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  • g96 8/12 pp. 16-18
  • L’enigmatico ornitorinco

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  • L’enigmatico ornitorinco
  • Svegliatevi! 1996
  • Sottotitoli
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  • Facciamo la conoscenza di un ornitorinco
  • Lo straordinario becco
  • Attenti agli speroni!
  • La deposizione delle uova
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Altro
Svegliatevi! 1996
g96 8/12 pp. 16-18

L’enigmatico ornitorinco

DAL CORRISPONDENTE DI SVEGLIATEVI! IN AUSTRALIA

QUANDO gli scienziati videro per la prima volta un ornitorinco non sapevano cosa pensare. Davanti ai loro occhi c’era un paradosso vivente, un chilo scarso di contraddizioni che rovesciavano alcune loro convinzioni scientifiche. Fate anche voi la conoscenza di questo piccolo e singolare abitante dell’Australia, una creaturina simpatica, timida e amabile. Ma prima torniamo al 1799 e vediamo lo scalpore che fece la prima pelle di ornitorinco quando finì sotto gli occhi della scienza britannica.

“Non poteva letteralmente credere [ai suoi occhi]”, afferma un’enciclopedia a proposito del dott. Shaw, assistente nella sezione di storia naturale del British Museum. Shaw sospettava che “qualcuno avesse innestato un becco d’anatra sul corpo di un quadrupede. Tentò di [staccare] il becco, e tuttora sulla pelle originale si possono vedere i segni delle sue forbici”.

Anche quando si riscontrò che la pelle era autentica, gli scienziati rimasero perplessi. L’ornitorinco ha un apparato riproduttivo molto simile a quello di un uccello ma ha anche ghiandole mammarie che secernono latte. Questa apparente contraddizione sollevò la domanda: Questa creatura così singolare depone uova o no?

Dopo anni di dispute si scoprì che l’ornitorinco depone effettivamente uova. Ma sembrava che ogni scoperta non facesse che complicare ulteriormente il rompicapo. Come si fa a classificare una creatura che (1) depone uova ma è dotata di ghiandole mammarie, (2) è coperta da una pelliccia ma ha il becco di un’anatra, e (3) ha lo scheletro simile a quello di un rettile ma è un animale a sangue caldo?

Con il tempo gli scienziati decisero concordemente che l’ornitorinco è un mammifero dell’ordine dei Monotremi. I Monotremi, al pari dei rettili, hanno un unico orifizio, o cloaca, da cui passano uova, sperma, escrementi e urina. L’unico altro animale vivente dell’ordine dei Monotremi è l’echidna. Il nome scientifico dell’ornitorinco è Ornithorhynchus anatinus, che significa “[animale] con becco da uccello e simile all’anatra”.

Facciamo la conoscenza di un ornitorinco

Potremmo andare in uno zoo, ma osservare il timido ornitorinco in libertà è tutta un’altra cosa. Anche fra gli australiani, pochi hanno fatto questa esperienza. La nostra ricerca inizia nell’Australia orientale, fra le Blue Mountains a ovest di Sydney, anche se molti fiumi, torrenti e laghi dell’Australia orientale andrebbero ugualmente bene.

Arriviamo prima dell’alba a un vecchio ponte di legno che attraversa un fiume placido, costeggiato da eucalipti. Ci mettiamo ad osservare pazientemente l’acqua, in silenzio, cercando di scorgere il profilo poco appariscente di uno di questi animaletti. Ben presto veniamo ricompensati. A una cinquantina di metri a monte del ponte compare un’ombra che si dirige verso di noi. Dobbiamo rimanere assolutamente immobili.

Le onde concentriche che partono dal becco confermano che si tratta di un ornitorinco. Queste onde caratteristiche si formano quando l’ornitorinco tritura il cibo che ha raccolto nelle tasche guanciali frugando sul fondo del fiume. Pur ammettendo variazioni stagionali, la sua dieta consiste soprattutto di vermi, larve di insetti e gamberetti d’acqua dolce.

Siete sorpresi di vedere quanto è piccolo l’ornitorinco? Capita quasi a tutti. Molti immaginano che un ornitorinco sia grande più o meno quanto un castoro o una lontra. Ma come potete vedere, è addirittura più piccolo di un normale gatto domestico. I maschi sono lunghi dai 45 ai 60 centimetri e pesano da un chilo a due chili e mezzo. Le femmine sono un po’ più piccole.

Spingendosi avanti con un movimento alternato delle zampe anteriori, palmate, il nostro amichetto si immerge silenziosamente e rimane sott’acqua per uno o due minuti, avvicinandosi nel contempo al ponte. Durante il nuoto le zampe posteriori, le cui dita sono collegate da una membrana più ridotta, non vengono usate per la propulsione ma fanno da timone, insieme alla coda. Esse, inoltre, servono a fare una salda presa quando l’animale scava la tana.

Se viene disturbato, l’ornitorinco si immerge con un caratteristico plop, e chi s’è visto s’è visto! Per questo motivo parliamo solo quando è sott’acqua. “Come fa una simile creaturina a mantenere la temperatura corporea”, bisbigliate, “specie d’inverno, quando l’acqua è gelida?” L’ornitorinco ci riesce grazie a due cose: un metabolismo in grado di produrre energia velocemente, così da scaldarlo dall’interno, e una folta pelliccia in grado di trattenere il calore.

Lo straordinario becco

Il becco dell’ornitorinco, morbido e gommoso, è molto sofisticato. È pieno di recettori che reagiscono alle stimolazioni tattili ed elettriche. L’ornitorinco perlustra il fondo del fiume facendo oscillare il becco a destra e a sinistra, e riesce a percepire anche i deboli campi elettrici creati dalle contrazioni muscolari delle sue prede. Quando l’ornitorinco è in immersione, il becco è il suo principale contatto con il mondo, poiché occhi, orecchi e naso sono ben chiusi.

Attenti agli speroni!

Se il nostro amichetto è un maschio, le zampe posteriori sono armate, alla base, di uno sperone collegato a una ghiandola situata nella regione femorale che secerne un veleno. L’ornitorinco conficca entrambi gli speroni nella carne del nemico, più o meno come fa un cavaliere per incitare la sua cavalcatura. Poco dopo lo shock iniziale, la vittima prova un forte dolore e la parte colpita si gonfia.

In cattività, però, l’ornitorinco può essere docile come un cucciolo. Lo Healesville Sanctuary, un’area protetta nello stato australiano di Victoria, tiene in cattività questi animali da decenni e racconta che uno dei suoi primi ospiti “intratteneva i visitatori per ore, continuando a voltolarsi per farsi grattare la pancia . . . Migliaia di visitatori accorsero per vedere questo animaletto straordinario”.

Il nostro ornitorinco fa l’ultima immersione della giornata proprio nel momento in cui il sole del mattino fa capolino sopra i monti ad est. Nel corso della notte ha ingerito una quantità di cibo pari a oltre un quinto del suo peso. Quando sale a riva la membrana che collega le dita delle zampe anteriori si ritrae, e sporgono forti unghie. A questo punto si dirige verso una delle sue molte tane, scavate saggiamente tra le radici degli alberi in modo da essere protette dall’erosione e da crolli. Le tane in cui avviene l’incubazione in genere sono lunghe circa 8 metri, mentre altre possono variare da un metro a quasi 30 metri e possono avere molte diramazioni laterali. Le tane proteggono anche dai rigori del freddo, provvedendo un ambiente accogliente in cui le femmine possono allevare i piccoli.

La deposizione delle uova

In primavera la femmina va in una camera foderata di foglie, in una delle sue tane più profonde, e depone da uno a tre uova (di solito due), grandi come l’unghia di un pollice. Cova le uova arrotolandovi intorno il corpo e la grassa coda. Dopo una decina di giorni, i piccoli escono dal guscio simile alla pergamena e si nutrono del latte prodotto dalle due ghiandole mammarie della madre. Per inciso, la femmina dell’ornitorinco alleva i piccoli da sola; in questi mammiferi non c’è segno di legami di coppia permanenti.

Verso febbraio, dopo tre mesi e mezzo, i piccoli sono pronti per entrare in acqua. Visto che un determinato specchio d’acqua può sostenere solo un certo numero di animali, può darsi che i giovani ornitorinchi finiscano per andare in cerca di acque meno popolate, a costo di attraversare pericolose zone asciutte.

In cattività gli ornitorinchi hanno superato i 20 anni d’età, ma in libertà la maggioranza di essi non vive così a lungo. Molti muoiono in seguito a siccità e inondazioni, oppure cadono vittime di predatori come i varani (rettili simili a lucertole giganti), le volpi, grossi uccelli rapaci e, nelle regioni più settentrionali del Queensland, anche i coccodrilli. Ma il peggiore nemico degli ornitorinchi è l’uomo, in quanto anche se non li uccide deliberatamente (ora l’ornitorinco è rigidamente protetto) invade inesorabilmente il loro habitat.

Se un giorno vi capiterà di visitare l’Australia, potrete osservare da voi stessi il nostro piccolo fenomeno dal becco d’anatra nel suo ambiente naturale: non ne vedrete uno in libertà in nessun’altra parte del mondo. Grazie all’ornitorinco, apprezzerete un’ulteriore sfaccettatura dell’illimitata fantasia del Creatore... e del suo senso dell’umorismo.

[Immagine a pagina 17]

L’ornitorinco si muove spingendosi con le zampe palmate

[Fonte]

Per gentile concessione del Taronga Zoo

[Immagine a pagina 17]

L’ornitorinco è più piccolo di un normale gatto domestico e pesa da un chilo a due chili e mezzo

[Fonte]

Per gentile concessione del dott. Tom Grant

[Immagine a pagina 17]

Il becco, molto sensibile, localizza le prede sott’acqua. (Foto scattata nello Healesville Sanctuary)

[Fonte]

Per gentile concessione dello Healesville Sanctuary

[Fonte dell’immagine a pagina 16]

Foto: Per gentile concessione del dott. Tom Grant

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