; la carne non giova affatto. Le parole che io vi ho dette sono spirito e son vita”. — Giov. 6:63.
1. Che cosa mette in pericolo l’aria e le provviste alimentari dell’uomo, rendendo sempre più difficile la vita sulla terra?
SE DESTANDOVI dal sonno vi accorgeste di respirare vapori micidiali, non cerchereste di uscire per respirare aria fresca? Se apprendeste che il vostro cibo contiene sostanze velenose che indeboliscono il vostro corpo tanto che presto morireste, non cambiereste con ciò che darebbe nutrimento e salute al corpo? Tuttavia, nonostante la nostra premura di eliminare gli immediati pericoli, diventa sempre più difficile per noi vivere sulla terra a causa dell’inquinamento dell’aria che respiriamo, del cibo che mangiamo e dell’acqua che beviamo. La pioggia radioattiva derivante da esplosioni atomiche e nocivi vapori e prodotti chimici inquinano l’aria, come pure il cibo e le provviste d’acqua. La coltivazione e la lavorazione del cibo lo lascia spesso privo di sostanze nutritive e guastato da veleni e additivi. Le acque di scolo e altri rifiuti vengono versati nei corsi d’acqua e nei laghi che provvedono acqua dolce, recando malattia e morte a molti che la bevono. Si aggiunga a questo pericolo la critica penuria di cibo e acqua dolce in molte parti del mondo.
2. (a) Quale “aria” è più micidiale dell’aria naturale che è stata inquinata, e da dove viene? (b) Mettete in contrasto le conseguenze per quelli che sono guidati dallo “spirito del mondo” e quelli che sono guidati dallo spirito di Dio.
2 Sapevate, comunque, che oggi si respira un’“aria” più micidiale, eppure insidiosa, che non l’aria letterale la quale diventa sempre più inquinata? o che la grande maggioranza del genere umano segue una dieta costante di “cibo” e “bevanda” che li manda rapidamente alla tomba? Spiritualmente parlando, l’“aria” o atmosfera mondana che la maggioranza delle persone respirano oggi è lo “spirito del mondo”, che è stato giudicato impuro da Geova. (1 Cor. 2:12; Riv. 16:17-21) Questa comune inclinazione mentale che permea tutta la società induce le persone a pensare, parlare, e assumere certi atteggiamenti e punti di vista, e a seguire un modello di condotta piuttosto ben definito che va contro l’influenza dello spirito di Dio e l’istruzione della sua Parola, la Bibbia. Questo non è strano, poiché “tutto il mondo giace nella potenza del malvagio”, Satana il Diavolo, che è descritto come “l’iddio di questo sistema di cose”, e come “il governante dell’autorità dell’aria, lo spirito che ora opera nei figli di disubbidienza”. (1 Giov. 5:19; 2 Cor. 4:4; Efes. 2:2) Se non ci rendiamo conto dei letali effetti di questo spirito creato dal Diavolo e che soddisfa gli egoistici desideri della carne, periremo. Dobbiamo invece cercare d’essere guidati dallo spirito santo di Dio, ed essere così spinti a camminare nella pura e giusta via che conduce alla vita. “Poiché quelli che sono secondo la carne rivolgono la loro mente alle cose della carne, ma quelli che sono secondo lo spirito alle cose dello spirito. Poiché rivolgere la mente alla carne significa morte, ma rivolgere la mente allo spirito significa vita e pace”. — Rom. 8:5, 6.
3. Qual è l’alimentazione spirituale delle masse del genere umano, e qual è stato l’effetto?
3 L’alimentazione spirituale provveduta per la mente delle masse è migliore dell’“aria” che respirano? I gemiti di un mondo malato, che sta per morire, danno l’inquietante risposta. La sempre crescente violenza, avidità, immoralità e bestemmia contro Dio nel mondo sono i terribili risultati. Essi hanno messo da parte il puro cibo della Parola di Dio, che recherebbe salute spirituale e darebbe istruzione intorno alla via che conduce alla vita eterna, e si sono volti alla filosofia, alle teorie, ai codici di etica, ai progetti, alle ideologie e, sì, anche alle divisive influenze delle sette religiose di questo vecchio sistema. Come l’acqua e il cibo fisici che sono inquinati fanno ammalare il corpo e affrettano la morte, così seguendo questa dieta le masse del genere umano sono divenute talmente malate che Dio le considera morte benché siano viventi. (Efes. 2:1; 1 Tim. 5:6) “Ci sono due cose cattive che il mio popolo ha fatte: Hanno lasciato perfino me, fonte d’acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne rotte, che non possono contenere acqua”. “Han lasciato Geova, hanno mancato di rispetto al Santo d’Israele, si sono volti indietro. Dove più sarete ancora colpiti, in quanto aggiungete altra rivolta? L’intera testa è in condizione d’infermità, e l’intero cuore è debole. Dalla pianta del piede fino alla testa non c’è in essa alcun punto sano”. — Ger. 2:13; Isa. 1:4-6.
4. In contrasto con la sapienza di questo mondo, quale tipo di cibo occorre all’uomo per la sua mente?
4 Se si devono prendere giuste decisioni che conducono alla vita, l’uomo ha bisogno di cibo solido basato sulla verità con cui nutrire la sua mente, non di sapienza mondana. Gesù diede importanza al luogo appropriato quando fu tentato dal Diavolo: “È scritto: ‘L’uomo non deve vivere solo di pane, ma di ogni espressione che esce dalla bocca di Geova’”. (Matt. 4:4) La mente dell’uomo ha bisogno di sapienza divina per pensare correttamente. Dev’esserci una base di verità su cui edificare. In preghiera a Dio, Gesù dichiarò: “La tua parola è verità”. (Giov. 17:17) Mediante un attento studio della Bibbia, il libro della verità, apprezziamo la sola via che conduce alla vita eterna, cioè per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo. “Gesù disse loro: ‘Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà affatto fame, e chi esercita fede in me non avrà mai sete’”. — Giov. 6:35; Giac. 3:13-18.
5. Il cibo solido della Parola di Dio che cosa aiuterà a fare?
5 Paolo scrisse ai cristiani ebrei che erano lenti a capire le cose profonde riguardo a Gesù come Messia: “Riguardo a lui abbiamo molto da dire e difficile a spiegarsi, giacché siete divenuti di udito torpido. Ma il cibo solido appartiene alle persone mature, a quelli che per mezzo dell’uso hanno le loro facoltà di percezione esercitate per distinguere il bene e il male”. (Ebr. 5:11, 14) Egli avvertì ulteriormente: “State attenti: vi può essere qualcuno che vi porti via come sua preda per mezzo della filosofia e di un vuoto inganno secondo la tradizione degli uomini, secondo le cose elementari del mondo e non secondo Cristo”. — Col. 2:8; Sal. 119:104, 105.
6. Siccome Dio vuole che l’uomo viva, quali provvedimenti ha preso per lui?
6 Non c’è dubbio al riguardo, se vogliamo la vita nel nuovo sistema di cose di Dio, dobbiamo smettere di respirare lo “spirito del mondo” e lasciare quindi che lo spirito santo di Dio sia la forza che ci conduca nella nostra vita. Dobbiamo smettere di nutrirci dei rifiuti di conoscenza mondana e smettere di bere le acque inquinate delle idee umane, banchettando invece da ora in poi con il cibo e la bevanda spirituale nella conoscenza e nella verità della Parola di Dio. Si tratta realmente di scegliere la vita o la morte. Dobbiamo accettare i provvedimenti di Dio per la vita o perderemo. Se realmente vogliamo la vita, Egli ci aiuterà a ottenerla, perché non è sua volontà che alcuno perisca. I provvedimenti divini del suo spirito e della sua Parola sono due forti garanzie di ciò. — 2 Piet. 3:9; Ezech. 33:11; Giov. 7:37-39.
7. (a) Dio ci dà forse intendimento della sua Parola in modo miracoloso? (b) Come considereremo i modi in cui operò lo spirito di Dio sui profeti e sugli scrittori biblici?
7 Ora sorge la domanda: Come possiamo ottenere i massimi benefici da questi divini provvedimenti per la vita? Geova non ci apre la mente in modo miracoloso, versandovi l’intendimento. Non ha mai operato in questo modo. Dobbiamo cercare la conoscenza e l’intendimento come tesori nascosti. (Prov. 2:1-9) Se i nostri cuori sono retti e vogliamo realmente servire Dio, egli ci darà l’intendimento, ma non per forza. L’adorazione dev’essere completamente volontaria, deve venire dal cuore. Benché egli desse l’ispirazione agli scrittori biblici e ad altri, questi dovettero usare il loro intelletto per imparare la volontà di Dio e prendere la loro propria decisione di servirlo. Spesso non comprendevano pienamente ciò che ricevevano mediante l’ispirazione. (Dan. 12:8, 9; 1 Piet. 1:10-12) Egli non prende possesso di noi come fanno i demoni quando controllano la mente di una persona che è stata data loro. Non riceviamo lo spirito santo, insieme a visibili manifestazioni, come ai giorni degli apostoli. Quando gli apostoli e quelli strettamente associati a loro morirono, non furono più compiute opere potenti o miracoli con l’aiuto dello spirito santo di Dio. — 1 Cor. 13:8-13; 2 Piet. 1:19-21.
8. (a) Mentre le opere potenti non sono più compiute dallo spirito santo, in quali modi ha continuato a operare fino a oggi? (b) In che modo lo spirito di Dio ci ha aiutato a capire le ‘cose benignamente dateci da Dio’?
8 Ma significa questo che lo spirito santo non opera più a nostro favore? No, le opere potenti furono solo un modo in cui operava lo spirito. Paolo mostra che ci sono “varietà di doni, ma vi è lo stesso spirito”. (1 Cor. 12:4-6) Gesù disse: “Lo spirito è vivificante; la carne non giova affatto. Le parole che io vi ho dette sono spirito e son vita”. “Quando sarà arrivato il soccorritore che io vi manderò dal Padre, lo spirito della verità, che procede dal Padre, quello renderà testimonianza di me; e voi, a vostra volta, renderete testimonianza, perché siete stati con me da quando cominciai”. (Giov. 6:63; 15:26, 27) Dalla Pentecoste del 33 E.V., lo spirito santo di Geova ha continuato a essere un “soccorritore”, che ‘rammenta’, ‘insegna’, e che ‘rende testimonianza’. (Giov. 16:7-16; 14:25, 26; Mar. 13:11) Dopo che ebbe ispirato l’ultimo scrittore biblico, Giovanni, a terminare il canone biblico, esso ha adempiuto queste funzioni primariamente aiutando i veri servitori di Geova ad acquistare progressivo intendimento della Parola di Dio e a diffondere la buona notizia in tutto il mondo in testimonianza. Non c’era bisogno di ulteriori rivelazioni ma di capire quello che era già stato scritto. Paolo lo espresse in questo modo: “Poiché a noi Dio le ha rivelate per mezzo del suo spirito, poiché lo spirito scruta tutte le cose, anche le cose profonde di Dio. Ora noi ricevemmo non lo spirito del mondo, ma lo spirito che è da Dio, affinché conosciamo le cose che ci sono state benignamente date da Dio. E queste cose diciamo non con parole insegnate da sapienza umana, ma con quelle insegnate dallo spirito, mentre associamo a cose spirituali parole spirituali”. — 1 Cor. 2:10, 12, 13.
9. Come possiamo ottenere nella nostra mente il “modello delle sane parole”?
9 Il processo, dunque, richiede un cambiamento di pensiero. Dobbiamo smettere di respirare lo spirito di questo mondo e operare per avere dentro di noi un nuovo spirito o forza che sia in armonia con lo spirito e con la Parola di Dio. Lo spirito di Dio ha sempre operato in armonia con la sua Parola. Non può andare contro di essa. Egli non ci darà qualche direzione contraria o qualche nuova direzione se l’ha lì nella sua Parola perché impariamo, ma ci aiuterà a capire ciò che è scritto. Dobbiamo ottenere intendimento di cose spirituali avendo chiare nella mente le parole spirituali contenute nella Bibbia. Dobbiamo mettere insieme le parti relative per ottenere intendimento spirituale. Paolo scrisse a Timoteo: “Continua a tenere il modello delle sane parole che hai udite da me con la fede e l’amore riguardo a Cristo Gesù. Custodisci questo eccellente deposito per mezzo dello spirito santo che dimora in noi”. — 2 Tim. 1:13, 14; Efes. 3:14-19.
10. In che modo opera lo spirito di Dio per mezzo della sua Parola?
10 In se stesse, le pagine della Bibbia sono semplice carta con sopra dell’inchiostro, sia essa rilegata con una copertina insolita o semplice. Comunque, quando si cominciano a studiare con cuore buono queste parole ispirate dallo spirito, si genera una potente forza così che si può dire veramente che lo spirito di Dio viene assimilato da colui che legge con discernimento. Questo è realmente uno degli straordinari modi in cui opera lo spirito santo, a motivo della forza messa nella Parola di Dio dallo spirito santo. Produce risultati quando comincia a operare nella nostra vita. “Poiché la Parola di Dio è vivente ed esercita potenza ed è più tagliente di qualsiasi spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, e delle giunture e del loro midollo, e può discernere i pensieri e le intenzioni del cuore”. (Ebr. 4:12) La Parola di Dio è così penetrante! Arriva ai motivi per cui facciamo le cose. Distingue ciò che sembriamo come creature viventi, l’anima, da ciò che siamo realmente nel cuore, nell’attitudine, nello spirito. Se lasciamo che agisca nella nostra vita, combatterà le idee sbagliate, i motivi impuri e i desideri egoistici. Può creare in noi una potente forza che ci spinga verso la giustizia. — Ger. 17:9, 10.
OPERIAMO PER UN NUOVO SPIRITO
11. Come si propose Dio che l’uomo usasse la mente?
11 Quando Geova fece l’uomo, gli diede la meravigliosa facoltà di una mente ragionatrice. Che benigno dono fu questo! La mente di Adamo ed Eva non era un circuito stampato che potesse produrre solo pensieri o risultati predeterminati ricevendo un dato stimolo. Né erano robot, di cui il cielo controllasse ogni movimento. Piuttosto, Geova avrebbe insegnato loro progressivamente tutte le cose che avevano bisogno di sapere per prendere giuste decisioni nella vita. Il bene e il male non si dovevano imparare col metodo empirico (o della prova e dell’errore). Attraverso i sensi si sarebbero avute delle percezioni che si sarebbero associate insieme in modelli di conoscenza. Questa si sarebbe potuta usare sul momento o accumulare nella memoria per un uso futuro. Col tempo l’uomo avrebbe avuto nella sua riserva mentale un vasto accumulo di istruzioni dal suo Creatore che avrebbe potuto usare come sapienza per adempiere il proposito di Dio per lui con intendimento. — Prov. 3:1-7.
12. (a) Geova che cosa creò nella mente e nel cuore degli uomini perché avessero incentivo? (b) Come differisce l’uomo dagli animali inferiori in quanto al potenziale di questa forza mentale?
12 Il lavorio della mente è molto complesso, ma sappiamo che dal tempo della nascita è presente nella persona una forza mentale che la spinge a fare le cose. La Bibbia parla di questa inclinazione mentale o forza che spinge come dello spirito (ruahh, ebraico; pneuma, greco) dell’uomo. (Prov. 25:28; 1 Cor. 2:11) Esso ha origine dai desideri, dai bisogni, dalle aspirazioni e da altri stimoli entro e fuori del corpo, e coltivandoli se ne intensifica la forza. Anche gli animali inferiori hanno uno spirito, ma, in contrasto, questa forza mentale li spinge a fare cose secondo l’istinto, in maniera poco diversa da come facevano le cose i loro progenitori nei secoli passati. Per quanto riguarda l’uomo, il potenziale di questa inclinazione mentale di esercitarsi in più di una direzione secondo una condotta ragionata gli dà la facoltà di scegliere, e così l’uomo è dotato di libero arbitrio. Tuttavia, la libertà che ha l’uomo è limitata. Ha confini. Deve necessariamente essere così nei suoi propri interessi, giacché egli può scegliere di fare molte cose che sono dannose. Il Creatore dell’uomo, sapendo ciò che è bene per lui, mentalmente e fisicamente, ha stabilito ragionevoli limiti che non sono gravosi. — 1 Giov. 5:3; 1 Piet. 2:16.
13. Considerate l’operato della volontà della persona in relazione col suo “spirito”.
13 In stretta relazione con questa forza che spinge è la volontà della persona, che è la facoltà di agire in maniera consapevole e deliberata. Essa denota un intento e un proposito stabilito e tenace. Il modo in cui si acquista conoscenza e la si mette insieme per avere intendimento ha un grande effetto sulla volontà. Le nostre azioni sono motivate da forze mentali, e il controllo che la nostra volontà esercita su queste forze determina se facciamo una cosa o se ne facciamo un’altra. Noi la chiamiamo forza di volontà. Possiamo rafforzare la nostra volontà con le ragioni per fare la cosa giusta determinata da Dio e dalle conseguenze del fare la cosa sbagliata, e così facendo la forza che ci spinge ci guiderà nella via giusta. “Quando la sapienza sarà entrata nel tuo cuore e la conoscenza stessa sarà divenuta piacevole alla tua medesima anima, la stessa capacità di pensare veglierà su di te, il discernimento stesso ti salvaguarderà, per liberarti dalla cattiva via”. — Prov. 2:10-12; Dan. 11:3; 1 Cor. 7:37.
14. (a) A causa del peccato, qual è la natura dell’inclinazione mentale dell’uomo? (b) Come possiamo avere uno spirito nuovo che faccia operare la nostra mente?
14 I nostri progenitori non continuarono ad acquistare la giusta conoscenza e a rafforzare la loro volontà di adempiere il proposito che Geova aveva per loro. Essi permisero che il cattivo desiderio divenisse fertile così da indurli a una condotta di autodeterminazione. (Giac. 1:14, 15; 2 Cor. 11:3) Essi peccarono, e per ereditarietà noi abbiamo le stesse tendenze. “L’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia sin dalla sua giovinezza”. (Gen. 8:21) Davide confessò: “Ecco, con errore fui dato alla luce con dolori di parto, e mia madre mi concepì nel peccato”. Di fronte alla miseria della sua peccaminosa condotta, egli pregò con contrizione: “Crea in me pure un cuor puro, o Dio, e metti dentro di me uno spirito nuovo, saldo. Non mi rigettare d’innanzi alla tua faccia; e il tuo santo spirito oh non togliere da me”. (Sal. 51:5, 10, 11) Dobbiamo studiare diligentemente la Parola di Dio e prendere a cuore i suoi consigli per avere questo spirito nuovo. Dobbiamo rispondere alle direttive dello spirito santo di Dio. Lasciàti al nostro proprio giudizio, spesso cadremmo e saremmo condotti in sentieri cattivi, nonostante qualsiasi sincera intenzione. Quindi, l’apostolo consiglia: “[Toglietevi] la vecchia personalità che si conforma alla vostra condotta di un tempo e che è corrotta secondo i suoi desideri ingannatori; ma . . . [siate] rinnovati nella forza che fa operare la vostra mente, e . . . [rivestite] la nuova personalità che fu creata secondo la volontà di Dio in vera giustizia e lealtà”. — Efes. 4:22-24.
15. Per mantenere un cuore buono e il giusto spirito, che cosa ci vuole?
15 Se la persona prega, studia e opera per il giusto spirito ed è decisa ad averlo, Dio è fedele in quanto l’aiuterà ad avere uno spirito buono. Gesù mise in risalto il bisogno di pregare affinché lo spirito di Dio rafforzi il nostro proprio spirito: “Vigilate e pregate di continuo, affinché non entriate in tentazione. Lo spirito, naturalmente, è desideroso, ma la carne è debole”. (Matt. 26:41) Dobbiamo spingere o inclinare il nostro spirito così vigorosamente nella giusta direzione che qualsiasi desiderio carnale di andare nella via sbagliata e di seguire la condotta più facile viene combattuto. Quindi non cederemo alla tentazione né daremo “luogo al Diavolo”. (Efes. 4:27) Con la mente desta, attiva, desiderosa di fare la volontà di Dio, saremo in grado di spingere la carne a ubbidire nonostante le sue limitazioni e imperfezioni. — 1 Cor. 9:26, 27; Rom. 6:12-14.
16. (a) Che cosa continua a operare in opposizione con la nostra mente rinnovata? (b) Che cosa ci vuole per trionfare sui desideri della carne?
16 Così, Dio non compie un miracolo nel nostro caso e non rimuove dal nostro corpo l’imperfezione e l’inclinazione a peccare. Essa è sempre lì, e noi ne siamo molto consapevoli di giorno in giorno, anche se ci applichiamo diligentemente a una santa condotta. “Trovo dunque nel mio caso questa legge: che quando desidero fare ciò che è giusto, ciò che è male è presente in me. Realmente io mi diletto nella legge di Dio secondo l’uomo che sono interiormente, ma vedo nelle mie membra un’altra legge che combatte contro la legge della mia mente e mi conduce prigioniero alla legge del peccato che è nelle mie membra. . . . Così, dunque, con la mia mente io stesso sono schiavo della legge di Dio, ma con la mia carne della legge del peccato”. (Rom. 7:21-25) Non saremmo in grado di trionfare sui desideri della carne con la nostra forza. Per questo motivo Dio ci concede l’aiuto di cui abbiamo bisogno oltre ciò che noi stessi siamo in grado di fare per soddisfare le esigenze, “affinché la potenza oltre ciò che è normale sia di Dio e non da noi”. (2 Cor. 4:7) Egli ci dà il suo spirito, non per compiere un miracolo con cui eliminare il problema, ma per darci l’intendimento sul modo di farvi fronte, per sopportarlo, per esserne addestrati, per provare l’integrità per mezzo di esso. “Poiché Dio ci diede non uno spirito di codardia, ma quello di potenza e d’amore e di sanità di mente”. — 2 Tim. 1:7; Luca 11:13.
17. (a) Mentre sopportiamo varie prove, che cosa non dovremmo perdere di vista? (b) Perché a volte siamo pienamente sottoposti alla prova?
17 Non dovremmo pensare che le nostre prove siano sempre speciali e che implichino la grande controversia della sovranità universale, come fu la prova di Giobbe, e tuttavia non dovremmo mai andare all’altro estremo e pensare che non contribuiamo alla rivendicazione del nome di Geova con la nostra fedele condotta nella prova. Il Diavolo e i suoi demoni vorrebbero agire per distruggere senza misericordia i servitori di Dio se Dio non provvedesse la necessaria protezione e l’atmosfera in cui si potrebbero coltivare fede, speranza e amore, mantenendo l’integrità. Il Diavolo mette ripetutamente in dubbio l’integrità e la rettitudine dei servitori di Dio e spesso fa in modo che siamo tentati, oltraggiati, minacciati od ostacolati in altro modo. Alcune controversie sono molto chiare, e a volte può sembrare che ci sia da prendere una decisione molto precisa in quanto a se la persona manterrà l’integrità e la fedeltà nella prova. Se Geova effettuasse indiscriminatamente una liberazione miracolosa, il Diavolo avrebbe un motivo per biasimare Geova, cioè che non lasciò che la controversia avesse pienamente corso: ‘Geova lo ha aiutato proprio nel punto cruciale; se non lo avesse liberato proprio allora, certo sarebbe venuto meno nella prova che quella volta avevo preparato’. Pertanto i risultati non sarebbero determinanti agli effetti della contesa. — Prov. 27:11; Riv. 7:1-4, 9-17.
18. Che cosa possiamo aspettarci in quanto al sollievo da Geova?
18 D’altra parte, se la prova è portata oltre ciò che è ragionevole, oltre il punto dove proverebbe qualsiasi cosa in relazione con la contesa, Geova sarebbe dunque giustificato a intervenire misericordiosamente sulla scena recando sollievo, con qualche opera, sia mediante i suoi santi angeli che sono pubblici servitori a favore dei santi sulla terra sia altrimenti. L’individuo può non sentire questo speciale aiuto, ma sentirà sollievo. Geova può fermare le cose, provvedendo la via d’uscita, se la prova è servita al suo scopo, o può permettere che vada fino al limite, in alcuni casi, se la fedeltà fino alla morte è il solo modo per definire la contesa. “Quindi chi pensa di stare in piedi badi di non cadere. Nessuna tentazione li ha colti eccetto ciò che è comune agli uomini. Ma Dio è fedele, ed egli non lascerà che siate tentati oltre ciò che potete sopportare, e con la tentazione farà anche la via d’uscita onde la possiate sopportare”. — 1 Cor. 10:12, 13; 2 Cor. 4:7-12.
19. Dato che Geova “fa una stima degli spiriti”, che cosa dovremmo stare attenti a fare?
19 Come sono confortanti le parole di Paolo: “Perciò non veniamo meno, ma anche se l’uomo che siamo di fuori deperisce, certamente l’uomo che siamo di dentro si rinnova di giorno in giorno”. (2 Cor. 4:16) È “l’uomo che siamo di dentro” che vogliamo continuare a rinnovare e salvaguardare. Mentre perseveriamo, ricordiamo che Geova “fa una stima degli spiriti”. (Prov. 16:2) Egli osserva per vedere se lasciamo che lo spirito di questo mondo e la sua sapienza ci spingano, o se stiamo vicini alla sua Parola e rispondiamo al suo spirito. “Non contristate lo spirito santo di Dio . . . comprendete qual è la volontà di Geova. . . . continuate ad esser pieni di spirito”. — Efes. 4:30; 5:17, 18; Gal. 5:16-26.
20. A quale scopo Geova ci ha dato il suo spirito e la sua Parola? Che cosa mostrerà il prossimo articolo?
20 Se vogliamo riuscire a entrare nel nuovo ordine di cose di Dio per il genere umano, dobbiamo valerci di tutti i provvedimenti che Geova ha preso per la vita. In questo articolo abbiamo visto che il suo spirito e la sua Parola sono indispensabili aiuti di cui non possiamo fare a meno. C’è un terzo provvedimento che è pure indispensabile, e nel prossimo articolo vedremo in che modo è anch’esso un amorevole provvedimento di Geova per il suo popolo nella ricerca della vita.
-
-
Riconosciamo la parte svolta dall’organizzazione di GeovaLa Torre di Guardia 1968 | 1° marzo
-
-
Riconosciamo la parte svolta dall’organizzazione di Geova
“Chi si isola cercherà la sua propria brama egoistica; irromperà contro ogni saggezza”. — Prov. 18:1.
1. Quale vivo desiderio pose Geova nelle creature umane, e che cosa accade quando non si può soddisfare dovutamente?
QUANDO Geova Dio creò l’uomo e quindi creò la donna sua compagna, si propose che moltiplicassero la loro specie sulla terra e la riempissero. Col tempo, la terra sarebbe stata piena di creature umane perfette, ma non sovrappopolata. Non era volontà di Dio che alcuno conducesse una vita indipendente dagli altri. Dovevano vivere come una grande felice famiglia di Dio, preoccupandosi ciascuno di quelli che lo circondavano e avendo riguardo per essi. L’uomo è di natura gregaria. Amiamo tutti la compagnia di altri. Un estremo mezzo di punizione è di mettere una persona in segregazione cellulare. Alcuni servitori di Dio sono stati trattati in tal modo ed hanno dovuto fare appello a tutte le risorse a loro disposizione per mantenere l’equilibrio spirituale e mentale. Erano soli per quanto riguarda la loro relazione con altre creature umane, ma Geova li rafforzò con il suo spirito per la prova. Fece loro ricordare le cose che avevano studiate in precedenza nella sua Parola e tutti i consigli e l’incoraggiamento che avevano ricevuto precedentemente associandosi al popolo di Dio. Ripetendo di continuo nella loro mente queste cose, mantennero salda la loro fede, soddisfacendo il bisogno di associazione con altri per poter mantenere il loro equilibrio spirituale.
2. Come ha Geova preso nota dei bisogni dei suoi servitori disponendo che si associno con altre sue creature?
2 Ciò nondimeno, resta il fatto che l’uomo non può facilmente mantenere il suo equilibrio mentale se è tagliato fuori per lunghi periodi di tempo da ogni associazione con le creature simili a lui. Desideriamo ardentemente l’associazione, la buona compagnia. Questo mette in risalto molto bene l’importanza dei provvedimenti di Geova mediante la sua organizzazione! Abbiamo bisogno del suo spirito e della sua Parola, ma abbiamo anche bisogno dei benefici della sua organizzazione se vogliamo riuscire a ottenere la vita nel suo nuovo ordine. Geova ci raduna amorevolmente insieme e ci fa cooperare come un corpo, con mutui benefici per tutte le membra. Non solo, ma siamo portati in associazione con Geova, con suo Figlio, Gesù Cristo, e con i milioni di altre creature celesti. Queste creature celesti sono strettamente associate con Geova nell’adempimento del suo proposito e sono la sua organizzazione celeste, chiamata simbolicamente sua moglie. Come creature umane possiamo avere le materne attenzioni della sua organizzazione, se ci mettiamo in grado di riceverle. Non possiamo sentire la presenza degli angeli ed essi non si materializzano per aiutarci oggi come fecero nei tempi biblici, ma, ciò nondimeno, sono lì per servire i nostri bisogni. — Ebr. 1:7, 14; Sal. 34:7; Matt. 18:10.
3. (a) Chi logicamente costituisce il nucleo della visibile organizzazione di Geova? (b) Che cosa devono fare per aver cura di tutti gli interessi del Signore sulla terra?
3 Logicamente la parte visibile dell’organizzazione di Geova è edificata intorno ai rimanenti discepoli generati dallo spirito i quali, a suo tempo, saranno in cielo con Cristo Gesù come parte del governo celeste. Gesù predisse profeticamente che sarebbero stati attivamente impegnati a servire il cibo spirituale al tempo dovuto quando egli fosse arrivato la seconda volta. In armonia con le sue parole in Matteo 24:45-47, sono stati ora affidati loro tutti gli interessi del regno del Signore sulla terra, non solo per provvedere alla casa della fede il cibo spirituale, basato sulla Parola di Dio, ma per sovrintendere l’opera di predicazione mondiale e avere buona cura di tutte le persone di cuore retto della “grande folla” che vengono in mezzo a loro per essere ammaestrate da Geova. (Isa. 2:2-4) Viene compiuta una grande opera di divisione essendo le “pecore” messe da una parte per la vita e i “capri” dall’altra per la morte. Il modo in cui ciascuna persona risponde al messaggio dei “fratelli” di Cristo, i generati dallo spirito che compongono questo “schiavo fedele e discreto”, determinerà da quale parte sarà posta. (Matt. 25:31-46) Quelli simili a pecore sono lieti che Geova abbia lasciato sulla terra un rimanente di questi “fratelli” per prendere la direttiva nell’adorazione e servire da canale mediante il quale sono dispensati tanti tangibili benefici per aiutarli a ottenere la vita.
4. In quanto a divenire parte di un’organizzazione, qual è la tendenza della maggioranza delle persone nel mondo?
4 Oggi fra molte persone moderne che adottano lo spirito di questo mondo c’è la tendenza ad evitare di far parte di un’organizzazione. Per loro questa è irreggimentazione e le priva della loro libertà. Protestano, si ribellano, fanno tumulti, sfidano disubbidendo e mostrando in altro modo la loro opposizione a qualsiasi restrizione che la società in genere imponga. La ribellione contro Dio e contro ragionevoli regolamenti può rendere meno consapevoli del peccato quando si cede alle debolezze del corpo e può dare la sensazione di non essere limitati da altre persone o dalle regole di un’organizzazione, ma quindi si invecchia e si muore proprio come quelli di precedenti generazioni. I princìpi di Dio e le sue esigenze per la vita non cambiano come risultato del cambiamento di vedute filosofiche o norme di condotta da parte di una persona. — Prov. 19:20, 21; 1 Piet. 2:16; Gal. 6:7, 8.
5. Sottraendosi a ogni restrizione, che cosa non si comprende? Che cosa farà il figlio saggio?
5 Un figlio ribelle può lasciare la casa ordinata di suo padre perché non gli piacciono le necessarie restrizioni e le condizioni in cui gli è permesso viverci. Può scegliere di trascurare tutte le istruzioni dategli dai suoi genitori, pensando con ciò di ottenere “vera libertà”. Ma quale padre che ha naturale amore per tutti i suoi figli non spererebbe che il suo figlio ribelle considerasse attentamente la sua condotta immatura e vedesse che non otteneva realmente libertà ma seguiva una lunga strada di avversità, angoscia e forse morte vergognosa? Lungo il cammino, se non cambiasse, probabilmente in qualche punto la sua vita finirebbe nella violenza oppure egli sarebbe deluso e mentalmente rovinato. Com’è diverso il figlio saggio che accetta la necessaria disciplina, diventa maturo sotto l’amorevole tutela dei suoi genitori e quindi prende il suo posto nell’organizzazione più grande, la congregazione o la comunità, essendo un’utile e felice persona! — Luca 15:11-32.
6. A che cosa si potrebbe paragonare l’organizzazione di Geova, e come l’essere organizzati aiuta a fare efficientemente tutte le cose?
6 Geova ha perciò saggiamente provveduto affinché il suo popolo operi insieme in modo organizzato come una famiglia essendone Egli il Padre e Capo. Questo si fa non per limitare indebitamente la nostra libertà ma per aiutarci a usare nel modo giusto la libertà dataci da Dio. Proviamo piacere radunandoci insieme per parlare della Parola di Dio e farcela spiegare. Siamo rafforzati quando operiamo insieme adempiendo il nostro incarico di predicare a tutti la buona notizia nella nostra comunità. Essendo radunati insieme, impariamo come ciascuno svolge il suo servizio a Geova, così che possiamo portare i pesi gli uni degli altri, senza tuttavia immischiarci indebitamente nella vita privata degli altri. Come saremmo in grado di compiere tutte queste cose essenziali del ministero cristiano senza operare insieme come organizzazione? Inoltre, quale confusione ci sarebbe se Geova trattasse con ciascuno di noi individualmente, dando a questo una nuova verità e a quello una rivelazione; oppure a quello un’interpretazione e a questo un incarico di lavoro, tutti indipendentemente gli uni dagli altri! Piuttosto, Geova ha ritenuto opportuno operare per mezzo della sua organizzazione provvedendo cibo a tutti al tempo dovuto. Sono date unificanti istruzioni di servizio affinché tutti operino insieme predicando efficientemente la buona notizia e conseguire i migliori risultati. — 1 Cor. 14:26-33, 40; Rom. 15:1, 2; Efes. 4:16.
7. Che cos’è più importante del luogo della sede centrale dell’organizzazione terrestre?
7 Oggi i testimoni di Geova si trovano in 199 Paesi. Ci sono 96 filiali, tutte collegate alla sede centrale a Brooklyn, New York, cioè alla Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati. Lì è accentrata l’opera del corpo governante degli unti, e di lì essi sovrintendono la predicazione mondiale e la preparazione di pubblicazioni contenenti cibo spirituale. Se molto tempo fa Geova non avesse provato e purificato il suo popolo e non avesse messo su di loro il suo spirito, e se essi non operassero in stretta armonia con la sua Parola, non sarebbero diversi da qualsiasi altro gruppo religioso costituito in ente per compiere un’opera. Essi sanno che la cosa importante non è il luogo dov’è situata la sede centrale, nemmeno il nome della corporazione. Comunque, l’organizzazione centrale è situata nella città di New York a motivo dei definiti vantaggi che ci sono per stampare e distribuire rapidamente in tutto il mondo la buona notizia. Il luogo era importante per i Samaritani e anche per i Giudei, ciò che spinse la Samaritana a dire a Gesù: “‘I nostri antenati hanno adorato su questo monte; ma voi dite che a Gerusalemme è il luogo dove si deve adorare’. Gesù le disse: ‘Credimi, donna: ‘L’ora viene in cui né su questo monte né in Gerusalemme adorerete il Padre. . . . l’ora viene, ed è questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre con spirito e verità, poiché veramente, il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito, e quelli che l’adorano devono adorarlo con spirito e verità’”. (Giov. 4:20-24) La località non è dunque la cosa importante. Siete voi con lo spirito di Dio!
8. Come sono organizzati i testimoni di Geova a livello comunitario?
8 In qualsiasi luogo della terra si trovi la persona, non ha dunque importanza. Né dobbiamo volgerci in una certa direzione o assumere una certa posizione per adorare il Padre. Ordine, ma non vuoto rituale! La cosa principale è: Che cosa c’è nel nostro cuore? Il nostro spirito o forza che ci spinge dev’essere in armonia con la Parola di verità di Dio e rispondere al suo santo spirito. Dobbiamo amare Geova con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra mente, con tutta la nostra anima e con tutta la nostra forza. Tuttavia, questa completa devozione a Dio non esclude l’obbligo di amare il nostro prossimo come noi stessi, e neppure di amare i nostri nemici. Per far questo, non possiamo adorare Dio e assolvere il suo incarico di lavoro indipendentemente da altri che fanno la stessa cosa. Quindi, i testimoni di Geova, ovunque si trovino, hanno il privilegio di lavorare con una congregazione organizzata sotto la sovrintendenza del corpo governante dei testimoni di Geova. Dove c’è solo un gruppo di una o due persone, e non è stata ancora formata una congregazione, essi ricevono beneficio direttamente dalla sede centrale e visite di rappresentanti viaggianti mentre fanno studi in gruppo e visitano altri recando la buona notizia. Anche dietro la Cortina di Ferro i nostri fratelli vedono il bisogno di tenere regolarmente le loro adunanze in gruppo e di predicare ad altri in maniera sistematica, anche a rischio della vita.
COME TRAETE BENEFICIO PERSONALMENTE
9. Una persona come sarebbe assistita dall’organizzazione non appena fosse trovata?
9 Prendiamo una congregazione tipica e supponiamo che cominciate ad associarvi a tale congregazione in un modo simile a ciò che è avvenuto a migliaia d’altri testimoni di Geova cristiani che si sono associati. Quali benefici avreste ricevuto e continuereste a ricevere dall’organizzazione di Geova nella vostra ricerca della vita nel suo nuovo sistema di cose? Anzitutto, molto probabilmente vi fu recata la speranza della vita eterna da un componente della locale congregazione che venne alla vostra porta e fece un breve sermone biblico per destare il vostro interesse nella Bibbia e quindi vi lasciò della letteratura biblica preparata dall’organizzazione. Era stata fatta una piccola assegnazione di territorio che includeva la vostra casa e fu rilasciata a quel componente della congregazione. Come per tutti gli altri ministri nel mondo, egli predicava la buona notizia lì secondo le istruzioni ricevute dall’organizzazione, che, fra gli altri punti pratici, suggeriva di cercare di raggiungere ogni persona del territorio col messaggio del regno di Dio e tener vivo qualsiasi interesse mostrato per mezzo di visite ulteriori e studi biblici. Egli tornò effettivamente e studiò con voi per un certo periodo.
10. Come si è assistiti mediante le adunanze e associandosi con altri nella congregazione?
10 Col tempo, mentre acquistavate conoscenza e il vostro apprezzamento aumentava, accettaste l’invito di andare a un’adunanza della congregazione. Frequentandole più spesso, vedeste che erano tutte predisposte in modo che ci fosse un’equilibrata dieta spirituale. Le cose più profonde della Parola di Dio erano ricevute insieme a incoraggiamento e consigli generali. Si imparavano nuove verità e si era ristorati ripassando quelle vecchie. (Matt. 13:52) Era data istruzione sul modo di compiere il ministero. Il vostro apprezzamento per il canale di Dio che dispensa “il cibo a suo tempo” crebbe costantemente. Ascoltaste altri parlare dal podio e quindi faceste i vostri commenti quando c’era la partecipazione dell’uditorio. In seguito vi iscriveste alla Scuola di Ministero Teocratico per ricevere speciale addestramento in oratoria, composizione, ricerca biblica, confutazione, ecc. Lì c’era uno spirito diverso, e vi piaceva questa associazione cristiana. Tutto questo vi edificò spiritualmente e vi preparò per il futuro servizio. Cominciaste a ricevere tutti questi benefici perché avevate cominciato ad associarvi all’organizzazione di Geova. — Ebr. 10:23-25.
11. Quale provvedimento prende l’organizzazione per aiutare tutti a ‘fare pubblica dichiarazione per la salvezza’?
11 Mentre la vostra conoscenza delle esigenze di Geova cresceva, comprendeste che esser membro della congregazione di cristiani testimoni di Geova non significava solo far parte dei laici, da cui non si richiede altro che ascoltare e mettere del denaro nel piatto per la colletta. Infatti, non vedeste mai passare il piatto della colletta ad alcuna adunanza. Imparavate che la vostra fede era non una fede morta, ma una fede viva. Volevate dire ad altri le buone cose che imparavate. Accettaste l’invito rivoltovi da quello che vi ammaestrava di accompagnarlo di casa in casa nell’opera di testimonianza. Apprendeste i modi migliori per compiere il ministero, parlando. Così vi valeste di un’altra disposizione d’addestramento dell’organizzazione che vi aiutò a essere un migliore ministro di Dio. — Atti 20:20, 21; Ebr. 13:15, 16; Giac. 1:22-25.
12. Quali benefici organizzativi sono provveduti dai sorveglianti e dai servitori di ministero?
12 Notaste presto nella vostra associazione che la congregazione aveva servitori nominati che servivano i bisogni della congregazione. Prima che fossero nominati dal corpo governante, avevano dovuto soddisfare le norme bibliche per sorveglianti e servitori di ministero. (1 Tim. 3:1-10, 12, 13) Non erano padroni; neppure si aspettavano o volevano l’adulazione di quelli che servivano. Nessuno di essi era pagato per il suo volontario servizio a favore dei propri fratelli. Che differenza dai capi delle molte sette della cristianità! Questi si davano da fare per preparare adunanze, discorsi e programmi di lavoro. Prendevano l’iniziativa provvedendo un ragionevole luogo di raduno e le cose per compiere l’opera di predicazione. Erano tenute e verificate le necessarie registrazioni per vedere ciò che faceva la congregazione collettivamente e se alcuna persona aveva bisogno di qualche speciale aiuto in qualche modo dai maturi. I malati e gli infermi erano visitati e serviti secondo il bisogno. — Giov. 13:12-17; Ebr. 13:7.
13. Come l’organizzazione aiuta a risolvere i problemi incontrati per crescere verso la maturità?
13 Mentre progredivate verso la maturità cristiana, incontraste alcuni problemi, vi scoraggiaste una o due volte; può anche darsi che sorgessero alcuni malintesi con qualche vostro fratello e sorella spirituale. Ma comprendeste il bisogno di mantenere forte la vostra fede, di applicare i princìpi biblici. (Col. 3:12-14) Imparaste. Eravate addestrati. Volevate piacere a Dio e ottenere il premio della vita. I servitori nominati della congregazione erano lì per rendersi utili in tutte queste situazioni. Non erano lì per togliervi la libertà cristiana, ma si interessavano di aiutare tutti a operare insieme in pace e proteggere la congregazione da qualsiasi pericolo spirituale o immorale, ricordando i consigli di Pietro: “Pascete il gregge di Dio affidato alla vostra cura, non per forza, ma volontariamente; né per amore di guadagno disonesto, ma premurosamente; né come signoreggiando su quelli che sono l’eredità di Dio, ma divenendo esempi del gregge”. — 1 Piet. 5:2, 3.
14. In che modo l’organizzazione provvede benefici per mezzo delle assemblee?
14 Voi rammentate la prima visita del servitore di circoscrizione e come aiutò la congregazione con suggerimenti per migliorare il ministero e con incoraggianti discorsi. Assisteste alla vostra prima assemblea di circoscrizione, e quindi a un grande congresso in una città vicina. Chiedeste un’assegnazione d’alloggio al reparto alloggi del congresso e vi offriste di lavorare nell’organizzazione del congresso. Lì al congresso simboleggiaste la vostra dedicazione a fare la volontà di Geova essendo immersi in acqua insieme a molti altri. Quali rimarchevoli benefici spirituali che non dimenticherete mai! Chi prese tutte queste disposizioni? La fedele organizzazione di Geova, in maniera non diversa dalle disposizioni prese in modo simile da Geova per la nazione d’Israele e la primitiva congregazione cristiana. — 1 Sam. 7:16; Deut. 16:16; Atti 2:41, 42; 13:2-4; 14:21-28.
15. Che cosa si impara ad apprezzare nell’organizzazione di Geova, in quanto al suo proposito sulla terra?
15 Il bisogno di operare strettamente con l’organizzazione di Geova e di apprezzare tutti i benefici provveduti da essa vi divenne sempre più chiaro mentre vedevate la mano di Geova in tutte le disposizioni. Questa era un’organizzazione che mirava non solo a ottenere membri, ma ad aiutare la persona a ottenere la vita. Dal corpo governante ai servitori della congregazione locale, erano tutti vostri fratelli spirituali interessati a veder compiere la volontà di Geova nel miglior modo e ad accertarsi che tutti ricevessero i benefici spirituali che Geova dà progressivamente al suo popolo. Ogni pubblicazione, ogni ufficio filiale, ogni stamperia, ogni scuola, ogni adunanza, ogni campagna di predicazione mirava a fare in modo che ‘la buona notizia fosse predicata in tutto il mondo in testimonianza’. Questo era ed è lo scopo indicato nello statuto della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati, lo strumento legale impiegato dai testimoni di Geova, ed essa non ha nessun altro scopo per esistere. Più esaminavate l’organizzazione visibile di Geova, più potevate vedere che operava proprio come la primitiva congregazione cristiana durante i giorni degli apostoli. — Matt. 28:18-20; 24:14; Atti 15:6, 22-29; 16:4, 5.
16. Riunendo insieme fratelli e sorelle, come l’organizzazione aiuta a coltivare l’amore e altri frutti dello spirito?
16 Che preziose benedizioni ed esperienze avevate associandovi all’organizzazione di Geova! Se non vi foste radunati e non aveste lavorato con i vostri fratelli e le vostre sorelle spirituali, ci sarebbero state poche occasioni di coltivare il vostro amore per loro. Non avreste visto le occasioni di assistere altri mentre diventavate più forti ed eravate in grado di aiutare quelli che ne avevano bisogno. Similmente, non sareste stati esposti così che si vedessero le vostre debolezze e poteste essere aiutati a superarle per essere migliori servitori di Geova. Eravate vergognosi e timidi in presenza d’altri? Quindi facendo commenti alle adunanze e predicando pubblicamente foste molto aiutati a parlare ad altri. Divenne una gioia anziché qualche cosa da evitare. Eravate irascibili? Altri dovettero essere pazienti con voi per un po’ mentre coltivavate la padronanza di voi stessi e vi sforzavate di acquistare un’indole mite, ma lavorando con altri e ricevendo il loro aiuto e con la loro pazienza foste aiutati a vincere ciò. Qualunque fosse il problema o la situazione, col passar degli anni riscontraste che era più facile risolverlo associandovi strettamente all’organizzazione di Geova e valendovi dei suoi molti benefici. — 1 Tess. 5:11; Gal. 6:2.
17. Quali sono alcune comuni situazioni cui vanno incontro varie persone nell’organizzazione di Geova?
17 Conoscendo meglio gli altri vedeste che anch’essi avevano problemi o debolezze per cui si impegnavano, oltre a nuove gioie e privilegi da Geova. La salute poneva un problema a uno; un altro aveva difficoltà finanziarie per tirare avanti. Questo aveva la tendenza ad essere ansioso per le piccole cose; un altro non prendeva le cose abbastanza seriamente. Questa sorella aveva il marito contrario; quel padre aveva un ragazzo che a volte era ribelle. Questo si stancava un po’ di fare il bene; un altro sembrava non avesse abbastanza tempo per fare tutto. Ecco un fratello che non riusciva a decidere se sposarsi ora. Uno era abile in una professione e trovava difficile rendersi libero per intraprendere l’opera di predicazione in servizio continuo. Questo doveva lottare contro qualche debolezza carnale. Era come una spina nella carne. Un altro trovava difficile affrontare la persecuzione o l’opposizione. Questo aveva un’abitudine mondana profondamente radicata, che si sforzava di vincere; la moglie di quello era alquanto sensibile e si offendeva facilmente. Questa giovane sorella stava coltivando qualche interesse di fuori e la sua mente era divisa; questo servitore cominciava a sentirsi alquanto aggravato dalla responsabilità e trovava difficile mantenere l’equilibrio.
18. Come si verificano tutte queste situazioni, e perché è necessario stare vicini all’organizzazione di Geova per farvi fronte?
18 Geova non aveva causato nessuna di queste situazioni, eppure le permise. Alcune se le erano provocate e, con buon giudizio, avrebbero potuto essere evitate; altre si verificarono indipendentemente da quello che avrebbero potuto fare. Alcune furono causate dal Diavolo che fece suscitare opposizione dai suoi agenti sulla terra, ma in grande misura erano tutte situazioni comuni nella vita ed erano sorte a causa dell’imperfezione e cercando di vivere per il nuovo sistema di cose, pur vivendo ancora nel vecchio. Se avessero cercato di risolverle tutte di giorno in giorno indipendentemente dall’organizzazione di Geova, non ci sarebbero mai riusciti. Ora potete vedere molto chiaramente che abbiamo bisogno dell’istruzione, dei consigli, dell’incoraggiamento, dell’amorevole aiuto dei nostri fratelli. Separandoci dall’organizzazione di Dio rimaniamo “pecore” solitarie in un mondo freddo che non si cura affatto di noi. (1 Piet. 4:7-11) Essendo continuamente a contatto con cattive compagnie senza rinnovarci mediante la regolare associazione coi testimoni di Geova, il nostro amore verso Geova e il nostro zelo per la sua vera adorazione si raffredderebbero presto. (2 Piet. 2:20) Saremmo nuovamente inghiottiti dal mondo e affonderemmo con esso. — Prov. 18:1.
19. Che cosa dobbiamo riconoscere circa i tre principali provvedimenti di Geova, il suo spirito, la sua Parola e la sua organizzazione?
19 Ora siamo qui e guardiamo il futuro. Continueremo noi a perseverare e ad apprezzare tutti i provvedimenti che Geova prende per mezzo del suo spirito, della sua Parola e della sua organizzazione? Tutt’e tre operano insieme per darci quotidiane benedizioni e benefici di cui non possiamo proprio fare a meno. Ma ricordate, molto dipende da come ciascuno di noi se ne avvale. Dobbiamo vigilare sul nostro spirito e non lasciare mai che lo spirito di questo mondo cominci a influenzarci. Dobbiamo sottoporci alle direttive dello spirito santo di Geova. Dobbiamo studiare la sua Parola sia in privato che con la congregazione. Dobbiamo lasciare che sia una vera forza nella nostra vita. Dobbiamo apprezzare l’organizzazione cristiana di Geova e operare strettamente con essa. Non trascuriamo mai alcuno di questi benefici. Sono stati provveduti dal Datore della vita, che sa quello che ci occorre per avere la vita eterna.
-
-
“Calate le vostre reti per la pesca”La Torre di Guardia 1968 | 15 marzo
-
-
“Calate le vostre reti per la pesca”
“Disse a Simone: ‘Va dove è profondo, e calate le vostre reti per la pesca’”. — Luca 5:4.
1. In che modo gli uomini sono da Salomone e Amos paragonati a pesci?
LA COMUNE espressione “Povero pesce!” non si trova negli Scritti Sacri. Comunque, la Sacra Bibbia usa effettivamente i pesci reali per raffigurare gli uomini. Il famoso, saggio re Salomone di Gerusalemme, che nei suoi tremila proverbi parlò di cedri e d’issopo, di bestie e di creature che volano, e di altre cose che si muovono e pesci, disse: “Neanche l’uomo conosce il suo tempo. Proprio come i pesci che son presi in una cattiva rete, e come gli uccelli che sono presi in trappola, così sono accalappiati gli stessi figli degli uomini in un tempo calamitoso, quando cade su di loro all’improvviso”. (Eccl. 9:12; 1 Re 4:32, 33) Agli oppressori del suo popolo nel nono secolo a.E.V., il profeta Amos disse: “Il Signore Geova ha giurato per la sua santità: ‘Ecco, vengono su di voi i giorni, e per certo egli vi solleverà con uncini da macellaio e l’ultima parte di voi con ami’”. (Amos 4:1, 2) I nemici di Geova Dio saranno senza meno presi all’improvviso come pesci sfortunati in un tempo in cui non se l’aspettavano.
2, 3. (a) Dove e perché Gesù impiegò una barca come podio? (b) Che cosa disse nella sua parabola sulla rete?
2 Qualche tempo dopo la celebrazione pasquale dell’anno 31 della nostra Èra Volgare una barca da pesca che si trovava non lontano dalla spiaggia del mare di Galilea nel Medio Oriente fu usata per uno scopo diverso dal prendere pesce. Gesù Cristo la impiegò come podio da cui pronunciò una serie di parabole profetiche a una grande folla che lo aveva praticamente costretto ad allontanarsi dalla spiaggia. Al termine del suo meraviglioso discorso, congedò le folle, venne a terra ed entrò in una casa. Lì i suoi discepoli gli chiesero di spiegare la parabola che aveva narrato circa le zizzanie seminate dal nemico nel campo di grano. Non solo Gesù diede la spiegazione desiderata ma aggiunse anche un certo numero di nuove illustrazioni, compresa la seguente sulla rete:
3 “Ancora il regno dei cieli è simile a una rete calata in mare che radunò pesci d’ogni specie. Quando fu piena la tirarono a riva e, messisi a sedere, raccolsero gli eccellenti in vasi, ma gli inadatti li gettarono via. Così sarà al termine del sistema di cose: gli angeli usciranno e separeranno i malvagi dai giusti e li getteranno nella fornace ardente. Ivi saranno il loro pianto e lo stridor dei loro denti”. — Matt. 13:47-50.
4. (a) Chi è raffigurato dai pesci “eccellenti” che sono messi in vasi? (b) Chi è raffigurato dagli “inadatti” che sono gettati via?
4 Le illustrazioni di Gesù intorno al regno dei cieli hanno tutte a che fare con persone che saranno eredi con lui nel regno celeste. Conformemente, i pesci “eccellenti” che sono raccolti in vasi per un uso proficuo raffigurano quelli del genere umano che si mostrano adatti per regnare con Gesù Cristo nel regno dei cieli. (Riv. 7:1-8; 14:1-5) Il regno di Dio nei cieli fu stabilito nel 1914 alla fine dei Tempi dei Gentili. I fedeli apostoli e molti altri fedeli discepoli di Gesù Cristo erano morti prima di quel tempo. Chi sono dunque quei simbolici pesci che sono presi e quindi separati e messi, per così dire, in vasi al termine del sistema di cose in cui ora ci troviamo? Essi sono semplicemente il rimanente degli eredi del Regno, che oggi formano la classe dello “schiavo fedele e discreto” sulla terra. (Matt. 24:45-47) I simbolici pesci “inadatti” che sono gettati nella simbolica fornace ardente per essere distrutti sono quei cristiani che si mostrano infedeli alla chiamata celeste, divenendo così “malvagi”, e che meritano d’essere distrutti.
5. Chi è raffigurato da quelli che pescano con la rete, e perché?
5 In adempimento alla parabola della rete, chi sono quelli che fanno la pesca e tirano la rete sulla spiaggia e quindi separano i pesci? Sono gli angeli. Certo i cristiani sulla terra non separano i simbolici pesci eccellenti dagli inadatti, gettando questi ultimi nella simbolica fornace ardente. Gli unti cristiani non sono autorizzati a determinare chi è adatto per il celeste regno di Dio e chi, d’altra parte, dovrebbe essere distrutto in eterno. Essi non sono i giudici di quelli che sono divenuti unti servitori di Dio. (Rom. 14:4) Sono gli angeli che accompagnano il glorificato Gesù Cristo quando alla fine dei Tempi dei Gentili viene nel suo regno celeste a compiere quest’opera di separazione sotto la direttiva di Cristo. (Matt. 13:40, 41; 24:30, 31; 25:31, 32) Che cos’è, dunque, la rete?
6. Che cosa raffigura dunque la rete?
6 Come descrive la parabola di Gesù, la rete raduna indiscriminatamente pesci e creature marine. Ai Giudei che erano in un patto nazionale con Geova Dio era proibito mangiare certi pesci e certe creature marine. (Lev. 11:9-12) I pescatori giudei dovevano dunque separare ciò che la rete prendeva. Ciò che era proibito dalla legge di Dio lo gettavano via. In considerazione di tutto ciò, la rete simboleggerebbe uno strumento nelle mani dei santi angeli sotto la direttiva di Gesù Cristo. La rete simboleggia l’organizzazione terrestre che professa d’essere la congregazione di Dio, la quale è nel nuovo patto con Dio per mezzo del Mediatore Gesù Cristo. Essa asserisce dunque d’essere l’Israele spirituale, la nazione santa unta con lo spirito di Dio per regnare con Gesù Cristo nel regno celeste. Essa include i professanti veri e i professanti falsi o infedeli. Logicamente include la cristianità, con le sue centinaia di migliaia di sedicenti cristiani, appartenenti a centinaia di sette chiamate cristiane.
7. Affinché la simbolica rete raduni pesci d’ogni sorta, chi dev’essere impiegato sotto gli angeli, e come sono stati raccolti pesci “eccellenti”?
7 È vero che la simbolica rete è nelle mani degli angeli i quali agiscono come una squadra di lavoratori. Ma affinché la “rete” raduni simbolico pesce di ogni genere, le persone che appartengono all’organizzazione simile a “rete” devono lavorare. Devono compiere sulla terra un’opera di radunamento in nome del cristianesimo. I celesti angeli fanno solo un’opera invisibile, ma i membri organizzati della “rete” compiono la diretta opera visibile. Di questa organizzazione simile a “rete” solo un numero minore pesca realmente secondo le istruzioni di Dio date mediante Cristo e secondo i princìpi biblici. Come risultato, solo questi operai radunerebbero vero “pesce” cristiano, adatto per il regno celeste. I celesti angeli sotto Cristo rendono manifesto questo fatto al “termine del sistema di cose”, in cui ci troviamo dalla fine dei Tempi dei Gentili nel 1914. Essi hanno radunato il “pesce” eccellente in simbolici vasi.
8. In che modo i pesci “eccellenti” divennero schiavi di Babilonia la Grande durante il 1914-1918?
8 Anni prima che cominciasse nel 1914 il “termine del sistema di cose” il “pesce” di vera qualità cristiana cominciò ad essere separato dalla cristianità. Qua e là in tutto il globo si formarono congregazioni separate dalla cristianità. Ma venne la prima guerra mondiale che fu combattuta durante il 1914-1918 essenzialmente dalle nazioni della cristianità. Durante quella guerra queste separate congregazioni di cristiani veramente dedicati e battezzati divennero schiave della cristianità. Così, poiché la cristianità è la parte più potente della religiosa Babilonia la Grande, essi andarono in una cattività simile a quella dei Giudei i quali andarono in esilio nell’antica Babilonia dopo che Gerusalemme era stata distrutta nell’anno 607 a.E.V. Ma vi sarebbero rimasti?
9. Perché il “termine del sistema di cose” non era il tempo in cui i pesci “eccellenti” sarebbero rimasti schiavi di Babilonia la Grande?
9 No! I tempi dei Gentili erano finiti nel 1914, l’anno in cui scoppiò la prima guerra mondiale, e di conseguenza era cominciato il “termine del sistema di cose”. L’illustrazione di Gesù della rete contrassegnò questo periodo come il tempo per la separazione di quelli che pretendevano d’essere unti eredi del “regno dei cieli”. Era il tempo fissato perché i celesti angeli sotto Cristo si mettessero al lavoro e tirassero sulla spiaggia la simbolica rete, gettando via gli “inadatti” e mettendo gli “eccellenti” approvati dalla legge di Dio nei “vasi” delle congregazioni. Questo è ciò che fecero.
10. (a) Quando i pesci “eccellenti” cominciarono a uscire da tale esilio babilonico, e come? (b) Quale esperienza hanno già tali pesci “inadatti”, e perché?
10 Dalla primavera dell’anno 1919 in poi i veri cristiani esiliati in Babilonia la Grande uscirono. Dal cielo fu rivolta la chiamata: “Uscite da essa, o popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati, e se non volete ricever parte delle sue piaghe”. (Riv. 18:4) La religiosa Babilonia la Grande è l’impero mondiale della falsa religione babilonica, e include la cristianità, che ha cercato di mischiare il cristianesimo con la religione babilonica. La chiamata dal cielo doveva dunque includere la loro uscita dalla cristianità. Le centinaia di milioni di “inadatti” simbolici pesci che rimangono nella cristianità saranno tra breve gettati nella simbolica “fornace ardente” e completamente distrutti. Sono già avviati in quella direzione, poiché gli ipocriti cristiani si abbandonano al “loro pianto e [allo] stridor dei loro denti”. (Matt. 13:50) Perché? Perché non sono usciti dalla Grande Babilonia come dovrebbe fare il vero popolo di Dio; e perciò partecipano ai suoi peccati e risentono già dei segni premonitori delle sue distruttive piaghe. Tra breve periranno con Babilonia la Grande e coi suoi amanti politici al tempo fissato da Dio.
11. In che proporzione i professanti cristiani uscirono da Babilonia la Grande, e come furono raccolti in “vasi”?
11 A quel tempo, nel 1919, in notevole contrasto con questi amanti di Babilonia la Grande, gli unti cristiani testimoni di Geova risposero alla chiamata celeste. Essi erano solo una minoranza di professanti cristiani, un semplice rimanente della vera congregazione cristiana che Gesù Cristo ha edificato durante questi passati diciannove secoli. (Matt. 16:18; Atti 2:1-42) Sotto la direttiva angelica essi furono raccolti “in vasi”, per così dire, cioè in congregazioni di liberati cristiani, per essere riservati al servizio di Geova, l’Iddio e Padre di Gesù Cristo.
12. Perché questo rimanente di “eccellenti” pesci simbolici non fu portato immediatamente in cielo?
12 Benché questo rimanente degli “eccellenti” pesci simbolici abbia la speranza di partecipare al “regno dei cieli”, essi non furono portati immediatamente in cielo, cosa che si erano aspettati. In questo “termine del sistema di cose” avevano un’opera da fare sulla terra prima che venisse la fine di Babilonia la Grande e dei suoi amanti politici e degli eserciti di questi.
13. (a) Oltre a dare testimonianza che cos’altro è compiuto dalla predicazione del Regno? (b) Dal 1919 in poi, perché l’opera dei giorni degli apostoli doveva continuare?
13 Ora ogni angolo della terra sa qual è la vera opera cristiana del rimanente, poiché essi hanno compiuto la loro opera sino ai confini della terra, in adempimento alle parole di Gesù: “Questa buona notizia del regno sarà predicata in tutta la terra abitata, in testimonianza a tutte le nazioni”. (Matt. 24:14) La testimonianza a tutte le nazioni non è l’unica cosa compiuta dai predicatori del Regno. È anche compiuta un’opera di separazione come risultato di tale predicazione del Regno, e questa sotto la direttiva angelica. (Matt. 24:30, 31, 40-42) L’opera di separazione non fu interamente compiuta nell’anno di liberazione del 1919. No, ma affinché il preordinato numero dei 144.000 eredi del Regno fossero redenti dalla terra, si dovevano prendere e mettere nei “vasi” delle congregazioni altri simbolici pesci “eccellenti”. L’opera che Gesù Cristo cominciò ai giorni dei suoi dodici apostoli doveva essere continuata fino a questo “termine del sistema di cose”, cioè l’opera della pesca. Era garantita una grande pesca!
PESCA MIRACOLOSA
14. (a) Che cosa facevano di mestiere alcuni discepoli di Giovanni Battista, e in che modo Gesù ne incontrò quattro al mare di Galilea? (b) Qual era il tempo migliore per la loro occupazione?
14 Millenovecento anni fa un certo numero di apostoli di Gesù erano pescatori di mestiere nel mare di Galilea. Essi erano discepoli di Giovanni Battista, e alcuni giorni dopo il suo proprio battesimo in acqua Gesù Cristo fece conoscenza con loro nella valle superiore del fiume Giordano, verso la fine dell’anno 29 E.V. (Giov. 1:35-44) Alcuni mesi dopo, l’anno successivo, Gesù venne a contatto con questi pescatori di mestiere proprio lì al mare di Galilea. A quel tempo Giovanni Battista era stato imprigionato dal re Erode e Gesù aveva cominciato a proclamare il messaggio di Giovanni Battista, dicendo: “Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato”. (Matt. 4:12-17) Un giorno Gesù predicava il regno di Dio a moltitudini di persone sulla spiaggia del mar di Galilea vicino al luogo dove quattro pescatori di mestiere si erano affaticati con le reti. A quel tempo il più comune modo in cui i Giudei pescavano era mediante reti di vario tipo, di cui nella Sacra Bibbia ne sono menzionati quattro. (Abac. 1:15, 16; Eccl. 9:12; Sal. 35:7, 8) La notte era considerata il tempo migliore per la pesca, dopo il tramonto e prima dell’alba.
15, 16. (a) In quale occasione Gesù disse a Simone e a quelli che erano nella barca con lui di calare le loro reti per la pesca? (b) Quale fu l’effetto immediato di ciò che allora accadde?
15 “In un’occasione”, come ci narra Luca 5:1-10, “in cui la folla gli era addosso per ascoltare la parola di Dio, egli era in piedi presso il lago di Gennezaret [Galilea]. E vide due barche presso la riva del lago, ma i pescatori ne erano scesi e lavavano le loro reti. Salito su una delle barche, che era di Simone, gli chiese di scostarsi un po’ da terra. Quindi si mise a sedere, e dalla barca insegnava alle folle. Quando ebbe cessato di parlare, disse a Simone: ‘Va dove è profondo, e calate le vostre reti per la pesca’. Ma Simone rispose, dicendo: ‘Insegnante, per un’intera notte ci siamo affaticati senza prender niente, ma al tuo cenno calerò le reti’. E avendo fatto questo, rinchiusero una grande moltitudine di pesci. Infatti, le loro reti si rompevano.
16 “E fecero cenno ai loro compagni dell’altra barca di venire ad assisterli; ed essi vennero, e riempirono entrambe le barche, tanto che affondavano. Visto ciò, Simon Pietro cadde alle ginocchia di Gesù, dicendo: ‘Allontanati da me, Signore, perché sono un uomo peccatore’. Poiché alla pesca dei pesci che avevano fatta la sorpresa aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, e similmente pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano partecipi con Simone”.
17, 18. (a) I quattro pescatori soci che cosa compresero che era accaduto? (b) Perché Gesù non fece quello che Simone gli chiese di fare, ma che cosa fece?
17 C’erano altri con Simon Pietro nella sua barca, particolarmente suo fratello Andrea, e possibilmente il loro padre Giovanni. Giacomo e Giovanni erano con il loro padre Zebedeo e gli uomini salariati nella barca che li assisté. Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni compresero che Gesù aveva compiuto un miracolo, causando all’improvviso una enorme pesca di pesce in un punto delle acque dove non ce n’era stato affatto per tutta la notte.
18 Questo accrebbe il loro apprezzamento per Gesù Cristo, che conoscevano già personalmente. Pietro, sentendo ora più che mai d’essere peccatore perché aveva a bordo della sua barca tale santo uomo di Dio, chiese al Signore Gesù di allontanarsi da lui. Ma Gesù non era disposto ad abbandonare la barca da solo. Era venuto per lui il tempo d’avere stabili, regolari seguaci in senso letterale. Gesù placò dunque la paura che Pietro provava a causa della sua peccaminosità, come ci dice il racconto: “Ma Gesù disse a Simone: ‘Smetti d’aver timore. Da ora in poi prenderai uomini vivi’”. Con questa dichiarazione Gesù paragonava gli uomini a pesci. Ma Pietro con chi avrebbe preso uomini vivi come pesci? Con Gesù Cristo stesso, poiché allora Gesù chiese a Pietro di seguirlo nella pesca di pesce più grosso, cioè “uomini vivi”. Gesù invitò anche il fratello di Pietro, Andrea, a seguirlo in questa nuova impresa. Lo seguirono entrambi:
19. Intanto, che cosa cominciarono a fare Giacomo e Giovanni, e per quanto tempo continuarono a far questo?
19 Nel frattempo, poiché le loro reti si erano rotte a causa della miracolosa pesca di pesci, che quasi avevano sovraccaricato le loro barche, i soci di Pietro nell’occupazione della pesca in Galilea, cioè Giacomo e Giovanni, insieme al loro padre Zebedeo, che erano nella barca, cominciarono a riparare le loro reti. Quindi Gesù, seguìto da Pietro e Andrea, scese alla riva del lago e chiamò Giacomo e Giovanni che erano nella loro barca, invitando anche loro a seguirlo in una più grande occupazione di pesca. Essi lo fecero effettivamente, poiché il racconto ci informa: “E riportarono le barche a terra, e abbandonata ogni cosa lo seguirono”. — Luca 5:10, 11.
20. Matteo e Marco come descrivono la chiamata dei quattro pescatori?
20 L’apostolo Matteo e il discepolo Marco descrivono in forma più concisa questa chiamata dei quattro pescatori, ma Matteo e Marco mostrano che Gesù rivolse a tutt’e quattro un diretto invito a divenire pescatori di uomini. Marco 1:16-20 dice: “Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide Simone e Andrea fratello di Simone che gettavano le loro reti in mare, poiché erano pescatori. E Gesù disse loro: ‘Venite dietro a me, e vi farò divenire pescatori di uomini’. E subito, abbandonate le loro reti, lo seguirono. E andato un po’ oltre vide Giacomo figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che erano infatti nella loro barca a riparare le loro reti; e senza indugio egli li chiamò. A loro volta, essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con gli uomini salariati e andarono dietro a lui”. — Matt. 4:18-20.
21. (a) In che modo Gesù, che aveva fatto il mestiere di falegname, era qualificato per insegnare a quei quattro a pescare uomini? (b) Quale esempio assicurò loro che non dovevano preoccuparsi circa il guadagnarsi da vivere facendo i pescatori di uomini?
21 Gesù stesso prese lì quattro pesci umani. Sebbene fosse stato falegname di mestiere nella continentale Nazaret, non pescatore di mestiere, egli sapeva prendere simbolici pesci di specie umana. Lì egli cominciò a far questo, più di sei mesi dopo che nel fiume Giordano era stato battezzato e unto con lo spirito santo di Dio. Come uomo esperto sapeva anche insegnare ad altri a pescare uomini e a prenderli vivi. Con questo fine in vista invitò i quattro pescatori di mestiere a seguirlo personalmente e a ricevere addestramento. Per questa ragione essi dovettero abbandonare l’occupazione della pesca nel mare di Galilea. Un comune pescatore può vendere il pesce che prende e così guadagnarsi da vivere sulla terra. Comunque, un pescatore di uomini non può vendere gli uomini e così guadagnarsi da vivere con essi. Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni come si sarebbero dunque guadagnati da vivere facendo i pescatori di uomini, seguendo continuamente il Signore Gesù Cristo, il più grande Pescatore di tutti? Ebbene, Gesù stesso aveva abbandonato tutto quando era andato da Giovanni Battista per essere battezzato e non aveva più ripreso il suo lavoro di falegname, eppure Geova Dio aveva cura di lui come Pescatore di uomini.
NESSUN BISOGNO DI PREOCCUPARSI PER I MEZZI DI SUSSISTENZA
22. (a) Perché non c’era ragione di dubitare del successo nella pesca di uomini? (b) Perché questa pesca di uomini non fu danneggiata a causa della morte di Gesù?
22 Non c’era ragione che questi ex pescatori dubitassero del loro successo nel prendere uomini finché agivano sotto la direttiva del principale Pescatore di uomini, Gesù Cristo. Al suo cenno Pietro e Andrea avevano con fede calato le reti nel mare di Galilea per la pesca, in quelle che erano apparentemente acque sterili, eppure avevano fatto una pesca tale che avevano dovuto chiedere aiuto ai loro soci Giacomo e Giovanni. Quindi le loro reti cominciarono a rompersi e la quantità di pesce tirato a bordo minacciò di far affondare le due barche. Ora poiché Gesù poteva fare una così abbondante pesca nel caso di creature acquatiche con squame e pinne, egli poteva similmente fare con successo la pesca di simbolici pesci umani. La morte di Gesù sul palo di tortura circa tre anni dopo non danneggiò né pose fine a questa più importante opera di pescare uomini. Il terzo giorno fu destato dai morti e fu quindi in grado di far riprendere ai suoi fedeli seguaci le operazioni di pesca.
23. (a) A motivo della risurrezione di Gesù nel reame spirituale, erano gli apostoli in una condizione peggiore per pescare uomini? (b) Come sette discepoli si trovarono presso il mare di Galilea dopo la risurrezione di Gesù?
23 È vero che Gesù era assente da loro nella carne, in quanto era stato destato dai morti come immortale, spirituale Figlio di Dio, confinandosi da allora in poi all’invisibile reame spirituale. Ma ora egli era maggiormente in grado di dare completo successo in proporzioni mondiali a quest’opera di pescare uomini. Egli ne diede un’incoraggiante assicurazione in un’occasione più di una settimana dopo che era stato destato dai morti il sedicesimo giorno del mese lunare di Nisan dell’anno 33 E.V. Per mezzo di angeli che apparvero a certi discepoli la mattina della sua risurrezione, egli disse ai suoi fedeli apostoli di lasciare Gerusalemme e la provincia della Giudea e di andare a nord nella provincia della Galilea. Lì egli sarebbe apparso visibilmente e avrebbe dato loro ulteriori istruzioni. (Matt. 26:32; 28:7-10, 16; Mar. 16:6, 7) Avvenne così che in una occasione sette discepoli di Gesù si trovarono insieme vicino al mare di Galilea, che era pure chiamato mare di Tiberiade.
24, 25. (a) Dopo un periodo di pesca, che cosa furono costretti a rispondere i sette a uno che li interrogava dalla spiaggia? (b) Che cosa disse loro di fare, e come arrivarono in seguito alla spiaggia?
24 Quando Pietro disse che sarebbe andato a pescare, gli altri sei dissero che sarebbero andati con lui. Per tutta la notte essi cercarono di prendere un po’ di pesce ma non presero assolutamente nulla. Quindi, all’alba, scorsero una figura sulla riva. La sua voce giunse sopra le acque sino a loro nella piccola barca: “Fanciullini, non avete nulla da mangiare, è vero?” Essi risposero No! Ebbene, disse egli di smettere?
25 Ecco ciò che leggiamo: “Egli disse loro: ‘Gettate la rete dal lato destro della barca e ne troverete’. Quindi essi la gettarono, ma non la potevano più trarre a causa della moltitudine di pesci. Perciò quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: ‘È il Signore!’ Allora Simon Pietro, udito che era il Signore, si cinse la sopravveste, poiché era nudo, e si tuffò nel mare. Ma gli altri discepoli vennero nella piccola barca, poiché non erano lontani da terra che circa novanta metri, trascinando la rete dei pesci. Comunque, quando scesero a terra videro che vi era un fuoco di carboni e su di esso pesce, e pane. Gesù disse loro: ‘Portate del pesce che avete preso ora’. Simon Pietro, perciò, salì e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. Ma benché ve ne fossero tanti la rete non si ruppe”.
26. (a) Perché allora si sarebbe potuto chiedere chi era? (b) Com’era questa la terza volta che già appariva ai suoi discepoli dopo la sua risurrezione?
26 Al tempo di questa sua manifestazione Gesù non aveva lo stesso corpo materializzato che aveva in precedenza. Per questa ragione leggiamo: “Gesù disse loro: ‘Venite, fate colazione’. Nessuno dei discepoli ebbe il coraggio di domandargli: ‘Chi sei?’ perché sapevano che era il Signore. Gesù venne e prese il pane e lo diede loro, e similmente il pesce. Questa era ora la terza volta che Gesù era apparso ai discepoli dopo essere stato destato dai morti”. (Giov. 21:1-14) Questa era cioè la terza volta che Gesù era apparso ai suoi apostoli quando tutti o più di metà di loro erano insieme. Nella prima di tali occasioni, la sera della domenica della sua risurrezione, Gesù si materializzò e mangiò un po’ di pesce arrostito per provare ai suoi apostoli che quello che essi vedevano non era uno spirito. — Luca 24:22-43; Giov. 20:19-25.
27. Perché fu appropriato che Gesù dimostrasse il suo potere causando due volte una miracolosa pesca di pesci?
27 Fu molto appropriato che Gesù Cristo dimostrasse due volte il suo potere riempiendo le reti dei suoi apostoli con una miracolosa pesca di pesci. Egli è “l’ultimo Adamo”, e il primo Adamo nel giardino d’Eden fu sotto certi aspetti “un tipo di colui che doveva venire”. (1 Cor. 15:45; Rom. 5:14) Al primo Adamo e a sua moglie fu dato da Dio il Creatore il comando di tenere “sottoposti i pesci del mare” e tutti gli altri animali inferiori della terra. (Gen. 1:26-28) Fu predetto in Salmo 8:4-8 che “l’ultimo Adamo”, Gesù Cristo, doveva similmente tenere sottoposti anche i pesci, e abbiamo effettivamente evidenze scritte che egli esercitò realmente tale potere, per promuovere gli interessi del regno di Dio. (Ebr. 2:5-9) Uno di tali casi fu quando Gesù, dovendo pagare la tassa del tempio, disse a Simon Pietro: “Va al mare, getta un amo da pesca, e prendi il primo pesce che viene sù e, aprendogli la bocca, troverai una moneta da uno statere. Prendila e dalla loro per me e per te”. — Matt. 17:24-27.
28. (a) In considerazione di tali miracolose pesche di pesci, che cosa fu logico che ragionassero in quanto alla pesca di uomini? (b) Perché dopo quella seconda pesca Gesù non ebbe bisogno di invitarli a divenire pescatori di uomini?
28 Ricordando che Gesù li aveva chiamati perché divenissero pescatori di uomini, gli apostoli dovettero rafforzare la loro fede per tale opera grazie alle due miracolose pesche di pesci. Ubbidendo al comando del principale Pescatore, Gesù Cristo, essi non avevano calato invano le loro reti per la pesca. Fu logico per loro ragionare che, nella pesca di uomini, quando avessero calato le loro reti dietro suo comando, non le avrebbero tirate su vuote; alcuni sarebbero stati radunati per il regno dei cieli. Comunque, dopo la seconda miracolosa pesca nel mare di Galilea Gesù non ebbe bisogno di ripetere loro il suo invito di seguirlo e di essere trasformati da pescatori di pesce in pescatori di uomini. Per questa ragione, il risuscitato Gesù usò ora un altro modo figurativo di parlare, perché ora veniva presa in considerazione la qualità dell’amore. Così Giovanni 21:15-17 ci dice:
29. Quali domande e risposte vi furono quindi fra Gesù e Pietro?
29 “Or quando ebbero fatto colazione, Gesù disse a Simon Pietro: ‘Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu più di questi?’ Gli disse: ‘Sì, Signore, tu sai che ho affetto per te’. Gli disse: ‘Pasci i miei agnelli’. Di nuovo gli disse, una seconda volta: ‘Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu?’ Gli disse: ‘Sì, Signore, tu sai che ho affetto per te’. Gli disse: ‘Pasci le mie pecorelle’. Gli disse per la terza volta: ‘Simone, figlio di Giovanni, hai tu affetto per me?’ Pietro s’addolorò perché gli aveva detto per la terza volta: ‘Hai tu affetto per me?’ E gli disse: ‘Signore, tu sai ogni cosa; tu sei consapevole che ho affetto per te’. Gesù gli disse: ‘Pasci le mie pecorelle’”.
30, 31. (a) Perché è difficile sapere che cosa intendesse Gesù col pronome “questi” nella prima domanda che fece a Pietro? (b) Quindi, come rendono la domanda alcuni moderni traduttori?
30 I pescatori non amano i pesci, ma i pastori amano effettivamente le pecore, specialmente nel paese del soggiorno di Gesù sulla terra. Inoltre, il pastore si riteneva responsabile delle pecore affidate alla sua cura. Ma che cosa avesse in mente Gesù quando chiese a Pietro: “Mi ami tu più di questi?” non è sicuro. Nel testo greco della Bibbia il pronome dimostrativo “questi” è al caso genitivo, al numero plurale, e nella lingua greca questo caso del pronome ha la stessa forma per tutt’e tre i generi, maschile, femminile e neutro. Per esempio, la traduzione del Nuovo Testamento di K. S. Wuest (1961) dice: “Hai tu più amore per me . . . che per questi (pesci)?” Così Gesù avrebbe chiesto se Pietro amava più lui che il suo mestiere di pescatore nel mare di Galilea. Lo stesso pensiero è suggerito dalla traduzione biblica di G. M. Lamsa (1957), che dice: “Ami tu me più che queste cose?”
31 La traduzione biblica di James Moffatt (1922) suscita un pensiero diverso, dicendo: “Mi ami tu più degli altri?” (Anche An American Translation; James Murdock’s) La sera che Gesù fu tradito ai suoi nemici Simon Pietro si era vantato di amare Gesù più di quanto l’amassero gli altri apostoli, ma poco dopo non mostrò questo amore superiore. (Matt. 26:31-35, 55, 56, 69-75) Ma presso il mare di Galilea Pietro non si vantò della superiorità del suo amore per Gesù. Ma The New English Bible (Nuovo Testamento, 1961) dice: “Mi ami tu più di tutti gli altri?”
32. Per attirare le persone, quali qualità doveva mostrare Pietro, e per tenere quelle attirate, quale qualità doveva mostrare Pietro?
32 Qualsiasi cosa significhi qui il pronome “questi”, Gesù proseguì indicando a Pietro come poteva mostrare sulla terra il suo amore per il suo invisibile risuscitato Signore e Maestro, cioè prendendosi amorevole cura delle “pecore” del Maestro sulla terra. Per attirare le persone a Dio, Pietro doveva mostrare le qualità del pescatore; ma per tenere nell’organizzazione quelle che vi erano state portate, Pietro doveva mostrare il tenero amore di un sottopastore per le pecore del suo Maestro.
-
-
Istruzioni per la pesca in tutto il mondoLa Torre di Guardia 1968 | 15 marzo
-
-
Istruzioni per la pesca in tutto il mondo
1. Dove il risuscitato Gesù riapparve in seguito ai suoi apostoli, e, secondo Matteo, che cosa disse loro?
EVIDENTEMENTE poco tempo dopo ciò il risuscitato Gesù riapparve ai suoi discepoli in Galilea, questa volta a tutti gli undici fedeli, e questa volta non sulla riva del mare ma su un monte. L’apostolo Matteo era lì e scrive a questo riguardo: “Gli undici discepoli andarono in Galilea, al monte che Gesù aveva loro designato, e, vedutolo, resero omaggio, ma alcuni dubitarono. E Gesù, accostatosi, parlò loro, dicendo: ‘Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose”.
2. (a) L’opera di fare discepoli doveva limitarsi agli undici fedeli apostoli, e, quale evidenza è presentata come risposta? (b) In quali luoghi di pesca si doveva compiere l’opera?
2 Probabilmente sul monte c’erano molti altri oltre agli undici fedeli apostoli. (Matt. 28:16-20) Questa può essere l’occasione a cui si riferisce in seguito l’apostolo Paolo, dicendo: “Apparve poi a più di cinquecento fratelli in una volta, la maggioranza dei quali rimangono fino al presente, ma alcuni si sono addormentati nella morte”. (1 Cor. 15:6) Indiscutibilmente l’opera di fare discepoli non si doveva limitare agli undici fedeli apostoli, e i successivi racconti biblici mostrano che non si limitò agli apostoli. La pesca di uomini doveva essere compiuta da tutti i discepoli, compresi quelli che erano divenuti discepoli da poco, e la parabola di Gesù circa la rete lo mostra. I luoghi di pesca non si dovevano limitare al piccolo bacino dei Giudei naturali ma dovevano includere tutto il mare del genere umano, “persone di tutte le nazioni”. Ciò doveva continuare sino al “termine del sistema di cose”, in cui siamo ora.
3. (a) Con le sue operazioni di pesca sulla terra, quanti “pesci” aveva preso direttamente Gesù fino alla Pentecoste del 33 E.V.? (b) Che specie di pesca ci fu quel giorno, e chi prese parte all’operazione?
3 Le dirette operazioni di pesca compiute da Gesù sulla terra, con l’aiuto dei suoi apostoli ed evangelizzatori, avevano fatto prendere solo centoventi discepoli circa. Tanti almeno si trovarono insieme nella stanza superiore la mattina di Pentecoste dell’anno 33 E.V. Dov’era il resto dei cinquecento che una volta avevano assistito alla sua apparizione sul monte in Galilea? (Atti 1:15 fino a 2:4) Prima di quello straordinario giorno di Pentecoste Gesù Cristo non aveva radunato insieme i suoi seguaci, stabilendoli come congregazioni cristiane separate dalla sinagoga giudaica. Ma ora, il sesto giorno del mese lunare di Sivan del 33 E.V., cominciarono le operazioni di pesca da parte degli addestrati pescatori di uomini di Gesù. Tutti i centoventi nella stanza superiore a Gerusalemme, unti con lo spirito santo di Dio per mezzo di Cristo, parteciparono all’operazione, come con una rete comune. Com’era avvenuto nelle due occasioni in cui si erano fatti speciali sforzi pescando nel mare di Galilea, ci fu una miracolosa pesca di simbolico pesce. Quel giorno circa tremila furono presi, poiché tutti questi furono battezzati in acqua nel nome del Signore Gesù Cristo. Essi stettero vicini ai pescatori apostolici e tennero adunanze. — Atti 2:5-47.
4. Quando cominciò la pesca in acque internazionali, e che cosa fu preso per prima?
4 Circa tre anni quattro mesi e dieci giorni dopo, o nell’autunno dell’anno 36 E.V., la rete da pesca cristiana fu calata in acque internazionali sotto la direttiva del celeste Pescatore, il glorificato Gesù Cristo. Ciò avvenne quando il pescatore Pietro, accompagnato da sei fedeli Giudei cristiani, fu mandato alla città portuale di Cesarea a predicare il messaggio del Regno al centurione italiano Cornelio e agli altri Gentili che egli aveva radunato in casa sua. Dio benedisse le operazioni di pesca di Pietro e, per mezzo del glorificato Gesù Cristo, Dio versò sui Gentili credenti lo spirito santo. Così furono presi i primi “pesci” gentili per il regno dei cieli. — Atti 10:1 fino a 11:12.
AL “TERMINE DEL SISTEMA DI COSE”
5. Secondo la parabola di Gesù sulla rete, a che cosa ci avviciniamo ora, e che dire delle operazioni di pesca?
5 Sin da quando il non giudeo Cornelio di Cesarea fu preso nella rete cristiana le attività dei cristiani pescatori di uomini in tutte le acque sono continuate fino a questo “termine del sistema di cose”. (Matt. 28:20) La simbolica “fornace ardente” in cui i santi angeli di Cristo getteranno i pesci simbolici inadatti è vicinissima. (Matt. 13:47-50) Il tempo diventa più critico man mano che i giorni passano. Ma le spirituali operazioni di pesca devono continuare!
6. (a) Quale qualità fu necessaria per calare le reti nel 1919? (b) Come fu risuscitata l’organizzazione nel 1919, e fu questo senza scopo o no?
6 Come nel caso degli apostoli di Gesù in due occasioni nel mare di Galilea, ci volle grande fede da parte dei veri pescatori di uomini per ubbidire al comando di Cristo e calare le loro reti nell’anno 1919. Quello fu il primo anno postbellico dopo la prima guerra mondiale. Nella primavera di quell’anno i tre direttoria e cinque altri preminenti membri della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati di Pennsylvania furono liberati dal penitenziario federale di Atlanta, in Georgia, U.S.A., e la libera amministrazione dell’Associazione degli Studenti Biblici Internazionali fu ristabilita. L’organizzazione di questi dedicati, battezzati cristiani, che era stata seriamente paralizzata in tutto il mondo durante la prima guerra mondiale a causa della persecuzione religiosa e degli elementi governanti militarizzati, fu ripristinata. Fu come se, a somiglianza del profeta Giona, fossero stati vomitati dal ventre di un grosso pesce, per profetizzare ancora. Perché ci fu una risurrezione spirituale di questi dedicati cristiani? Per continuare a pescare! Anche se i Tempi dei Gentili erano finiti al principio dell’autunno del 1914, la mondiale pesca di uomini non era ancora terminata. Le reti dovevano essere calate di nuovo!
7. Come fu dato, in effetti, il comando di calare le reti, e come furono calate?
7 A tal fine, nei numeri (inglesi) della rivista La Torre di Guardia del 1º e del 15 agosto 1919, furono pubblicati articoli su “Benedetti gli intrepidi”; la prima assemblea generale con migliaia di partecipanti fu tenuta a Cedar Point, nell’Ohio, U.S.A., ai primi di settembre, e il 1º ottobre 1919 cominciò a pubblicarsi la nuova rivista L’Età d’Oro (inglese). In effetti, a questi dedicati studenti biblici cristiani fu dato il comando: “Calate le vostre reti per la pesca”. Ubbidendo in maniera intrepida, essi calarono le loro reti in acque che erano state del tutto sterili durante gli anni della prima guerra mondiale facendo questo con una intensificata ‘predicazione della buona notizia del regno’ a tutto il “mare” del genere umano. (Matt. 24:14) Ci fu la pesca?
8. Quale rapporto relativo alla “pesca” presentò La Torre di Guardia nell’estate del 1925?
8 Le statistiche di quegli anni postbellici e l’espansione delle attività rispondono Sì! Per esempio, in data 1º settembre 1925, La Torre di Guardia (inglese), a pagina 263, disse riguardo ai presenti alla celebrazione mondiale della cena del Signore: “Siamo lieti che il numero dei partecipanti alla Commemorazione sia così grande, poiché ciò manifesta molto interesse per la verità in ogni luogo, ed è così che dovrebbe essere. Il totale complessivo riportato finora è 90.434, il che è 25.329 più di quelli di cui si fece rapporto un anno fa”.
9. Dapprima la pesca fu ricominciata per prendere chi, e quale nome accettarono i pescatori?
9 Per più di dodici anni dal 1919 in poi le attività di pesca di questi cristiani pescatori di uomini furono compiute principalmente per prendere simbolico pesce per il regno dei cieli, perché fossero coeredi con Gesù Cristo nel regno celeste. Nel 1931 il rimanente di questi eredi del Regno assunsero il nome biblico “testimoni di Geova”, a cominciare dalla domenica pomeriggio del 26 luglio 1931, quando circa 10.000 persone riunite in assemblea internazionale a Columbus, nell’Ohio, adottarono gioiosamente una risoluzione per prendere questo nome, basato su Isaia 43:10-12. Le congregazioni di questi eredi del Regno in tutto il globo seguirono questa azione.
10, 11. (a) Quando, evidentemente, erano stati presi tutti i “pesci” adatti per il Regno? (b) Che cosa dovevano fare quindi quei pescatori, ancora al “termine del sistema di cose”?
10 I “pesci” del Regno raccolti dagli angeli mediante le operazioni della rete durante i diciannove secoli dalla Pentecoste del 33 E.V. dovevano infine ammontare a 144.000. (Riv. 7:4-8; 14:1-5) Ora, durante questo “termine del sistema di cose” dalla fine dei Tempi dei Gentili nel 1914 gli ultimi di questi “pesci” del Regno dovevano dunque essere presi nella rete, in adempimento alla parabola di Gesù in Matteo 13:47-50. Tutti quelli del finale rimanente che furono presi mediante le operazioni angeliche furono essi stessi resi “pescatori di uomini”, come erano stati resi tali gli apostoli che Gesù aveva chiamato dalla pesca di mestiere nel mar di Galilea.b (Matt. 4:18, 19; Luca 5:10) Evidentemente, negli anni 1931-1935 tutti i simbolici pesci adatti per il regno dei cieli erano stati presi per completare il preordinato numero di 144.000 coeredi di Cristo. (Matt. 22:10, 11) Ebbene, quelli dell’unto rimanente dovevano dunque smettere le loro attività di pesca? Dovevano essi mettere da parte le loro reti da pesca e aspettare semplicemente d’essere portati in cielo? Come potevano far questo scritturalmente? Siamo ancora nel “termine del sistema di cose”. Noi non osiamo dimenticare che Gesù disse ai suoi seguaci:
11 “Andate dunque e fate discepoli delle persone di tutte le nazioni, battezzandole . . . insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino al termine del sistema di cose”.
12. (a) In Matteo 28:19, 20, stabilì Gesù una data per smettere di fare discepoli di lui? (b) Durante l’anno 1938, quanti fecero rapporto di attività di pesca, e chi includeva senza dubbio questo numero?
12 Con queste parole di Matteo 28:19, 20 Gesù non stabilì nessuna data nella quale al termine del sistema di cose la classe dei pescatori a cui egli si rivolgeva smettessero la loro opera di fare discepoli. Coloro che non sono presi per far parte del regno dei cieli possono dunque divenire discepoli di Gesù Cristo, anche se non ricevono la speranza celeste ma si rallegrano con la speranza della vita eterna in un paradiso terrestre governato dal celeste regno di Dio. È dunque un fatto reso noto che dall’anno 1935 i cristiani “pescatori di uomini” cominciarono a concentrare la loro attenzione su quelli che Dio renderà eredi del paradiso terrestre. A questi fu offerta la possibilità d’essere protetti durante la veniente guerra finale di Armaghedon e di sopravvivere nel giusto nuovo ordine sulla terra sotto il celeste regno di Dio.c Durante l’anno 1938, in media 47.143 persone fecero rapporto di attività di pesca in 52 Paesi del globo. Senza dubbio questi includevano molti dedicati cristiani che avevano la speranza del paradiso terrestre.
13. Lo scoppio della seconda guerra mondiale come influì sulla pesca, ma perché la pesca continuò nel mare dell’umanità?
13 Lo scoppio della seconda guerra mondiale nel settembre del 1939 ostacolò grandemente l’opera di pesca dei discepoli di Gesù Cristo. A quel tempo si trattò di pescare in acque agitate; ma nonostante la guerra e la crudele persecuzione i “pescatori di uomini” continuarono ad affaticarsi, per così dire, durante tutta la notte. In un certo numero di Paesi la loro spirituale opera di pesca fu messa al bando dai governi del tempo di guerra. Ma i “pescatori di uomini” di Geova non ricevono la loro licenza o i diritti di pesca dai governanti di questo mondo. Il Salmo 95:3-5 dice loro: “Geova è un grande Dio . . . a cui appartiene il mare, che egli stesso fece”. Similmente il mare dell’umanità gli appartiene, ed egli ha concesso ai suoi dedicati, battezzati testimoni diritti di pesca per pescare in tutte le acque indipendentemente dalle restrizioni che semplici uomini cercano di imporre in certe zone. L’opera di pesca del Regno continuò dunque in maniera regolare, segretamente dov’era necessario. Nel 1941 il messaggio del Regno che attirava i simbolici pesci era proclamato in ottantotto lingue, con la stampa e oralmente.
14. Come ci fu un cambiamento nella presidenza della Società Torre di Guardia poco dopo che l’America era entrata nella seconda guerra mondiale?
14 Il 7 dicembre 1941, la seconda guerra mondiale coinvolse gli Stati Uniti d’America, il Paese dov’era situata la sede centrale da cui era diretta la pesca spirituale. Trentadue giorni dopo l’anziano presidente dell’organizzazione della sede centrale a Brooklyn, New York, morì. Così durante la guerra di proporzioni mondiali si rese necessario un cambiamento nella presidenza, e la responsabilità di questo incarico fu posta il 13 gennaio 1942 sulle spalle di un uomo dedicato che aveva la metà dei suoi anni.
15. Quale chiamata rivolta al principio del 1942 mostrò se c’era perdita di coraggio o di fiducia da parte dell’organizzazione di Geova, e quale fu la reazione ad essa?
15 Sebbene gli uomini venissero meno per gli orrori della più grande guerra di tutti i tempi combattuta fino ad allora, non ci fu perdita di coraggio o di fiducia da parte dell’organizzazione dei “pescatori di uomini” di Geova. Dalla sua sede centrale sulla terra fu rivolta la chiamata ai “pescatori di uomini” in tutte le acque: “Calate le vostre reti per la pesca”. Questo fu fatto specialmente sotto forma di un articolo principale nel numero (inglese) de La Torre di Guardia del 1º febbraio 1942, che ebbe come tema il versetto di Geremia 16:16 (VA), dove dice: “Ecco, io manderò molti pescatori, dice il SIGNORE, ed essi li pescheranno; e poi manderò molti cacciatori, ed essi li cacceranno su ogni monte, e su ogni colle, e dalle aperture nelle rocce”.d Il paragrafo 28 (pagina 42) di questo entusiasmante articolo fece riferimento alla chiamata rivolta ai “pescatori di uomini” esposta in Matteo 4:18-22 e Luca 5:1-11. Sia che le agitate acque del mare dell’umanità dilaniata della guerra fossero a quel tempo prive di simbolici pesci o no, le reti furono calate nelle acque con piena fede, con fiducia nel principale Pescatore, Gesù Cristo.
16. (a) Ci fu “pesca” in quell’anno bellico del 1942? (b) Che cosa ci fu per mostrare la determinazione di continuare e accrescere la pesca?
16 Fosse un miracolo o no, ci fu la pesca. Benché il rapporto complessivo di tutti i pescatori attivi durante l’oscuro anno bellico del 1942 non fosse ricevuto per intero, si poté calcolare in base ai rapporti che oltre 100.000 erano attivamente impegnati nella pesca spirituale, e che, di questi, 7.624 erano proclamatori pionieri che dedicavano tutto il loro tempo come “pescatori di uomini”. (Annuario dei Testimoni di Geova del 1943 [inglese], pagina 221) L’opera dei rappresentanti viaggianti che visitavano le congregazioni dei “pescatori di uomini” in zone del territorio fu ripresa. Dal 18 al 20 settembre 1942 fu tenuta l’Assemblea Teocratica del Nuovo Mondo con cinquantuno città collegate a Cleveland, nell’Ohio, la principale città dell’assemblea, e ventisei città straniere ricevettero lo stesso programma. Nel discorso pubblico “Pace — Può essa durare?” fu predetta la pace che doveva seguire la seconda guerra mondiale nel 1945, e inoltre che l’organizzazione internazionale per la pace e la sicurezza, ora le Nazioni Unite, sarebbe stata rianimata. Nel 1942 furono fatti i progetti per costruire una nuova stamperia a Brooklyn, e anche per dar inizio alla Scuola Biblica di Galaad per i pescatori missionari.
17. Che cosa indicò che c’era stata la pesca nonostante la seconda guerra mondiale, che finì nel 1945?
17 Tutte le cose progettate divennero realtà. Poiché le reti furono calate ne risultò una pesca, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto aspettare. Nell’anno 1939 c’erano 61.589 “pescatori di uomini” che gettavano le reti in tutto il mondo; ma nel 1945, quando a settembre finì la seconda guerra mondiale, c’erano 127.478 persone che pescavano regolarmente ogni mese, e di queste, 6.719 erano pescatori pionieri in servizio continuo. Questo si apprese dai rapporti necessariamente incompleti. La stragrande maggioranza di questo aumento di simbolici pesci presi durante quegli anni erano persone che divennero discepoli di Cristo con la speranza del paradiso terrestre.
18. Nell’anno 1947, che cosa indicò che la maggioranza di quelli che ora venivano presi nella rete avevano la speranza terrestre?
18 Conformemente, il numero di quelli ai quali lo spirito di Dio rendeva testimonianza che avevano la speranza del Regno celeste cominciò a diminuire di anno in anno. E quando il numero dei “pescatori di uomini” sulla terra superò il numero di 144.000 eredi del Regno, fu evidente che quei simbolici pesci ora presi nella rete erano discepoli con la speranza di vivere per sempre sulla terra sotto il celeste regno di Dio. Quel fatto fu chiaro nel 1947, vent’anni fa, quando il numero dei pescatori che facevano regolarmente rapporto in tutto il mondo fu di 181.071, in 86 Paesi.
19. (a) Abbiamo calato invano le nostre reti dal 1945? (b) Perché questa stagione di pesca tra breve sarà finita?
19 Non invano abbiamo ubbidito calando le nostre reti secondo il comando del principale Pescatore, Gesù Cristo. In questi anni post-bellici dal 1945 centinaia di migliaia di simbolici pesci sono stati presi. Oggi circa un milione d’essi sono divenuti dedicati, battezzati discepoli di Cristo e sono stati ordinati come “pescatori di uomini”. Tra breve questa grande stagione di pesca sarà finita. Il suo termine sarà contrassegnato dalla “guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” ad Armaghedon, dove qualsiasi pesce “inadatto” a disposizione sarà distrutto come in una “fornace ardente”. (Riv. 16:14-16) Deve venire la fine del “termine del sistema di cose”, durante il quale il principale Pescatore di Geova, Gesù Cristo, coi suoi santi angeli, indica dove gettare le reti da pesca. Quella terribile fine si avvicina sempre più, a giudicare dalle evidenze bibliche e mondane. Questa non è una ragione perché noi “pescatori di uomini” andiamo a riva, appendiamo le nostre reti e smettiamo la nostra assegnata opera di pesca.
20. (a) Sebbene alcune zone di pesca sembrino troppo lavorate o esaurite, che cosa si compie calando fiduciosamente le reti? (b) I pescatori di tali zone dove potrebbero andare a pescare?
20 Ora può sembrare che alcune zone di pesca siano state troppo lavorate e che abbiano quasi esaurito il “pesce” disponibile. È vero che in tali luoghi si può tirar su meno pesce, eppure calando fiduciosamente le reti con la predicazione del Regno, con l’insegnamento e con l’addestramento si pescano sempre alcuni che divengono dedicati, battezzati discepoli del principale Pescatore Gesù Cristo. Risulta che questo avviene anche in alcune zone di pesca nazionali dove il numero dei pescatori nell’organizzazione non aumenta o persino diminuisce. Se è possibile, coloro che ne sono in grado trasferiscano le loro “barche” in zone di pesca intatte o dove si potrebbero usare più “pescatori di uomini” per aver cura della grande pesca che è evidentemente possibile.
21. Chi è ancora responsabile delle operazioni di pesca, e perché dovremmo continuare a calare le nostre reti per la pesca?
21 Colui che ci chiamò a questa occupazione, Gesù Cristo, è l’incaricato. Egli sa dove ci guida. Egli può benedire i nostri sforzi apparentemente infruttuosi con una pesca inaspettata. Possiamo essere sicuri che farà prendere tutti i “pesci” che diverranno suoi dedicati, battezzati discepoli, prima che tutte le inadatte creature del mare dell’umanità siano gettate nella “fornace ardente” ad Armaghedon, e i fedeli, perseveranti “pescatori di uomini” siano ricompensati con privilegi di vita nel nuovo ordine di Dio sotto il suo celeste regno di pace e felicità. Fino a quel tempo di esecuzione del giudizio divino, “calate le vostre reti per la pesca”.
[Note in calce]
a Il presidente J. F. Rutherford, il segretario tesoriere W. E. Van Amburgh e A. H. Macmillan. Vedere La Torre di Guardia (inglese) del 15 aprile 1919, pagina 123.
b Con un simile intendimento fu pubblicato l’articolo “Prendiamo i pesci con la rete del Vangelo” alle pagine 308, 309 de La Torre di Guardia (numero inglese) del 15 ottobre 1914.
c Vedere il libro intitolato “Potete sopravvivere ad Armaghedon per entrare nel Nuovo Mondo di Dio” (inglese), pubblicato nel 1955 dalla Watch Tower Society.
d Secondo la Cyclopædia biblica di M’Clintock e Strong, Geremia 16:16 si può applicare con un senso favorevole. Il Volume 3, nel suo articolo sulla “Pesca” dice a pagina 579, paragrafo 1:
“L’abbondante quantità di pesce nelle acque della Palestina incoraggiava l’arte o l’occupazione della pesca, a cui sono fatte frequenti allusioni nella Bibbia: nel Vecchio Testamento queste allusioni sono di carattere metaforico, e descrivono o la conversione (Geremia 16:16; Ezechiele 47:10) o la distruzione (Ezechiele 29:3 e seg.; Ecclesiaste 9:12; Amos 4:2; Abacuc 1:14) dei nemici di Dio. Nel Nuovo Testamento le allusioni sono per la maggior parte di carattere storico . . ., sebbene l’applicazione metaforica sia ancora conservata in Matteo 13:47 e seg”.
The Holy Bible Commentary di F. C. Cook, pubblicato da Charles Scribner’s Sons, New York, nel 1886, dice, nel Volume 5, pagina 414, su Geremia 16:16: “. . . Spiritualmente, i padri l’interpretano riguardo agli Apostoli come ‘pescatori di uomini’. Così Origene: ‘Gli Apostoli sono i Pescatori, che dalle Scritture divine fanno le reti con cui tirar fuori gli uomini dal mare salato della vita mondana, affinché Dio possa dare loro una vita migliore, anche sui monti, coi profeti e il loro Signore, che fu trasfigurato su un monte, e su un monte insegnò al popolo le Sue beatitudini: e lì i cacciatori sono gli angeli, che vengono a ricevere le loro anime allorché si separano dai corpi’ (Origene in ‘Gr. Ghislerii’, II,430)”.
Dal lato sfavorevole la Cyclopædia biblica di M’Clintock e Strong, Volume 3, dice, sotto “Pescatore”, pagina 580, colonna 1:
“Termine usato, oltre che nel suo significato letterale . . . nella frase ‘pescatori di uomini’ . . . applicata dal nostro Salvatore agli apostoli . . . chiamandoli per il loro incarico; e in una simile maniera tipica, ma in senso sfavorevole, la parola ricorre in Geremia 16:16. L’applicazione della figura è ovvia”.
Alcuni commentatori prendono i versetti 14 e 15 di Geremia 16 come un’interruzione della profezia, essendo quei versetti ripetuti, anche se con lievi cambiamenti, nel capitolo 23, versetti 7 e 8 di Geremia. Conformemente, An American Translation (Smith-Goodspeed) pone i versetti 14 e 15 tra parentesi, mentre la traduzione biblica del dott. James Moffatt omette del tutto i versetti 14 e 15. Letto immediatamente dopo il versetto 13 di Geremia 16, il versetto 16 di Geremia 16 assumerebbe un significato sfavorevole verso l’antico popolo d’Israele che era in una relazione di patto con Dio.
-
-
Il giudice Eud — Ingegnoso e di valore per la causa di GeovaLa Torre di Guardia 1968 | 1° marzo
-
-
Il giudice Eud — Ingegnoso e di valore per la causa di Geova
NON senza buona ragione le Scritture paragonano il popolo di Dio a pecore. Le pecore devono essere guidate, protette e cibate. Quando il popolo d’Israele divenne dapprima la nazione di Geova, Dio provvide per loro un pastore in Mosè, che li guidò, li protesse e li nutrì per quarant’anni. Alla morte di Mosè, gli succedette Giosuè.
Alla morte di Giosuè e degli anziani del suo giorno gli Israeliti si allontanavano dalla pura adorazione di Geova, per la qual ragione Egli permise che fossero oppressi dalle nazioni pagane che li circondavano finché tornavano in sé. A motivo di tali condizioni, sorse il bisogno di pastori che facessero da “giudici” e “salvatori”, come infatti leggiamo: “Quando Geova in effetti suscitò dei giudici per loro, Geova mostrò d’essere col giudice, e li salvò dalla mano dei loro nemici per tutti i giorni del giudice; poiché Geova provava rammarico per i loro gemiti a causa di quelli che li opprimevano”. — Giud. 2:18; Neem. 9:27.
Eud fu il secondo giudice, ma il primo di cui abbiamo un racconto comparativamente dettagliato. Egli è in genere ricordato da coloro che conoscono la Bibbia come il Beniaminita mancino che con un espediente uccise un oppressore d’Israele e liberò il suo popolo dal giogo di costui. Comunque, c’è da dire molto di più a favore di Eud.
Evidentemente Eud amministrò la giustizia in Israele per un lungo periodo di tempo, durante il quale mantenne la nazione sia fedele che leale a Geova Dio e senza guerra. Come dice l’ispirato Racconto: “Moab fu sottomesso quel giorno alla mano d’Israele; e il paese non ebbe più disturbo per ottant’anni. Quindi i figli d’Israele facevano di nuovo ciò che era male agli occhi di Geova ora che Eud era morto”. — Giud. 3:30; 4:1.
Quando “i figli d’Israele fecero di nuovo ciò che era male agli occhi di Geova” allora “Geova lasciò divenire forte contro Israele Eglon re di Moab”. Eglon, per mezzo di un’alleanza con Ammon e Amalec, poté assoggettare gli Israeliti, dopo di che li oppresse per diciotto anni. — Giud. 3:12-14.
Quindi i “figli d’Israele invocavano l’aiuto di Geova” e così “Geova suscitò dunque per loro un salvatore, Eud figlio di Ghera, Beniaminita, un uomo mancino”. (Giud. 3:15) Benché la parola ebraica per mancino significhi qui semplicemente incapace di fare naturale uso della mano destra, dal racconto scritturale è evidente che Eud usava abilmente la mano sinistra. Della tribù di Beniamino leggiamo che in un’occasione c’erano in mezzo ad essa “settecento uomini scelti, mancini. Ognuno di questi era fromboliere di pietre che poteva colpire un filo di capello senza mancare il colpo”. La Versione dei Settanta dice che erano ambidestri. In seguito altri Beniaminiti noti per essere ambidestri sono menzionati nell’esercito di Davide. È detto che essi “usavano la mano destra e che usavano la mano sinistra con pietre o con frecce nell’arco”. — Giud. 20:16; 1 Cron. 12:2.
LA STRATEGIA DI EUD
Geova Dio, avendo suscitato Eud allo scopo di liberare il suo popolo, metteva su di Lui il suo spirito. Esso senza dubbio gli aguzzò la mente e gli rafforzò il cuore per l’opera che Dio gli doveva far compiere. Anzitutto, gli diede perspicacia per capire che poteva infliggere un colpo decisivo per la libertà del suo popolo Israele semplicemente eliminando lo stesso re Eglon; e anche per il modo in cui poté far questo con successo e fuggire.
Anzitutto, aveva bisogno di un’arma specialmente adatta allo scopo. E così se ne fece una, un’affilata spada a due tagli o pugnale lungo un cubito o quarantasei centimetri. Egli poté facilmente nascondere tale arma sul fianco sotto le pieghe della sua lunga veste sciolta, ciò che gli uomini indossavano nel suo giorno. Lì non avrebbe suscitato sospetti, eppure di lì avrebbe potuto tirarla fuori rapidamente con la sua abile mano sinistra.
Pure importante per il successo della strategia di Eud fu che egli scelse il tempo e l’occasione giusti. Egli scelse il tempo in cui Israele doveva portare il tributo al re Eglon, ed Eud si accertò di capeggiare la delegazione che lo portava. Molto probabilmente la delegazione era piuttosto grande, perché c’era l’usanza di portare il tributo sotto forma di prodotti della terra. Naturalmente, ricevendo questo tributo il re Eglon fu di buon umore e questo lo rese molto ben disposto verso Eud.
Dopo aver presentato il tributo, Eud e quelli che erano con lui s’incamminarono sulla via del ritorno; e giunto alle cave, o immagini scolpite, a Ghilgal, mandò via il resto, mentre egli tornò dal re Eglon. Per il lavoro che ora doveva fare altri sarebbero stati d’impaccio, poiché non solo avrebbero potuto destare sospetti ma la fuga sarebbe stata molto più difficile a un gruppo che a un uomo solo. — Giud. 3:18, 19.
Dicendo d’avere un messaggio segreto per il re Eglon, Eud riuscì ad avere un’udienza privata col re “mentre sedeva nella fresca camera in terrazza che aveva per sé”. Curioso di sapere di che si trattava, il re Eglon ordinò a tutti i suoi servitori di andarsene dalla sua presenza. Quindi Eud gli disse: “Ho per te una parola di Dio”. Sia che fosse per rispetto verso tale messaggio o perché si aspettava un prezioso dono, il re Eglon, che era molto grasso, si alzò pesantemente. Quindi, rapido come il lampo, prima che il re Eglon potesse emettere un suono, Eud con la sinistra trasse la spada dal fianco e la ficcò profondamente nel ventre di Eglon. Evidentemente la spada non aveva un pezzo trasversale fra la lama e l’impugnatura, poiché il racconto ci dice: “E anche l’impugnatura entrava dopo la lama così che il grasso si richiuse sopra la lama, poiché non gli trasse la spada dal ventre, e ne uscivano le feci”, mentre il re Eglon cadeva pesantemente al suolo. — Giud. 3:20-22.
Dopo una rapida riflessione, prima di fuggire attraverso un’apertura dell’aria Eud chiuse le porte della camera del re in terrazza. Questo ritardò la scoperta della morte di Eglon e così diede a Eud più tempo per fuggire prima che fosse dato l’allarme. I servitori del re, notando che le porte erano serrate, pensarono che il re facesse i suoi bisogni naturali e aspettarono pazientemente per non metterlo in imbarazzo. Dopo aver atteso più a lungo che poterono, infine aprirono le porte per scoprire ciò che non andava nel loro re, ed effettivamente trovarono qualche cosa che non andava, poiché il loro re giaceva morto per terra in mezzo a un grande disordine! Che costernazione deve aver causato questo! — Giud. 3:23-25.
Anche se Eud aveva attentamente predisposto tutto, e si era avverato ciò che aveva predisposto, dovette avere un bel coraggio per intraprendere una simile missione. Non poteva osare di tradire timor dell’uomo, anche se il re Eglon aveva oppresso Israele per diciotto anni. Sapeva pure che non poteva esser sicuro di trovare il re da solo e che restava da vedere fin dove sarebbe potuto fuggire prima che fosse dato l’allarme di inseguirlo. Alcuni condannano la strategia di Eud, ma dimenticano che Dio lo impiegava come salvatore d’Israele. Quanti Israeliti aveva ucciso il re Eglon soggiogandoli con l’aiuto di Ammon e Amalec? Inoltre, non aveva egli oppresso Israele per diciotto anni, senza giustificazione da parte sua eccetto che aveva potuto far questo con l’aiuto di alleati?
SCONFITTO MOAB: LIBERATO ISRAELE
Perseguendo la sua riuscita strategia, Eud si valse della costernazione e della confusione in cui si trovarono i Moabiti a causa dell’improvvisa morte del loro re e così radunò al suo fianco l’esercito di Israele suonando il corno nella regione montagnosa di Efraim, vicina al suo paese di Beniamino. Le parole che disse al suo esercito indicano che confidava in Geova: “Seguitemi, poiché Geova vi ha dato in mano i vostri nemici, i Moabiti”. Radunando le forze mentre i Moabiti erano nella confusione a causa della morte del loro re, poté prendere l’iniziativa. Quindi, per fermare la ritirata delle forze d’occupazione di Moab, fece occupare da parte del suo esercito i guadi del Giordano, la quale manovra impedì nello stesso tempo che venisse alcun aiuto da Moab. Come risultato 10.000 Moabiti robusti e valorosi furono uccisi. — Giud. 3:26-29.
Dopo ciò, come si è già detto, Israele ebbe un lungo periodo di pace e adorazione di Geova. E mentre Eud non è più menzionato nelle Scritture, senza dubbio ci è presentato come esempio di fede, essendo incluso fra quelli che “mediante la fede sconfissero regni . . ., divennero valorosi in guerra, misero in rotta eserciti di stranieri”. — Ebr. 11:33, 34.
L’ispirato racconto di Eud trova un parallelo nel nostro giorno e nel prossimo futuro. In che modo? In quanto nei tempi moderni, Gesù Cristo a somiglianza di Eud, ha liberato il suo popolo dalla schiavitù all’oppressivo impero mondiale della falsa religione. E come anche Eud e il suo esercito distrussero l’esercito di Eglon, così ad Armaghedon Gesù Cristo e le sue forze celesti distruggeranno tutti gli oppressori del popolo di Dio sulla terra, portando la pace e stabilendo in tutta la terra la pura adorazione di Geova per un lungo, lungo tempo, anzi per sempre. — Riv. 16:14, 16; 2 Piet. 3:13.
Da un altro punto di vista il popolo di Geova sulla terra potrebbe paragonarsi a Eud. Essi non sono rivoluzionari. Invece di armi carnali essi usano armi spirituali, come la “spada dello spirito, cioè la parola di Dio”, per combattere una guerra come eccellenti soldati di Gesù Cristo. Per mezzo di tali armi spirituali sono in grado di sopprimere il potere di schiavitù che i nemici del popolo di Dio hanno avuto su coloro che amano la giustizia e così recar loro la libertà spirituale. Tutti quelli che sono impegnati nella guerra spirituale dovrebbero preoccuparsi d’essere così ingegnosi e valorosi come lo fu Eud, affinché il successo coroni i loro sforzi. — Efes. 6:17; 2 Cor. 10:3, 4; 2 Tim. 2:3.
-
-
Il papiro nel primo secoloLa Torre di Guardia 1968 | 15 marzo
-
-
Il papiro nel primo secolo
Il papiro era il materiale su cui furono scritte le Scritture Greche Cristiane. Ricavato dal midollo bianco della pianta di papiro, era resistente eppure relativamente poco costoso. Per questa ragione era universalmente usato ai giorni di Gesù e degli apostoli. Camden M. Cobern nel suo libro The New Archeological Discoveries notò alcuni fatti interessanti circa il papiro in quel tempo. Egli disse: “La comune misura di un foglio di papiro ai giorni degli apostoli era di circa dodici centimetri e mezzo per venticinque, e la qualità comune era spesso venduta in rotoli di forse venti fogli, essendo il prezzo di un foglio poco più di centocinquanta lire. Mentre il papiro più a buon mercato era largo solo quindici centimetri circa, una qualità migliore chiamata Charta Livia . . . era larga fino a venti centimetri o più; e la qualità più eccellente, chiamata Hieratica . . ., era larga fin quasi ventiquattro centimetri. . . . C’è da dubitare che alcuno scrittore del Nuovo Testamento avesse mai usato nella sua vita le migliori qualità di papiro, e si può considerare assolutamente certo che ogni libro del Nuovo Testamento fu scritto sulle qualità medie o più scadenti. Ma in tutti gli anni da che la carta di lino divenne d’uso comune — nell’ottavo o nono secolo della nostra èra — essa non è mai stata onorata come lo furono gli umili papiri di quel primo secolo che ricevettero gli autografi degli apostoli e degli evangelisti che narravano la storia dell’Uomo di Nazaret. ‘Un uomo povero che s’affaticava coi poveri’”.
“Quanto amo la tua legge! Tutto il giorno è la mia sollecitudine. Il tuo comandamento mi fa più saggio dei miei nemici, perché è mio a tempo indefinito. Ho più perspicacia di tutti i miei insegnanti, perché i tuoi rammemoratori sono la mia sollecitudine. Mi comporto con più intendimento degli anziani, perché ho osservato i tuoi propri ordini”. — Sal. 119:97-100.
-