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  • Come mi liberai del vizio della droga
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Svegliatevi! 1974
g74 22/5 pp. 10-16

Come mi liberai del vizio della droga

UN’INTESTAZIONE che prendeva tutta la prima pagina del Vindicator di Youngstown, nell’Ohio, del 6 dicembre 1968, diceva: “LA POLIZIA DI LIBERTY CATTURA UN DICIOTTENNE PER VENDITA DI LSD”.

Quel giovane sono io. Il tribunale mi condannò a dieci mesi da scontare nella prigione della contea di Trumbull. Comunque, dopo trenta giorni ero fuori, e ben presto ero di nuovo impegnato nello “spaccio” (vendita) di droga. Avevo bisogno di denaro per mantenere il mio vizio che includeva ogni tipo di droghe, particolarmente LSD.

Tuttavia, dovevo fare ancora molta strada per raggiungere l’abisso a cui spesso conduce l’eroinomania. Complessivamente, fui messo in prigione più di due dozzine di volte; tre volte fui ricoverato in un ospedale per malati di mente. Più di una volta fui denudato, rinchiuso in una cella con le pareti imbottite, e lasciato a subire le atroci pene della “sindrome da astinenza”, quando è bruscamente interrotto l’uso di droga. L’ultima volta fui tolto dalla cella e ricoverato in ospedale in condizioni critiche; mi fu anche somministrata l’estrema unzione. Ma ne uscii e fui condannato dietro l’accusa di furto con scasso, essendo infine mandato nell’unità Mansfield del penitenziario di stato dell’Ohio.

Tuttavia questo è ora acqua passata per me. Ho superato il problema della droga. Sono passati oltre tre anni e mezzo da che toccai per l’ultima volta la droga, e ho fiducia che non la toccherò mai più. Questo perché ho trovato la vera soluzione al problema della droga.

Prima di narrarvelo, comunque, lasciate che vi descriva brevemente i miei primi anni di vita. Forse fornirà indizi sulle circostanze che spesso portano all’uso della droga. E se notate che nella vostra famiglia si sta creando una simile situazione, potete agire per porvi rimedio prima che sia troppo tardi.

Viziato sin dall’infanzia

I miei genitori divorziarono nel 1951, quando avevo solo otto mesi. Ne seguì una battaglia, e, abbastanza stranamente, fui affidato per legge a mio padre. Fu disposto che vedessi mia madre un giorno la settimana. Quando la mamma si risposò, la battaglia continuò, e ciascuna parte cercava di farmi più impressione con le cose materiali. Di conseguenza, fui molto viziato.

Quindi mia madre smise di cercar di “comprare” il mio affetto. Aveva cominciato a far progresso nello studio biblico a domicilio con i testimoni di Geova. Ben presto il lancio di pentole e tegami, le liti, il fumo e altre cattive abitudini cominciarono a sparire. Durante le mie visite, ella e il mio patrigno mi conducevano con loro alle adunanze per lo studio della Bibbia. Quando tornavo a casa dicevo a papà le cose che avevo apprese. Ma egli non lo gradì. I suoi parenti insistevano: “Devi allontanarlo da sua madre. I testimoni di Geova torcono la Bibbia, sono matti!”

Fu fatto dunque uno sforzo deciso per mettermi contro mia madre. Fui adescato con doni costosi, e mio padre mi lasciava fare tutto quello che volevo. Così, quando un giorno mia madre venne a prendermi, le dissi: “Mamma, non ti voglio più vedere”. Ella si girò verso mio padre, e disse: “John, sei stato tu a farglielo dire, non è vero?” Allora avevo nove anni, e ne sarebbero passati molti prima che rivedessi mia madre.

Papà si risposò nell’agosto del 1960. Ero davvero viziato, e resi la vita difficile a mio padre e alla mia matrigna. Tuttavia non ricevetti mai una sculacciata né ferma disciplina. Avevo cominciato a fumare di nascosto a sette anni, e a dieci o undici anni mi ubriacavo. Annusavo anche colla, e sperimentavo la marijuana. La mia educazione priva di disciplina e il precoce uso di droghe alterarono il mio modo di pensare.

Quando avevo circa tredici anni, una ragazza mi umiliò, per cui gettai benzina nel loro vialetto, accesi un fiammifero e bruciacchiai il garage. Papà dovette pagare più di 450.000 lire per multe e danni. Verso quell’epoca fui anche sorpreso a taccheggiare. Ma i guai erano solo agli inizi.

Immoralità sessuale e carcere

Mentre frequentavo il secondo anno della scuola superiore di Liberty fui sorpreso nella toilette delle ragazze in una situazione imbarazzante con un’amica. Fui sospeso da scuola per due settimane. Quell’estate bruciai nel cortile i miei abiti tradizionali per protesta. La mia matrigna e mio padre erano furiosi, e mi rinchiusero nella mia stanza. “Sparai” a papà con un gas lacrimogeno, quindi scappai dalla finestra. Chiamarono la polizia, e l’agente Fred Faustino mi tirò giù dal tetto e mi arrestò. Quella fu la prima volta che finii in carcere.

Successivamente, quello stesso anno, il padre della mia ragazza ci sorprese a letto dopo le lezioni. Finimmo tutti al posto di polizia di Liberty. Ma il giorno dopo ero di nuovo nei guai con questa ragazza a casa sua. Che poco rispetto avevo per l’autorità o per qualsiasi cosa mi dicessero! Due settimane dopo, quando lo zio della ragazza cercò d’intervenire, un giovane amico ed io progettammo di assassinarlo, ma la cosa non riuscì.

Ero diventato un ribelle dai capelli lunghi, un vero e proprio piantagrane. Tuttavia cercavo qualche cosa, qualche cosa a cui aggrapparmi, qualche tipo di futuro. Volevo essere qualcuno, ricevere attenzione. Cominciai a pensare che il matrimonio fosse il rimedio. I nostri genitori ne parlarono ma decisero che eravamo troppo giovani e che eravamo solo infatuati.

Così progettammo di scappare, ciò che facemmo nel febbraio del 1967, dirigendoci a ovest con 245.000 lire che avevamo rubate. Il nostro viaggio finì bruscamente quando fummo arrestati a Los Angeles e rimandati in aereo nell’Ohio. La polizia che mi attendeva mi ammanettò e mi portò nel carcere della contea di Trumbull, dove rimasi due settimane.

Ora non c’era scuola nei dintorni che mi volesse. Solo implorando mio padre riuscì a farmi ammettere alla scuola superiore cattolica John F. Kennedy della vicina Warren, dove terminai il penultimo anno di scuola. Mentre ero lì, fui più profondamente immischiato nell’uso di droga. Quell’estate fui arrestato per aver scassinato parecchie case.

Il mio ultimo anno di scuola fu un disastro. Controllando recentemente i registri della scuola con il direttore Frank Lehnerd, scoprimmo che ero stato assente settantacinque giorni! Nel febbraio del 1968 nascosi la mia ragazza nella mia stanza per tre giorni, pensando che le nostre famiglie fossero così indotte a farci sposare. Ma non ottenni altro che di passare tre mesi in un istituto di correzione di Columbus, nell’Ohio. Fui rilasciato in tempo per dare gli ultimi esami, superarli, e ottenere il diploma della scuola superiore.

Alla prima occasione esortai di nuovo la mia ragazza ad andarsene di casa e a prendere un tubetto di aspirina per fingere un tentato suicidio. Pensai che questo avrebbe sicuramente convinto i nostri genitori che ci amavamo. Trascinatasi a casa vomitando sangue, fu infine indotta a rivoltarsi contro di me quando la madre disse: “Non ti ama; sei solo il suo pupazzo. Vuol vederti sottoterra”. Non andai mai più con quella ragazza, ma questa tragica faccenda mi fece affondare ancora di più nel baratro della depravazione, spintovi dalla droga che usavo sempre più.

Sprofondato nel vizio della droga

Non ero ancora realmente drogato, ma ne ero un forte consumatore e uno spacciatore. Andai perfino a New York a prelevare droghe. Infine, in seguito a un concertato sforzo della polizia fui arrestato: vendetti droghe a un poliziotto in borghese e fui preso con il denaro contrassegnato addosso. Fu allora che i giornali riportarono in prima pagina il mio arresto. Ma mio padre ricorse a un buon avvocato, e il 15 gennaio 1969 ero fuori di prigione.

Ben presto avevo ricominciato a spacciare droghe, guadagnando un mucchio di soldi. Ma ne avevo bisogno, perché avevo cominciato a far uso di eroina, iniettandola direttamente in una vena con una siringa. Per alcuni mesi spesi da 23.000 a 29.000 lire al giorno per la droga. Papà cercava di aiutarmi. Mi trovava lavori, ma io ci rimanevo solo alcune settimane. Ero così intossicato che mi iniettavo la droga proprio lì al lavoro.

Non era difficile farlo. Portavo la droga al lavoro in una cavità dell’anello. Quindi andavo al bagno, e, servendomi di una siringa, iniettavo la droga direttamente in una vena. Ma per accertarmi di sfruttare ogni goccio, tiravo indietro lo stantuffo della siringa, riempiendola di sangue, e riiniettandolo, questo per circa una decina di volte!

Quindi, sotto l’effetto della droga, mi sentivo come se all’improvviso fossi stato gettato giù da un edificio. Poi mi sentivo molle, e avevo la sensazione che anche i capelli della mia testa fossero molli. L’unico pensiero del drogato è di provare il più spesso possibile queste sensazioni.

Altre volte mi iniettavo un miscuglio di “velocità” (metedrina) e di eroina, che hanno rispettivamente l’effetto di rendere euforici e di abbattere. Quindi il corpo non sa che cosa fare — rilassarsi o accelerare — è in agitazione.

Quando si prende l’LSD, l’effetto è interamente diverso. Mentre ero sotto il suo effetto, pensavo di poter fare tutto, di poter esser Dio e controllare il mio destino. Joe Schovoni, il mio avvocato, mi ha detto recentemente che una volta mentre ero sotto l’effetto dell’LSD lo spaventai realmente quando gli dissi che potevo tirar fuori un bambino da una donna incinta. È terribile ciò che le droghe inducono a pensare e a fare. Complessivamente, presi molto più di 200 compresse di LSD.

Per oltre un anno vissi solo per eccitarmi, “bucandomi”, vivendo insieme a ragazze e cercando di evitare la polizia. Vissi in un sudicio luogo dopo l’altro, ‘passando da una topaia all’altra’, come lo descrisse appropriatamente papà. La polizia mi accusò persino di avere derubato la casa di mio padre. I miei “amici” lo derubarono di beni per un valore di milioni di lire. Nell’agosto del 1969 partimmo per lo scandaloso festival di Woodstock, dove spacciai vitamine multiple per LSD e feci un mucchio di soldi. Arrampicatomi sull’impalcatura vicino al palco per avere una buona vista degli esecutori e della folla, ricordo d’aver pensato che sembrava fossero tutti trascinati da una forza misteriosa.

Poco dopo essere tornato a casa cominciai a raccogliere ciò che avevo seminato. Toccai assolutamente il fondo, e sopravvissi a malapena.

Salvo per un pelo

Era il 5 settembre 1969. Ero realmente agitato, e avevo estremamente bisogno di droga. Così scassinai un negozio nella cittadina di Vienna, fuori di Youngstown. Penetrato all’interno, arraffai vari oggetti, ma ecco le sirene! Preso in trappola dalla polizia coi fucili spianati, crollai mentalmente, e corsi verso di loro urlando: “Uccidetemi! Uccidetemi!”

Mi accusarono di furto con scasso. Fissarono la cauzione a quasi tre milioni di lire. Fui poi portato al carcere della contea che ben conoscevo. C’ero stato così spesso che avevano effettivamente fatto incidere il mio nome su una cella! Fui denudato e gettato nella minuscola cella dalle pareti imbottite, un posto così piccolo che non potevo stendermi nel senso della lunghezza. Lì cominciarono i sintomi dell’astinenza dalla droga. Recentemente Harold Post, l’agente di custodia, mostrò a me e a un amico la cella, e disse: “Pensavo che saresti rimasto sdraiato lì a morire. Non volevo aver niente a che fare con te”.

Non posso biasimarlo. Ero assolutamente abominevole! Mi rotolavo nella mia urina e nei miei escrementi come un animale, mi arrampicavo sui muri e picchiavo sull’imbottitura di vinile. Come rammenta Post: “Implorava, dico sul serio che implorava, era in ginocchio e implorava. Ma non accettava i medicinali offertigli”.

Lo sceriffo Richard Barnett era lì a quel tempo, e quando lo visitai al principio dell’anno scorso egli rammentò quanto era divenuta critica la mia condizione: “Non accettavi nessuna medicina per via orale — eri un selvaggio — la sputavi fuori. Così furono prescritte delle supposte, e io dovetti mettertele”. Comunque, poiché non migliorai, fui ricoverato al Woodside Receiving Hospital, un ospedale per malati di mente di Youngstown.

Alle quattro del mattino mio padre ricevette una telefonata da un’infermiera. Ella disse: “Suo figlio sta male, ha bisogno del suo aiuto . . . Sta morendo”. Papà si mise immediatamente in contatto con il dott. Bert Firestone, e mi fece trasferire al St. Elizabeth Hospital. Lì rimasi in condizioni critiche per giorni. Il dott. Firestone assicurò a mio padre che avrebbero cercato di aiutarmi a venirne fuori, ma che non poteva garantire che sarei vissuto. Nei registri dell’ospedale St. Elizabeth è scritto: “Questo paziente è stato ammesso . . . per grave sindrome da astinenza in seguito all’uso di narcotici”.

Papà versò la cauzione di circa 3.000.000 di lire, e in tre settimane fui dimesso dall’ospedale. Ma l’accaduto non mi fece cambiare, anche se promisi ripetutamente a papà che sarei cambiato. Avevo ancora i capelli lunghi, e ben presto facevo nuovamente uso d’ogni specie di droga. Forse vi chiedete perché la persona continua a tornare alla droga, anche dopo orribili esperienze come la brusca sospensione di consumo d’eroina o brutti “viaggi” con l’LSD.

Ebbene, quando cominciai a sentirmi meglio ricominciai a pensare alle ragazze, alle piacevoli sensazioni e a tutte le mie compagnie, hippies, quelli che praticavano l’“amore libero”, motociclette e correre in giro. Il mio tipo di musica amplificata faceva ulteriormente leva sui miei ignobili desideri. Quindi ragionai nel mio cuore: ‘Oh, non c’è realmente nulla di così male a riprovarci’. Comunque, gli ultimi diversi “viaggi” che feci con l’LSD divennero sempre peggiori. Infine, disperato, telefonai a mia madre, ponendo fine a un intervallo di parecchi anni. Il mio patrigno, un anziano nella congregazione dei testimoni di Geova, dispose che si tenesse con me uno studio biblico dove abitavo.

La difficile strada della guarigione

Ebbi il mio primo studio biblico con un testimone di Geova nel marzo del 1970. Andai anche alla Sala del Regno Girard. Portavo pantaloni di pelle nera a campana e occhiali cerchiati, e avevo i capelli lunghi. Volevo dimostrare che i testimoni di Geova erano come tutti gli altri, altrettanto ipocriti. Ma fui meravigliato. Mostrarono vero interesse per me, e avevano tutti le stesse risposte alle mie domande. Tuttavia il mio cuore non fu realmente toccato, poiché quella sera tornai a miei vecchi ritrovi hippie e m’iniettai di nuovo l’eroina.

Comunque, mentre continuavo a studiare a intervalli, compresi che quanto insegna la Bibbia è la verità. Tuttavia, non potevo, o, almeno, non volevo abbandonare la droga e il mio immorale modo di vivere. Poi, l’ultimo fine di settimana di aprile, feci un orribile “viaggio” con l’LSD. “Vidi” la mia compagna decomporsi sul sedile dell’auto accanto a me. L’orrore e il terrore di quell’esperienza sono indescrivibili. Pensai che fosse la fine, che mi sarei sicuramente ucciso. Ma invocai Geova Dio, usando il suo nome, e implorandoLo di aiutarmi.

Benché fossero le 3 del mattino, chiamai al telefono il Testimone con cui avevo studiato, ed egli mi assicurò che Geova mi avrebbe aiutato se questa volta intendevo realmente cambiare. Giurai che non avrei mai più preso droghe, e non le ho mai più prese. Non passa giorno senza che mi svegli e ringrazi il mio Fattore di avermi aiutato a sopravvivere a quelle esperienze.

La settimana dopo ci fu il processo per il furto con scasso al negozio del settembre precedente. Poiché l’opinione pubblica era contro di me a causa dei miei ripetuti reati commessi in passato, il giudice mi mandò al penitenziario di stato dell’Ohio per un reato che poteva comportare una pena di quindici anni. Cominciai a scontare la mia condanna alcuni giorni dopo. Questa fu realmente una benedizione per me. Perché?

Perché mi diede il tempo di meditare e studiare. Esaminai la mia vita e compresi quanto era stata inutile e distruttiva. Implorai Geova di perdonarmi, e gli dissi che volevo fare la sua volontà con tutto il mio cuore. Mi immersi totalmente nello studio della Bibbia, con l’aiuto delle pubblicazioni dei testimoni di Geova. Quindi, verso la fine di giugno, in seguito agli sforzi di mio padre, fui scarcerato. Circa due settimane dopo, il 10 luglio 1970, simboleggiai con il battesimo in acqua la mia dedicazione a servire Geova Dio.

Aiuto ad altri

Cominciai allora a cercare i miei ex intimi compagni, non per prendere la droga con loro, ma per spiegare loro perché ero cambiato, e come c’ero riuscito. Mi sentivo responsabile perché ne avevo avviato tanti sulla strada della droga, ed essi erano stati miei clienti. Devo aver visitato almeno trecento ex amici, e credo che alcuni accetteranno infine le verità bibliche che abbiamo considerate.

Una delle prime persone con cui studiai la Bibbia era uno dei miei principali compratori di droga. Gli avevo insegnato a iniettarsi l’eroina nelle vene, tenendogli il braccio e trovandogli per le prime volte la vena. La sua famiglia fu così colpita dal cambiamento che avevo fatto che anch’essa prese parte allo studio. Comunque, egli continuò a camminare nelle mie orme di un tempo. Finora almeno sei di tali precedenti associati sono morti per cause che avevano relazione con la droga. Ma un altro ex compagno rispose ai miei sforzi. Insolito fu il modo in cui ci incontrammo di nuovo.

Svolgevo il ministero di casa in casa ed ero appena andato via da una casa quando un tipo coi capelli lunghi venne correndo per il vialetto. Dopo che io mi ero presentato, egli chiese quasi immediatamente: “Come ha detto che si chiama?” Quando ripetei il mio nome, disse: “No, non puoi essere tu, non sei tu quello di Murray Hill Drive!” Aveva un viso familiare, ma non riuscii a ricordare chi era finché non disse il suo nome. Certo! Insieme avevamo progettato di assassinare lo zio della mia ragazza. Ma rifiutò di credere chi ero finché non tirai fuori il portafogli per mostrare i documenti. Il mio aspetto era completamente cambiato.

Cominciai infine uno studio con lui, ed egli progredì nell’apprezzamento della Bibbia, smise di drogarsi, e ai primi del 1972 fu battezzato. Quell’estate narrammo le nostre esperienze all’assemblea di distretto dei testimoni di Geova al Three Rivers Stadium di Pittsburgh. Abbiamo anche avuto l’opportunità di parlare a classi di studenti sul problema della droga e sul perché dovrebbero evitare le droghe. Ragazzi che sapevano che io avevo usato in passato la droga chiesero agli insegnanti di organizzare queste conferenze.

Ad esempio, nel novembre del 1972 parlammo a sei classi alla Joint Vocational School della Contea di Mahoning. Complessivamente furono presenti oltre 600 studenti! Prestarono molta attenzione, e accettarono oltre cento libri e circa cento riviste che spiegano ulteriormente la fede e la speranza che ci hanno permesso di smettere di usare la droga. Il 5 dicembre 1972 ricevetti una cartella con una sessantina di lettere di questi studenti. Esprimevano grande apprezzamento, tuttavia la maggioranza di essi diceva che non potevano credere che fossimo stati realmente così a fondo immischiati nella droga. Nessuno poteva fare un cambiamento così grande, pensavano.

Prove del cambiamento

Questa è un’opinione comune. Ad esempio, il principale funzionario di pubblica sicurezza del Distretto Scolastico di Seattle, Charles O’Toole, asserì: “Non c’è ritorno (rimedio) dalle droghe”. E il capo della Divisione Narcotici di Youngstown, William A. Friednamer, mi disse che in tutti gli anni in cui aveva avuto a che fare con la droga non aveva mai visto un eroinomane star lontano dalla droga per più di tre o quattro mesi. “Ma ora ci sei tu”, aggiunse, quasi incredulo.

È comprensibile, perciò, che molti siano scettici leggendo il mio racconto su come ho vinto il vizio della droga. Per questa ragione, al principio dell’anno scorso visitai decine di persone che avevano avuto rapporti con me quando mi drogavo, inclusi agenti di polizia, sorveglianti di condannati in libertà condizionata, agenti di custodia, giudici, avvocati, psicologi, psichiatri, medici, eccetera. Dissi loro perché ero andato a trovarli e li invitai a fare i loro commenti.

Semplicemente non potevano credere che fossi la stessa persona. Tutti, naturalmente, conoscevano il mio nome, era famoso. Ma ogni tanto dovevo presentare i documenti per dimostrare che ero realmente la stessa persona. Quasi tutti volevano sapere: ‘Da quanto tempo non prendi più la droga? Com’è possibile? Che cosa ti ha fatto cambiare?’ Ero grato dell’occasione di spiegarlo.

La vera soluzione

Denny Corodo è uno degli agenti di polizia che visitai. Era presente al mio arresto quando feci irruzione nel negozio. Ora egli è capitano, e si dedica esclusivamente a fare discorsi nelle scuole superiori e ad altri gruppi della comunità sulla droga e sul problema della droga. “Sei realmente cambiato! Non posso crederci!” continuava a dire mentre parlavamo del passato. “Dev’esserti accaduto qualche cosa, qualcosa che ha influito sulla tua mente, qualcosa di cui ti sei reso conto”.

Gli dissi che aveva ragione, che avevo capito d’essere responsabile verso il mio Creatore. E non me n’ero reso conto solo nella mente, dissi; aveva toccato il mio cuore. Il desiderio di servire Dio aveva cacciato dal mio cuore l’immoralità, le droghe e tutte queste cose, e mi aveva dato il motivo e la forza per fare ciò ch’è giusto.

Il 1º marzo 1973, inoltre, ebbi un colloquio con il dott. Firestone, il medico dell’ospedale St. Elizabeth che mi aveva assistito durante il ricovero. Quando entrai, esclamò: “Non posso proprio credere che sei tu!” Quindi mi chiese se poteva far venire altri medici dell’ospedale che conoscevano il mio caso. Anch’essi erano sbalorditi del cambiamento che avevo fatto. “Come hai fatto a tirarti fuori da questo pasticcio?” volevano sapere.

Spiegai che mi ero reso conto di non essere il fattore del mio proprio destino. Troppe volte ero finito in un vicolo cieco. Avevo seguìto le mie proprie norme; avevo pensato d’essere Dio e di poter stabilire le mie regole e fare qualsiasi cosa volessi, solo ricercare il piacere. Ma poi, dissi, mediante lo studio della Bibbia, avevo imparato a nutrire salutare timore del mio Creatore. Inoltre, avevo capito che c’è un gruppo di persone che vivono realmente secondo quello che insegna la Bibbia, e che sono i testimoni di Geova.

“Che cosa c’è di così speciale nei testimoni di Geova in paragone con altre fedi?” mi chiesero. Spiegai che studiando la Bibbia con i testimoni di Geova avevo capito chiaramente il meraviglioso proposito di Dio per il genere umano. Ad esempio, qual è la condizione dei morti, la sicura speranza della risurrezione, e come questa terra diverrà un paradiso sotto il dominio del regno di Dio. La fede e la convinzione riguardo a queste cose, dissi, mi hanno permesso di rinunciare alla droga.

Dissi ai medici che avevo esaminato altre religioni, incluso perfino il buddismo, e che ero cresciuto cattolico romano. Ma non c’è semplicemente nulla di solido in queste religioni, nessuna convinzione, nessuna vera speranza e fede nel Creatore, Geova Dio. Per questa ragione non sono riuscite a provvedere ai giovani il necessario motivo per smettere di drogarsi.

Ora da circa tre anni sono ministro pioniere testimone di Geova in servizio continuo. E ho scoperto che non sono l’unico ad aver fatto un così grande cambiamento nella vita. Ho conosciuto molti veri amici che, dopo aver studiato la Bibbia con i testimoni di Geova e aver imparato ad apprezzare il loro Creatore, si sono liberati del vizio della droga. Se questi possono farlo, potete farlo anche voi, se usate la droga. La pratica della vera religione è chiaramente la soluzione del problema della droga! — Da un collaboratore.

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