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  • L’arpia: predatrice della foresta pluviale

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  • L’arpia: predatrice della foresta pluviale
  • Svegliatevi! 2009
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Altro
Svegliatevi! 2009
g 5/09 p. 25

L’arpia: predatrice della foresta pluviale

DALL’ECUADOR

◼ I primi esploratori del Sudamerica rimasero senz’altro stupefatti di fronte a questo enorme uccello. Furono così impressionati che gli diedero il nome di uno spaventoso mostro della mitologia greca in parte donna e in parte uccello: l’arpia.

Oggi l’aspetto imponente dell’arpia lascia ancora sbalorditi. Lunga 91 centimetri e con un’apertura alare che può raggiungere i due metri, quest’aquila delle foreste pluviali dell’America Centrale e del Sudamerica è una delle più grandi e più forti al mondo. Le femmine hanno dimensioni maggiori rispetto ai maschi e possono pesare fino a nove chili.

In proporzione alle dimensioni, le arpie sono dotate di poderosi artigli che possono arrivare a 13 centimetri di lunghezza, due volte quelli delle aquile di mare dalla testa bianca. Inoltre, secondo National Geographic Today, gli artigli delle arpie sono così forti da riuscire a rompere “le ossa di bradipi, scimmie e altre prede che cattura lanciandosi dai rami della foresta pluviale. Spesso le vittime vengono uccise all’istante”. Nonostante le notevoli dimensioni e le armi formidabili di cui l’arpia dispone, il suo volo è talmente silenzioso da passare quasi inosservato.

Un volatile in pericolo

L’uomo non ha nulla da temere dall’arpia, mentre quest’ultima è minacciata dall’uomo. A causa del bracconaggio e della distruzione del suo habitat nella foresta, l’arpia è stata inclusa fra le specie in pericolo e oggi è raro avvistarla nel suo ambiente naturale. Nel tentativo di salvarla, lo stato del Panamá l’ha dichiarata uccello nazionale e infligge pesanti condanne ai bracconieri.

Anche in Ecuador si stanno facendo sforzi per tutelare l’arpia. In un’intervista a Svegliatevi!, la dott. Yara Pesantes, una veterinaria che lavora presso il parco storico di Guayaquil, ha spiegato che le arpie raggiungono la maturità sessuale solo all’età di quattro o cinque anni. A quel punto comunque allevano un piccolo ogni due anni e le femmine depongono solo una o due uova alla volta. Dato che l’arpia si riproduce così lentamente, la sua salvaguardia non è un’impresa facile. Tuttavia, come fa notare la dott. Pesantes, grazie al programma di allevamento in cattività è già nato un piccolo di arpia che è in buona salute.

Ben presto, però, la tutela dell’arpia non sarà più un problema. Come mai? Il Creatore, Geova Dio, assumerà il pieno controllo degli affari della terra e dimostrerà oltre ogni dubbio che non creò invano il nostro pianeta e le straordinarie creature che lo abitano. — Salmo 104:5; Isaia 45:18.

[Immagine a pagina 25]

Inanellamento di un’aquila

[Fonte]

Pete Oxford/Minden Pictures

[Fonte dell’immagine a pagina 25]

Tui De Roy/Roving Tortoise Photos

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