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  • w87 1/12 pp. 28-31
  • Il vostro dare è un sacrificio?

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  • Il vostro dare è un sacrificio?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
  • Sottotitoli
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  • Le casse del tesoro
  • Punti di vista contrastanti
  • “Nella sua indigenza”
  • Come promuovere oggi la vera adorazione
  • Lo sapevate?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 2014
  • Il Datore di “ogni dono buono”
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1993
  • “Onora Geova con le tue cose di valore”: Come?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1997
  • Le casse del tesoro e la vedova
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture (edizione per lo studio)
Altro
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1987
w87 1/12 pp. 28-31

Il vostro dare è un sacrificio?

Un punto di vista equilibrato sulle contribuzioni

DOPO aver insegnato alla gente molte cose nel tempio, Gesù, “sedutosi di fronte alle casse del tesoro, osservava come la folla gettava denaro nelle casse del tesoro”. (Marco 12:41) Dopo ciò, si verificò il ben noto episodio dell’offerta della vedova. Ma per quale ragione Gesù si sedette lì a guardare la gente che faceva le proprie offerte? Non aveva forse insegnato ai suoi discepoli di non far sapere alla sinistra quello che fa la destra quando si fanno doni di misericordia? — Matteo 6:3.

In precedenza Gesù aveva energicamente denunciato i capi religiosi che ricorrevano a metodi senza scrupoli per divorare “le case delle vedove”. Aveva detto che questi ipocriti religiosi ‘avrebbero ricevuto un più grave giudizio’. (Marco 12:40) Per impartire una lezione, Gesù rivolse l’attenzione a ciò che la gente faceva lì nei pressi delle casse del tesoro. Oggi che si sente tanto parlare delle grosse somme di denaro che girano attorno alle organizzazioni religiose, dell’abuso che se ne fa, e della vita allegra che conducono quelli che le gestiscono, è bene ascoltare attentamente cosa ebbe da dire Gesù. — Si legga Marco 12:41-44.

Le casse del tesoro

Il racconto dice che Gesù si sedette “di fronte alle casse del tesoro”. Si trovava evidentemente nel Cortile delle donne, dove alcune cassette erano sistemate lungo i muri per consentire alla gente di versarvi le proprie offerte. La tradizione giudaica vuole che ci fossero in tutto tredici casse. In ebraico venivano chiamate trombe, perché in alto avevano una piccola apertura a forma di tromba rovesciata. Si dice che ‘nessuno entrava nel tempio senza mettervi qualcosa dentro’.

Il prof. Edmond Stapfer, nel libro Palestine in the Time of Christ (1885), fa una descrizione piuttosto particolareggiata di queste casse del tempio. Ciò che dice fa luce sulla vita religiosa della gente di quel tempo, in particolare per quel che riguarda le offerte fatte per i servizi compiuti presso il tempio.

“Ogni cassa aveva uno scopo diverso, come indicava la relativa iscrizione in ebraico. Sulla prima cassa era scritto: Sicli nuovi, vale a dire sicli devoluti per le spese dell’anno in corso. Sulla seconda: Sicli vecchi, cioè versati per le spese dell’anno precedente. Sulla terza: Tortore e giovani piccioni, il denaro versato in questa cassa era il prezzo che pagavano coloro che dovevano offrire due tortore o due giovani piccioni, uno come olocausto e l’altro come offerta per il peccato. Sopra la quarta cassa era scritto: Olocausti, il denaro qui versato copriva la spesa per gli altri olocausti. Sulla quinta era scritto: Legna, e conteneva gli oboli dei fedeli per l’acquisto di legna per l’altare. Sulla sesta: Incenso (denaro per l’acquisto di incenso). Sulla settima: Per il santuario (denaro per il propiziatorio). Le altre sei casse avevano l’iscrizione: Offerte volontarie”.

L’iscrizione sulle prime due casse si riferiva alla tassa procapite di mezzo siclo (l’equivalente di due dramme in valuta greca) che in base alla legge ogni maschio adulto era tenuto a versare per il mantenimento del tempio, per i servizi che vi si svolgevano e per i sacrifici quotidiani offerti a favore dell’intera nazione. Spesso questa tassa veniva raccolta nelle comunità locali per essere poi portata al tempio. — Matteo 17:24.

La Legge, inoltre, richiedeva dalle persone varie offerte individuali: alcune per i peccati commessi, altre per motivi cerimoniali, e altre ancora in segno della loro devozione e riconoscenza. Le casse con le iscrizioni “Tortore e giovani piccioni” e “Olocausti” servivano proprio a questo. Il libro The Temple, Its Ministry and Services dice: “Le donne che dovevano offrire tortore come olocausto e offerta per il peccato versavano nella 3ª Tromba l’equivalente in denaro; il denaro di ogni giorno era poi raccolto, e veniva offerto un numero corrispondente di tortore”. Fu probabilmente quello che fecero i genitori del piccolo Gesù. — Vedi Luca 2:22-24; Levitico 12:6-8.

C’erano poi le offerte per la legna e l’incenso usati all’altare e le offerte volontarie. Anche in questo caso, secondo il prof. Stapfer, “se qualcuno versava denaro per la legna o per l’incenso, c’era un’offerta minima stabilita, al di sotto della quale non si poteva andare. Era necessario donare come minimo il prezzo di una manciata di incenso o di due ceppi di legna lunghi un cubito e grossi in proporzione”.

Cosa apprendiamo da tutto ciò? È abbastanza chiaro che gli israeliti avevano parecchie responsabilità nei confronti del mantenimento prima del tabernacolo e in seguito del tempio di Gerusalemme, il centro della vera adorazione. Sacrifici e offerte erano parte integrante della loro adorazione. La Legge infatti ordinava: “Nessuno deve presentarsi dinanzi a Geova a mani vuote”. (Deuteronomio 16:16) Ma cosa ne pensavano di questi obblighi?

Punti di vista contrastanti

Il racconto biblico mostra che al tempo di Mosè e di Davide e, in seguito, durante il regno di Ioas e di Giosia il popolo era molto altruista e generoso. (Esodo 36:3-7; 1 Cronache 29:1-9; 2 Cronache 24:4-14; 34:9, 10) Gli israeliti erano felici di contribuire sia per la costruzione e per il mantenimento della casa di Geova che per promuovere la vera adorazione. I loro sentimenti sono ben riassunti dalle parole di Davide: “Mi rallegrai quando mi dicevano: ‘Andiamo alla casa di Geova’”. — Salmo 122:1.

Non tutti però condividevano questo spirito generoso. Ad esempio, si legge che al tempo di Malachia i sacerdoti offrivano a Geova “qualcosa di rapito, e lo zoppo, e il malato”. Anziché rallegrarsi del privilegiato servizio che compivano, dicevano: “Ecco, che fatica!” — Malachia 1:13.

In modo analogo, al tempo di Gesù alcuni sfruttavano le circostanze per fare i propri interessi. I ben noti cambiamonete del tempio, ad esempio, non erano lì semplicemente per cambiare il denaro. Piuttosto, approfittando del fatto che per le offerte venivano accettati soltanto i sicli ebraici, facevano affari con tutti coloro che avevano valuta romana o greca e dovevano cambiarla. Secondo Alfred Edersheim, un’autorità in fatto di storia giudaica, “ai cambiavalute veniva consentito di far pagare un meah d’argento, cioè circa un quarto di denaro [un denaro era la paga giornaliera di un operaio], su ogni mezzo siclo”. Se questo corrisponde al vero, non è difficile capire che giro d’affari c’era e la ragione per cui i capi religiosi se la presero tanto allorché Gesù scacciò i cambiamonete.

“Nella sua indigenza”

Tutto ciò non fa che mettere in risalto l’illustrazione di Gesù in merito alla piccola offerta della povera vedova, che lei senza dubbio mise in una delle casse che avevano la scritta “Offerte volontarie”. Essendo vedova, non era tenuta a versare la tassa procapite e, visti i suoi mezzi limitati, probabilmente non era in grado di versare la somma minima richiesta per gli olocausti, per la legna o per l’incenso. In ogni caso, quella donna voleva fare qualcosa per dimostrare l’amore che aveva per Geova. Non voleva tirarsi indietro o lasciare semplicemente la cosa ‘a chi se lo poteva permettere’. Gesù disse: “Essa, nella sua indigenza, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto il suo sostentamento”. — Marco 12:44.

Da questo racconto possiamo ricavare molte preziose lezioni. La più rilevante, forse, è quella che, benché tutti noi abbiamo il privilegio di sostenere la vera adorazione con i nostri possedimenti materiali, ciò che Dio considera veramente prezioso non è il dare qualcosa di cui possiamo comunque fare a meno, ma il dare quello che per noi è di valore. In altre parole, stiamo dando qualcosa che in fondo non ci mancherà, oppure il nostro dare è un vero e proprio sacrificio?

Come promuovere oggi la vera adorazione

Oggi i testimoni di Geova promuovono la vera adorazione predicando con zelo “questa buona notizia del regno . . . in tutta la terra abitata”. (Matteo 24:14) Per portare a termine su scala mondiale questo compito occorrono non solo sinceri sforzi, tempo ed energie, ma anche notevoli somme di denaro. L’Annuario dei testimoni di Geova del 1987 dice che “nel 1986 si sono spesi $23.545.801,70 per sostenere finanziariamente . . . i 2.762 missionari, i 13.351 pionieri speciali e i sorveglianti (e le rispettive mogli) preposti alle 3.353 circoscrizioni e distretti del mondo”. E questo andava aggiunto alle “molte spese per l’acquisto, la costruzione e la ristrutturazione di locali, per attrezzare stabilimenti e uffici presso la sede centrale e nelle 93 filiali della Società, e per provvedere alle necessità materiali degli 8.920 volontari che prestano servizio nelle famiglie Betel”.

Spesso si sente chiedere: ‘Da dove viene tutto questo denaro?’ A differenza delle chiese della cristianità, i testimoni di Geova non fanno collette né inviano lettere per sollecitare offerte. Nelle loro Sale del Regno, invece, sono disposte delle cassette per le contribuzioni, analoghe alle casse del tesoro dei tempi biblici. Talvolta possono essere sistemate altre cassette per determinati scopi: ad esempio, per la costruzione di Sale del Regno o di Sale dei Congressi o per aiutare i missionari a partecipare ai congressi nella loro terra di origine. Si possono inoltre inviare contribuzioni direttamente alla Watch Tower Society (25 Columbia Heights, Brooklyn, New York 11201) oppure alla filiale della Società nel proprio paese per promuovere l’opera di predicazione mondiale. (Per l’Italia, alla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova).

Come considerate i tanti e svariati modi in cui si fanno le contribuzioni? Pensate anche voi, come alcuni al tempo di Malachia, che esse siano una noiosa seccatura, dicendo magari in cuor vostro: “Ecco, che fatica!”? O invece, come la “povera vedova”, le considerate anche voi opportunità per dimostrare il vostro zelo e interessamento per la vera adorazione e il vostro desiderio di onorare Geova con le vostre cose di valore? Non dimenticate l’opportuna domanda: Il vostro dare è un sacrificio?

“‘Mettetemi alla prova, suvvia, riguardo a questo’, ha detto Geova degli eserciti, ‘se non vi aprirò le cateratte dei cieli e realmente non vuoterò su di voi una benedizione finché non ci sia più bisogno’”. (Malachia 3:10) La prosperità spirituale e l’espansione mondiale in atto tra il popolo di Geova dimostrano che Geova sta già adempiendo le sue parole. Ci sia consentito di continuare a dare a Geova un’offerta che sia un vero sacrificio.

[Riquadro a pagina 30]

Modi in cui alcuni contribuiscono per l’opera del Regno

□ DONI: Si possono inviare offerte volontarie in denaro direttamente alla Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania (25 Columbia Heights, Brooklyn, New York 11201), alla filiale locale della Società o, in Italia, alla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova. Si possono donare anche proprietà, come beni immobili o preziosi di vario genere. Queste contribuzioni andrebbero accompagnate da una breve lettera che spieghi che si tratta di un’offerta senza condizioni.

□ DONAZIONI SOGGETTE A CONDIZIONI: Si può affidare alla Società denaro con la clausola che, in caso di necessità, esso verrà restituito al donatore.

□ ASSICURAZIONI: La Società può essere designata quale beneficiaria di una polizza d’assicurazione sulla vita o d’altro genere. Anche in questi casi la Società andrebbe informata.

□ BENI IN AMMINISTRAZIONE FIDUCIARIA: In alcuni paesi è anche possibile affidare libretti di risparmio in amministrazione fiduciaria alla Società, che va informata di conseguenza. Con un atto notarile si possono donare anche titoli, obbligazioni e beni, con un sistema tale che ne sia beneficiario il donatore finché è in vita. In tal modo si eliminano le spese e le incertezze derivanti dal dover dimostrare l’autenticità di un testamento e si garantisce al tempo stesso che la Società riceverà i beni in caso di morte.

□ TESTAMENTI: Beni o denaro possono essere lasciati alla Società mediante un testamento legalmente valido. Si dovrebbe far pervenire una copia del testamento alla Società.

Per ulteriori informazioni e consigli al riguardo, scrivete alla Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania (25 Columbia Heights, Brooklyn, New York 11201), alla filiale locale della Società o, in Italia, alla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.

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