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  • g73 22/8 pp. 22-25
  • La brutale persecuzione divampa di nuovo

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  • La brutale persecuzione divampa di nuovo
  • Svegliatevi! 1973
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  • Ritorno nel Malawi
  • Racconti di testimoni oculari
  • I profughi nel Mozambico
  • Le persone per bene inorridiscono
  • Fedeli a Dio malgrado la brutale persecuzione
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  • Che cosa accade ai cristiani nel Malawi?
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Svegliatevi! 1973
g73 22/8 pp. 22-25

La brutale persecuzione divampa di nuovo

LA RILUTTANZA dei testimoni di Geova a tornare nel Malawi era ben motivata. Lo si vede quando apprendiamo ciò che accadde a quelli che furono riportati indietro.

Li attendeva un altro regno di terrore. Nulla era cambiato. Prevaleva ancora la spietata attitudine contro di loro. Il governo del Malawi non aveva preso nessun provvedimento per mitigare la situazione.

Ritorno nel Malawi

Quando i Testimoni arrivarono all’aeroporto di Lilongwe nel Malawi, quelli che erano conosciuti come principali sorveglianti furono arrestati e messi in prigione. Fra questi c’erano John Chiwele, che aveva agito da soprintendente nel campo di Sinda Misale, e Lazarus Chirwa, suo assistente.

All’aeroporto, i funzionari governativi del Malawi parlarono ai Testimoni. Uno di essi era il sig. Kumbweza Banda, ministro della Regione Centrale. Un altro fu il sig. Qaniso Chibambo, ministro della Regione Settentrionale. Fu detto ai Testimoni che avevano lasciato il Malawi di loro spontanea volontà, il che non era vero; e che erano tornati nel Malawi di loro spontanea volontà, il che non era ugualmente vero.

I funzionari quindi dissero che i Testimoni dovevano tornare ai loro rispettivi villaggi e comprare la tessera del partito. Quando un Testimone cercò di dire ai funzionari una parola, gli fu detto di stare zitto. Poliziotti e Giovani Pionieri, il gruppo giovanile militante del Partito del Congresso del Malawi, ricevettero quindi istruzione di perquisire tutti i Testimoni. Confiscarono Bibbie, letteratura biblica, passaporti e ogni altro documento. Fu quindi detto ai Testimoni di recarsi a piedi ai loro villaggi. Coloro che abitavano molto lontano furono trasportati su autocarri in un punto vicino alla loro zona quindi fu detto loro di percorrere a piedi il resto del tragitto.

Quando i Testimoni arrivarono ai loro villaggi, alcuni che avevano parenti ebbero un posto per dormire. Ma la maggioranza stette all’aperto e vi dormì, alcuni sotto gli alberi, insieme ai bambini. Ma li attendeva una sorte peggiore, e lo si capì molto presto. Un esempio è citato nel Sunday Telegraph di Londra del 14 gennaio, che riportava un discorso pronunciato alla radio dal presidente Banda al principio dell’anno nuovo. La notizia dichiara:

“Banda ha detto che i Testimoni di Geova . . . erano stati ingannati dai loro amici, disse, essendo indotti a credere che ‘qualcuno chiamato Armaghedon avrebbe distrutto il Malawi il 15 novembre e avrebbe costruito per loro una nuova città a Lilongwe’.

“Mentre ancora parlava, il sig. Gorson Kamanga e signora, membri di mezza età della setta che erano stati rimpatriati a casa loro a Nkhata Bay sul lago, venivano denudati e fatti girare per le strade poiché, ancora una volta, avevano rifiutato di comprare la tessera del partito.

“E, in un villaggio vicino a Lilongwe, altri cinque Testimoni ‘rimpatriati’ riportarono fratture alle braccia e alle gambe quando furono selvaggiamente percossi dai Giovani Pionieri. A un uomo furono piantati chiodi nelle mani. Nell’ospedale di Lilongwe le cure furono loro rifiutate perché non avevano la tessera del partito”.

Chi conosca gli insegnamenti dei testimoni di Geova saprà, naturalmente, che essi non hanno mai creduto o insegnato che Armaghedon sia una persona. Né hanno mai insegnato che il Malawi sarebbe stato distrutto il 15 novembre, o che vi sarebbe stata costruita per loro una nuova città.

Ma tale ostilità contro di loro alimentò le fiamme della persecuzione. E di nuovo sorse per i Testimoni il problema delle tessere del partito. Quando rifiutarono di comprarle a motivo della loro neutralità verso gli affari politici, questi Testimoni che erano stati ‘rimpatriati’ cominciarono ad essere selvaggiamente attaccati.

Racconti di testimoni oculari

La prova di ciò viene non solo dai giornali stranieri. Viene dai testimoni di Geova stessi che ne furono vittime. Furono fatte molte interviste a quei ‘rimpatriati’ sommersi nuovamente da un’ondata di terrore.

Questi resoconti di testimoni oculari mostrano che quando i profughi tornarono nei loro rispettivi villaggi, i capi dei villaggi, i funzionari del partito, nonché i funzionari governativi, chiesero loro di comprare la tessera del partito. Quelli che seguono sono esempi tipici:

Un testimone di Geova, Gilbert July del villaggio di Chimongo, narrò: “Il 3 gennaio 1973, fu convocato un raduno di tutti i capi dei villaggi del distretto di Mchinji, presieduto dal sig. Cheuche, deputato della regione di Mchinji. A questo raduno fu deciso che se i Testimoni di Sinda Misale rifiutavano ancora di comprare le tessere del partito, dovevano essere trattati senza pietà. Dopo questo raduno, i fratelli e le sorelle Testimoni della congregazione di Kandama situata nel villaggio di Chimongo (di cui è capo Duwa) furono tutti cacciati dal loro villaggio perché rifiutavano di comprare le tessere del partito. I fratelli e le sorelle si rifugiarono nella foresta”.

Il Testimone Rightwell Moses viene dal villaggio di Kachijere, di cui è capo Mbelwa. Moses riferì che appena i Testimoni furono tornati nel villaggio vennero selvaggiamente percossi dai giovani per il rifiuto di comprare le tessere del partito. Hastings Mzamo, sorvegliante che presiede la locale congregazione, fu così fortemente picchiato che non ci sente più bene.

Rightwell aggiunge questi particolari al suo racconto: “Due giorni dopo che eravamo tornati a casa, l’on. Mahara Banda venne nel villaggio e a una riunione avvertì che a nessuno sprovvisto della tessera del partito sarebbe stato permesso di rimanere nel villaggio. Quindi il 1º gennaio 1973, il sig. Mahara Banda condusse due giovani con sé nella sua auto. I loro cognomi sono Jere e Tembo. Egli parcheggiò l’auto fuori del villaggio e aspettò lì mentre i giovani entravano nel villaggio. Entrati nel villaggio i giovani si avvicinarono a mia figlia Joicy e anche alla sorella Oliva e chiesero loro le tessere del partito. Le sorelle, naturalmente, non poterono presentarle, e così i giovani cominciarono a prenderle a pugni. Alle giovani sorelle furono strappati con la forza gli abiti e quindi i giovani cominciarono a picchiarle con bastoni mentre erano nude. Afferrarono i fratelli e cominciarono a picchiare anche loro. Quando si furono stancati si avviarono verso la loro auto, gridando mentre andavano via che sarebbero tornati a picchiare di nuovo i fratelli e le sorelle. Appena furono partiti, i fratelli e le sorelle fuggirono dal villaggio nella foresta e quindi lasciarono il Malawi”.

Un’altra Testimone, Likeness Kamanga, fu rimandata al suo villaggio di Vithando, il cui capo è Chindi. Ella narra quanto segue: “Arrivati al nostro villaggio fummo invitati a una riunione a Bulale. Alla riunione parlò Adamson Dindi, presidente distrettuale del Partito del Congresso del Malawi. Questo avvenne il 4 gennaio 1973. A questa riunione furono presenti dodici Testimoni, io inclusa. Fu ordinato a tutti noi di comprare la tessera del partito. Ma spiegammo che non l’avremmo comprata. Il sig. Dindi e gli altri si arrabbiarono tanto che ci ordinarono di lasciare il Malawi immediatamente, su due piedi. Non ci fu permesso di portare nulla con noi. Partimmo tutti per la foresta a gruppetti. Il giorno dopo, mentre scappavo, mi fu detto dai miei parenti che uno dei Testimoni presenti con noi all’adunanza il giorno prima era stato ucciso”.

Geleson Esaya, Testimone del villaggio di Mwelekela, riferisce: “Il 2 gennaio 1973, fummo invitati a un’adunanza che si sarebbe tenuta nel villaggio di Mwelekela. Doveva presiederla Lombwa, capo del villaggio. Eravamo venti Testimoni complessivamente. All’adunanza ci fu ordinato di comprare la tessera del Partito del Congresso del Malawi, altrimenti ci attendeva la morte. Spiegammo che non avremmo comprato una sola tessera. Allora ci ordinarono di lasciare immediatamente il villaggio. Spiegammo gentilmente ma con fermezza che volevamo da lui una lettera che spiegasse le ragioni della nostra espulsione dal villaggio. Egli rifiutò. Decidemmo allora di andare al posto di polizia di Mchinji. Ma invece di ascoltarci, il poliziotto incaricato del posto ci ordinò di tornare al villaggio. Non avemmo perciò altra alternativa che lasciare il Malawi”.

Decine di altri resoconti di testimoni oculari confermano lo stesso brutale trattamento. Ciascuno degli oltre cento Testimoni intervistati confermò che il governo non aveva fatto assolutamente nulla per far cessare la persecuzione. Tutti espressero timore che la situazione peggiorasse. Di conseguenza, molti di essi sono fuggiti nella foresta e hanno lasciato ancora una volta il Malawi.

I profughi nel Mozambico

Migliaia di testimoni di Geova erano già fuggiti nel vicino Mozambico quando nel 1972 era divampata la persecuzione. Ora, alcuni di quelli che recentemente erano stati ‘rimpatriati’ e quindi costretti a fuggire di nuovo dal Malawi sono andati in quella direzione.

Qual è la situazione attuale dei Testimoni profughi nel Mozambico? Anch’essa è difficile, ma risulta che non c’è aperta persecuzione. Mentre la vita è difficile e la giornata lavorativa è molto lunga e strenua, il governo di quel paese non ha maltrattato i Testimoni.

I Testimoni sono confinati in certe zone vicino al confine dove è stato dato loro un po’ di terreno. Sono stati invitati a ripulire la terra e a piantare messi. In questo modo potranno procurarsi da mangiare. I Testimoni di Geova di altri luoghi hanno cercato di fare pervenire provviste in quelle zone, ma le autorità hanno declinato l’offerta, dichiarando che provvederanno esse stesse a risolvere la situazione.

Le autorità portoghesi hanno anche gentilmente dato ai profughi altri 100 ettari di terreno per costruire un campo vicino a Fort Mlangeni. Le autorità sono rimaste colpite dal fatto che i Testimoni si sono subito messi al lavoro e hanno organizzato efficientemente il campo. Assegnarono gabinetti a uomini, donne e bambini. Costruirono il loro proprio ospedale dove le levatrici assistettero alla nascita di bambini, e per il 15 dicembre ne erano nati 78! A quel tempo, fu riferito che c’erano 7.670 testimoni di Geova lì.

Nella seconda metà di dicembre, un sorvegliante di distretto dei testimoni di Geova ebbe la possibilità di visitare alcune di queste zone. Egli commentò il durissimo lavoro che stavano facendo, ma anche che non erano perseguitati. Menzionò che ai Testimoni era permesso di tenere adunanze cristiane e di studiare la Bibbia.

Infatti, durante dicembre 217 persone furono battezzate dai testimoni di Geova nei campi di profughi del Mozambico. Questo indicò che tra le persone fuggite v’erano alcuni interessati non battezzati.

Le persone per bene inorridiscono

La persecuzione dei testimoni di Geova nel Malawi ha sgomentato e fatto inorridire le persone per bene di ogni parte del mondo. E in tutto ciò la reputazione del Malawi è stata fortemente screditata.

Molti che non sono testimoni di Geova hanno espresso la loro simpatia. Dicono di sapere che i testimoni di Geova sono persone per bene, che osservano la legge e che veramente amano Dio. Un simile commento di una persona delle Bahamas fu pubblicato in The Guardian, importante periodico inglese. Questa lettera all’editore fu scritta in risposta a un precedente articolo del Guardian, nel quale era descritta la brutale persecuzione dei testimoni di Geova. Essa diceva:

“Dopo aver letto l’articolo ‘Testimoni trucidati’ mi sono venute le lagrime agli occhi. Conosco queste persone, e chiunque altro le conosca sa che nessun Testimone in nessuna parte del mondo merita tale specie di trattamento. . . .

“Non direste che amano Dio più di qualunque altra cosa sulla terra? Se un uomo è brutalmente percosso fino al punto di morte perché rifiuta di unirsi a una banda per uccidere altri uomini, il che è enfaticamente contro la parola di Dio, non dovremmo notare subito qualcosa di lui?

“Quest’uomo crede nel suo Dio, lo ama e confida in lui. Certo sarebbe stato più facile unirsi e continuare a vivere, ma così si sarebbe fatto beffe di ciò che insegna, e perciò sarebbe andato contro le credenze del vero cristiano. . . .

“In altre parole, è stato un onore per loro morire per l’Iddio che così volenterosamente amavano. . . .

“Essi stanno molto attenti a non trasgredire le leggi del paese in cui abitano, ma ricordano che non trasgrediranno mai neppure le leggi del loro Dio.

“Non sono testimone di Geova, ma li ho osservati molto attentamente, e riscontro che sono tra le più brave persone che abbia mai conosciute. Si possono guardare negli occhi e si può dire che amano l’Iddio intorno a cui cercano così pazientemente e vigorosamente di ammaestrare altri e che vi credono”.

E la pubblicazione americana The Christian Century ebbe a dire quanto segue:

“Benché a molti cristiani i Testimoni appaiano importuni, il loro ostinato rifiuto di compromettere le loro credenze malgrado la persecuzione e la violenza dovrebbe suscitare in tutti noi almeno un certo grado di ammirazione. In questi giorni di dilagante nazionalismo, i Testimoni sono uno dei pochi gruppi che ancora rendono testimonianza alla veduta cristiana che si deve ubbidire prima a Dio che all’uomo. E negli Stati Uniti, dove c’è una confusa immagine di uno stato quasi religioso, siamo ristorati dal fatto che i testimoni di Geova ci rammentano la nostra primaria fedeltà”.

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