Alimenti senza limiti dal mare?
● Scrivendo nell’articolo “L’uomo, gli alimenti e l’ambiente”, L. R. Brown e G. Finsterbush commentano l’affermazione che l’oceano sia una principale fonte di alimenti per la crescente popolazione della terra:
“Più l’uomo ha guardato da vicino, più è stato evidente che l’oceano non è un illimitato deposito di alimenti sempre lì per esser presi. . . . Il mare aperto — si calcola il 90 per cento dell’oceano — è considerato un deserto biologico, che non offre quasi nulla all’attuale pesca mondiale e offre poche possibilità per il futuro. Metà del pesce che si pesca nell’oceano è prodotto dalle acque costiere e da poche zone al largo, che costituiscono insieme quasi il 10 per cento della superficie oceanica. Circa l’80 per cento della pesca mondiale si fa in queste zone. . . . L’uomo sogna di coltivare le distese oceaniche con metodi simili a quelli usati sul suolo. Ci sono, comunque, gravi limitazioni tecnologiche, economiche e politiche e il passaggio da pescatore a coltivatore dell’oceano non è imminente. La speranza dell’uomo per l’immediato futuro non dipende dall’oceano ma dall’accrescere la produttività del suolo”.