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  • Macadamia: una squisita noce australiana
  • Svegliatevi! 2010
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  • Un guscio coriaceo
  • Visita a una piantagione australiana
  • Sono buone e fanno bene
  • La noce che ha cambiato nome
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    Svegliatevi! 2010
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Svegliatevi! 2010
g 11/10 pp. 22-23

Macadamia: una squisita noce australiana

IL BOTANICO Walter Hill guardava inorridito il suo giovane assistente. Il ragazzo aveva appena mangiato le noci di un albero, una specie scoperta di recente che cresceva nelle foreste pluviali subtropicali del Queensland sud-orientale, in Australia. Si diceva che quelle noci fossero velenose. Ma il ragazzo non dava alcun segno di malessere, anzi, trovava le noci deliziose. Così Hill ne assaggiò una e si disse d’accordo. Subito dopo cominciò a inviare piantine di macadamia ad amici e botanici di tutto il mondo.a

A distanza di circa 150 anni le noci di macadamia, note anche come noci del Queensland, sono conosciute ovunque, e con buone ragioni. Un periodico spiega: “La macadamia è considerata una delle noci più squisite del mondo per il suo sapore unico e delicato, la sua croccantezza e l’intenso color crema”. (Chronica Horticulturae) Non è strano se le noci di macadamia sono in Australia la più fiorente coltura indigena per uso alimentare.

Un guscio coriaceo

La macadamia, un albero sempreverde, prospera lungo la costa orientale dell’Australia subtropicale. Due delle nove specie producono frutti commestibili. Il gheriglio, color crema e grande quanto una biglia, è racchiuso in un guscio sferico marroncino, ricoperto a sua volta da un mallo fibroso.

Il guscio, tuttavia, è coriaceo e difficile da schiacciare.b Gli aborigeni usavano sassi. John Waldron, un pioniere nel settore della frutticoltura, si serviva di incudine e martello. Con questi semplici arnesi schiacciò circa otto milioni di noci nell’arco di cinquant’anni. Non si sarebbe potuto meccanizzare questo lavoro? Le prime macchine progettate non erano l’ideale perché rovinavano il gheriglio. Col tempo, però, ne furono costruite di più efficienti.

Un altro problema riguardava la riproduzione. Le noci di alberi buoni spesso producevano piante di qualità scadente e i tentativi di innestarli fallivano. Tali difficoltà ne fecero interrompere la coltivazione ai fini commerciali, almeno finché gli hawaiani non affrontarono e risolsero il problema. Ben presto questi ultimi fornivano circa il 90 per cento della produzione mondiale di noci di macadamia, che non a caso cominciarono a essere chiamate noci hawaiane.

Poi negli anni ’60 del secolo scorso i coltivatori australiani si dedicarono seriamente al commercio di questi frutti, imitando i metodi seguiti dagli hawaiani. Come risultato l’industria locale fiorì, al punto che ora l’Australia produce circa il 50 per cento delle noci di macadamia consumate nel mondo. Le macadamia vengono coltivate anche in Africa, Asia e America Centrale.

Visita a una piantagione australiana

Siamo andati a trovare Andrew, che ha una piantagione di macadamia vicino a Lismore, una cittadina del Nuovo Galles del Sud. Ci spiega: “Ogni due o tre filari piantiamo una varietà diversa di macadamia per favorire l’impollinazione incrociata”. Abbiamo appreso che circa l’80 per cento dei molti milioni di alberi piantati in Australia sono varietà selezionate da coltivatori hawaiani. Comunque, per migliorare le varietà locali i coltivatori australiani usano ora materiale genetico ricavato da piante selvatiche.

Guardando gli alberi scorgiamo in mezzo al fitto fogliame centinaia di noci: sembrano davvero biglie. I frutti impiegano sei mesi a maturare, dopo di che cadono a terra. Notiamo che in alcune delle noci cadute ci sono dei fori. “I ratti riescono a bucare un guscio in otto secondi”, dice Andrew. “Anche i cinghiali vanno pazzi per le noci di macadamia”. Mentre proseguiamo lungo il filare, Andrew si ferma e con un piede tira fuori dal terreno una noce semisepolta. “Tre centesimi guadagnati”, dice sorridendo. Per il raccolto molti coltivatori si servono di una macchina appositamente studiata, provvista di cestello e dita di plastica per rastrellare le noci cadute. Privati del mallo, i frutti subiscono una prima selezione, poi sono mandati in uno stabilimento per essere sgusciati, suddivisi per grandezza e inviati ai rivenditori.

Sono buone e fanno bene

Al termine della visita mangiucchiamo una manciata di gherigli: il sapore ricco e intenso ci fa leccare i baffi! Ma queste noci fanno bene? Il loro contenuto di olio (perlopiù monoinsaturo, i cosiddetti grassi buoni) “supera in genere il 72%, il che ne fa la noce con il più alto contenuto di olio”, dice un comunicato governativo relativo a questa coltura. Secondo recenti studi, un consumo modesto di noci di macadamia può effettivamente ridurre le lipoproteine a bassa densità, o colesterolo cattivo, e i trigliceridi, nonché abbassare la pressione sanguigna.

Ad alcuni le noci di macadamia piacciono nei cioccolatini, nei pasticcini o nel gelato di ottima qualità. Altri le preferiscono tostate, salate o appena sgusciate. Comunque sia, una tira l’altra.

[Note in calce]

a Anni prima due esploratori, Cunningham (1828) e Leichhardt (1843), avevano raccolto noci di macadamia, ma quegli esemplari erano stati messi da parte senza essere catalogati. Nel 1857 Ferdinand von Mueller, collega di Hill e botanico di Melbourne, chiamò Macadamia questo genere, dal nome del suo buon amico, il dott. John Macadam.

b Il guscio della noce di macadamia è così duro che se ne ricava un ottimo abrasivo usato per scopi industriali.

[Riquadro a pagina 23]

ENERGIA DAI GUSCI

I gusci delle noci di macadamia, duri come sassi, hanno un potere calorifico che si avvicina a quello della lignite. Infatti una società elettrica australiana usa i gusci per produrre elettricità, impiegata sia dagli stabilimenti nei quali si lavorano le noci che dalla rete elettrica in generale. Si tratta del primo progetto waste-to-energy (in cui cioè si ricava energia dai rifiuti) realizzato in Australia; se più coltivatori forniranno il “combustibile”, la quantità di energia prodotta potrebbe aumentare considerevolmente.

[Immagini a pagina 23]

I coltivatori australiani piantano ogni anno migliaia di nuovi alberi

[Fonte dell’immagine a pagina 23]

Tutte le foto di pagina 22 e 23: Australian Macadamia Society

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