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  • Lo scopo della mia vita
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
w61 15/3 pp. 188-191

Lo scopo della mia vita

Narrato da Gust W. Maki

NEL DICEMBRE 1933, mentre ero occupato nel mio lavoro sul piroscafo Saramacca, a Tampa, in Florida, un estraneo salì sulla nave con una borsa in mano. Disse di avere degli opuscoli, che dava per cinque centesimi l’uno o sei per venticinque. Che cosa mi fece prestare attenzione? Le citazioni delle Scritture che notai, e diedi all’uomo venticinque centesimi. Egli, a sua volta, mi consegnò gli opuscoli. Li misi in tasca e continuai il mio lavoro.

Paragonando i fatti e le condizioni della terra con le scritture di questi opuscoli, capii chiaramente che questa era la ‘buona notizia del Regno’ per cui Gesù insegnò ai suoi discepoli di pregare. Riscontrai che altri insegnamenti, come l’immortalità dell’anima, il tormento dell’inferno ardente e la trinità erano menzogne di Satana. In quanto alle religioni che avevo sostenute e riverite, perdetti ogni rispetto per loro.

Sapevo d’aver trovato la verità, ma non era molto chiaro come potessi divenire testimone di Geova. Dapprima cominciai a mandare il messaggio del Regno a tutti i miei parenti e conoscenti vicini e lontani; e agli estranei cercai di dare il maggior numero di opuscoli possibile. A molti miei parenti e amici inviai ripetutamente altra letteratura, ma nessuno rispose favorevolmente. Mia sorella rispose dal Minnesota, dicendo: “Nessuno qui s’interessa di quella religione”. Ella era nata luterana, come me, e non aveva nessuna intenzione di cambiare. Un altro supposto amico mi rinviò i libri del Regno per posta.

Nel maggio 1938, a Portland, nell’Oregon, salirono sulla nave due estranei. Uno di essi mi porse la cartolina di testimonianza, senza sapere che ero interessato. Lo condussi nella mia cabina. Provò una grande sorpresa vedendo pubblicazioni della Società, il calendario e i libri nella cabina. Il fratello Ventros mi fece quindi sapere che si sarebbe tenuto un grande congresso in giugno a Seattle, in Washington. Per assistervi avrei dovuto rinunciare al mio lavoro. Per molto tempo avevo desiderato di battezzarmi. A questo congresso circa 260 di noi ci immergemmo. Per me fu come un nuovo inizio.

Dopo il congresso mi associai alla congregazione di Seattle, dove molti proclamatori si servivano del fonografo. Anch’io ottenni un fonografo. Questo fu per me una vera benedizione, perché esso parlava per me e sostituiva la cartolina di testimonianza. Acquistai inoltre un apparecchio fonografico della Società e lo misi su un battello di nove metri per suonarvi sulla riva i dischi del Regno. Ma non sembrava così efficace come la testimonianza alle porte, quindi vi rinunciai.

Più testimoniavo di casa in casa più sentivo l’obbligo di fare il servizio continuo. Nel dicembre 1939, ricevetti dalla Società la nomina di pioniere. Dopo due anni di servizio continuo facevo ancora il pioniere, ma ora posso guardare al passato e vedere molte anguste vie d’uscita e posso rendermi conto d’aver perseverato solo per immeritata benignità di Geova, e che Geova continuò a provvedere come l’olio della brocca della vedova. — 1 Re 17:16, Na.

A Port Angeles, in Washington, nel novembre 1941, ricevetti l’incarico di andare a Olympia, in Washington, come pioniere speciale, insieme ad altri tre pionieri speciali. Di questo fui felicissimo. Quella notte non dormii affatto, ma preparai le mie cose per partire presto la mattina. Arrivati a Olympia, un proclamatore locale ci mostrò una casetta, situata a tre chilometri di distanza nel bosco, che avremmo potuto avere gratuitamente. Questa fu una buona cosa, perché nessuno di noi aveva denaro.

La casa aveva una vecchia stufa a legna; ma poiché era la stagione delle piogge, si poteva cucinare o riscaldare pochissimo. Due dei giovani avevano l’automobile, con cui potevamo andare al territorio e tornare. L’accoglienza che ricevemmo in molte case fu così fredda come la casetta del bosco, in dicembre. In seguito prendemmo un garage in città, che era molto migliore.

Dopo aver lavorato a Olympia per qualche tempo, la Società divise il nostro gruppo e ce ne andammo a due a due. Il fratello Denerline e io dovevamo andare a Grand Coulee, in Washington. Vi affittammo una casetta, non sapendo ancora che c’era una persona di buona volontà, un bottegaio, e che avrebbe potuto assisterci. Egli ci diede una casa e una Sala del Regno, entrambe gratuitamente. Da questo avvenimento e da altri simili appresi ciò che disse Gesù: “In qualunque città o villaggio entriate, scoprite chi sia degno, e rimanete con lui finché non partite”, senza andare di luogo in luogo. — Matt. 10:11; Luca 9:4.

Ciò che a volte rese il lavoro più difficile (indipendentemente da alcune persone simili a capri e non interessate) fu l’interferenza della polizia e dei magistrati. Spesso questi mi interrogavano come se fossi un tipo sospetto. Quindi, dopo aver testimoniato in un territorio assegnato per quattro volte ero ansioso di avere un cambiamento. Ma in questo tempo vedevo anche manifestarsi sempre più persone di buona volontà e la polizia si faceva meno sospettosa. Era brutto lasciare il territorio quando erano state trovate le persone di buona volontà. Ritenni anche consigliabile testimoniare ai magistrati il più presto possibile. In seguito mi davano quindi meno fastidio.

Quando nell’agosto 1944 ricevetti l’invito per la Scuola di Galaad pensai d’essere troppo vecchio (allora avevo quarantacinque anni); ma con la prospettiva di avere un’assegnazione estera m’interessai di fare un tentativo. Le lezioni a Galaad passavano presto dall’una all’altra e io non ero naturalmente in grado di assimilare quanto i giovani. Una cosa notevole che imparai a Galaad fu: ‘Va’ avanti e non ti tirare indietro’.

Partendo da Galaad il 22 febbraio 1945, il fratello Knorr disse alla classe che alcuni di noi avremmo dovuto aspettare due anni prima di andare all’assegnazione estera. Nel dicembre 1946, il fratello Johnson e io fummo invitati a Brooklyn da New London, Connecticut, per prepararci al campo estero. Prima dovevo cercare un battello che avremmo potuto usare nelle Indie Occidentali. Questa fu una felice attesa per me: partecipare alla testimonianza in alcune delle piccole isole dei mari. Andai a rinnovare la mia licenza oceanica. L’insegnante di navigazione si ricordò di me e mi offrì un posto su un piroscafo oceanico per un viaggio come primo ufficiale e nel viaggio seguente come capitano. Quando dissi all’insegnante che non potevo accettare perché stavo per fare un viaggio missionario nelle Indie Occidentali non riuscì a capire perché mi interessassi in questa impresa dal momento che non ne ricevevo nessun compenso in denaro.

Infine, il 16 novembre 1948, quattro di noi partimmo dalla città di New York con la goletta da diporto di venti tonnellate della Società, diretti a Nassau, nelle Bahama. Dopo un difficile e tempestoso viaggio di trenta giorni, arrivammo sani e salvi a Nassau, capitale delle Isole Bahama. Tutti i fratelli furono felici che venissimo ad aiutarli. Il fratello Porter disse: “Il tempo è stato bello; vi aspettavo molto tempo fa”.

Due settimane dopo cominciammo a testimoniare alle isole lontane del gruppo delle Bahama, usando la goletta per andare da una colonia all’altra. Il battello fu anche la nostra casa per ogni cosa, dalla cucina al lavaggio della biancheria. Gettavamo l’ancora al largo dei villaggi, quindi usavamo il battello a remi per andare a riva e per tornare alla nostra casa galleggiante. Gli isolani possono scorgere subito un battello o persone estranee. Essi sono sempre ansiosi di udire notizie. In alcuni luoghi si riuniva una grande folla presso il molo, per vedere che cosa accadesse. Riscontrammo che è facilissimo predicare agli abitanti delle Bahama. Quasi in ogni casa è una Bibbia. Essi sono amichevoli. Gli abitanti delle isole lontane abitano in piccole case di legno. Alcuni si dedicano alla pesca; alcuni hanno piccole coltivazioni di patate, piselli, grano e yam. Alcuni allevano bestiame: capre, pecore e mucche. Altri intrecciano la paglia, facendo stuoie, cappelli e cesti.

Alcune volte distribuimmo fino a quindici-venti libri al giorno, benché il popolo fosse povero. Molti davano le loro ultime monete per avere una pubblicazione biblica.

Molti ministri locali ci offrivano le loro chiese. Noi vi pronunciavamo conferenze bibliche. Durante i primi sei mesi di testimonianza al popolo delle Bahama, non trovammo nelle isole lontane nessuna opposizione.

Nel giugno 1949, prima dell’annuale stagione degli uragani, ci trasferimmo alle Isole Vergini. La nostra prima sosta fu St. Thomas, nel gruppo delle Isole Vergini degli Stati Uniti. Vi trovammo missionari che lavoravano strenuamente. Essi avevano formato una piccola congregazione. Da lì andammo a St. John, nelle Isole Vergini, e quindi alle Isole Vergini Britanniche. Tutte le isole distanti erano il nostro territorio e non eravamo ancora giunti alla fine del nostro territorio. Dalle Isole Vergini andammo alle distanti Isole Sopravvento e alle Isole Sottovento. In tutte le isole fummo bene accolti. Molti chiedevano: “Quando tornate?” A St. Martin un commerciante disse: “La gente non parlava mai della Bibbia, ma da che siete qui voi tutti parlano della Bibbia”. Molti dissero che questa era la prima volta che ‘la verità veniva su quest’isola’.

Nel luglio 1953, dopo il congresso dello Yankee Stadium, vi fu un altro progresso. Ricevemmo un panfilo a doppia elica da cinquantanove tonnellate che ci permetteva di navigare più velocemente e di visitare più luoghi. Tornando a Inagua, nelle Bahama, e visitando il commissario che aveva preso della letteratura quattro anni prima, gli parlai della grande assemblea che avevamo avuta nello Yankee Stadium ed egli disse: “C’ero anch’io!” Aveva anche alcune delle più recenti pubblicazioni distribuite nello stadio. Ad Anguilla, nelle Indie Occidentali Britanniche, testimoniai a due poliziotti. Uno disse: “Sono anglicano ma non ci vuole molto per farmi cambiare religione, e se faccio questo divengo testimone di Geova”. L’altro poliziotto sorrise, dicendo: “Se leggo ancora molto di quel libro ‘Nuovi Cieli e Nuova Terra’ mi dimetterò dal mio lavoro”.

Negli scorsi cinque anni ho visto in tre distanti isole, dove è stato testimoniato solo mediante il battello, la formazione di congregazioni composte rispettivamente da quindici, dodici e sei proclamatori. In un’altra distante isola, Anguilla, cinque persone hanno simboleggiato la loro dedicazione col battesimo in acqua. Una di queste cinque ha fatto la domanda di pioniere. Fra il popolo di queste isole vi è una sempre crescente manifestazione di buona volontà. La maggior parte degli abitanti delle isole minori sono poveri, ma molti mostrano la loro benignità invitando a mangiare qualche cosa o a bere una bibita. Altri offrono un uovo o due o qualunque prodotto di stagione.

Una missionaria di Trinidad venne a Carriacou, e mentre andavamo di casa in casa disse: “Questo non è fare i pionieri; questo vuol dire far visite”. In ogni casa alla quale andavamo eravamo invitati a entrare; e se non eravamo invitati, veniva portata una sedia all’ombra della casa.

Molte colonie delle piccole isole non hanno la luce elettrica, né molti divertimenti. Quindi per tenere un’adunanza pubblica appendevamo la nostra lampada a gas in un luogo conveniente, di solito a un albero o a qualche casa lungo la via. Presto le persone cominciavano a venire. Dopo la conferenza biblica si teneva una buona conversazione, a volte per un’ora o più.

A me piace la mia assegnazione estera, e quasi non è così faticosa come negli Stati Uniti. La gente qui è sempre pronta a parlare agli estranei ed è amichevole. Molti vi invitano a tornare per tenere uno studio al giorno mentre siete in porto. È come stare nel proprio paese dove si conoscono tutti.

Più di un anno fa la goletta missionaria Light fu venduta dalla Società, quindi ora, invece d’essere un capitano di marina, sono un abitante dell’isola St. Maarten. Fu meraviglioso vedere la crescita dell’opera nelle isole dei Caraibi e come, in un’isola dopo l’altra, si formassero congregazioni e l’opera fosse solidamente stabilita. La maggioranza delle isole ricevono ora una buona testimonianza dai proclamatori di congregazioni, dai pionieri speciali e dalle visite dei servitori di circoscrizione. St. Maarten è una piccola isola amichevole ed è un vero piacere portare il messaggio della vita ai suoi abitanti. Nella parte olandese dell’isola, dove io abito, alla Commemorazione dell’aprile 1958 avemmo diciassette presenti, il che ci rese tutti felicissimi. La benedizione di Geova si può vedere da questo aumento. Fu un meraviglioso privilegio essere all’Assemblea Internazionale “Volontà Divina” nella città di New York e quindi tornare di nuovo qui per l’opera missionaria.

Sono molto grato a Geova del privilegio dei diciannove anni trascorsi finora nel servizio continuo, e mi pento solo del tempo in cui avrei potuto fare un servizio migliore.

Io so che soltanto per immeritata benignità di Geova si può essere membro della sua società del Nuovo Mondo.

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