La Chiesa Cattolica e l’Olocausto
Dal corrispondente di Svegliatevi! in Italia
ERA dal 1987 che si parlava del progetto della Chiesa Cattolica di pubblicare un documento in cui avrebbe riconosciuto le sue responsabilità in relazione all’Olocausto. C’era quindi grande aspettativa quando nel marzo 1998 la Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo ha diffuso una nota intitolata Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah.a
Anche se alcuni hanno apprezzato questo documento, molti non sono soddisfatti del suo contenuto. Perché? Su cosa trovano da ridire?
Antigiudaismo e antisemitismo
Il documento vaticano distingue tra antigiudaismo, di cui la Chiesa si riconosce colpevole, e antisemitismo, che invece non riguarderebbe la Chiesa Cattolica. Molti, però, non trovano soddisfacente questa distinzione e la relativa conclusione. “A me sembra un modo per dire non è colpa nostra, è colpa degli altri”, dice il rabbino tedesco Ignatz Bubis. — L’Unità, 17 marzo 1998.
Lo storico cattolico Giorgio Vecchio, pur accettando la distinzione tra antigiudaismo e antisemitismo, rileva che “il problema è di capire anche come l’antigiudaismo cattolico abbia contribuito allo sviluppo dell’antisemitismo”. (Avvenire, 17 marzo 1998) È degno di nota che il quotidiano vaticano L’Osservatore Romano del 22-23 novembre 1895 pubblicò una lettera che diceva: “Antisemita è per essenza ogni sincero cattolico, lo è per obbligo di dottrina e di ministero lo stesso sacerdozio”.
La parte del documento che più ha suscitato critiche, tuttavia, è stata la difesa dell’operato di Pio XII, nominato papa alla vigilia della seconda guerra mondiale dopo essere stato nunzio in Germania dal 1917 al 1929.
Il silenzio di Pio XII
Al giurista Francesco Margiotta Broglio non sembra che il documento “porti elementi nuovi o chiarificatori alla dibattutissima questione dei cosiddetti ‘silenzi’ di papa Pio XII, della sua allegata germanofilia, della sua azione diplomatica, prima e durante il Pontificato, verso il regime nazista”. — Corriere della Sera, 17 marzo 1998.
La maggioranza dei commentatori, infatti, concorda che, comunque si valuti la portata del documento Noi ricordiamo, la questione del perché i vertici della Chiesa Cattolica rimasero in silenzio sul genocidio dei campi di concentramento nazisti “rimane apertissima”. Per lo storico americano George Mosse, scegliendo il silenzio Pio XII “salvò la Chiesa ma sacrificò il suo messaggio morale. Si comportò come un Capo di Stato. Non come un Papa”. (La Stampa, 17 marzo 1998) Vaticanisti bene informati ritengono che sia stata proprio la difficoltà intorno al giudizio sul ruolo di Pio XII nell’Olocausto a far ritardare la redazione del documento.
Il fatto che il documento difenda papa Pio XII ha irritato più di qualcuno. “Il silenzio sui ‘silenzi del Papa’ rende questo documento deludente”, scrive Arrigo Levi. Elie Wiesel, premio Nobel per la pace nel 1986, ha detto: “Sostenere che noi ebrei dovremmo essere grati a Pio XII mi pare a dir poco un’eresia”. — Corriere della Sera, 17 marzo 1998.
Si scaricano le responsabilità
Il documento fa propria la tradizionale distinzione dei teologi cattolici secondo cui la Chiesa in quanto istituzione sarebbe santa e preservata da Dio dall’errore, mentre i suoi membri, peccatori, sarebbero gli unici eventuali responsabili dei mali perpetrati. La commissione vaticana scrive: “La resistenza spirituale e l’azione concreta di altri cristiani non fu quella che ci si sarebbe potuto aspettare da discepoli di Cristo. . . . [Costoro] non furono . . . forti abbastanza per alzare le loro voci di protesta. . . . Deploriamo profondamente gli errori e le colpe di questi figli e figlie della Chiesa”.
Ad ogni modo, attribuire le colpe ai singoli appartenenti alla Chiesa anziché assumerle a livello istituzionale è parso ai più un notevole passo indietro rispetto alle recenti ed esplicite richieste di perdono. In Francia, ad esempio, la Chiesa Cattolica ha pubblicato una “Dichiarazione di pentimento” ufficiale in cui chiede perdono a Dio e al popolo ebraico per l’“indifferenza” mostrata dalla Chiesa Cattolica nei confronti della persecuzione degli ebrei sotto il governo di Vichy in tempo di guerra. In una dichiarazione letta dall’arcivescovo Olivier de Berranger la Chiesa ha riconosciuto di avere permesso che i suoi interessi occultassero l’“esigenza biblica di rispetto di ogni essere umano creato a immagine di Dio”.
La dichiarazione francese diceva in parte: “La Chiesa francese deve riconoscere che l’indifferenza ha avuto la meglio rispetto all’indignazione e che di fronte alle persecuzioni degli ebrei, in particolare di fronte alle multiformi misure antisemite emanate dalle autorità di Vichy, il silenzio è stato la regola e le parole in favore delle vittime l’eccezione. . . . Oggi, confessiamo che questo silenzio fu un errore. Riconosciamo anche che la Chiesa in Francia ha mancato allora alla sua missione di educatrice delle coscienze”. — ADISTA, 11 ottobre 1997.
A oltre 50 anni dalla terribile tragedia della Shoah, o Olocausto, la Chiesa Cattolica non è ancora riuscita a chiudere i conti con la sua storia, fatta come minimo di silenzi e ambiguità. Ma c’è chi questi conti non li ha mai dovuti chiudere. I testimoni di Geova, una minoranza religiosa crudelmente perseguitata dai nazisti, non scesero a compromessi.
Come è emerso sempre più chiaramente in questi ultimi tempi, a differenza dei componenti delle Chiese, i Testimoni denunciarono la barbarie nazista. E non lo fecero solo a livello individuale. Lo fecero anche i loro portavoce ufficiali e le loro pubblicazioni. Christine King, storico e vicerettore dell’Università dello Staffordshire, in Inghilterra, ha spiegato: “I testimoni di Geova ebbero il coraggio di parlare. Parlarono chiaro fin dall’inizio. Parlarono con una sola voce. E parlarono con enorme coraggio, il che è una lezione per tutti noi”.
[Nota in calce]
a Shoah è il nome ebraico dell’Olocausto, lo sterminio in massa di ebrei, zingari, polacchi, slavi e altri da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale.
[Immagine a pagina 26]
Papa Pio XII rimase in silenzio durante l’Olocausto
[Fonte]
U.S. Army photo